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martedì 22 novembre 2011

Narrativa e scienza nel dibattito sul cambiamento climatico




La notevole diffusione di posizioni anti-scientifiche intorno al cambiamento climatico è dovuta in gran parte al successo di una certa storia complottistica, che dipinge gli scienziati come dei cospiratori del male contro il popolo. I tentativi degli scienziati di rispondere con prove scientifiche agli attacchi non hanno avuto un analogo successo. Recentemente, il lavoro del gruppo Berkeley Earth Surface Temperature  (BEST) ci ha fornito qualche altro elemento di comprensione dei meccanismi di questo scontro. (Post da "Cassandra's Legacy", traduzione di Girolamo Dinninno)


Nell’”Eneide” il poeta Virgilio ci racconta in dettaglio gli infruttuosi tentativi di Cassandra di svelare il trucco ideato da Ulisse per introdurre un cavallo di legno, pieno di guerrieri greci, all’interno delle mura di Troia. I Troiani non erano stupidi: furono raggirati con un inganno. Sulla spiaggia davanti alla città non trovarono solo un cavallo di legno, ma anche un soldato greco, nudo, legato e disperato. I Troiani gli credono quando questi dice di essere vittima di Ulisse e di essere stato lasciato lì in sacrificio agli dèi. Il soldato racconta loro che i Greci hanno ammesso la sconfitta, abbandonando il cavallo di legno sulla spiaggia come offerta per gli dèi, prima di salpare verso casa. I Troiani portano il cavallo dentro la città, e ciò sarà la loro rovina.

Naturalmente questa storia è un’invenzione, ma non è totalmente un racconto di fantasia. Virgilio era un genio della letteratura e l’Eneide è un capolavoro di tutti i tempi. L’episodio del cavallo di legno ci mostra tutti gli elementi della maniera umana di preferire fantasie, rispetto ai fatti. Il traditore greco riesce appieno nel suo intento perché racconta ai Troiani una bella storia che contiene quel che vogliono sentirsi dire: che hanno sconfitto i Greci, e che i Greci sono malvagi. Virgilio si spinge ancora oltre, mostrandoci come il metodo scientifico non sia affatto sufficiente di fronte ad una “bella storia”. Ci racconta che un troiano, Laocoonte, scaglia un giavellotto contro il cavallo dimostrando, con il suono generato, come esso sia cavo all’interno; ma è inutile. Le storie sono semplicemente troppo potenti per essere vinte dai fatti. 

Non è certo una novità, che nella nostra percezione della realtà siamo profondamente dipendenti da elementi non reali. Lo notiamo ogni giorno nel dibattito politico: basato completamente su storie. Il politico di successo è quello che riesce a dipingere la realtà come un bel raccontino: individuando i cattivi, e proponendo la loro punizione (al momento, sembra che i cattivi siano gli scienziati). Più o meno, è la trama di qualunque opera di narrativa: i cattivi attaccano i buoni ed i buoni vincono, semplice-semplice. E la narrativa sembra stia davvero diventando realtà, nel senso che viene recitata proprio come se lo fosse (leggete questo articolo se non siete ancora convinti).

Il caso dello studio del BEST (Berkeley Earth Surface Temperatures) ci mostra qualcosa su come il dibattito sul riscaldamento globale sia condotto in termini di narrativa piuttosto che di scienza. Questo lavoro ha avuto una significativa eco sui media, soprattutto a causa delle precedenti dichiarazioni di scetticismo dello scienziato a capo del team, Richard Muller. Inoltre era sponsorizzato da alcuni enti che in precedenza avevano sostenuto la negazione dell’interpretazione standard dei dati sul clima. Ma, una volta usciti, i risultati del BEST hanno confermato i risultati precedenti: è proprio così, la Terra si sta scaldando.

Gli scettici del riscaldamento globale sono stati chiaramente colti di sorpresa dai risultati del BEST e la loro reazione ci dice parecchio sul loro modo di approcciarsi alla questione. Io mi sarei aspettato che ripiegassero, senza troppo scomporsi, sulla loro seconda linea difensiva, cioè dicendo “sì, la Terra si sta scaldando, ma non è l’attività dell’uomo a causarlo”. Invece hanno reagito con un violento contrattacco verso lo studio BEST e i suoi autori; lo stesso Richard Muller è passato all’improvviso dall’essere un eroe all’essere un traditore, ed ha subìto diffamazioni di ogni tipo (guardate ad esempio questa vignetta). Anthony Watts, del blog Watts up with that, inizialmente aveva dichiarato circa il BEST: “Sono pronto ad accettare qualunque risultato uscirà, anche nel caso che venga dimostrato che le mie posizioni sono errate”. Però, quando i risultati sono usciti, ha cambiato idea, ed il suo sito quasi ogni giorno pubblica attacchi contro Muller e lo studio BEST (guardate, ad esempio, questo).

Era chiaro già prima che quello sul riscaldamento globale non era un dibattito scientifico; ma sta cominciando ad esser chiaro adesso quanto lontana dalla scienza sia la posizione degli scettici. La loro interpretazione della scienza del clima ruota interamente attorno ad un racconto complottistico che dice che un gruppo di scienziati malvagi hanno manipolato i dati storici della temperatura per dimostrare un riscaldamento che non esiste e che sono stati presi con le mani nel sacco quando la loro posta elettronica privata è stata resa pubblica, nello scandalo detto “Climategate”.

Vedete bene come questa storia abbia tutti gli elementi per vincere sui fatti. Racconta alla gente quel che la gente vuol sentire: che i cattivi (gli scienziati) sono stati sconfitti, e che il riscaldamento globale non è nulla di cui preoccuparsi. Non c’è da meravigliarsi del fatto che i negazionisti non vogliano abbandonarla. Non sarebbe per loro la stessa cosa, se fossero costretti a combattere la scienza del clima sulla questione della responsabilità o meno dell’attività umana sul riscaldamento. Diventerebbe una guerra dei fatti contro dei fatti, dato che su questo argomento non esiste un’equivalente affascinante storiella che racconti quanto siano malvagi gli scienziati (a dire il vero una c’è: dice che gli scienziati hanno ignorato i dati secondo i quali nel “periodo caldo medievale” faceva più caldo di oggi. Ma è una storia molto meno efficace di quella del Climategate).

Sono talmente tanti gli elementi che dimostrano come la Terra si stia scaldando, che si fa fatica a credere che gli scettici riescano ad avere così successo con il loro atteggiamento negazionista. Non è che siano loro particolarmente bravi; più che altro, è che gli scienziati sono dei cattivi comunicatori ed hanno trascurato l’importanza del contenuto emozionale dei propri messaggi. Finora, hanno sempre ritenuto di doversi preoccupare solo dei fatti e della loro interpretazione scientifica (è così che son fatti i report dell’IPCC); poi, qualcun altro avrebbe costruito qualche racconto sul loro lavoro. Be’, stiamo scoprendo che il mondo non funziona così – almeno, non più.

Il racconto è un mezzo potentissimo per convogliare i messaggi. Sfrutta dei canali già aperti nella mente umana. E’ tramite i racconti che si può richiamare il buono che esiste negli esseri umani, la loro attitudine a darsi da fare per una giusta causa, a cooperare, ad aiutare i bisognosi. Pensate solo al “Gettysburg Address” (il discorso che A. Lincoln tenne al cimitero militare di Gettysburg in Pennsylvania il 19 nov 1863, ndt) e vedrete come può un vero leader utilizzare un potente approccio narrativo per una buona causa. Abbiamo moltissimi modi per sviluppare “storie” che non siano in contrasto con la scienza. E abbiamo da raccontare la storia più meravigliosa di tutte: quella di un intero pianeta, che comprende miliardi di anni e che stiamo solo iniziando ora a capire.


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Il caso dello studio del BEST può fare per noi ancora di più: può fornirci una contro-storia specifica, da usare nei confronti di quella del Climategate. Se vi siete mai trovati coinvolti in un dibattito sul riscaldamento globale, di sicuro prima o poi avete avuto di fronte qualcuno che diceva “però ho sentito che gli scienziati del clima hanno confessato di aver manipolato i dati”. Fino ad oggi, tutto ciò che potevate fare era controbattere usando fatti reali; potevate rispondere solo “non è provato che gli scienziati abbiano manipolato i dati”. Ma questo significa snocciolare fatti di fronte ad una storiella e, come abbiamo visto, la storiella vince. Adesso, dopo i risultati del BEST, potreste invece rispondere qualcosa come: “sai, le stesse persone che sostenevano che gli scienziati avessero manipolato i dati hanno commissionato uno studio che avrebbe dovuto dimostrarlo. Buffo, il risultato di questo studio è che i dati erano buoni! La Terra si sta riscaldando davvero”. Non è una bella storia da raccontare?


Pubblicato su Cassandra’s Legacy e su Planet 3.0 il 2 novembre 2011. Traduzione di Girolamo Dininno

mercoledì 16 novembre 2011

I risultati BEST: il metodo scientifico funziona.



Un'impressionante animazione dei risultati dello studio indipendente sulle temperature terrestri pubblicati recentemente da un team di ricercatori indipendenti ("BEST"). I dati confermano qualcosa che era già ovvio da molto tempo: la Terra si sta scaldando.


I recenti resultati ottenuti dal team di Berkeley (BEST) confermano che la Terra si sta scaldando.
Non è certo sorprendente; lo sapevamo da decenni. Quindi, cosa c'è di così speciale in questi risultati?

Un punto è, naturalmente, l'evidente scompiglio nella tribù degli scettici, poiché essi avevano chiaramente riposto grandi speranze su questo studio. Ma questo è un fenomeno a breve termine, poiché stanno rapidamente serrando le fila e riavviando la macchina crea-dubbi. Piuttosto, ciò che è interessante nello studio BEST, credo, è un'ulteriore dimostrazione di come funzioni bene il metodo scientifico (*).

Pensateci: lo studio BEST è partito in pompa magna come un nuovo studio realizzato de persone che si autodefinivano “scettiche”. Doveva essere la parola finale sul fatto che la Terra si stesse riscaldando o meno e indicazioni chiare erano state mandate dagli esecutori sul fatto che avessero forti sospetti che decenni di lavoro degli scienziati del clima fossero fortemente condizionati da un fenomeno trascurato conosciuto come “Urban Heat Island” - UHI – (Isola Urbana di Calore). Considerando alcune dichiarazioni precedenti del team leader di BEST, Richard Muller, come pure alcune delle fonti finanziarie dello studio, non si partiva sotto i migliori auspici.

Ma, invece, il team è stato gestito da professionisti ed ha lavorato professionalmente, applicando il metodo scientifico. Almeno tre diversi team hanno lavorato prima di BEST esaminando i dati forniti dalle stazioni di misurazione della temperatura. Tutti hanno usato il metodo scientifico, proprio come ha fatto il team BEST. Alla fine, tutti e quattro i team sono arrivati agli stessi risultati. L'influenza dell'UHI non esiste (o, per meglio dire, ne è stato tenuto conto correttamente nel trattamento dei dati). Visto? Il metodo funziona.

Ma poi, perché discutere così tanto? Cosa aveva fatto pensare al team BEST che i precedenti studi fossero sbagliati? E cosa ha fatto pensare ai critici dello sforzo di BEST che esso sarebbe stato prevenuto in favore dell'anti-scienza? Be', è un fatto che gli scienziati sono esseri umani ed hanno i loro personali pregiudizi. Ci sono due categorie di pregiudizi scientifici tipici: uno è quando un vecchio scienziato diffida di qualsiasi cosa sia nuovo; è la sindrome “non misurato qui”. Entro certi limiti, questa è una sindrome mostrata da Richard Muller in diverse delle sue dichiarazioni pubbliche, ma in ultima analisi non ha influenzato il lavoro del team.

L'altra categoria di pregiudizio si verifica quando gli scienziati risultino essere dei facili creduloni in materie sulle quali non sono esperti. Questo è chiaro, fra i tanti esempi, nel recente caso dell' "E-Cat", il dispositivo che è stato presentato come capace di produrre energia attraverso reazioni di fusione nucleare. Questo tipo di pregiudizio è speculare a quello descritto prima; qui, uno scienziato può prendere posizione sulla base di dati incompleti ma “misurati qui.” Alla fine, tuttavia, anche questo pregiudizio può essere corretto dal metodo scientifico.

Così, abbiamo un buon metodo che possiamo usare per capire cosa sta accadendo intorno a noi e quali problemi affronteremo in futuro. Possiamo usare il metodo scientifico per agire per evitare gli effetti negativi del cambiamento climatico e dell'esaurimento delle risorse. Il problema? Non lo stiamo usando.



(*) Ma cos'è esattamente il metodo scientifico? Non è molto semplice a dirsi quanto potrebbe sembrare, poiché diversi campi scientifici richiedono diversi approcci e la descrizione completa del metodo richiede un articolo piuttosto lungo su Wikipedia – per non parlare dei tanti libri e studi che sono stati dedicati a questo tema. Ma penso che c'è un singolo punto fondamentale nel metodo: le evidenze sperimentali vengono sempre prima delle teorie. In altre parole, la realtà trionfa sempre sulle speranze. E' un approccio che ci difende dai pregiudizi ideologici che sono parte del nostro modo di pensare.