lunedì 30 luglio 2012

Picco del Petrolio: è arrivato?



Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti







La scorsa settimana ad un incontro pubblico, mi è stato chiesto diverse volte se questo famoso “picco del petrolio” è arrivato o no. La gente che ha sentito parlare di picco del petrolio sembra diventare impaziente, ma ho paura che dovremo aspettare ancora un po'. Il picco del petrolio non è ancora arrivato, almeno se lo intendiamo come un significativo declino della produzione dei combustibili liquidi. Ciò significa che le previsioni basate sul modello di Hubbert erano sbagliate? In un certo senso, sì: dovreste sapere che i modelli sono sbagliati per definizione, Alcuni, tuttavia, possono essere utili se sappiamo come usarli. Ed è il caso del modello di Hubbert: esso ci ha dato un utile avvertimento che, tuttavia, scegliamo di ignorare. Lasciate che vi spieghi questo punto per usando il riassunto di una conferenza che ho tenuto alla conferenza sul futuro dell'energia organizzata dal Club di Roma a Basilea il 16/17 ottobre 2011. Sono passati diversi mesi da quando ho tenuto quella conferenza, ma le cose non sono cambiate molto da allora.

Buon pomeriggio, signore e signori. Il mio tempo è breve oggi, quindi proverò ad andare più veloce possibile, limitandomi ad una breve discussione sui modelli che hanno portato al concetto chiamato “picco del petrolio”. Da questo potrete farvi un'idea su quanto accade oggi al mercato del petrolio e su come l'economia potrebbe esserne colpita.

Quindi, prima di tutto, cos'è il “picco del petrolio”? Il termine è stato introdotto nel 2002 da Colin Campbell per indicare i “punto di non ritorno” della produzione mondiale, che è il punto in cui viene raggiunto il massimo storico della produzione ed inizia un irreversibile declino. Ma l'idea di un Picco di produzione” del petrolio è molto più vecchia. Risale a un saggio che Marion King Hubbert ha presentato nel 1956, dove sosteneva che la produzione del pretrolio greggio negli Stati Uniti (più esattamente nei 48 stati meridionali) avrebbe seguito una curva a campana. Ecco la curva proposta da Hubbert.


Vedete che si suppone che la curva raggiunga un picco a metà strada e questo è l'elemento che ha avuto gran parte dell'attenzione oggi. La data del picco, in particolare, ha assunto un certo valore di profezia. E non c'è dubbio che Hubbert abbia colto qualcosa in modo giusto. Ecco il confronto coi dati storici.


Ora, come potete vedere, la concordanza coi dati storici di una delle curve proposte da Hubbert è molto buona. In realtà è eccellente, considerando il lasso di tempo preso in considerazione. Non è così facile fare una previsione che si rivela essere così buona dopo 14 anni! E la previsione ha continuato ad essere buona per molti anni, fino a poco tempo fa, quando la produzione ha mostrato un aumento che l'ha spostata dalla curva di Hubbert. Ma, ancora una volta, questo non sottrae nulla al fatto che Hubbert aveva chiaramente previsto che la produzione avrebbe avuto dei problemi ad un certo punto. E li ha avuti.

Quindi, passiamo al “Picco del Petrolio”, il vertice della produzione petrolifera mondiale. Nello stesso saggio del 1956 dove aveva stimato la data del picco statunitense, Hubbert ha fatto il primo studio serio su quanto a lungo sarebbero durate le riserve mondiali. E' stata un'impresa difficile, perché le riserve mondiali di petrolio non erano conosciute così bene allora, ma Hubbert ci ha provato. Vediamo quali sono stati i suoi risultati: 


Come vedete, la curva della produzione mondiale ha la stessa forma di quella della produzione statunitense ed è stato previsto che il picco arrivasse al 2000. In tempi successivi, altri autori hanno rivisto lo studio di Hubbert usando metodi simili. Per esempio, Campbell e Laherrere nel 1998 hanno previsto il picco  per circa il 2005. Più tardi ASPO (Association for the Study of Peak Oil) ha rivisto queste previsioni trovando il picco da qualche parte fra il 2005 e il 2010 (guardate, per esempio, queste previsioni per il 2007).

Come si comportano queste previsioni confrontate con i dati storici? Vediamo qualche dato di Euan Mearns, che comprende non solo il petrolio greggio, ma anche condensati e liquidi del gas naturale.


Non vediamo un picco nel 2000, e nemmeno nel 2005. Se il picco fosse stato nel 2000 o nel 2005, dovremmo già vedere un significativo declino della produzione. Quello che vediamo, invece, è un plateau che è durato per tutti i cinque anni passati, più o meno, e che ha interrotto la tendenza alla crescita che è stata la regola dal 1983. Quindi ancora niente picco, ma chiaramente “qualcosa” è accaduto nella produzione petrolifera a partire dal primo decennio del ventunesimo secolo, considerando anche il notevole aumento dei prezzi del petrolio di quel periodo. Ma cos'è successo, esattamente? Dov'è il picco? Ce lo dobbiamo aspettare presto o tarderà a lungo?

Penso che a questo punto abbiamo bisogno di un momento di pausa. Cos'è esattamente un modello e per cosa può essere usato? I modelli si presentano con un certa varietà di forme: formali, informali, complessi, semplici, aggregati, multiparametro ed altro. Ma, a prescindere dal modello usato, una cosa che può essere detta è che se pensate che possano predire il futuro, ho paura che sarete delusi pesantemente. I modelli matematici complessi possono benissimo non essere migliori della sfera di cristallo, parte integrante della scatola degli attrezzi di ogni mago che si rispetti. I modelli non sono magia. I modelli sono solo strumenti. E, proprio come per ogni strumento, bisogna sapere come usarlo, altrimenti si rischia di farsi male.

Il futuro non è una cosa semplice da studiare. Esso si dipana sempre in direzioni multiple mentre si procede. Così, si usano i modelli non per fare previsioni, ma per capire quale direzione si è presa. Senza modelli si cammina alla cieca e non si ha idea di dove si va. Coi modelli è come avere una torcia elettrica. E' probabile che non si riesca a vedere lontano nell'oscurità, ma almeno si ha un'idea di dove si cammina. I buoni modelli daranno una panoramica più vasta, quelli meno buoni saranno più limitati. Ma se si conosce quello che può fare il modello (e cosa non può fare), allora esso può sempre essere utile. 

Possiamo applicare queste considerazioni ai modelli del picco del petrolio. La versione più semplice, come abbiamo detto, è quella di Hubbert. Lo possiamo chiamare un modello di “primo ordine” in quanto ha assunto che i fattori principali che colpiscono l'estrazione del petrolio sono relativi alla geologia e che l'industria continuerà ad agire come al solito, anche quando affronta il picco. Ma ciò non è accaduto. Il mercato ha reagito con prezzi del petrolio in aumento e il sistema produttivo si è adattato con un fiume di investimenti nello sfruttamento di risorse petrolifere costose che il modello di Hubbert non aveva considerato come estraibili. In un certo senso, il futuro è stato cambiato da un fattore di “secondo ordine”: i prezzi. E quindi abbiamo preso una diversa direzione e non abbiamo avuto un picco, non ancora, almeno. 

Ma il modello di Hubbert non ha “sbagliato”, ha lavorato bene entri i propri limiti. Ci ha dato un utile avvertimento sul fatto che ci saremmo dovuti aspettare dei problemi con la produzione petrolifera durante il primo decennio del ventunesimo secolo. Abbiamo scelto di ignorare quell'avvertimento e siamo stati presi di sorpresa dal picco dei prezzi che sta causando un sacco di problemi. Il futuro sorprende sempre, specie se non si hanno buoni modelli. 

Cosa dobbiamo aspettarci adesso? Be', non ci serve un modello formale per capire che l'industria del petrolio può continuare ad estrarre fino a che i clienti sono in grado di pagare. Il problema è che, con l'esaurimento progressivo, i costi di estrazione possono solo aumentare, visto che mettiamo mano a risorse sempre più difficili, sporche e remote. Ciò continuerà a determinare prezzi alti. Così, avremo un picco del petrolio quando non saremo più in grado di pagare questi prezzi a lungo.

Se volete un modello formale che tenga in considerazione questi fattori, potreste dare uno sguardo al mio “Modello di Seneca”. Esso genera una curva di produzione come questa:


Seneca, come potreste ricordare, era un filosofo Romano che ha notato che “la rovina è più rapida del progresso”. Il modello di Seneca è di “secondo ordine”, nel senso che tiene in considerazione fattori che il semplice modello di Hubbert non considera. Vedete che, in questo modello, il picco è spianato, appare come un plateau che dura pe un po', simile a quello che abbiamo visto con la produzione petrolifera fino ad oggi. Poi, abbiamo una caduta precipitosa, cosa che ho definito il “Dirupo di Seneca”. 

E' questo il futuro? Probabile, ma ricordiamo sempre che se un modello è una torcia elettrica, non mostra che una debole impressione di un certo numero di direzioni che il futuro può intraprendere. Non prendete il modello di Seneca come una previsione. Non possiamo prevedere il futuro, possiamo solo essere preparati a qualsiasi cosa il futuro ci riserverà.

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Sul modello di Hubbert potrebbero interessarvi questi miei post:

"No Peak Oil Yet? The limits of the Hubbert Model" 

"Mind sized Hubbert" 

"A simple interpretation of Hubbert's model of resource exploitation", 

"Il picco delle uova di pasqua: Hubbert e il coniglio pasquale"










sabato 28 luglio 2012

Suicidio

Da The Oil Crash. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Immagine da http://imageshack.us

Di Antonio Turiel

Cari lettori,

Non avrei mai pensato di scrivere su questo argomento, ma una recente notizia di El pais mi a spinto a farlo. La notizia è questa:"La crisi miete vittime in Italia". Si dice che ogni giorno in Italia si suicidano due persone per cause imputabili alla crisi (difficoltà economiche, principalmente), tipicamente un imprenditore ed un lavoratore. Ogni giorno. E leggendo il testo si legge che possono anche esserne contenti, perché in Grecia hanno già 1.725 suicidi di questo tipo in due anni (quasi cinque al giorno) e che la Grecia ha una popolazione di quasi cinque volte inferiore rispetto all'Italia. Che accade in Spagna, il paese dove risiedo? E' difficile saperlo, visto che c'è un certo consenso nel non divulgare questo tipo di notizia per non incoraggiare questo tipo di comportamento così autodistruttivo in gente suscettibile. E, tuttavia, alcune notizie cominciano a filtrare, come ad esempio questa de El confidencial che suggerisce che molti incidenti stradali in realtà non siano tali (a parte commenta altri problemi e da un momento rivelatore: in Spagna si suicidano 9 persone al giorno, anche se non sappiamo quante di queste lo facciano per ragioni imputabili a questa crisi che non finirà mai).

In realtà, questo triste fenomeno, quello cioè del suicidio a causa della disperazione per lo svanire delle aspettative, è un'altra manifestazione della Grande Esclusione. La gente comincia ad accettare che i problemi che ha, di lavoro, personali, di integrazione sociale, ecc. sono in buona misura dovuti a sé stessi e per questo, incapaci di superare il proprio fallimento di vita, alcuni si suicidano. Specialmente vulnerabili sono quelle persone molto intransigenti con sé stesse e quelle che devono mandare avanti i famigliari e si vedono impotenti, superati dagli eventi. Ad aggravare questo problema contribuiscono i mezzi di comunicazione e l'atteggiamento politico standard, che vede la situazione attuale come qualcosa di congiunturale e che può essere risolto al posto di vederla come una transizione storica che inevitabilmente e per pura statistica, porta alla disoccupazione e alla esclusione di una certa percentuale di persone ogni anno. (La Spagna ha appena raggiunto il 24,44% di popolazione attiva disoccupata, sfortunatamente in linea con le previsioni che facevamo nel dicembre scorso).

Tutto il processo può essere anche inteso come un processo di crescita dell'entropia sociale a causa della scarsità di fonti energetiche con entropia sufficientemente bassa. La Grande Esclusione può anche essere intesa come un processo nel quale certi predatori che occupano gli strati sociali più alti fagocitino le risorse disponibili, gettando entropia intorno a sé e degradando quindi le condizioni di vita della maggioranza. Ma ci stiamo allontanando dal focus di questo post.

La chiave è che la maggioranza di queste persone che si suicidano hanno un pensiero di tipo BAU (Business As Usual) e non concepiscono che possa esistere un modello di vita diverso da quello che hanno conosciuto e col quale modellato le proprie aspettative. Di fatto, si suicidano perché considerano che le loro vite siano giunte alla fine, una volta che, in modo corretto, capiscono che non potranno mai tornare alle proprie vite di prima. 

La fine della nostra vita nel modo A non significa che non possa esserci una vita nel modo B. Ma è proprio lì che è radicata la maggiore difficoltà. Quella di vedere che può esistere un'altra vita e che questa vita possa valere la pena. O che, in realtà, questa vita B possa essere più soddisfacente e piena della vita A, senza tante complicazioni e più concentrata sulla famiglia, gli amici, la comunità... Parlare in questo modo (vita semplice, ritorno a valori tradizionali come famiglia, amici, comunità...) è già etichettato dal punto di vista BAU con il cliché dell'hippie, dell'idealista, dell'alternativo... insomma dell'infantile, e a dare questa visione hanno contribuito in modo decisivo i mezzi di comunicazione. E' abbastanza naturale, perché quando c'erano affari da fare, non si poteva consentire che una parte significativa della popolazione uscisse dal sistema; tale uscita era possibile solo per una piccola quantità di persone e solo allo scopo di mettere in risalto la sua disfunzionalità, la sua incapacità, la sua assurdità... insomma, per servire la propaganda secondo la quale la cosa migliore è starsene al calduccio del BAU.

Risulta, pertanto, molto complicato convincere quel dirigente di una grande multinazionale, ora, a più o meno 40 anni, nel guado della disoccupazione di lunga durata, che potrebbe essere un felice calzolaio. Risulta anche terribilmente difficile farlo con un muratore o con un operaio di una fabbrica, per non parlare dei tanti piccoli imprenditori rovinati e indebitati (e che hanno dilapidato anche i risparmi di famiglia).

Alla fine dei discorsi sull'Oil Crash sono solito dire che non dobbiamo consentire che il nostro vicino soffra la fame, che dobbiamo fare, ognuno di noi, uno sforzo positivo per creare comunità, per aiutarci a vicenda, perché la sofferenza vicina non ci sia estranea. Per lo stesso motivo non possiamo consentire che persone vicine cadano nel pozzo oscuro della disperazione e del suicidio. Perché questa è una guerra contro tutti, contro tutti noi, e non c'è nessuno che sia meno prezioso. Non consentiamo che le storie assurde create da un sistema che non funziona e che è agonizzante ed il suo apparato di propaganda trascinino via i nostri amici, compagni, fratelli...

Cosa posso fare io, cosa puoi fare tu, caro lettore? In primo luogo farlo capire. La gente deve sapere che quello che sta succedendo né è colpa sua né ha una soluzione, non da una prospettiva convenzionale almeno, ma questo non vuol dire che non ci sia un'uscita. Sarà un primo passo di transizione per noi stessi. Se superiamo il pessimismo e la paura del rifiuto, tanto in linea con l'individualismo così conveniente per il BAU, riusciamo ad evitare perlomeno una morte evitabile, inutile e dolorosa.

Saluti.
AMT



lunedì 23 luglio 2012

Fragilità e collasso: lentamente all'inizio, poi tutto in una volta

Da Club Orlov. Traduzione di Massimiliano Rupalti



Questo articolo è basato sugli appunti di una delle presentazioni tenute alla conferenza 'Age of Limits'.











Di Dmitri Orlov; 5 Giugno 2012


Ho previsto il collasso per oltre cinque anni. La mia previsione è che gli Stati Uniti collasseranno finanziariamente, economicamente e politicamente in un prevedibile futuro... e questo non è ancora accaduto. Così, inevitabilmente, mi viene fatta la stessa domanda in continuazione: “quando”? E, inevitabilmente, rispondo che non faccio previsioni sulla tempistica. Questo lascia chi mi ha rivolto la domanda insoddisfatto e così penso che dovrei provare a spiegare il perché non faccio previsioni sulla tempistica. Proverò anche a spiegare come si può arrivare a fare certe previsioni, capendo bene e pienamente che il risultato è altamente soggettivo.

Vedete, predire che qualcosa sta per accadere è un po' più facile di predire quando accadrà. Supponete di avere un vecchio ponte: il cemento è spaccato, alcuni pezzi non ci sono più e ci sono ferri arrugginiti che si intravedono. Un ispettore lo dichiara 'strutturalmente a rischio'. Questo ponte cadrà di sicuro a un certo punto, ma in quale data? Questo è qualcosa che nessuno può dirvi. Se insistete per una risposta potreste sentirvi rispondere così: se non cade entro un anno, allora potrebbe rimanere in piedi per altri due. E se ci rimane così a lungo, allora può rimanerci un altro decennio. Ma se rimane in piedi per un intero decennio, allora probabilmente cadrà entro un anno o due, perché, dato il suo tasso di deterioramento, a quel punto non si saprebbe proprio cosa lo tenga ancora su.

Vedete, le stime di tempo sono inevitabilmente soggettive e, se volete, delle impressioni, ma ci sono cose oggettive alle quali fare attenzione: quanto è rimasto della struttura (dato che grandi pezzi di cemento continuano a staccarsi e a cadere nel fiume sottostante) e il tasso al quale si sta deteriorando (misurabile in pezzi di cemento al mese). Molta gente ha problemi a valutare tali rischi. Ci sono due problemi: il primo è che la gente pensa spesso che sarebbe capace di valutare il rischio in modo più preciso se avesse più dati. Non gli passa per la testa che l'informazione che sta cercando non è disponibile semplicemente perché non esiste. E quindi incorpora più dati, sperando che siano rilevanti, rendendo le stime ancora meno precise.

Il secondo problema è che la gente presume di giocare un gioco di possibilità e che sia un gioco onesto: quello che Nassim Nicholas Taleb chiama “errore ludico”. Se guidate su un ponte strutturalmente a rischio tutti i giorni, si potrebbe dire che stiate giocando d'azzardo con la vostra vita. Ma state esattamente giocando d'azzardo? Giocare d'azzardo normalmente implica un gioco di possibilità: i dadi, tirare la monetina, anche se qualcuno è fraudolento. I giochi onesti formano un sottoinsieme piccolo e insignificante di tutti i giochi possibili e possono essere giocati solo in circostanze artificiose, semplificate e controllate, usando un apparato appositamente progettato che funzioni perfettamente. Supponete che qualcuno vi dica che ha appena tirato per 10 volte una monetina ottenendo sempre testa: qual è la probabilità che il prossimo lancio dia ancora testa? Se pensate 50%, allora state scartando la probabilità molto alta che il gioco sia truccato. E questo fa di voi dei babbei.

I giochi fatti direttamente contro la natura non sono mai puliti. Potreste dire che la natura bara sempre: proprio mentre state per vincere il jackpot, il casinò viene colpito da un asteroide. Potreste pensare che tali eventi improbabili non sono significativi, ma risulta che lo sono: il cigno nero di Taleb domina il mondo. In realtà, la natura non bara così tanto perché se ne frega delle vostre regole. Ma queste regole sono tutto ciò a cui ti puoi aggrappare: il ponte è sano se corrisponde all'immagine nella testa del suo progettista. La corrispondenza è quasi perfetta quando è nuovo, ma mentre invecchia ha luogo una notevole divergenza: appaiono delle crepe e la struttura deperisce. A un certo punto più o meno arbitrario viene dichiarato pericolante. Ma nessuno ha in mente il suo collasso perché, vedete, non è stato progettato per crollare: E' stato progettato per restare in piedi. L'informazione su quando collasserà non esiste. C'è un trucco, tuttavia: potete osservare il tasso di divergenza; quando passa da lineare ad esponenziale (cioè, comincia a raddoppiare), allora il collasso non è lontano e potreste anche essere in grado di fissare un limite massimo su quanto tempo possa impiegare a sopraggiungere. Se il numero di pezzi di cemento che si staccano dal vostro ponte continua a raddoppiare, potete calcolare il momento in cui ogni ultimo pezzo del ponte sarà nel fiume e quello è il vostro limite massimo.

Eppure la vostra previsione sarà soggettiva (o, se preferite, basata sulla vostra fortuna come persona he fa previsioni), perché state ancora soltanto giocando con le probabilità. Se misurate che il deterioramento sul vostro ponte è lineare (diciamo che cade un pezzo di cemento ogni mese) allora ne estrapolate che esso rimarrà lineare. Se è esponenziale (2x pezzi di cemento rispetto al mese precedente) allora ne estrapolate che rimarrà esponenziale e, se siete fortunati, così accadrà. Ma le probabilità che esso rimanga in un modo o nell'altro sono strettamente nella vostra testa: non sono prevedibili ma soggettive. Chiamarle “aleatorie” o “caotiche” non aggiunge molto: l'informazione che state cercando semplicemente non esiste.

Per riassumere: è possibile prevedere che qualcosa accadrà con precisione sconcertante. Per esempio, tutti gli imperi alla fine collassano, senza eccezioni. Quindi gli Stati Uniti collasseranno. E qui ho finito. Ma non è possibile prevedere quando qualcosa accadrà, a causa del problema dell'informazione mancante: abbiamo un modello mentale su come qualcosa continuerà ad esistere, non di come inaspettatamente cessi di esistere. Tuttavia, osservando il tasso di deterioramento, o le divergenze dal nostro modello mentale, a volte possiamo dire che la data è vicina. Il primo tipo di previsione – che qualcosa collasserà – è estremamente utile, perché vi dice come evitare di mettere a rischio ciò che non potete permettervi di perdere. Ma ci sono situazioni in cui non avete scelta. Per esempio, se foste nati in un impero sull'orlo del collasso. Ed è qui che il secondo tipo di previsione – che qualcosa collasserà molto presto – risulta molto utile, perché vi dice che è tempo di tirar via la vostra pancetta dal fuoco.

Permettetemi di sottolineare ancora una volta: il processo di giungere a tali previsioni è soggettivo. Lo potete ragionare oppure lo potreste basare su un certo formicolio dietro il collo. Tuttavia, la gente ama teorizzare: alcuni dichiarano che gli eventi in questione sono aleatori, o caotici, e quindi continuano nel formulare modelli matematici di aleatorietà e caos. Ma la tempistica su eventi “improbabili” su larga scala non è aleatoria o caotica, è sconosciuta. Con eventi regolari su scala ridotta, gli statistici possono barare facendo la media fra di essi. Questo è utile se state vendendo delle assicurazioni – contro eventi che potete prevedere. Naturalmente, un evento su larga scala può ancora cancellarvi mettendo il vostro riassicuratore/sottoscrittore fuori mercato. C'è l'assicurazione sugli incendi, quella sulle alluvioni (non più tanto adesso; negli Stati Uniti ora viene sottoscritta direttamente da chi paga le tasse), ma non c'è assicurazione sul collasso, perché non c'è modo di stimare oggettivamente il rischio.

Inserendo la citazione preferita da tutti di Yogi Berra: “Fare previsioni è difficile, specialmente se riguardano il futuro”. Be', mi permetto di dissentire: fare previsioni sul passato è altrettanto difficile. L'URSS è collassata inaspettatamente nel 1991, cogliendo di sorpresa gli “esperti”. La causa profonda del collasso rimane avvolta nel mistero e così la ragione della sua tempistica esatta. Esperti del Cremlino si sono orientati a scommettere su  spostamenti di minor conto all'interno del Politburo, economisti esperti erano completamente convinti della superiorità del capitalismo di libero mercato sull'economia pianificata socialista, gli esperti di strategia militare potevano dibattere sui meriti dell'Iniziativa Strategica di Difesa (non ce n'era nessuna), ma erano tutti completamente ciechi quando l'intera Unione Sovietica si è piegata su sé stessa ed è scomparsa. In modo simile, gran parte degli esperti politici negli Stati Uniti sono convinti nella loro stima delle probabilità che Obama sarà o non sarà rieletto nel novembre 2012. Quello che non possono darvi sono le probabilità che le elezioni non si terranno e che nessuno arriverà alla presidenza. Notate, queste probabilità non sono zero e possiamo stare sicuri che un tale giorno arriverà. Semplicemente non sappiamo quando.

Gli esperti possono fare previsioni soltanto all'interno delle proprie aree di specializzazione. Sono per costituzione incapaci di prevedere quando la loro area di specializzazione subirà un fallimento spontaneo dell'esistenza. Non essendo un esperto in nessuna di queste discipline, sapevo che l'URSS avrebbe collassato più o meno un anno prima che lo facesse. Come lo sapevo? Guardando con cura e rendendomi conto che le cose non possono continuare a lungo nella stessa direzione. Sto facendo la stessa cosa con gli USA ora. Così, guardiamo insieme.

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Il governo federale statunitense sta attualmente spendendo 300 milioni di dollari al mese. Per far questo, “prende in prestito” circa 100 milioni di dollari al mese. Il termine “prendere in prestito” è fra virgolette perché gran parte di quel nuovo debito è creato dal Tesoro e comprato dalla Federal Reserve, così, in essenza, il governo scrive solo un assegno di 100 milioni di dollari a sé stesso ogni mese. Se questo continuasse per sempre, allora il dollaro americano diventerebbe senza valore, quindi è in atto una pressione per portare le banche centrali straniere ad assumersi loro stesse una parte di questo debito. Lo possono fare, naturalmente, ma, vedendo che il dollaro americano è sulla strada per diventare senza valore, hanno ridotto le loro partecipazioni del Tesoro americano piuttosto che aumentarle. Nessuno può dire quanto a lungo possa durare il dispiegamento di questo scenario, quindi ciò che si cerca in una situazione simile sono i segni della disperazione.

Di recente c'è stata attività a raffica intorno alla Cina: Il Segretario di Stato Hillary Clinton e il Segretario del Tesoro Timothy Geitner, entrambi con un ampio seguito, sono andati in Cina per una visita di alto livello, durante la quale la copertura delle notizie negli Stati Uniti è stata dominata da servizi su un attivista cinese cieco che era trattenuto agli arresti domiciliari, dai quali è fuggito rifugiandosi all'ambasciata americana e al quale alla fine è stato consentito di lasciare il paese e venire negli Stati Uniti. Difficilmente qualcuno in Cina sa chi sia questa persona e la reazione ufficiale cinese alle richieste per il suo rilascio erano del tipo “certo, chi se ne frega” (anche il fatto che Hillary abbia rinunciato a truccarsi è stato considerato degno di nota).

Perché una tale cortina fumogena? Che cosa stavano nascondendo? Bene, un paio di problemi interessanti. Primo, esce fuori che la Cina ora può monetizzare il debito statunitense direttamente. Giusto, la capacità di stampare moneta statunitense ora è distribuita fra Stati Uniti e Cina. C'è una linea privata speciale fra Pechino ed il Tesoro americano e la Cina può comprare il Titoli del Tesoro americano senza passare da nessun meccanismo di mercato o rendere il prezzo pubblico. Secondo, ora la Cina può comprare direttamente le banche americane. Ai bei tempi, i tentativi da parte di forze straniere di usare i Titoli del Tesoro americani per comprare azioni nelle imprese negli Stati uniti era considerato come un atto di guerra. Oggigiorno, pare, non tanto. Fondamentalmente, Hillary e Timmy sono andati in Cina ed hanno detto: “prendetevi il nostro sistema finanziario, per favore!” Quello che hanno ottenuto è l'equivalente finanziario di una pompa di morfina sottocutanea: qualcosa che viene fornito ai malati terminali di cancro per la terapia del dolore continuativa. Ma se si secca prima che il paziente muoia? Sarebbe doloroso, no?

Gli Stati Uniti stanno sanguinando di soldi in altri modi: i singoli ricchi si stanno spostando all'estero e rinunciano alla cittadinanza americana in numero sempre maggiore, come i topi che abbandonano la nave che affonda. Un esempio di alto profilo è Eduardo Saverin, uno dei fondatori di Facebook, che ha rinunciato alla propria cittadinanza americana prima del ridicolo fiasco che è stato il lancio di Facebook in borsa. Il congresso è occupato a redarre leggi che fermino questo tipo di cose, o almeno di renderle un enorme spreco dal punto di vista fiscale. C'è anche una provvigione nel procedimento di ritiro del passaporto se la IRS decide che il titolare deve più di 50.000 dollari. Qualcuno dovrebbe fare qualcosa! Non è possibile rinunciare alla propria cittadinanza e comprare voti al Congresso allo stesso tempo? Dovrebbe... In ogni caso, possiamo stare certi che quello che ora è solo un rigagnolo si trasformerà in un'alluvione. Questo è ciò che ho visto in Russia dopo il collasso del Soviet: la ex elite del Soviet ha perduto ogni fiducia nel sistema, ha provato ad accaparrarsene un pezzo ed è scappata via con quello. Questo modello continua anche ai giorni nostri: una volta che qualcosa collassa tende a rimanere collassata per lungo tempo.

E perché non dovreste voler scappare come topi se vi è capitato di essere uno dei tanti milionari temporanei che hanno fatto fortuna nell'economia degli Stati Uniti e non la volete perdere? Il sistema finanziario americano è andato e da ora è chiaro che non sarà ripristinato. Caso in questione: Jon Corzine, ex Senatore, ex Governatore del New Jersey, ex capo della MF Global, ha fatto qualche scommessa, poi si è precipitato sul suo conto corrente per coprire le perdite. E' in galera? No, è ancora a piede libero e non ha nulla da temere. Inoltre, si trova in alto nella lista dei donatori della campagna di Obama. JP Morgan ha appena riportato una perdita negli scambi di 2 miliardi di dollari (in realtà di più, tipo 8 milioni di dollari). Si sta facendo niente per questo? Naturalmente no! La JP Morgan ha una lunga e orgogliosa storia di cattiva gestione dei rischi, che fossero dovuti all'uso di modelli matematici assurdi (Valore a Rischio) o che fossero dovuti all'avere dei trader dal nickname tipo “la Balena” (the Whale) che decidono spontaneamente di essere Dio e di rovinarsi enormemente. Siccome tutto questo è stato fatto coi fondi bloccati dei contribuenti (come altre grandi banche americane, JP Morgan dipende dal sostegno vitale del governo) ci sono state delle discussioni sul fatto che la Balena potesse coprire, o scommettere, o  giocare d'azzardo (coi soldi pubblici). Ma nessuno conosce più la differenza ormai e potete star sicuri, nessun altro andrà in galera per queste operazioni.

E questo ci porta al sistema politico. I politici sono anche soltanto vagamente interessati a riformare il sistema finanziario? No, ne sono troppo spaventati. La legislazione di riforma finanziaria, così com'è, è stata abbozzata dalle compagnie finanziarie stesse e dai loro lobbisti. I politici avrebbero paura di avvicinarvisi, per timore di mettere a rischio i loro contributi per la campagna elettorale. Finché i fondi per le elezioni scorrono nei loro scrigni e finché nessuno dei loro amici banchieri va mai in galera, rimarranno indifferenti alla finanza. Ciò che li rende sempre più paranoici è la loro sicurezza fisica. Entrambi i partiti hanno ripetutamente esibito un atteggiamento bipartisan  indecoroso, quando è capitato di far passare leggi che compromettono le libertà civili, che aumentano il controllo sociale e la sorveglianza e che tolgono diritti ai loro cittadini. Il bilancio per la sicurezza nazionale del 2013 promette di superare il trilione di dollari. Ancora una volta, il parallelo con l'URSS pre e post collasso colpisce: anche lì il sistema politico non era riformabile, svuotato e usato per vantaggi personali, come un servizio personale per gente ricca e potente. Criminali come Boris Berezovsky sono stati in corsa per una carica pubblica solo per avere l'immunità dalla prosecuzione che ne derivava. Questo schema continua ancora oggi, specialmente in Ucraina: perdi un'elezione e vai in galera. Vieni rieletto e usi i votanti che non hanno votato per te come tirassegno. Una volta che un sistema politico collassa, ognuno nega strenuamente che gli sia avvenuto, ma poi tende a rimanere collassato per lungo tempo.

Ciò che tende a cambiare piuttosto improvvisamente è il commercio. Se avete abbastanza imbrogli politici, un alto livello di corruzione e stato di diritto che va nel dimenticatoio, la vita quotidiana va avanti come prima, per un po', finché all'improvviso non più. A San Pietroburgo, in Russia, la differenza fra le estati del 1989 e quella del 1990 è stata impressionante, perché dall'estate del 1990 il commercio si è arenato. C'erano scaffali vuoti nei negozi, molti dei quali erano chiusi. La gente rifiutava di accettare soldi come pagamento. Le importazioni si sono prosciugate e il solo modo per procurarsi cose ambite come lo shampoo era da qualcuno che aveva viaggiato all'estero, in cambio di gioielli o altri oggetti di valore. E questo è avvenuto nonostante il fatto che l'URSS avesse un piano di affari generale migliore: “Vendi petrolio e gas, compra tutto il resto”. Mentre il piano degli Stati Uniti è ridotto a: “Stampa soldi, usali per comprare tutto il resto” (gran parte degli oggetti di consumo, più di ¾ del petrolio usato per spostarli e tutto il resto).

Il petrolio importato, naturalmente, è il tallone d'Achille del commercio americano. L'economia americana è stata costruita intorno al principio che i costi di trasporto non contano. Ogni cosa percorre lunghe distanze sempre, prevalentemente su gomma, alimentate da benzina o diesel: la gente va al lavoro, guida per andare a fare spesa, accompagna i propri figli da e per diverse attività; i beni vengono spostati in magazzini coi camion e il prodotto finale di tutte queste attività – la mondezza – viene a sua volta trasportata in camion per lunghe distanze. Tutti questi costi di trasporto non sono più trascurabili. Piuttosto, stanno rapidamente diventando una grande limitazione dell'attività economica. Lo schema ricorrente degli anni scorsi è un picco del prezzo del petrolio seguito da un altro giro di recessione. Potreste pensare che questo schema possa continuare all'infinito, ma stareste semplicemente estrapolando. Molto più importante, c'è ragione di pensare che quello schema arrivi a una fine piuttosto improvvisa.

* * *

E' una proprietà generale delle cose che le stesse si custuiscano lentamente e collassino in fretta. Esempi di questo tipo abbondano (edifici, ponti, dighe, imperi militari, economie, supernove...) I controesempi – cose che appaiono improvvisamente e poi decadono lentamente – sono difficili da trovare (mi vengono in mente funghi e cetrioli, ma questi sono manifestazioni di un processo associato di crescita lenta e collasso repentino, quello che avviene normalmente proprio dopo il primo gelo). Qualche tempo fa, mi è venuto in mente che la curva a campana simmetrica comunemente usata per modellizzare l'esaurimento globale di petrolio, conosciuta come curva di Hubbert della teoria del picco del petrolio, dovrebbe in realtà essere asimmetrica, come quasi tutto il resto, ma mi mancava la matematica per spiegare questo punto.

Alla fine il Prof. Ugo Bardi mi è venuto in aiuto con un modello meravigliosamente semplice e chiaro, che ha chiamato Effetto Seneca. Diversamente da altri modelli come quello originale de “I Limiti dello Sviluppo”, che, anche se riabilitato, è troppo complicato da afferrare per molta gente ad una prima lettura. L'Effetto Seneca è la semplicità in persona. Questo modello inizialmente comprende due elementi: una risorsa di base ed un'economia. Il tasso di sviluppo della risorsa di base è proporzionale sia alla dimensione della risorsa di base, sia alla dimensione dell'economia. Allo stesso modo, l'economia declina nel tempo a un tasso proporzionale alla sua dimensione. Impostate le condizioni iniziali, fate partire la simulazione ed ottenete una curva a campana simmetrica. Ora aggiungete un terzo elemento, che può essere chiamato con vari nomi, “burocrazia”, “inquinamento” o “sovraccarico”: tutti i requisiti imprescindibili o gli inevitabili effetti collaterali dell'avere un'economia. Questo elemento non contribuisce al tasso al quale viene sviluppata la risorsa di base. Anch'essa declina a un tasso proporzionale alla sua dimensione. Dirottate qualche frazione del flusso di risorsa a questo elemento, avviate il modello e ne risulta una curva asimmetrica: sale lentamente e scende rapidamente, il Dirupo di Seneca. Più grande è la frazione dirottata, più la curva è asimmetrica:


C'è un problema con questo modello: noi non sappiamo realmente quali elementi dell'economia siano produttivi (nel senso che contribuiscono al tasso al quale la risorsa di base viene convertita in capitale) e quali siano non produttivi e quindi appartengono al contenitore burocrazia/inquinamento/sovraccarico. Quando guardiamo il mondo, vediamo le due cose sommate insieme e non possiamo vederle separatamente. Con questo dettaglio nascosto alla vista, il collasso diventa difficile da vedere: la gente potrebbe morire di fame, ma ci sono anche un sacco di grassi burocrati che si spartiscono, arrostiscono e mangiano a vicenda le loro grosse chiappe, e questo mantiene la media un po' più a lungo. Ma si può ancora ribattere a parte basandosi sul fatto che certe cose semplicemente smettono di accadere. La progressione dalla quale premunirsi è: le cose diventano più grandi, quindi all'improvviso si fermano. 

Un problema associato è che la frazione di risorse che finiscono nella burocrazia/inquinamento/sovraccarico normalmente cominciano essendo ragionevoli (un quarto o un terzo più o meno) ma più l'economia si avvicina al collasso, più alta diventa questa frazione. Possiamo osservare questo nell'economia americana: sempre più risorse sono state allocate in salvataggi, progetti pasticciati di “stimolo economico” e sicurezza nazionale; sempre più inquinamento (e costi associati) dall'estrazione petrolifera offshore e dallo sviluppo di risorse energetiche marginali e sporche come il petrolio da scisti è le sabbie bituminose. Mentre la parte produttiva dell'economia comincia a fallire, i burocrati aumentano la disperazione ma, essendo burocrati, tutto ciò che possono fare è aumentare all'infinito il fardello burocratico, accelerando la scivolata verso il basso. Gran parte delle persone hanno sentito parlare della glasnost e della perestroika di Gorbaciov, ma ma c'è stata un terza iniziativa, l'accelerazione (uskorenie): il tentativo disperato di portare la moribonda economia sovietica a funzionare meglio. Invece, il risultato è stato che l'ha portata allo shock.

Sempre più grandi, poi all'improvviso si fermano. Diamo un'occhiata all'esempio della vendita al dettaglio negli Stati Uniti. C'era una volta l'industria locale, che vendeva prodotti in piccoli negozi. Nel corso di pochi decenni, l'industria si è spostata in altri paesi, prevalentemente in Cina e i piccoli negozi sono stati messi fuori mercato dai grandi magazzini, poi dai centri commerciali, il cui culmine è Walmart, che praticano il “taglia e brucia al dettaglio”. Siccome la maggior parte di quello che vendono è importato, svuotano l'economia locale di denaro e questa è costretta a chiudere, lasciando la devastazione al loro passaggio. Walmart ora si sta espandendo in Cina, essendosi finalmente reso conto che non funziona vendere cose in un paese che non produce cose, una volta che quel paese ha finito i soldi. In paesi in cui il dettaglio non esiste più l'ultima spiaggia è il ricorso agli acquisti su Internet, grazie a UPS e FedEx. E una volta che i servizi di UPS e FedEx saranno inaccessibili a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia o indisponibili a causa del mancato mantenimento di strade e ponti, l'accesso locale ai beni di importazione sarà perduto. 

Similitudini col servizio bancario americano. C'erano una volta piccole banche di quartiere che attingevano ai risparmi della gente, per poi prestare a singoli individui o a imprese, aiutando l'economia locale a crescere. Nel corso di pochi decenni, queste piccole banche di quartiere sono state rimpiazzate da poche, enormi megabanche, le quali, dopo il 2008, sono diventate di fatto di proprietà del governo. Una volta che le megabanche chiudono le loro succursali locali, l'accesso locale ai soldi è perduto.

Similitudini con le spedizioni globali. C'erano una volta molte piccole navi, chiamate carrette del mare, che venivano caricate e scaricate da scaricatori di porto nei porti locali, usando paranchi e reti da carico. Poi le spedizioni via mare sono state 'containerizzate' e per spostare i cargo serviva un porto per container. Poi le navi container sono diventate incredibilmente enormi, Poi, quando i prezzi del petrolio sono aumentati, sono dovuti ricorrere al “vapore lento”, tirando via i pistoni dai motori ed andando più lenti dei velieri di un tempo. Al posto del commercio 'punto a punto', queste gigantesche navi container possono operare solo all'interno di reti 'centro e raggi', con i 'raggi' forniti da qualche treno meno efficiente energeticamente e da camion a lunga distanza molto meno efficienti energeticamente. Queste navi sono ora al limite del 'vapore lento'. Il prossimo passo è, ovviamente, 'niente vapore'. 


Similitudini con la medicina. C'erano una volta i medici condotti – dottori generici che rispondevano alle chiamate delle famiglie ed avevano un ambulatorio di quartiere. Alla fine sono stati rimpiazzati da mega-ospedali e giganteschi centri medici con personale specializzato che, nel tempo sono diventati inaccessibili alla popolazione comune. Gli Stati Uniti stanno attualmente spendendo il 17% del PIL in cure mediche, molti dei mega-ospedali saranno costretti a chiudere. La popolazione, per un po', avrà accesso al dottore virtuale ed alle medicine ordinate via Internet e, in caso di malattia grave o emergenza, l'evacuazione medica rimarrà un'opzione per coloro che se la potranno ancora permettere. 

Lo stato delle infrastrutture delle comunicazioni negli Stati uniti sono un caso particolarmente interessante. Gli Stati Uniti sono attualmente indietro rispetto a gran parte delle nazioni sviluppate nell'accesso a Internet. Molta gente nelle zone rurali degli Stati uniti deve affidarsi ai cellulari per l'accesso a internet, il che mette gli Stati Uniti al livello di Cambogia, Vietnam, Indonesia e Filippine. Tuttavia, il servizio dei cellulari è molto più costoso negli Stati Uniti che in uno qualsiasi di quei paesi. Dato che molti prodotti e servizi sono ora disponibili quasi solo su Internet e che Internet richiede una costante fornitura di elettricità, lo stato della rete elettrica negli Stati Uniti costituisce un caso ancora più interessante. E' una rete pesantemente sovraccarica di vecchie linee di trasmissione e centrali di trasformazione, alcune delle quali risalgono agli anni 50. 

Ci sono oltre 100 centrali nucleari, che stanno diventando vecchie e pericolose, ma le vite di servizio sono state artificialmente allungate attraverso l'estensione delle licenze. Non ci sono piani e non ci sono soldi per smantellarle e per sequestrare i rifiuti ad alta radioattività in una località sotterranea geologicamente stabile. Se privati sia di elettricità di rete, sia dal diesel per un lungo periodo di tempo, questi impianti andrebbero in fusione à la Fukushima Daiichi. Vale la pena di accennare che i disastri nucleari, tipo Chernobyl, sono un ingrediente potente nel precipitare i collassi politici. Siccome ciò che impedisce ad una tale serie di disastri di avvenire è la rete elettrica, seguita dal diesel, esaminiamole a loro volta. 


Per quanto riguarda la rete elettrica, l'incidenza di grandi interruzioni di potenza è stata  recentemente vista raddoppiare ogni anno. Sì, stiamo commettendo l'errore indotto di estrapolare questa tendenza nel futuro ma, data la posta in gioco, non dovremmo farlo? Perlomeno, vorremmo sentire una ragione valida per cui non dovremmo. L'incidenza delle grandi interruzioni di potenza può solo raddoppiare un gran numero di volte prima che sia tempo di tirar fuori le pasticche di ioduro di potassio e prima che i prezzi delle parrucche salgano alle stelle. 

Al contrario, naturalmente, i generatori diesel possono essere mantenuti accesi continuamente per i 15-20 anni che serviranno per chiudere, liberare dal combustibile e decommissionare tutte i reattori nucleari e svuotare le vasche di stoccaggio dei rifiuti nucleari. I paesi a cui manca una rete elettrica affidabile tendono ad affidarsi ai generatori diesel. Attualmente c'è molta pressione sulle forniture di diesel (link aggiunto dal Traduttore), specialmente da quando il Giappone ha messo tutta la sua capacità di generazione nucleare fuori rete, a seguito del disastro di Fukushima Daiichi, con prezzi alti del diesel e carenze a macchia di leopardo in molti paesi. Osservando l'aumentata incidenza delle interruzioni di potenza e i picchi dei prezzi, molte aziende negli Stati Uniti hanno installato generatori d'emergenza diesel e si ritrovano a farli andare anche quando la potenza di rete è disponibile, quando la richiesta in tal senso parte dalle aziende elettriche.

Non molto, negli Stati Uniti, continua a funzionare una volta che la rete elettrica sia inattiva. All'inizio di quest'anno, una parte centrale di Boston dove lavoravo in quel momento (Back Bay) si è oscurata a causa dell'incendio di un trasformatore. Per quasi un'intera settimana ogni attività economica dell'area è stata chiusa. Senza corrente, non c'è riscaldamento o acqua calda, non c'è acqua corrente o, più spaventoso, non c'è depurazione delle acque reflue, non c'è aria condizionata (il che è fatale, a causa dei colpi di calore, in posti come Atlanta, in Georgia, che hanno spesso un'umidità del 100% accoppiata a temperature estive al di sopra di quella corporea). I sistemi di sicurezza e i sistemi di punti vendita smettono di funzionare. I cellulari e i computer portatili non possono essere ricaricati. I tunnel autostradali e della metro si allagano e i ponti levatoi non si aprono per far passare il traffico navale – come ad esempio le chiatte cariche di diesel. Possiamo essere sicuri che il diesel continuerà ad essere fornito a tutti gli impianti nucleari attivi anche se tutto il resto crolla?

Questo è il momento, durante le mie conferenze, nel quale qualcuno si alza e dice: “Tutto questo è distruzione e tenebre, non è vero?” Al quale dico, “Per lei, forse, se lei non ha alcun altro piano che aspettare che tutto si aggiusti magicamente da sé”. Vedete, costruire qualcosa che funziona richede molto tempo e sforzo. Le cose smettono di funzionare in fretta, ma rimpiazzarle richiede tempo e farlo richiede pratica (con questo intendo  dire imparare dai propri numerosi errori). Se aspettate fino a quell'ultimo momento in cui, in uno spasmo di orrore, penserete fra voi “oh merda, Dmitry aveva ragione!” allora sì, distruzione e tenebre saranno i vostri affascinanti nuovi commilitoni. Ma se avviate il vostro collasso prima e lo attraversate velocemente, allora le vostre chance di sopravvivere è molto probabile che siano sostanzialmente superiori a zero.  

Così, per favore, non chiedetemi “quando?” - pensateci da soli. Vi ho dato gli strumenti di cui avete bisogno per giungere alle vostre conclusioni, basandovi su di essi potreste essere in grado di far partire il vostro collasso ed attraversarlo velocemente. 















sabato 21 luglio 2012

Michael Mann: continua l'assassinio mediatico


 Michael Mann, scienziato del clima, è stato preso come obbiettivo di un'indegna campagna mediatica di discredito per il suo lavoro sulle ricostruzioni paleoclimatiche. La campagna continua ancora oggi e diventa sempre più violenta e diffamatoria.


Continua l'assassinio mediatico di Michael Mann, scienziato "scomodo" per il suo lavoro sul cambiamento climatico. Una volta ci raccontavano che queste cose le faceva la "Pravda", al tempo della vecchia Unione Sovietica. Ma ora vediamo che qui da noi in Occidente queste cose le fanno anche meglio e sicuramente in modo anche più pesante.

L'articolo che vedete qui sotto è preso dal "National Review" di pochi giorni fa. Non ve lo sto a tradurre, anche perché farlo mi causerebbe probabilmente una crisi di disgusto. Ma, anche se non masticate troppo l'inglese potete capire senza problemi che il tema dell'articolo è l'accostamento di Michael Mann a Jerry Sandusky, uno che violentava i bambini. L''unico elemento che lega i due il fatto che Sandusky faceva l'allenatore di football alla stessa università di Mann. Questo basta per definire Michael Mann come "Il Jerry Sandusky della scienza del clima". 

Mi posso solo immaginare come ci si deve sentire al posto di Michael Mann. Va bene che lui ha annunciato un'azione legale contro questi XXXX di YYYY. Magari riuscirà a farli ritrattare, però essere accostato pubblicamente a uno stupratore di bambini è veramente una cosa pesantissima.

Su una nota un tantino più positiva, va anche detto che questa gentaglia sembra essere veramente a corto di argomenti se non trovano di meglio che ridursi a queste cose. Sembra che ci sia ancora chi gli da retta, ma se continuano così, rimarranno in pochi - si spera.

A proposito di Mann, vi può anche interessare questa sua apparizione su TED, con sottotitoli in italiano preparati da Massimiliano Rupalti

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Football and Hockey
By Mark Steyn
July 15, 2012 6:22 P.M.

In the wake of Louis Freeh’s report on Penn State’s complicity in serial rape, Rand Simberg writes of Unhappy Valley’s other scandal:

I’m referring to another cover up and whitewash that occurred there two years ago, before we learned how rotten and corrupt the culture at the university was. But now that we know how bad it was, perhaps it’s time that we revisit the Michael Mann affair, particularly given how much we’ve also learned about his and others’ hockey-stick deceptions since. Mann could be said to be the Jerry Sandusky of climate science, except that instead of molesting children, he has molested and tortured data in the service of politicized science that could have dire economic consequences for the nation and planet. 

Not sure I’d have extended that metaphor all the way into the locker-room showers with quite the zeal Mr Simberg does, but he has a point. Michael Mann was the man behind the fraudulent climate-change “hockey-stick” graph, the very ringmaster of the tree-ring circus. And, when the East Anglia emails came out, Penn State felt obliged to “investigate” Professor Mann. Graham Spanier, the Penn State president forced to resign over Sandusky, was the same cove who investigated Mann. And, as with Sandusky and Paterno, the college declined to find one of its star names guilty of any wrongdoing. If an institution is prepared to cover up systemic statutory rape of minors, what won’t it cover up? Whether or not he’s “the Jerry Sandusky of climate change”, he remains the Michael Mann of climate change, in part because his “investigation” by a deeply corrupt administration was a joke.

venerdì 20 luglio 2012

Abbiamo combustibili fossili a sufficienza per finire tutti fritti


Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti




George Monbiot ha detto in un recente articolo che “ci eravamo sbagliati sul picco del petrolio. Ce n'è abbastanza per friggerci tutti” Egli sbaglia sul picco del petrolio, ma ha ragione nella sua conclusione. Ci sono abbastanza combustibili fossili da farci fritti se saremo così stupidi da bruciarli tutti. 


Il picco del petrolio ci salverà dal riscaldamento globale? Può essere che il declino della produzione di petrolio causato dalla scarsità sarà più efficace dei (deboli) tentativi fatti dai governi per ridurre l'emissione di gas serra?

Questo punto è stato brevemente dibattuto quest'anno alla conferenza dell'Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio (ASPO) a Vienna. E' una controversia tipica delle conferenze di ASPO: alcune persone sembrano così centrate sul petrolio che i modelli climatici dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sono tutti sbagliati perché non tengono conto dei dati ASPO. L'ultima manifestazione di questa particolare distorsione della realtà viene da George Monbiot che ha deciso che il picco del petrolio non arriverà così presto, dopo tutto, ed ha così concluso ”ci eravamo sbagliati sul picco del petrolio. Ce n'è abbastanza per friggerci tutti“.

Ora, possiamo dire che Monbiot sbaglia. Prima di tutto perché da troppo credito ad un recente studio sulla produzione di petrolio (persino interpretandola male – se leggete con attenzione, i dati dello studio non sono così ottimistici. Guardate qui e qui per una valutazione critica).

Ma il vero sbaglio fatto da Monbiot è di aver dato troppa enfasi all'importanza del picco del petrolio per il cambiamento climatico. Finora, i capricci della produzione di petrolio non hanno influenzato troppo la tendenza delle emissioni di gas serra. Oggi, anche se la produzione di petrolio greggio è stata stazionaria per diversi anni, le emissioni di anidride carbonica continuano ad aumentare.

Questo è quanto ci dobbiamo aspettare: il petrolio è solo una delle fonti di CO2 extra in atmosfera e i costi in aumento dell'estrazione stanno spingendo l'industria ad usare combustibili più sporchi. In altre parole, stiamo assistendo ad una tendenza verso combustibili che rilasciano più CO2 in relazione alla stessa quantità di energia generata. In questo senso, sabbie bituminose, petrolio pesante, petrolio da scisti e simili sono più sporchi del petrolio. Il carbone è ancora peggiore ed è anche la fonte di energia che cresce più rapidamente nel mondo. Per non dire nulla delle emissioni di metano da fracking, (il metano è un gas serra molto più potente dell'anidride carbonica).

Quindi perché dovremmo aspettarci che il picco del petrolio faccia la differenza? Paradossalmente, se il picco del petrolio arrivasse domani, potremmo vedere le emissioni di CO2 crescere ancora di più, poiché questo causerebbe un uso più massiccio di carbone, sabbie bituminose e altre fonti sporche. E' vero che, alla fine, il rendimento energetico in declino (EROEI) dei combustibili fossili causerà un declino generalizzato delle emissioni di gas serra, ma non dovremmo aspettarci che questo avvenga molto presto e non sarebbe l'immediata conseguenza del picco del petrolio.

Se continuiamo con le attuali tendenze di produzione di combustibili fossili, rischiamo di rendere irreversibile il cambiamento climatico, specialmente se superiamo il “tipping point”, il punto di non ritorno, che potremmo aver già superato. Se il picco del petrolio doveva avere un effetto sul clima (forse), sarebbe dovuto arrivare almeno 20 anni fa, quando le concentrazioni di CO2 erano ancora intorno alle 350 ppm, limite riconosciuto come massimo per evitare un cambiamento climatico irreversibile. Ora che ci troviamo a 400 ppm, il picco del petrolio non è sufficiente per fermare il riscaldamento globale.

Quindi, alla fine, George Monbiot sbaglia sul picco del petrolio, ma ha ragione nella sua conclusione. Dobbiamo solo modificare il titolo in “Picco del petrolio o non picco del petrolio, ci sono abbastanza combustibili fossili per friggerci tutti”.

mercoledì 18 luglio 2012

Siamo tutti bolliti


di Guy McPherson


Da Nature Bats Last del 20 giugno 2012. Traduzione di Massimiliano Rupalti

Nota di U.B. Questo testo contiene alcune inesattezze e estrapolazioni che, da un punto di vista strettamente scientifico, sono criticabili. Ci è parso comunque interessante tradurlo e pubblicarlo perché esprime bene l'opinione che si sta diffondendo in una parte della comunità scientifica e che sta raggiungendo anche l'opinione pubblica. Ovvero, abbiamo passato il punto di non ritorno; il riscaldamento globale ormai non si fermerà più finché non ci avrà spazzato via dalla superficie del pianeta. Non è una cosa che possiamo rigorosamente dimostrare come vera, ma nemmeno possiamo dire che è falsa.



L'economista britannico John Maynard Keynes (1883-1946) è famoso per le sue opinioni sulla politica monetaria. L'approccio “stamperia” che ha portato avanti è largamente usato oggi, anche mentre, soprattutto mentre, lo schema Ponzi mondiale si avvicina alla propria fine. La mia frase preferita di Keynes è: “A lungo termine, siamo tutti morti”. 

Come ho indicato in questo spazio qualche anno fa, ho concluso nel 2002 che abbiamo messo in moto processi di cambiamento climatico che è probabile causino la nostra stessa estinzione dal 2030. Sono stato a lutto per mesi, per lo sconcerto di quei tre che se ne sono accorti. Poi, subito dopo, ho esultato nell'apprendere di una concessione della Vergine Maria che potrebbe permettere la nostra persistenza per qualche generazione in più: Il Picco del Petrolio e le sue conseguenze economiche potrebbero portare l'economia industriale ad una chiusura ritardata, appena in tempo. Come Pandora col suo vaso, ho mantenuto la speranza.

Non più. Dateci una forchettata. Siamo bolliti, alla griglia, oltre ogni speranza o pia illusione. Sembra proprio che abbiamo sperimentato una combinazione letale di troppi combustibili fossili a buon mercato e troppo poca saggezza. Ancora una volta, mi sono rimesso a lutto. Non è più facile la seconda volta. Come sempre, sono aperto a visioni alternative – di fatto, le sto elemosinando, considerata la gravità di questa particolare situazione – ma le prove a sostegno dovranno essere straordinarie. A proposito, invocare irrazionalmente Al Gore non vale come prova. Idem per le voci prive di fondamento riguardo a un raffreddamento globale. Una piccola dose di pensiero critico sarebbe utile, piuttosto che la capacità di ripetere frasi propagandate dai neo conservatori e dei loro padroni delle industrie di combustibili fossili.

Prima che vi abbandoniate al ridicolo che mi aspetto da coloro che commentano da anonimi in modo tracotante ed ignorante nella blogosfera, vi invito a considerare pienamente l'informazione che segue. Raccomando di mettere da parte i pregiudizi della normalità e i pii desideri mentre leggete attentamente il resto di questo breve saggio. (Già che ci siete, andate avanti e cercate le parole “leggere attentamente” - in inglese “peruse”, ndT. Probabilmente non significa quello che pensate significhi. Ve lo renderò facile: ecco un link alla definizione).

Sappiamo che la temperatura della Terra è di circa un grado più alta di quanto fosse all'inizio della rivoluzione industriale. E 1°C è catastrofico, come raccontato molto tempo fa. Abbiamo già innescato diversi anelli di retroazione positivi, nessuno dei quali era atteso dagli scienziati tradizionali finché non avessimo raggiunto i 2°C al di sopra della media globale di base della temperatura. Sappiamo anche che la situazione è di gran lunga peggiore di quanto indicato dai recenti dati e modelli (che passerò in rassegna nei paragrafi seguenti). Sapevamo da più di un decennio quello che accade quando gli aerei smettono di volare, e cioè che i particolati sono scomparsi quando gli aerei sono stati costretti a terra e la Terra si è riscaldata di più di un grado nei tre giorni che sono seguiti all'11 settembre 2001. (nota di U.B.: questa osservazione non è esatta. E' piuttosto l'escursione termica notturna/diurna a essere aumentata di +/- 1 grado senza il particolato.) In altre parole, la temperatura della Terra è già di circa 2°C più alta di quanto lo fosse all'inizio della rivoluzione industriale. E a causa degli anelli di retroazione positivi, 2°C portano direttamente e rapidamente a 6°C, alla morte per l'acidificazione indotta degli oceani e alla morte a breve termine dell'Homo Sapiens. Non possiamo vivere senza gli oceani pieni di vita, habitat dei piccoli organismi che generano metà dell'ossigeno del pianeta e che costituiscono la base della catena alimentare (contrariamente alla credenza comune che sia Wal-Mart la base della catena alimentare). Troppo per la scimmia autoproclamatasi saggia. 


Con l'arrivo della morte dell'economia industriale in corso, ci troviamo qui: abbiamo attraversato l'orribile e disastroso Rubicone dei 2°C, come sarà ovvio quando gran parte degli aerei del mondo non voleranno più. Joseph Heller, qualcuno lo conosce?

Ho dato i dettagli delle valutazioni sempre più disastrose. Ed ho spiegato come abbiamo tirato il grilletto di 5 anelli di retroazione positivi ad una temperatura media più bassa di quanto ci aspettassimo, mentre ho anche indicato che ognuno di questi 5 fenomeni probabilmente portano all'estinzione umana a breve termine. Nessuno di questi eventi di retroazione positiva erano attesi dagli scienziati prima del superamento dei 2°C di riscaldamento oltre la temperatura di base pre-industriale.

I miei precedenti tentativi erano assurdamente ottimistici, come dimostrato dai frequenti aggiornamenti (per esempio qui, qui, e qui, in ordine cronologico). Tuttavia, i miei frequenti scritti, basati su analisi scientifiche, riescono a malapena a tenere il passo con l'informazione sempre più terrificante sul cambiamento climatico. Ogni giorno abbiamo una conoscenza più affidabile dell'abisso nel quale ci siamo cacciati. Considerate, per esempio, la previsione 'business as usual' della International Energy Agency di un pianeta più caldo di 6°C dal 2035. Malcom Light, che scrive per l'Arctic Methane Emergency Group, AMEG, (Gruppo d'Emergenza per il Metano Artico) considera uno dei molti anelli di retroazione positivi che abbiamo innescato in una regione del pianeta e giunge a questa conclusione: “Questo processo di rilascio di metano accelererà esponenzialmente, rilasciando enormi quantità di metano nell'atmosfera e portando alla morte di tutta la vita sulla Terra prima della metà di questo secolo”.

Per favore, leggete ancora questa frase. Light è uno scienziato dei sistemi terrestri in pensione. Per quanto possa intravedere, non ha un programma nascosto, anche se crede che la geo-ingegneria ci salverà (un approccio che necessiterà di diversi anni per essere attuato e che saremmo quasi certamente FUBAR (Fouled Up Beyond All Recognition – Totalmente incasinati al di là del riconoscibile, ndT.). Le previsioni della IEA e dell'AMEG combaciano con la recente tendenza delle valutazioni disastrose basate sulla raccolta e l'interpretazione di più dati e di modelli sempre più potenti. Se queste previsioni sono prossime all'essere precise, ci rimane solo da scrivere un Requiem per gli esseri umani sulla Terra.

E' il momento di modificare la famosa frase di Keynes così: nel breve termine, siamo tutti morti”. Per coloro di noi che vivono all'interno in grandi continenti, molto meno se viviamo su un mucchio di pietre nel deserto, ci darei tempo al massimo fino al 2020. Carpe diem, godiamoci la vita che abbiamo.

Cosa dovremmo fare, allora? Mentre contemplo le catene che ci siamo costruiti da soli, mi vengono in mente le parole di Albert Camus: “Il solo modo di venire a patti con un mondo non libero è quello di diventare assolutamente liberi che la tua stessa esistenza è un atto di ribellione”. In termini di azione, faccio fatica a sapere cosa significhi per me, per voi ancora meno. Ma incoraggio ogni atto di libertà e ribellione, in particolare mentre il mondo brucia.

Mi viene spesso chiesto perché la persone che vivono nei paesi industrializzati non dovrebbero cedere alla disperazione e, come edonisti, fare festa mentre il mondo brucia. La mia risposta tipica è chiedere in che modo le nostre vite sarebbero differenti se cominciassimo improvvisamente ad agire come edonisti.

domenica 15 luglio 2012

Il Dirupo di Seneca va sull'iPad


Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti






Di Ugo Bardi

Il mio post sul Dirupo di Seneca ha ispirato Hannes Rollin a creare una applicazione per iPad che può essere usata per far girare il modello con diversi parametri di input. Devo confessare di non possedere un iPad, quindi non posso testare il modello, ma mi sembra un'idea molto interessante. Così, ecco la storia, e molte grazie ad Hannes per l'interesse dimostrato per il mio lavoro.




Guest post di Hannes Rollin

Molti di coloro che leggono questo post potrebbero avere familiarità con alcuni dei modelli “a portata di mente” di Ugo Bardi, dove egli impiega la dinamica dei sistemi per illustrare processi economici e naturali fondamentali in modo generale. Il modello che mi ha più impressionato è stato quello che Ugo ha chiamato "Dirupo di Seneca"– un modello molto semplice in grado di generare un declino economico molto più rapido di quanto sia stata la precedente crescita, un fatto già rimarcato da Seneca. Da qui il nome.

Vi faccio un breve riassunto del modello. Avete tre stock , immaginatele come dei container, chiamate Risorse, Economia e Inquinamento. Ora, una data frazione di Risorse viene estratta e usata nell'Economia. Di conseguenza, una frazione dell'Economia genera Inquinamento. Il flusso è ulteriormente dipendente dalla degradazione o dal ripristino (degradazione negativa) di ogni stock. Se vi siete mai chiesti da dove vengano le belle curve, qui c'è la risposta: il contenuto degli stock è una funzione del tempo.

Ugo ha ottimizzato i parametri per dare una curva dell'esaurimento delle Risorse e dell'attività Economica molto simili a quelle dei più famosi risultati del modello WORLD3 del gruppo de 'Limiti dello Sviluppo'. Ho messo questo risultato come impostazione di default dell'applicazione dell'iPad.


La cosa interessante è che il modello può sviluppare scenari molto diversi da quello standard sopra. Se modellate uno stock di Risorsa rinnovabile con un tasso di perdita di risorsa negativo, avrete una sequenza (potenzialmente infinita) di cicli di espansione e contrazione simili a quello della simulazione dell'infestazione di locuste di H.T.Odum.



Anche se questa sequenza sembra catastrofica al pari di lunghi periodi di attività economica quasi zero, mantiene già due assunti altamente ottimistici: primo, le risorse sono strettamente rinnovabili, non importa quanto siano forzate e, secondo, l'inquinamento (grigio), che giunge a un picco molto netto rispetto al picco economico iniziale, è gestito completamente da una auto-riparazione naturale. 

E' addirittura possibile creare qualcosa tipo un'economia di stato stazionario, un flusso leggero e sinuoso di attività ridotte ma positive. Se giocate con l'applicazione, tuttavia, vedrete che le combinazioni dei parametri che portano a circostanze tanto favorevoli sono difficili da trovare e la soluzione è altamente instabile – spostate ogni cursore in ogni direzione e tornerete rapidamente indietro all'estinzione o all'espansione-contrazione.


Notate che in questa sequenza la crescita rapida è seguita da un rapido declino e infine crescita zero (marrone). La stabilità dell'Economia ha il suo prezzo: l'attività economica è molto bassa in confronto al picco 'una volta nella vita' dell'inizio e lo stock di Risorse non raggiunge mai più la sua ricchezza iniziale a causa della raccolta continua. Ci sono molti più scenari che questo semplice modello può fornire, per esempio due o tre picchi consecutivi di attività, in aumento o in diminuzione, seguiti da soluzioni di estinzione (soluzione stabile) o stabilità (soluzione instabile).

Come scusa, sono certamente consapevole dell'ironia di portare un modello per la simulazione del declino economico nel fiore all'occhiello del consumismo tecno-narcisistico, distrazione da klickibunti e controllo a distanza delle risorse umana. Ma, sapete, lo spirito parla in molte lingue. C'è sicuramente qualcosa guadagnare giocando coi modelli piuttosto che meramente studiare formule o fissare grafici statici. Così come i Pitagorici hanno probabilmente giocato coi ciottoli per acquisire un feeling sulla relazione fra triangoli e quadrati, voi potreste sviluppare un feeling per la precarietà della stabilità e, forse, capire in quale modo inevitabile e feroce un destino sia capace di realizzarsi.

Detto questo, desidero solo aggiungere che l'applicazione è, naturalmente, gratuita, e chiunque voglia imparare lo sfondo o estendere il modello, è invitato a scrivermi (Hannes Rollin) all'indirizzo initials at sabik dot de. Il Dirupo di Seneca è stato recentemente approvato come applicazione.

giovedì 12 luglio 2012

L'altra faccia del picco

Tendenze a lungo termine nella gestione dei rifiuti


Da Cassandra's Legacy. Traduzione di Massimiliano Rupalti.


di Ugo Bardi

Questa è la versione scritta della conferenza che ho tenuto all'incontro di“ASPO-2012” a Vienna, il 31 maggio. Descrive la mia esperienza con la gestione dei rifiuti come un modo di chiudere il ciclo industriale e l'ottenimento della sostenibilità a lungo termine. Introduco qui il concetto di “spigolatura urbana”, un modo altamente efficiente per gestire i rifiuti.


Lasciatemi cominciare con un'osservazione: come è stato detto nelle precedenti conferenze, a volte le persone che si occupano di picco del petrolio tendono a concentrarsi sui problemi, trascurando le risposte. Questo potrebbe essere vero, ma dobbiamo anche avere chiari i problemi se vogliamo trovare le soluzioni giuste. Quindi, vediamo una breve introduzione su qual è il problema: Intendo “il” problema, l'enorme problema che sta mettendo a rischio la nostra intera civiltà. Eccone un esempio.

Quello che vedete, il grande buco nel terreno, è ciò che rimane di una miniera di diamanti abbandonata a Mir, in Russia. Naturalmente, il buco in sé, non è un gran problema (a meno che non vi troviate a girare da quelle parti di notte, ubriachi). Il problema è che la miniera è finita, non produce più diamanti e molto probabilmente non lo farà mai più. E' un'illustrazione di un problema molto comune. Abbiamo scavato buchi su tutto il pianeta per estrarre i minerali. Non tutte quelle attività lasciano buchi così spettacolari, ma il problema è sempre lo stesso. Scavi, prendi quello che vuoi, poi non rimane nulla. 

Ora, lasciatemi andare sull' ”altra faccia” del problema. Cosa accade a quello che estraiamo dalla terra? Be', finisce nel sistema industriale. Viene lavorato, trasformato in prodotti, questi prodotti vengono “consumati”, cioè vengono distrutti e buttati via. Il risultato finale di solito è qualcosa di simile:

Questa è, come vedete, una classica discarica, il luogo dove buttiamo tutto quello di cui pensiamo di non avere più bisogno. Ora, perché non buttiamo tutta questa roba nel buco che abbiamo visto prima? Di certo potremmo farlo. Il problema? Se lo facciamo, potremmo spianare il terreno ma non riavremmo indietro la miniera. Lasciate che vi spieghi, lo farò mostrandovi una macchina mineraria gigantesca (da “somethinginteresting”).


Visto? Quest'enorme macchina viene usata per estrarre carbone da qualche parte in Germania. E' stata costruita specificamente a questo scopo, ma posso prenderla come esempio di un concetto generale che ho chiamato “La Macchina mineraria universale”, qualche anno fa. Cioè, questa macchina mostra il modo in cui estraiamo ogni tipo di minerale. Raccogliamo roccia e la trasportiamo da qualche parte. Lì, viene frantumata e lavorata. Prendiamo gli elementi di cui abbiamo bisogno e buttiamo il resto. E' molto comune, come ho detto. Lo si potrebbe fare con qualsiasi roccia, ovunque, perché ogni roccia contiene piccole quantità – molto, molto piccole – di tutti gli elementi della crosta terrestre. Questo è il concetto di “macchina mineraria universale”: se potessi trasformare la roccia ordinaria in minerali utili, allora non dovremmo preoccuparci di finire niente, mai. 

Sfortunatamente, fare una cosa del genere richiede molta energia e risorse: le grandi macchine minerarie non sono a buon mercato e le macchine minerarie universali sarebbero così costose che non possiamo nemmeno sognarci di permettercene una. Oggi, abbiamo abbastanza energia per estrarre da rocce che contengono, tipicamente, l'1% del minerale che ci serve - chiamiamo queste rocce “giacimenti” (“ores”, in inglese). Per i minerali di molto valore, come l'oro, possiamo estrarre da giacimenti molto meno concentrati, ma questo non vale per tutti. Se volessimo estrarre da giacimenti meno concentrati ci serve molta più energia. Chiaramente, le prospettive di avere a disposizione tutta quella energia in futuro sono piuttosto scarse, a dir poco – a meno che non veniamo salvati da qualche specie di miracolo; energia da Babbo Natale o qualcosa del genere. 

La situazione non cambia se pensiamo di estrarre dai rifiuti. Sì, potreste aver letto il termine “estrazione dalle discariche”. E' una vecchia idea che si ripresenta periodicamente. Sarebbe bello se potessimo farlo, ma una volta che andiamo a esaminare l'idea in dettaglio vediamo che è estremamente difficile, se non del tutto impossibile. Le discariche sono luoghi in cui viene buttato di tutto in modo più o meno casuale. Ci sono metalli di valore nella massa, sicuro, ma tutto è mescolato e la separazione è estremamente costosa. Persino pericolosa, perché non si sa mai cosa si può trovare in una discarica: sostanze chimiche velenose, batteri letali, gas tossici e altro. Le cose non cambiamo di molto se pensiamo alle ceneri prodotte da un inceneritore. Sì, contengono metalli di valore, ma è tutto mescolato e la separazione è anche più difficile che nel caso della discarica.

Così, abbiamo un problema molto, molto grande, specialmente se non credete in Babbo Natale. E' un problema difficile perché non possiamo risolverlo con la forza bruta. Non possiamo bombardarlo per farlo sparire, non possiamo comprarlo né votargli contro. Possiamo solo accettare che non tutti i problemi hanno soluzioni facili. Di sicuro questo non ne ha. Abbiamo bisogno di essere efficienti, trovare i migliori modi possibili e accettare il fatto che non possiamo fare qualsiasi cosa solo perché pensiamo di meritarcela. 

Una volta che abbiamo iniziato in questi termini, una possibile soluzione può essere espressa usando un concetto sviluppato da William McDonough e Michael Braungart, come mostrato qui.

Rifiuti = alimenti

E' un modo elegante e compatto di esprimere il concetto che il sistema industriale deve essere concepito come un ecosistema. Sapete che un ecosistema non finisce i minerali, anche se ne usa come nutrienti per i processi metabolici. Questo è possibile perché l'ecosistema è un ciclo quasi completamente chiuso, vale a dire, ciò che è “rifiuto” per alcuni organismi è “cibo” per altri. Niente mai può essere riciclato al 100%, ma l'ecosistema ci va vicino. La piccola frazione che va perduta viene lentamente reintegrata nel ciclo dai processi tettonici alimentati dal nucleo caldo della Terra. I continenti sono stati colonizzati dalle piante circa 350 milioni di anni fa e le piante hanno “estratto” minerali dal terreno per tutto quel tempo senza mai finire niente. 

Questo è il modo in cui funziona la vita su questo pianeta e se vogliamo sopravvivere dobbiamo imparare da questo. Cioè, dobbiamo imparare che i rifiuti sono alimenti. Una volta che abbiamo questo in mente, allora cominciamo a capire quanto sia sbagliato quasi tutto di quello che facciamo coi rifiuti. Per esempio, perché volgiamo incenerire il nostro cibo? Perché vogliamo gettare il nostro cibo in fondo a un pozzo e coprirlo con migliaia di tonnellate di sporcizia? Vedete, ci sono un sacco di cose che dobbiamo imparare. 

Ora, sebbene ci sia molta gente che lavora sul concetto che i rifiuti sono alimenti, sfortunatamente l'idea influenza ancora una frazione molto esigua del sistema industriale. Lasciate che vi mostri un esempio da un progetto di qualche anno fa. Così, ecco un po' di rifiuti:


Forse riconoscerete questa macchina: è una Fiat “500”, che era molto popolare in Italia e che lo è ancora, anche se, naturalmente, non è più in produzione. L'opinione comune su come trattare questo tipo di rifiuti, vecchie macchine, è quella di prendere la macchina, ridurla a un piccolo cubo e poi gettarla nella bocca di un altoforno. In questo modo, possiamo riprenderci l'acciaio col quale fare una nuova macchina. Questo è un esempio del concetto che i rifiuti sono alimenti? In parte, sì, ma non del tutto. Ci sono molti problemi con questo approccio. Il principale è chiamato “downcycling” cioè, letteralmente, "degrado del riciclo".

Downcycling significa che il materiale che otteniamo dal riciclaggio non è della stessa qualità di quella di partenza. In questo caso, una vecchia macchina, il problema è che la carcassa non contiene solo carbonio e ferro, che sono elementi dai quali si parte per ottenere l'acciaio. Contiene altri elementi: zinco, silicio, cromo, rame, alluminio ed altro. Ciò significa che l'acciaio che otteniamo ha una “memoria” del proprio luogo di provenienza. La sua composizione potrebbe non essere quello che vogliamo e, infatti, di solito non possiamo usare acciaio riciclato per fare nuove macchine. Quindi, ci sono molti problemi a riciclare vecchie macchine e l'intero processo è davvero molto costoso in termini energetici. Non che riciclare vecchie macchine, in sé, sia sbagliato. E' solo limitato – come molti programmi obbligatori di raccolta differenziata dei rifiuti in molte città. Si suppone che queste regole facilitino il riciclaggio e lo fanno. Ma i problemi di dowcycling rimangono, non ha importanza che sia acciaio, plastica, vetro o altro. La qualità dei prodotti riciclati peggiora ad ogni ciclo e mette un limite a quello che possiamo fare. 

Così, lasciate che torni alla Fiat 500 e che provi a mostrarvi quale potrebbe essere un modo migliore di gestire una vecchia macchina.



Questo è il risultato di un progetto che abbiamo portato avanti qualche anno fa. Vedete? Siamo partiti da una vecchia macchina, rifiuti, ma anziché riciclarla, l'abbiamo riusata. Cioè, l'abbiamo pulita, ridipinta e retrofittata con un motore elettrico alimentato da batterie al litio. Il risultato è stato una micro-car leggera ed efficiente. Molto meno costosa di una equivalente prodotta in Cina o in Corea del Sud. E col vantaggio aggiunto che molti dei pezzi che abbiamo usato erano stati costruiti qui in Europa e anche la forza lavoro era locale. A proposito, la ragazza che vedete nell'immagine non è “retrofittata”. Sfortunatamente, questo processo è qualcosa che si può fare con le macchine ma non con gli esseri umani! 

Il nostro lavoro sulla Fiat 500 è stato ripreso da altre persone ed ora in Italia si può comprare una macchina elettrica retrofittata. Sfortunatamente, abbiamo anche scoperto che riusare le cose vecchie è molto sovversivo. Ci hanno detto che quello che abbiamo fatto non è il modo in cui un buon cittadino si dovrebbe comportare. Che diamine, non siamo tutti consumatori? E se siamo consumatori, significa che dobbiamo comprare cose nuove, usarle e buttarle via. E' così che funziona la società; hey, sei contro la crescita economica? E se non sei un fanatico anti crescita, allora che stai facendo? Non sai che per crescere dobbiamo produrre cose nuove e, se vogliamo cose nuove, dobbiamo buttare le vecchie? Come avverrebbe la crescita altrimenti? Abbiamo realmente ricevuto un'incredibile quantità di critiche ed alcune leggi recenti, fatte dal governo italiano, sembrano essere concepite esplicitamente per scoraggiare il retrofitting di vecchie macchine. Forse sono un complottista, ma potrei raccontarvi diverse storie su tutto questo. Ma passiamo oltre. 

Quindi, riguardo all'essere sovversivi, be', se devo essere sovversivo posso fare molto di meglio che ringiovanire vecchie macchine. Guardate questo:



Sì, sono io, Ugo Bardi, insieme a due signore Rom (zingare o gitane, se preferite) davanti ad un mucchio di oggetti d'acciaio e ferro raccolti per essere riciclati. Questa foto è stata fatta qualche anno fa, proprio di fronte al mio ufficio all'Università di Firenze. Era parte di un progetto finanziato dalla regione Toscana per aiutare i Rom a trovare lavoro e diventare finanziariamente indipendenti. Così, abbiamo avuto l'idea di concentrarci sulla raccolta dei rifiuti. 

Sapete che i Rom hanno la fama di raccogliere le cose, occasionalmente, anche senza il permesso del proprietario. Questo viene detto comunemente, ma sono sicuro che i Rom preferiscono di gran lunga evitare la seccatura ed il rischio di questo tipo di riciclaggio, se solo hanno l'opportunità di fare il loro lavoro legalmente. Se gli viene data quest'opportunità, infatti, i Rom si rivelano dei raccoglitori di rifiuti efficienti: quello che possono riusare lo riusano o vendono, quello che non possono riusare lo rivendono come rottame. Infatti, il governo locale ha incoraggiato i Rom a metter su delle cooperative di riciclaggio – hanno anche fornito loro assistenza legale. Ma i governi, come sappiamo, sono completamente schizofrenici. Così, alcune parti del governo hanno deciso che riciclare acciaio era un'attività criminale ed hanno mandato pattuglie della polizia con le mitragliette a fermare le cooperative. E' vero, era come in un film. O almeno così mi è stato raccontato (erano coinvolti diversi gruppi di Rom oltre a quello con cui lavoravo io). In più, ogni cooperativa è stata multata per alcuni milioni di euro perché la legge, apparentemente, richiede che ogni pezzo di acciaio debba essere accompagnato da un foglio di carta stampato e firmato che descrive esattamente da dove viene. Per inciso, i Rom non erano particolarmente preoccupati da tutti quei milioni di euro che si supponeva dovessero pagare. E' il lato buono del non possedere nulla. 

Quindi, vedete quanto possa essere sovversivo suggerire che la gente possa farsi una vita da sé e sopravvivere senza i sussidi dello stato. Tuttavia, l'idea sembra attrarre alcune persone e mostra segni di diffusione nel mondo sotto la definizione di “gestione collettiva partecipata dei rifiuti”. Eccone un esempio.




A sinistra vedete un “catador” brasiliano (raccoglitore di rifiuti), sulla destra c'è la professoressa Jutta Gutberlet dell'Università di Vittoria, in Canada. E' una storia affascinante e la Prof.ssa Gutberlet ci ha lavorato per anni. I catadores dell'America Latina si guadagnano da vivere raccogliendo e riciclando i rifiuti urbani (e riusando ciò che possono). Non è certo un modo per diventare ricchi, naturalmente, ma sembra essere un modo per guadagnarsi dignità è un posto nella società. Persino il presidente Lula sembra aver riconosciuto questa cosa – dev'essere un gran sovversivo. Qui lo vedete con alcuni catadores brasiliani nel 2009.


Posso dirvi che, una volta che cominciate ad occuparvi di queste cose, la vostra visione del mondo cambia, e cambia parecchio. Ma cos'è che fanno esattamente questi catadores? Ha senso? Penso proprio di sì. Penso che abbia molto senso se torniamo alla definizione di rifiuti che abbiamo visto prima. I rifiuti sono alimenti, abbiamo detto, e per questa gente ciò è assolutamente vero: si guadagnano da vivere coi rifiuti. E quello che fanno non è nemmeno nuovo, è parte di una vecchia usanza umana che ci ha accompagnato per millenni. Lasciate che ve lo mostri:


Questo è un dipinto del 1857 del pittore francese Francois Millet. Mostra delle spigolatrici al lavoro. Ora, “spigolare” è un termine che oggi è diventato quasi sconosciuto. Nella mia esperienza, quando lo domando, quelli che sanno cos'è la spigolatura sono una minoranza, forse un 10% o qualcosa del genere. E tuttavia, il fatto stesso che esista una parola specifica per questa attività, significa che fosse molto comune e che avesse uno scopo specifico nell'economia, molto tempo fa. 

Lasciate che vi spieghi. Quando diciamo “i rifiuti sono alimenti” intendiamo che il ciclo industriale debba essere chiuso in modo tale da rendere l'economia umana simile ad un'ecologia: un sistema che ricicla ciò che usa e non esaurisce mai niente. Ora, se sapete come funziona un'ecologia, osserverete che ogni organismo produce rifiuti. Nessun organismo è efficiente al 100% e non potrebbe esserlo. Ma ciò che è rifiuto per un organismo è cibo per un altro. Così, un'ecologia è creata dalla collaborazione di molte specie che gestiscono il flusso di nutrienti minerali in modo tale che quasi niente venga buttato e quasi tutto venga riciclato.  

Torniamo alla spigolatura. Pensate al raccolto del grano in tempi antichi. Significa che un gruppo di contadini armati di falci andavano sui campi a mietere e raccogliere le spighe di grano, legandole in covoni. Notate che il lavoro dei mietitori non era quello di raccogliere ogni spiga che cade a terra. Se avessero dovuto tornare sui propri passi per farlo, avrebbero perso tempo e sarebbero stati meno efficienti. E' una cosa ben conosciuta in economia: la legge dei rendimenti decrescenti.   

Così, il sistema agricolo si è evoluto in modo tale da ottimizzare il rendimento dei campi, sviluppando un sottosistema chiamato “spigolatura”. Gli antichi contadini dovevano fare i conti con una risorsa dal rendimento relativamente basso: le spighe sul terreno. Raccogliere quelle spighe con un rendimento positivo richiedeva un processo molto efficiente. Veniva fatto mobilitando risorse umane che non potevano essere usate per il pesante lavoro del raccolto: le donne, i giovani e gli anziani. Veniva fatto senza attrezzature, informalmente, senza ordini, gerarchie o strutture sociali. La gente camminava semplicemente nei campi, raccogliendo ciò che trovava – questa è la spigolatura. E veniva praticata non solo col grano, ma con qualsiasi prodotto agricolo. Sembra semplice, ma era estremamente importante nell'antica società agricola: era per il fatto che era così efficiente. La spigolatura ha un posto fondamentale nella Bibbia ed è ancora legale praticarla in alcuni posti. Non dappertutto, comunque. Al tempo di Stalin, in Unione Sovietica, ti sparavano sul posto se venivi sorpreso a spigolare. Così, vedete, anche la spigolatura sembra essere qualcosa di sovversivo. Ma è probabile che molti dei nostri avi siano sopravvissuti perché potevano spigolare il proprio cibo. E così eccoci ad oggi!

Ci sarebbe molto da dire sulla spigolatura, ma l'ho presa come paradigma del modo di fare i conti con risorse a basso rendimento. Ciò che chiamiamo “rifiuto”. Non possiamo trattare trattare i rifiuti come abbiamo trattato le risorse minerali. Il rendimento dei rifiuti è troppo basso per trattarlo con gigantesche macchine minerarie. Ci servono processi specifici adattati al basso rendimento delle risorse. Processi che siano ragionevolmente liberi dalla burocrazia, dalle gerarchie, dalle legislazioni complesse e da strutture dall'alto verso il basso. Processi che dovrebbero essere il risultato dell'auto-organizzazione in direzione della massima efficienza e che potremmo chiamare “spigolatura urbana” o “spigolatura industriale”. Secondo me, questi metodi non possono essere imposti per legge o dall'alto. Devono essere sviluppati gradualmente dalla gente, proprio come negli ecosistemi le specie si sono gradualmente evolute nei propri ruoli ecologici.  

Ci sarebbe molto ancora da dire su questo argomento, ma credo che mi fermerò qua e spero di avervi dato un po' di rifiuti - ...ehm cibo – per la mente. Vorrei concludere con una foto di alcuni bambini Rom del gruppo col quale ho lavorato.




Vedete, questi bambini sono considerati un problema e, sotto diversi aspetti, lo sono. Ma sono anche una grande opportunità. Non perché li voglia vedere come lavoro a buon mercato per la raccolta dei rifiuti – assolutamente no. E' perché guardando questi bambini per quello che sono, cioè allegri, simpatici e amichevoli, vedi anche te stesso come un essere umano e vedi la difficile situazione dell'umanità che stiamo affrontando oggi. Non possiamo risolvere niente se dimentichiamo che noi tutti siamo esseri umani e che dobbiamo risolverli insieme. E' il solo modo che abbiamo e spero che sia la strada che sceglieremo.

Alcuni link

La macchina mineraria universale - di Ugo Bardi.

Il concetto "Cradle to Cradle" (C2C)

Il progetto della 500 elettrica

Gestione partecipata collettiva dei rifiuti 

La pagina di Jutta Gutberlet


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Riconoscimenti


1. Il progetto della 500 elettrica: Pietro Cambi, Massimo De Carlo, Corrado Petri, Riccardo Falci ed altri

2. Gestione partecipata e sostenibile dei rifiuti: Jutta Gutberlet, Elisabetta Cortelli, Marina Bacciotti e tutte le
    famiglie del campo Rom di Madonna del Piano, a Sesto Fiorentino

3. Altri progetti di gestione dei rifiuti: Antonio Cavaliere, Luca Marcantonio e tutto il gruppo IRIS