Visualizzazione post con etichetta clima. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta clima. Mostra tutti i post

sabato 30 settembre 2023

Possiamo fidarci dei modelli climatici? Oppure sono lo stesso imbroglio di quelli del COVID?

 


Quando parlo di clima sul "Fatto Quotidiano" mi appaiono spesso commenti di persone che si stupiscono del mio scarso spirito critico. Questo mio grave difetto non mi mette in grado di notare che il cambiamento climatico è soltanto una riedizione del caso del COVID. Ovvero è un modo di terrorizzarci sulla base di un pericolo inesistente con il doppio scopo per i terrorizzanti di renderci schiavi e guadagnarci sopra.

Ora, qui c'è da notare per prima cosa che la strada per l'inferno è lastricata di generalizzazioni. Il fatto che una certa cosa somigli a un altra cosa non vuol dire affatto che siano la stessa cosa. Visto da lontano, un elefante potrebbe somigliare a un topo, ma sarebbe rischioso assumere che lo sia. C'è come minimo, un fattore di scala da considerare, ma anche dei fattori fisici fondamentali che rendono un'epidemia una cosa completamente diversa dalla perturbazione del sistema climatico in corso. Se è vero che io sono stato molto critico su come la "scienza" sia stata sfruttata orrendamente da una banda di incompetenti psicopatici per maltrattare intere popolazioni, questo non vuol dire che il concetto si possa trasferire tal quale ad altri campi della scienza. 

Vediamo di ragionarci un po' sopra. Per prima cosa, diamo un'occhiata a uno dei modelli tipici mostrati in un recente rapporto dell'IPCC .



Superficialmente, ci vediamo certe somiglianze con le curve epidemiologiche che il governo ci propinava giornalmente al tempo della pandemia. Vediamo qualcosa che cresce esponenzialmente (o quasi) a meno che non si faccia qualcosa per "appiattire la curva" che andava di moda dire al tempo del Covid. E si potrebbe pensare che cose tipo i lockdown potrebbero essere usate contro il riscaldamento e potrebbero portare a un disastro simile. Ma è solo una somiglianza superficiale.

In primo luogo, con il clima, abbiamo delle misure di una grandezza fisica, la temperatura. E' una cosa ben diversa dai test PCR del coronavirus, i quali sono una meraviglia della tecnologia moderna, ma sono molto delicati e quello che misurano è molto incerto. Ne abbiamo parlato fino alla nausea nel periodo della pandemia, ma nessuno dei grandi sapienti che apparivano in TV si è mai preoccupato di discutere l'incertezza nelle misure PCR, cosa che si impara al primo anno di università in qualsiasi corso di studi in materie scientifiche. Questo non vuol dire che le misure PCR fossero sbagliate, solo che non avrebbero dovuto essere prese come oracoli divini. Notate invece come le curve dei modelli climatici sono sempre rappresentate insieme a una stima dell'incertezza. I climatologi sono (di solito) persone serie. Non hanno niente a che vedere con la banda di tronfi incompetenti che hanno imperversato in TV al tempo della pandemia.  

Ciò non significa che i modelli climatici debbano necessariamente essere giusti. Il problema qui è che la discussione sul cambiamento climatico è stata spesso dirottata in un dibattito sulla possibilità che i modelli possano fare previsioni accurate. Questo è solo uno degli elementi del problema e non il più importante. I modelli multiparametrici di sistemi complessi sono principalmente strumenti per interpretare i dati: hanno lo scopo di dirti cosa sta causando cosa e come. Nel caso del cambiamento climatico, i modelli ci dicono che la correlazione tra temperatura e concentrazione di gas serra è coerente con una relazione causale secondo quanto sappiamo della fisica atmosferica. In altre parole, forniscono la prova che i gas serra stanno forzando il sistema climatico a riscaldarsi.

Ma si potrebbe arrivare a questa conclusione anche senza modelli: solo sulla base della fisica e delle osservazioni conosciute. Del resto Svante Arrhenius era già arrivato a una stima ragionevolmente corretta dei parametri del sistema nel 1896, senza ricorrere a modelli sofisticati. Supponiamo quindi che la concentrazione di gas serra continui ad aumentare (o anche solo rimanere la stessa). In tal caso, possiamo aspettarci che anche le temperature continuino ad aumentare e questo non è sicuramente una buona cosa per noi. I modelli climatici, per inciso, tendono ad essere ottimisti nel senso che normalmente non sono in grado di descrivere il tipo di bruschi cambiamenti climatici che si verificano sotto forma di "Seneca Cliffs" che sono stati osservati in un passato remoto. Nella scienza del clima, sono spesso chiamati "punti critici climatici", attraversarne uno sarebbe sicuramente estremamente negativo per noi. Fra le altre cose, questi "punti critici" non esistono in epidemiologia, che studia sistemi sostanzialmente più semplici del clima terrestre. 

Detto questo, rimane il problema tipico dei modelli multiparametrici: quello di separare i ruoli dei parametri che hanno effetti simili sul sistema. I modelli climatici potrebbero sovrastimare il ruolo dei gas serra e sottovalutare gli effetti di raffreddamento dei processi metabolici dell'ecosistema, come sostenuto, ad esempio, in questo articolo da Makarieva et al. In tal caso, rischiamo di trascurare il ruolo di un fattore importante in ciò che stiamo vedendo.

Ma corriamo veramente il rischio di commettere gli stessi errori con la mitigazione del cambiamento climatico che sono stati fatti con il tentativo di appiattire la curva durante l'epidemia di Covid-19? Ossia, rischiamo di sconvolgere il tessuto sociale per un rischio sopravvalutato o per l'errata attribuzione delle cause del problema? Improbabile, e, in ogni caso, il lockdown da Covid non ha avuto praticamente nessun effetto climatico -- proprio come non ne ha avuti sulla diffusione del virus. Insistere con una misura che è stata dimostrata doppiamente inefficace vorrebbe dire raggiungere un grado di pubblica imbecillità anche superiore a quello della media degli esperti televisivi degli ultimi tempi. 

Ma comunque vada bisogna mantenere un atteggiamento aperto e accettare che, con i nuovi dati, i modelli debbano cambiare (che è esattamente quello che non è stato fatto con l'epidemia di Covid). L'unica cosa certa è che i disastri sono inevitabili se i sistemi complessi sono lasciati ai politici da gestire.




mercoledì 20 settembre 2023

Casa di Legno o Casa di Pietra? Tutte e due hanno le loro ragioni di essere

 


Un contributo di Saverio Aiolfi. Come personale commento, mi trovo in queste settimane intento a traslocare in una casa costruita nel '700. Con dei muri in pietra spessi 30 centimetri, questa vecchia magione ha una inerzia termica gigantesca, è un po' l'antitesi di quella di legno che descrive Aiolfi. Entrambe richiedono un certo adattamento alle condizioni climatiche esterne. entrambe hanno una loro logica che è il risultato di secoli di evoluzione. Sono molto diverse dalle case di oggi, pensate più come astronavi che isolano gli abitanti dai cambiamenti esterni. E spesso isolano troppo. Sono delle trappole mortali che trattengono tutti i veleni prodotti all'interno, come pure l'umidità. Insomma, più andiamo avanti, più facciamo errori. Ma leggetevi questa storia raccontata da Aiolfi. Certe volte si riesce anche a rimediare. 


Mi chiamo Saverio Aiolfi e abito nella bassa parmense, precisamente a Carzeto di Soragna.

Nell'ormai lontano 2006 ho deciso di dare vita al mio sogno di trasferirmi in campagna e costruire una casa che fosse il più possibile ecologica ma anche più economica di una casa in muratura (è sempre stata una mia convinzione, e lo è tutt'ora, che l'ecologia non deve essere una cosa per ricchi).

Ho quindi comprato un vecchio rustico da abbattere con un po' di terra intorno e ho iniziato a studiare il mondo delle case in bioedilizia.

Fin dall'inizio mi sono reso conto di quanto fosse una giungla quel mondo, tra metodi diversi di costruzione, materiali diversi utilizzati, prezzi molto più alti di quelli che mi aspettassi, e tantissimo marketing che fa leva sulla forma cercando di nascondere la sostanza.

Mi sono concentrato sulle case in legno, che ritengo essere la risorsa rinnovabile per eccellenza per realizzare edifici abitativi, e dopo quasi due anni di studi e più di venti preventivi chiesti sono riuscito a trovare una soluzione con un rapporto qualità/prezzo tra i migliori sul mercato e soprattutto con un costo inferiore ad una casa tradizionale (considerando i prezzi di costruzione della mia zona).

Purtroppo anche in questo settore come in praticamente tutti gli altri il marketing la fa da padrone, e questo porta troppo spesso a fare scelte che poi si rivelano sbagliate o non ottimali. L'unico modo per non farsi fregare dal marketing è metterci il tempo e l'impegno necessario per acquisire le competenze che servono a fare le scelte giuste, o quantomeno a ridurre gli errori il più possibile. Purtroppo la maggior parte delle persone non ha né il tempo né la voglia (e a volte nemmeno la capacità) di approfondire un determinato argomento ad un livello tale da diventare un piccolo esperto in materia, ma in seguito questa superficialità si paga in maniera spesso irreparabile.

Come metodo di costruzione ho scelto la blockhaus, in modo tale da avere tutte le pareti perimetrali portanti fatte da travi di legno bilamellare (dieci centimetri di spessore, e il fatto che sia bilamellare conferisce maggiore resistenza e stabilità alla casa rispetto al “vecchio” tronco singolo), poi chiaramente c'è anche la coibentazione (fibra di legno, altri dieci centimetri di spessore) e il rivestimento interno in perlinato. Il legno è padrone assoluto.

Questo tipo di parete, assieme al tetto coibentato allo stesso modo e ventilato, permette di ottenere un edificio in classe energetica A1.

Le pareti fatte in questo modo sono inoltre naturalmente traspiranti, il che non solo garantisce un ottimo comfort abitativo, ma impedisce anche la formazione di ristagni di umidità e quindi di muffe.

In pratica viene coniugato un metodo di fabbricazione antico con i progressi della tecnologia per ottenere dal legno il meglio come materiale da costruzione.

A volte mi capita di parlare con persone che mi dicono di aver fatto anche loro una casa ecologica e ad alta prestazione energetica, poi quando chiedo informazioni sulla tipologia scelta c'è quasi sempre da mettersi le mani nei capelli.

Sono quasi tutte case “all'americana”, con una sottile intelaiatura in legno che fa da struttura portante e poi tutto il resto sono materiali isolanti (la maggior parte delle volte di bassa qualità e non certo ecologici come polistirene, lana di vetro, lana di roccia) e rivestimenti in cartongesso o intonaci sigillanti che rendono la casa una scatola che non respira.

Io le chiamo “le case di cartapesta”.

Gli unici reali vantaggi sono i bassi consumi e l'elevata classificazione energetica (da B in su). Purtroppo i mass media parlano solo di questi ultimi aspetti dato che sono quelli a più alto impatto emotivo e di maggiore facilità comunicativa tralasciando totalmente gli aspetti più tecnici; la gente si ferma alla superficie e il marketing ha gioco facile nel vendere delle case che sono destinate a durare pochi decenni e poi devono essere demolite.

Io ho preferito pensare al futuro, non solo mio ma anche di chi verrà dopo di me.

Tornando a noi, nell'estate del 2009 è iniziata la costruzione, e pochi mesi dopo ero già nella mia nuova casa, quindi i tempi di costruzione sono stati brevissimi.

Oltre ad essere al 100% ecologica è anche al 100% elettrica, alimentata da pannelli fotovoltaici e con impianto di riscaldamento / raffrescamento / acqua calda sanitaria a pompa di calore.

In quegli anni praticamente nessuno progettava case unendo tutti questi elementi, e le persone con cui ne parlavo facevano facce molto perplesse mentre ascoltavano il mio racconto. Alcuni hanno anche cercato di dissuadermi sottolineando i rischi di andare incontro all'ignoto facendo cose che quasi nessuno faceva, però le idee in testa erano chiare e soprattutto supportate da una conoscenza approfondita della materia. E poi nella mia vita ho sempre fatto scelte controcorrente.

I vantaggi si sono visti fin da subito, e vanno ben oltre la soddisfazione di aver costruito qualcosa di totalmente ecologico e alimentato solo con energia rinnovabile.

La spesa annua per l'energia ammonta in media a 200 euro, quindi praticamente niente. Il conteggio è fatto considerando sia quello che spendo per prelevare dalla rete elettrica nazionale l'energia che mi serve quando i pannelli non producono, sia quello che ricavo immettendo nella rete l'energia che non uso quando i pannelli producono più di quello che mi serve.

Considerando che produco in media sette megawatt all'anno e ne consumo in media circa 5 e mezzo, dovrei in realtà essere in guadagno, ma purtroppo lo scambio sul posto non è un reale scambio: ciò che immetto in rete mi viene pagato in base al PUN (prezzo unico nazionale), vale a dire che mi viene pagata solo l'energia, mentre io in bolletta pago anche tutti i costi accessori, da qui la differenza.

Negli ultimi anni si stanno diffondendo le batterie di accumulo per immagazzinare l'energia prodotta dai pannelli e non usata in tempo reale. Personalmente credo che al momento (anno 2023) siano troppo costose e poco performanti e che quindi nonostante tutto sia ancora più conveniente rimanere allacciati alla rete elettrica nazionale, ma sono fiducioso che nei prossimi anni la tecnologia renderà conveniente anche la totale indipendenza energetica, se non altro per singole abitazioni o piccoli gruppi di esse.

Il comfort abitativo è nettamente migliore rispetto alle case in muratura, sia perché la parete traspirante fa in modo che l'umidità dentro casa si senta molto meno (grande vantaggio in pianura padana), sia perché viene trasmessa l'impressione di vivere dentro alla natura e non in un involucro artificiale.

La casa è inoltre naturalmente antisismica, per come è costruita. Questo aspetto non viene mai considerato perché si pensa che i terremoti tanto in pianura non ci sono, oltre al fatto che costruire antisismico costa tantissimo e quindi si scarta a prescindere; qui invece è tutto compreso nel prezzo.

In definitiva devo dire che fare una casa di questo tipo è stata una delle decisioni migliori che ho preso nella mia vita.

Per ulteriori approfondimenti si può leggere il blog https://laveracasadilegno.wordpress.com/ nel quale ho caricato tantissime foto e raccontato molti più dettagli in vari articoli.

Negli anni ho inoltre continuato a tenermi aggiornato sulla materia e di conseguenza esperienza e competenze sono aumentate e migliorate, tanto che oggi potrei realizzare qualcosa di ancora migliore.

Quasi quasi la vendo e ne faccio un'altra! :-)

giovedì 14 settembre 2023

Geoingegneria: l'ultima scommessa del genere umano

Chi riesce a leggere le scritte sui muri carbonizzati delle case di Lahaina comincia a capire che la situazione climatica ha preso una brutta piega. Tuttavia, la reazione del pubblico è stata principalmente quella del tizio con la cravatta rossa a sinistra dell'illustrazione di Tol. Potremmo chiamarlo "il paradosso di Tol:" Le persone odiano le cose che gli fanno bene. Eppure, quel tipo di reazione sta dominando il dibattito sui social media e negli ambienti politici di destra. Data la situazione, è possibile che i poteri costituiti passino a un nuovo piano d'azione. Il "Piano C", basato sulla geoingegneria.


Negli ultimi decenni, l'idea di agire per contrastare i danni arrecati all'ecosistema dalle attività dell'uomo si è mossa lungo almeno due fasi progettuali. 

"Piano A": Accordi globali. Già nel 1972 lo studio "The Limits to Growth" proponeva una possibile procedura. Consisteva nel trovare accordi governativi globali per attuare azioni per ridurre le emissioni. L'impronta di queste prime idee è visibile tuttora nelle COP (conferenze delle parti), iniziate nel 1995 a Berlino. Ma, dopo quasi trent'anni, vediamo che questo approccio non può funzionare. I governi tendono ad agire secondo le istruzioni dei loro sponsor, tipicamente lobby industriali che non hanno alcuna intenzione di consentire ai loro rappresentanti di firmare la loro condanna a morte. Ed è proprio questo il tentativo di azzerare le emissioni: un attacco diretto alla lobby dei combustibili fossili. Come ci si aspetterebbe, hanno reagito con una strategia di ritardare, minimizzare e occasionalmente demonizzare i loro avversari. Finora hanno avuto successo. Non ci sono prove che i vari trattati negoziati alle COP abbiano influito in modo significativo sulle emissioni; al massimo hanno generato un diffuso greenwashing che non ha fatto male a nessuno ma non ha fatto nulla di utile.

"Piano B" La transizione. L'idea ha preso forma in tempi recenti quando la drastica riduzione del costo delle energie rinnovabili ha portato all'idea che l'eliminazione graduale dei combustibili fossili non fosse un sogno per hippy ma una possibilità reale. La crescita rapida della produzione di energia rinnovabile negli ultimi anni ha dato concretezza a questa idea. Quindi, il piano era (ed è tuttora) che non dobbiamo preoccuparci troppo di ciò che la gente pensa del cambiamento climatico. Potrebbero credere che sia una bufala, ma accetteranno energia a basso costo, aria pulita, acqua pura, ecc. Quindi, eliminiamo i combustibili fossili e tutto andrà bene. 

Ora ci rendiamo conto che anche se il Piano B è perfettamente possibile, ha problemi fondamentali. Il primo è lo stesso dei trattati globali: sostituire i combustibili fossili significa distruggere l'industria dei combustibili fossili, e non ci si può aspettare che la prendano allegramente. Sembrano prendere sul serio la minaccia e una delle contromisure è una campagna di pubbliche relazioni contro tutto ciò che può essere definito "verde".

Il successo della campagna di denigrazione si basa in gran parte su come il pubblico ha perso la fiducia nella scienza dopo la cattiva gestione della crisi del Covid. Il risultato è un intero ecosistema di vermi memetici che si nutrono del cadavere di quella che una volta era la credibilità del meme chiamato "scienza". Ha anche dato vita e sostanza al "Paradosso di Tol" espresso nell'immagine all'inizio di questo post. Il dibattito sui social media ci mostra la rabbia incandescente diffusa contro tutto ciò che può essere visto come "verde". Proposte che fino a pochi anni fa sembravano del tutto innocenti, dall'isolamento domestico alle cucine a induzione, ora sono viste come trucchi diabolici progettati per schiavizzarci o ucciderci.

Gli scenari più ottimistici mostrano che le rinnovabili potrebbero portare le emissioni a zero entro il 2040-2050, ma solo per un accordo globale concertato per dedicare grandi quantità di risorse alla transizione. Visto il forte contraccolpo contro le rinnovabili e le cose green in generale, difficilmente si potrà ottenere un simile accordo nel prossimo futuro. Al contrario, è perfettamente possibile che alcuni governi lavoreranno attivamente per rallentare o addirittura invertire la penetrazione delle energie rinnovabili nel mix energetico mondiale. Lo stiamo già vedendo accadere, per esempio in TexasAnche se fosse possibile eliminare gradualmente i fossili entro - diciamo - il 2040, potrebbe essere comunque troppo tardi per salvare l'ecosfera così come la conosciamo.

Piano C. Geoingegneria o "L'Ave Maria delle élite". I membri delle élite mondiali non sono più intelligenti della gente comune, almeno in media. Ma alcuni di loro cominciano a vedere che hanno un grosso problema. Veramente molto grossoSicuramente sono meglio equipaggiati della gente comune per sopravvivere durante il caos che li attende. Ma se le cose si mettono davvero male, non c'è alcuna garanzia che anche i miliardari sopravviveranno. 

Consideriamo ora che le élite hanno poteri decisionali al di là di qualsiasi cosa la gente comune possa fare. Pensate alla guerra in Ucraina; la gente comune è stata consultata? No. Nella migliore delle ipotesi, gli è stato detto chi dovevano odiare; nel peggiore dei casi sono stati arruolati e mandati in trincea. E questo è tipico di come le élite mondiali gestiscono le risorse: investendo centinaia di miliardi di dollari in attività che non avvantaggiano nessuno tranne le lobby industriali. 

Ma si noti anche che le élite, non importa quanto potenti, non sono un gruppo affiatato che si riunisce nel seminterrato della casa di Bill Gates per adorare il demone Baphomet. Sono una galassia di lobby che spingono in direzioni diverse per fare soldi con i loro prodotti: guerre, droga, carburanti, eccetera. Quindi, difficilmente possono gestire il tipo di piano globale che sarebbe necessario per ridurre le emissioni a zero in pochi anni. L'industria del petrolio e del gas da sola ha un budget dell'ordine di diversi trilioni di dollari, circa il 3%-5% del PIL mondiale. Nessuna lobby è abbastanza potente da contrastarli. Anche bombardarli servirebbe a poco perché i motori dei bombardieri funzionano con combustibili fossili. 

Tuttavia, è possibile agire sul cambiamento climatico con budget molto inferiori. Qui ci imbattiamo nella temuta parola "geoingegneria" (1), spesso considerata equivalente a un sacrilegio contro la Dea Gaia in persona. Tuttavia, non possiamo dimenticare che gli esseri umani hanno controllato l'ecosistema da quando hanno imparato ad accendere il fuoco; poche centinaia di migliaia di anni fa. Ma non discutiamone. Il punto è che è possibile agire sul clima con tecnologie come la gestione della radiazione solare (SRM) per costi che possono essere inferiori a 100 mld$ ( Vedi Sovacool 2021 ) (2). Questo è un costo inferiore a quello della guerra in Ucraina. Le lobby hi-tech, come l'industria aerospaziale, potrebbero essere in grado di ottenere questo tipo di sostegno finanziario dal governo. 

Questo "Piano C" presenta numerosi vantaggi rispetto ai piani precedenti. Uno è che non deve essere internazionale. È come iniziare una guerra; hai bisogno solo di una parte per decidere che dovrebbe iniziare. Allo stesso modo, un singolo paese potrebbe avviare un piano SRM globale. Immaginiamo che la Cina, da sola, decidesse di collocare specchi nello spazio per ridurre l'irraggiamento solare. Difficile immaginare che qualcuno possa fermarli. Lo stesso vale per gli Stati Uniti o anche solo per la California. Anche Elon Musk o Bill Gates, da soli, potrebbero impegnarsi in un simile piano.  

Un altro vantaggio del "Piano C" è che non si scontra direttamente con gli interessi dell'industria dei fossili. Li lascia liberi di impegnarsi nel greenwashing mentre continuano a produrre combustibili fossili, proprio come hanno fatto finora. Quindi, non hanno motivo di impegnarsi contro l'idea della geoingegneria. Non danneggia nemmeno l'emergente lobby delle energie rinnovabili, che può avere tempo sufficiente per costruire un'infrastruttura in concorrenza con la lobby dei combustibili fossili. È vero che, in questo momento, il pubblico ha un atteggiamento fortemente negativo nei confronti del meme "geoingegneria". Ma questo può essere rapidamente cambiato da una campagna di pubbliche relazioni ben gestita. 

Infine, si noti che il Piano C ha lo stesso vantaggio del Piano B in quanto non è necessario convincere tutti quanti che il cambiamento climatico esiste ed è una brutta cosa. Potrebbe anche essere implementato senza dire nulla a nessuno tranne che ai più alti livelli di governo. Supponiamo che la luminosità del sole diminuisca di circa l'1%-2% (è tutto ciò che serve). Ce ne accorgeremmoNo. Allora, non ci accorgeremmo che qualcuno stia mettendo degli specchi nello spazio? 

Nota che NON sto dicendo che la geoingegneria, e l'SRM in particolare, ci salveranno (e NON sto dicendo che le scie chimiche esistono e sono un piano del governo per sterminarci! (2), (3)). Il sistema climatico fa parte dell'ecosistema ed è un sistema complesso difficile da riparare con misure semplici. Alcune forme di geoingegneria sono come saltare da una finestra per scappare da un edificio in fiamme. La tua probabilità di sopravvivenza va da zero a poco sopra lo zero. Ma chi lo sa? Potresti atterrare su qualcosa di morbido. (4)

Quello che sto dicendo qui è che la porta è aperta per una spinta importante nella direzione della geoingegneria da parte di determinate lobby nazionali o internazionali. E credo che lo vedremo accadere presto. Se accadrà, sarà inarrestabile, di sicuro non per niente che la gente comune possa fare. È uno sforzo che potrebbe ritorcersi contro chi ci si è impegnato, ma è qui che ci troviamo. Come sempre, il futuro ha modi per gestirsi le cosei senza considerare ciò che gli umani gracili pensano che dovrebbe fare. 

_______________________________________________________

Appunti: 

1. Esistono diverse tecnologie di geoingegneria. Uno relativamente a basso costo è il rimboschimento. Farebbe molto per raffreddare il pianeta, anche se non abbiamo dati quantitativi che ci dicano se potrebbe compensare l'aumento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera. Ha il vantaggio di non danneggiare direttamente la lobby dei fossili e potrebbe essere accoppiato con un'espansione delle energie rinnovabili che renderebbe il legno inutile come combustibile. Va da sé che una forte spinta verso i biocarburanti ritenuti "verdi" (come sostenuto da alcuni governi ) significherebbe la morte per le foreste del mondo e probabilmente anche per l'umanità

2. È notevole come l'idea della geoingegneria abbia generato alcuni strani memi sul Web, con quello sulle "scie chimiche" particolarmente resistente. È così testardo e così sciocco che ci si chiede se possa far parte di un piano per screditare l'opposizione alla geoingegneria. Se così fosse, confermerebbe che è in preparazione un'importante spinta in quella direzione. O, forse, che sia già in corso un piano di geoingegneria: chi lo sa?

3. Alcune persone sono preoccupate per i "blocchi climatici" messi in atto dalle élite malvagie. Mi sembra improbabile. I blocchi si sono rivelati inefficaci per quasi tutto, incluso l'impatto sulla curva di crescita della CO2. Inoltre, nessuno fa soldi con i blocchi, quindi perché preoccuparsi di nuovo con loro? 

4. Potrebbe esserci un "Piano D" se anche il Piano B fallisce? Forse, ma devi pensare a qualcosa come un  Gotterdammerung del mondo reale suonato sulle melodie della musica di Wagner. 


martedì 22 agosto 2023

Addio al Pianeta Terra? Dall’autocompiacimento al panico



Il 2022 è stato l’anno che ha visto la conferma che il riscaldamento globale non solo esiste ma sta avanzando a un ritmo accelerato. Di fronte a dati come questi, la reazione logica avrebbe dovuto essere quella di spingere a fare qualcosa per evitare il peggio. Tuttavia, il risultato è stato opposto: le persone hanno ignorato questi dati o li hanno liquidati come una truffa. È un problema memetico. Figura da Ballester et Al. 2023.


La saggezza convenzionale sul clima era che il pubblico avrebbe gradualmente capito la gravità della minaccia climatica a causa dei suoi effetti sempre più evidenti: temperature più elevate, scioglimento dei ghiacci, eventi catastrofici e simili. Quindi, tutti avrebbero chiesto a gran voce che si facesse qualcosa al riguardo. 

Non sta succedendo. Ecco alcuni dati recenti di Gallup per gli Stati Uniti. La situazione non è molto diversa negli altri paesi. 


Al momento, siamo allo stesso livello di preoccupazione di 20 anni fa e i record della temperatura del 2022 e del 2023 non hanno avuto alcun impatto sulla percezione pubblica. Al contrario, da quanto si legge sui social, hanno generato una forte controreazione tra un gran numero di persone che sostengono che sia tutta una truffa per schiavizzarli. 

Quindi la saggezza convenzionale era sbagliata: non possiamo convincere gradualmente le persone che esiste un problema legato al clima. Ma potrebbe esserci un’altra possibilità: quella di un cambiamento improvviso nella percezione del pubblico generata da un evento spettacolare.

Può succedere. Nel 2020, in un paio di mesi, il pubblico è passato da un livello di preoccupazione sostanzialmente pari a zero per le infezioni virali a una percezione quasi universale di una minaccia mortale rappresentata dal virus del Covid. Un altro esempio è l'attentato al World Trade Center di New York nel settembre 2001, che ha improvvisamente aumentato la percezione di una grave minaccia terroristica. Ce ne sono molti altri.

Indipendentemente dal fatto che le minacce fossero reali o meno, questi eventi possono essere descritti come  transizioni memetiche di fase  (il termine “meme” indica un insieme di idee che si sposta da una persona all'altra). Cioè, un cambiamento rapido e completo nelle opinioni di un gran numero di persone. 

Queste transizioni fanno parte del modo in cui funziona il cervello. Sono stati notati per prima volta, forse, da James Schlesinger quando ha affermato che "le persone hanno solo due modi di agire: compiacenza e panico". Anche il cervello di altre specie sembra funzionare allo stesso modo. Ecco il principio di Schlesinger all'opera con gli uccelli. 




Alcuni uccelli stanno cercando cibo in un campo. Un uccello vede qualcosa di sospetto, vola in alto e, in un attimo, tutti gli uccelli volano via. È una transizione memetica: non cambia nulla di fisico, solo lo stato mentale degli uccelli diventa dominato dal meme che dice: "Ehi, forse c'è un predatore in giro!"

Possiamo vedere nella figura l'andamento del numero di uccelli in volo in funzione del tempo utilizzando una funzione logistica.



Il meme Covid ha attraversato una fase di transizione simile nel 2020, durata circa due anni. Da notare come all'inizio seguiva una curva che assomiglia ad una logistica, poi ha oscillato per un paio d'anni attorno ad un plateau, prima di declinare verso la scomparsa.



Ma non esiste una transizione del genere se cerchiamo su Google Trends termini relativi al riscaldamento globale. Al contrario, vediamo un costante declino per il termine “riscaldamento globale” e un aumento marginale per “cambiamento climatico”. (c'è un picco nei dati creati da Google che inserisce "cambiamento climatico" nel banner del loro motore di ricerca. Non prendetelo in considerazione).

Ciò non significa che una transizione memetica non potrebbe avvenire per il clima, ma ci sono due domande da porsi : 1) Può davvero accadere? e 2) Se ciò accadesse, sarebbe una buona cosa? La mia opinione è che la risposta ad entrambe le domande sia “no”, ma vorrei procedere con alcune considerazioni. 

Prima di tutto, che tipo di evento climatico potrebbe spingere le persone a uscire dall’autocompiacimento e portarle al panico? Finora abbiamo assistito a numerosi eventi disastrosi correlati al cambiamento climatico, ma nessuno ha generato una transizione della percezione a livello mondiale. Il problema sembra essere che esistono forti " anticorpi memetici " che impediscono alle persone di essere colpite dal meme del riscaldamento globale. Quindi, gli incendi boschivi sono attribuiti a piromani pagati dalla cabala climatica, lo scioglimento del ghiaccio è visto come parte di cicli normali, le ondate di caldo sono descritte come “normale clima estivo”, l’aumento delle temperature a misurazioni errate o vere e proprie truffe, e simili. 

La crisi Covid iniziata nel 2020 potrebbe aver rafforzato e alimentato questi anticorpi memetici, anche se sicuramente esistevano già prima. Molte persone credono in un semplice sillogismo aristotelico che recita:
 
- Il Covid era una truffa
- Covid e cambiamento climatico sono la stessa cosa
- Pertanto, il cambiamento climatico è una truffa. 

Si potrebbe sostenere che, di queste due cose, una rappresentava una minaccia di bassa entità, mentre l’altra può potenzialmente distruggere la civiltà umana. Ma le leggi della memetica sfidano le considerazioni razionali. La maggior parte delle persone non riesce a ragionare in termini di dati, né a comprendere cose come le medie, le tendenze a lungo termine, le incertezze sperimentali e simili. Ragionano secondo il principio di Schlesinger: o è compiacimento o è panico innescato da qualche evento improvviso e spettacolare. 

Non è che una transizione memetica non possa avvenire per il clima, ma richiederebbe eventi davvero eccezionali. Considerando che l’opinione pubblica ha completamente ignorato le 60.000 morti causate dall’ondata di caldo del 2022 in Europa, ne consegue che solo qualcosa di molto peggio potrebbe causare la transizione. E nessuno sano di mente lo vorrebbe. 

Ma immaginiamo che qualche evento veramente estremo scateni il panico nella percezione pubblica. Ciò genererebbe un’azione efficace contro il riscaldamento globale? Può darsi, ma dall'esempio della crisi Covid possiamo dire che il panico non porta necessariamente a buone soluzioni a un problema. Con il Covid abbiamo visto mettere in pratica molte non-soluzioni e soluzioni deboli, così come di soluzioni che hanno peggiorato il problema. Tutti questi provvedimenti hanno avuto un forte impatto negativo sulla salute, la dignità e il benessere delle persone. 

Peggio ancora, abbiamo visto che un determinato intervento era stato messo in pratica, era impossibile invertire la decisione, indipendentemente da ciò che dicevano i dati e la ricerca. La crisi del Covid è stata gestita principalmente dai politici, e i politici operano secondo un regime binario in cui non possono cambiare idea per non essere accusati di essere deboli. Possiamo solo rabbrividire all’idea di cosa potrebbe accadere se la crisi climatica fosse gestita dalle stesse persone, utilizzando gli stessi metodi. 

Speriamo che non avvenga una transizione repentina perché potrebbe peggiorare una situazione già difficile. Ma questo significa che dovremo subire il destino della rana bollita? Non necessariamente. Molte cose possono accadere e probabilmente accadranno. Ma di questo parlerò nei prossimi post. 


domenica 18 giugno 2023

C'è abbastanza carbonio fossile nell'atmosfera per creare il riscaldamento globale? Lezioni da errori, interpretazioni errate e propaganda


Il grande olobionte chiamato "biosfera" scambia continuamente carbonio con altre parti del sistema terrestre: l'idrosfera e la geosfera. È un'affascinante sezione della scienza dell'atmosfera che, proprio come tutte le altre sezioni, è soggetta a fraintendimenti, errori e pura propaganda,   


Il clima terrestre è uno dei campi di studio più affascinanti al giorno d'oggi e se seiete interessati potete imparare qualcosa di nuovo ogni volta che vi imbattete in una nuova pubblicazione. Anche il cosiddetto "dibattito", per quanto parziale, può essere utile per imparare qualcosa non solo sulla scienza del clima, ma anche sulla psicologia umana. Vediamo un esempio partendo da un commento apparso di recente su twitter,



"Goggle Bob" si definisce "Ingegnere a cui piacciono i grafici finanziari tecnici (energia, metalli preziosi, materie prime, criptovalute); inoltre, uno studioso del sistema monetario"  .

Prima lezione appresa: le persone penseranno che qualcosa che non capiscono sia "un'ottima scienza" se concorda con i loro pregiudizi personali. 

Ora, andiamo all'articolo di Skrable et al  citato da Google Bob. Non è un documento facile da digerire, ma è un tentativo di quantificare la frazione di CO2 atmosferica che è il risultato della combustione di combustibili fossili. È tutto sbagliato, come vedremo tra poco, ma è una buona occasione per imparare qualcosa sulla fisica dell'atmosfera e sulla datazione degli idrocarburi.

Riguarda la "Suess Curve "; proposta da Hans Suess nel 1967. La curva riguarda la frazione dell'isotopo 14C contenuto nell'atmosfera in funzione del tempo. Il 14C è un isotopo instabile, ma è continuamente creato nell'atmosfera da una reazione dei nuclei di carbonio con i raggi cosmici, e la sua concentrazione può essere considerata approssimativamente costante, a parte le perturbazioni umane. Una di queste perturbazioni è la combustione di combustibili fossili. Poiché il 14C decade gradualmente nel tempo, quei materiali carboniosi che non vengono continuamente scambiati con l'atmosfera tendono a perderlo. Quindi, gli idrocarburi fossili, tipicamente vecchi di milioni di anni, contengono essenzialmente zero 14C, e la loro combustione dovrebbe ridurre la frazione di 14C. 

Quantificare questa quantità non è facile, ma il risultato finale è che i combustibili fossili hanno generato circa il 75% delle 145 ppm in più (da circa 280 a 425 ppm) di CO2 rispetto ai tempi preindustriali. Il resto è stato generato principalmente dalla deforestazione e dalla produzione di cemento. Un'altra conclusione è che solo il 45% circa del carbonio generato dai combustibili fossili rimane nell'atmosfera in questo momento; il resto è immagazzinato da qualche parte in vari serbatoi nell'oceano e nella biosfera. Questa è una storia che già conoscevo nelle sue linee principali, ma la discussione sull'articolo di Skrable et al. mi ha portato ad approfondire la questione. 

Seconda lezione appresa: la cattiva scienza può portarti a imparare qualcosa di buono. 

Ora, entriamo nei dettagli. Ad una prima lettura, l'articolo di Skrable et al. sembra legittimo. Per uno come me, non esperto di radiochimica atmosferica, il modo in cui è scritto l'articolo sembra avere un senso: ci sono stime, equazioni e conclusioni, tutte scritte nel gergo standard degli articoli scientifici. Ma il problema, grosso, sono le loro affermazioni secondo cui " la quantità di CO2 fossile di origine antropica nell'atmosfera nel 2018 rappresenta circa il 23% della quantità totale di CO2 di origine fossile di origine antropica che era stata rilasciata nell'atmosfera dal 1750" . Dicono anche che "" la concentrazione atmosferica, <CF(t)>, di CO2 derivata da fossili antropogenici nel 2018 è di 46,84 ppm. " E quello "la percentuale della CO2 totale dovuta all'uso di combustibili fossili dal 1750 al 2018 è aumentata dallo 0% nel 1750 al 12% nel 2018, decisamente troppo bassa per essere la causa del riscaldamento globale. " (grassetto mio)

Avete solo bisogno di conoscere gli elementi di base della scienza del clima per capire che l'affermazione finale è un segnale che c'è qualcosa di gravemente sbagliato. Oggi abbiamo circa 425 ppm di CO2 nell'atmosfera, che è circa 145 ppm in più rispetto alla concentrazione preindustriale di 280 ppm. Supponiamo che gli autori abbiano ragione nella loro stima (47 ppm di CO2 derivanti da combustibili fossili). Significa che ci sono circa 100 ppm di CO2 in più nell'atmosfera che NON sono il risultato della combustione di combustibili fossili. E da dove viene questa enorme quantità di carbonio? 

Dovremmo pensare che il totale di circa 300 ppm di CO2 emessa dalla combustione di combustibili fossili sia stata quasi interamente assorbito negli stock dell'ecosfera. E non solo: questa CO2 deve aver innescato un rilascio ingente di carbonio che era stato immagazzinato in alcuni giacimenti superficiali per breve tempo. Altrimenti, sarebbe impoverito in 14C e indistinguibile dal carbonio fossile. Difficile da credere, ma anche se fosse vero, l'attuale eccesso di CO2 sarebbe comunque un risultato indiretto della combustione di idrocarburi. Non importa come la si vede, l'affermazione che " la CO2 totale dovuta all'uso di combustibili fossili... è troppo bassa per essere la causa del riscaldamento globale". semplicemente non ha senso. Non è uno specifico isotopo del carbonio che genera riscaldamento; è la quantità totale. 

Da questo, gli autori fanno molto peggio quando affermano che " le conclusioni non supportate del predominio della componente fossile antropogenica della CO2 e le preoccupazioni del suo effetto sul cambiamento climatico e sul riscaldamento globale hanno gravi potenziali implicazioni sociali che impongono la necessità di misure correttive molto costose". "azioni che potrebbero essere mal indirizzate, attualmente non necessarie e inefficaci nel frenare il riscaldamento globale". In Italia abbiamo un modo di definire questo tipo di affermazioni come "fare pipì fuori dal vaso." Questi hanno dedotto decisamente troppo da una singola misura incerta, che poi risulta essere sbagliata. 

Terza lezione appresa: i cattivi articoli scientifici possono spesso essere identificati dalle loro affermazioni politicamente orientate.

Quindi, cosa c'era davvero che non andava nell'articolo di Skrab? Esaminare nel dettaglio un articolo scientifico denso di equazioni, numeri e tabelle è molto faticoso (e, in italiano, abbiamo un principio che descrive quanto sia poco gratificante, ma non lo riporto qui perché usa termini scatologici). In questo caso, però, c'è una chiara spiegazione fornita da  Andrews e Tans  che evidenzia gli errori banali che Skrab et al. fatto. 

Senza entrare nei dettagli, l'errore principale nell'articolo di Skrab è stato quello di trascurare l'effetto delle esplosioni nucleari nel creare una quantità extra di 14C, dando così l'impressione che la frazione di carbonio fossile nell'atmosfera sia inferiore a quella che effettivamente è. È più complicato di così, ma è sufficiente per individuare l'errore più evidente della storia. 

Quarta lezione appresa: una buona confutazione a un brutto articolo può insegnarti molto!

Ora, come può essere che un gruppo di scienziati con una buona reputazione nel loro campo scelga di occuparsi di un argomento che non conoscono e finisca per rendersi ridicolo? Può succedere che una rivoluzione scientifica provenga da nuovi arrivati ​​nel campo; per esempio, quando Galileo dimostrò che i pianeti non potevano muoversi perché spinti dagli angeli, diede un contributo fondamentale a un campo che non era il suo; la teologia. Ma è raro. Fare la figura dei fessi è molto più comune. Potrebbe essere facilmente evitato con un minimo di umiltà: prima di pubblicare un articolo, perché non sottoporlo prima agli esperti del settore? Ciò non significa che gli esperti abbiano sempre ragione, ma possono indicare gli errori che uno commette facilmente se è un dilettante. Tuttavia, succede sempre così.

Quinta lezione appresa: gli scienziati possono essere accecati dalle loro idee preconcette proprio come chiunque altro. 

Per concludere, come avrete immaginato, l'affermazione che " la CO2 totale dovuta all'uso di combustibili fossili... è troppo bassa per essere la causa del riscaldamento globale". sta facendo il giro dei social media, segnalato da persone che non si sono sforzate di capire perché sia ​​stato pronunciato, né perché sia ​​sbagliato. E così vano le cose. 

Sesta (e ultima) lezione appresa: la politica ha sempre la meglio sulla scienza nel dibattito.  


domenica 11 giugno 2023

Che Pena il Dibattito sul Clima


Dal "Fatto Quotidiano" del 24 Maggio 2023


Il disastro dell’Emilia-Romagna ha generato un’accesa discussione fra quelli che lo attribuiscono al cambiamento climatico e quelli che lo danno come dovuto alla cementificazione o ai verdi che non vogliono tagliare gli alberi. E’ parte del dibattito sul clima che, purtroppo, è degenerato in una polemica assai semplificata, per non dir di peggio. Oltre ad accusare (o scagionare) il CO2 per i fenomeni estremi, non c’è molto di più che ragionamenti sul fatto che “il clima è sempre cambiato,” e vaghi discorsi sugli elefanti di Annibale, o le Alpi prive di ghiaccio nel Medio Evo. E da questo se ne dovrebbe dedurre che il cambiamento non è colpa dell’uomo e non azzardatevi a togliermi la mia suv. Dall’altra parte, si tende a liquidare le obiezioni parlando di “negazionismo” (termine che non uso e che suggerirei a tutti di non usare) e con il concetto che “il 99% degli scienziati è d’accordo, e allora tacetevi”.

E’ un peccato che il dibattito sul clima si sia ridotto a questo basso livello. Ma è un fatto che la politica vuole certezze; pochi e semplici concetti in bianco e nero. Invece, la scienza (quella vera, non quella dei televirologi) tende sempre a sfumature di grigio. Questo è vero in particolare per la scienza del clima; una faccenda complessa e incerta, ed è proprio questo che la rende così affascinante. Forse anche i negazionisti… (oops, scusate, mi è sfuggito!) la troverebbero affascinante se avessero voglia di fare uno sforzo per capirla.

Su questo punto, vi posso raccontare di qualche sviluppo recente. Per cominciare, c’è un articolo in preparazione di James Hansen e altri che fa il punto su quello che si sa sul clima degli ultimi 66 milioni di anni, il periodo chiamato “Cenozoico”. Quello, per intendersi, dei mammiferi dopo l’estinzione dei dinosauri. E, per la felicità di quelli che dicono che “il clima è sempre cambiato”, beh, è proprio vero: all’inizio del Cenozoico le temperature erano qualcosa come 10-12 gradi più alte di oggi. Era un mondo diverso, senza ghiacci ai poli, con il livello del mare più alto di circa 60 metri rispetto all’attuale, e molte altre cose.

Il punto è, tuttavia, che il clima non cambia per caso. Ci sono delle ragioni che lo destabilizzano ed è questo il soggetto dell’articolo di Hansen. Viene fuori che siamo oggi in condizioni di concentrazioni di gas serra tali che a lungo andare potremmo tornare alle condizioni dell’inizio del Cenozoico; ovvero 10 gradi in più di temperatura, con gli annessi 60 metri di innalzamento del livello del mare. Non succederà a breve scadenza ma, quantomeno, è una strada un po’ pericolosa quella che abbiamo preso.

C’è poi di un altro articolo recente, che studia un argomento complementare, ovvero i fattori che tendono a stabilizzare il clima. Anche qui, leggiamo una storia affascinante: sono questi fattori che hanno reso possibile la sopravvivenza della vita terrestre per miliardi di anni. Questo studio è una conferma della cosiddetta “Ipotesi Gaia” presentata tempo fa da Lynn Margulis e James Lovelock. Ma non facciamoci troppe illusioni: sono fenomeni molto lenti se confrontati con l’esistenza umana. Su scale di tempi relativamente brevi – meno di qualche migliaio di anni – non compenseranno la perturbazione antropogenica attuale.

Per finire, un cenno a un articolo al quale ho contribuito anch’io sul ruolo delle foreste nella regolazione del clima e dell’umidità atmosferica. Viene fuori che le foreste stabilizzano sia il clima come le precipitazioni quando sono in buona salute e potrebbero avere un effetto benefico nell’evitare disastri come quello recente in Emilia-Romagna. Ma, anche qui, l’azione umana in termini di tagli indiscriminati e cementificazione ha fatto danni.

Tutte queste cose sono affette da inevitabili incertezze e risultano incomprensibili da chi vede il mondo in bianco e nero, come è normale nel dibattito politico. Ma, nel dubbio, io prenderei qualche precauzione. Oltre alle cose che già sappiamo su come combattere il riscaldamento globale, io lascerei anche le foreste in pace e ne pianterei di nuove.

lunedì 24 aprile 2023

Perché non si riesce mai a cambiare niente prima che sia troppo tardi?



Il sottoscritto, Ugo Bardi, in una recente intervista ad una tv locale. da notare la t-shirt "Limits to Growth" e, come spilla, il logo ASPO-Italia.


Qualche giorno fa sono stato invitato a un dibattito su una TV locale sulla transizione energetica. Mi sono preparato raccogliendo dati. Avevo intenzione di portare all'attenzione dei telespettatori alcuni studi recenti che hanno mostrato quanto sia urgente e necessario allontanarsi dai motori convenzionali, tra cui un recente articolo di Roberto Cazzolla-Gatti(*) che mostra come la combustione dei combustibili fossili sia una delle principali cause di tumori in Italia.

E poi ho avuto una piccola epifania nella mia mente.

Mi sono visto dall'altra parte della telecamera, apparire sullo schermo nel soggiorno di qualcuno. Mi sono visto come un altro di quei professori dai capelli bianchi che dicono agli spettatori: "C'è un grave pericolo davanti a noi. Dovete fare come dico io, o ne seguirà il disastro".



Non funziona.

Potevo vedermi apparire alla gente più o meno come uno dei tanti virologi televisivi che hanno terrorizzato la gente con la storia del Covid negli ultimi tre anni. "C'è un grave pericolo causato da un virus misterioso. Se non fate come vi dico, ne seguirà il disastro."

Hanno spaventato molto la gente, ma solo per un po'. E ora la stupidità dei virologi televisivi, Tony Fauci e gli altri, getta un'ombra sulla validità generale della scienza. Di conseguenza, ora vediamo un'ondata di anti-scienza spazzare via la discussione portando con sé i relitti di decenni di leggende. Falsi allunaggi, terremoti come armi, com'era verde la Groenlandia ai tempi di Erik il Rosso, e non sai che il clima è sempre cambiato? Inoltre, Greta Thumberg è una stronza.

Ma non è tanto colpa dei virologi televisivi, sebbene loro abbiano fatto la loro parte nel creare il danno. È il sistema decisionale umano che funziona in modo perverso. Più o meno funziona così:

  • Gli scienziati identificano un grave problema e cercano di avvertire le persone al riguardo.
  • Gli scienziati vengono prima demonizzati, poi ignorati.
  • Non si fa nulla per risolvere il problema.
  • Quando si scopre che l'avvertimento era corretto, è troppo tardi.

Vi ricordate la storia del ragazzo che gridava "al lupo" ? Sì, funziona esattamente così nel mondo reale. Uno dei primi casi moderni nella storia reale è stato quello de "I limiti dello sviluppo" nel 1972.

  • Un gruppo di scienziati sponsorizzati dal Club di Roma ha scoperto che la crescita sfrenata del sistema economico globale ne avrebbe portato al collasso.
  • Gli scienziati e il Club di Roma furono demonizzati, poi ignorati.
  • Non è stato fatto nulla per risolvere il problema.
  • Ora che stiamo scoprendo che gli scienziati avevano ragione, il collasso sta già iniziando.

Più di recente, abbiamo visto come,

  • Gli scienziati hanno cercato di allertare le persone sui pericoli del cambiamento climatico.
  • Gli scienziati sono stati demonizzati e poi ignorati.
  • Nulla è stato fatto per il cambiamento climatico.
  • Quando si scoprì che l'avvertimento era corretto, era troppo tardi. (lo è).
Ci sono molti altri esempi, ma funziona quasi sempre così. Al contrario, quando, per qualche motivo, le persone prestano attenzione all'avvertimento, i risultati potrebbero essere anche peggiori, come abbiamo visto con l'epidemia di Covid. In tal caso, puoi aggiungere una riga 1b all'elenco che dice "le persone si spaventano e fanno cose che peggiorano il problema". Dopo un po', subentra la linea 2 (gli scienziati sono demonizzati) e il ciclo va avanti.

Allora, quali sono le conclusioni? Il principale, direi, è:

Evitare di essere uno scienziato dai capelli bianchi che lancia avvertimenti su gravi pericoli da uno schermo televisivo.

Allora, cosa dovresti dire quando appari in TV (e ti capita di essere uno scienziato dai capelli bianchi)? Buona domanda. La mia idea per quell'intervista televisiva era di presentare il cambiamento come un'opportunità piuttosto che come un obbligo. Ero pronto a spiegare come ci siano molti modi possibili per migliorare la qualità della nostra vita allontanandoci dai combustibili fossili.

Com'è andata? È stato uno dei migliori esempi che ho sperimentato nella mia vita della validità generale del principio che dice: "Nessun piano di battaglia sopravvive al contatto con il nemico". L'intervista si è rivelata un tipico agguato televisivo in cui il conduttore mi ha accusato di voler gettare tutti quanti sul lastrico portando via alla gente le loro auto e le loro stufe a gas, di cercare di avvelenare il pianeta con batterie al litio e di promuovere lo sfruttamento del 3° mondo per le miniere di coltan. 

Non l'ho presa in modo gentile, come vi potete immaginare. L'intervista è diventata conflittuale ed è rapidamente degenerata in una rissa verbale. Non vi passo un link all'intervista; non è così interessante. Inoltre, era tutto in italiano. Ma potete avere un'idea di come vanno queste cose da un'imboscata simile contro Matt Taibbi su MSNBC . Cosa hanno pensato gli spettatori? Spero che abbiano cambiato canale. 

Alla fine. Sono solo sicuro che se qualcosa deve succedere, accadrà.



(*) L' articolo di Roberto Cazzolla-Gatti sugli effetti cancerogeni della combustione è davvero impressionante. Leggetelo, anche se non siete catastrofisti imparerete molte cose.

(**) CJ Hopkins offre alcuni suggerimenti su come comportarsi quando si è sottoposti a questo tipo di attacco. Dice che dovresti rifiutarti di rispondere ad alcune domande, rispondere con più domande, evitare di prendere sul serio l'intervistatore e cose del genere. È sicuramente meglio che cercare soltanto di difendersi, ma è estremamente difficile. Non era la prima volta che affrontavo questo tipo di agguato, ma quando sei nel fuoco incrociato hai poche o nessuna possibilità di evitare una sconfitta memetica.


sabato 14 gennaio 2023

Qualcosa sta andando storto nella testa della gente. Sarà colpa della farina di insetti?


Non so cosa ne pensate voi, ma qui c'è qualcosa che decisamente non va. State a sentire Maurizio Gasparri che, in un discorso al senato, tira fuori che la guerra di Crimea fu nel 1861-63 (invece fu dal 1853 al 1856), che l'Italia allora non c'era (ma nel 1861, l'Italia c'era!!), e che fu combattuta dal "Regno di Piemonte" (che si chiamava, invece, "Regno di Sardegna"). Gasparri si è poi scusato parlando di un "lapsus". Certo, alle volte uno si può sbagliare, ma che un senatore della repubblica in un discorso ufficiale dica che lo stato italiano non esisteva proprio nell'anno in cui fu creato, il 1861, è leggermente preoccupante.  

Da quello che si vede nel filmato, sembra che Gasparri parlasse "a braccio", anche se aveva in mano delle note o degli appunti. Quindi, non possiamo dare la colpa a quelli che gli hanno scritto il discorso.  Gasparri ha 66 anni, non abbastanza per pensare a un inizio di demenza senile. Che cosa allora? Sarà per caso la farina di grillo (*) che ha strani effetti sulla mente umana?

E non è solo il caso di Gasparri. Leggetevi un post recente sul blog di Nicola Porro, dove Franco Battaglia si ingegna a demolire da solo un secolo di lavoro da parte di migliaia di climatologi esperti. E lo fa buttando giù qualche equazione a modo suo, sbagliando tutto (**). Fra l'altro, dimenticandosi di un esponente alla quarta potenza della temperatura che ha corretto soltanto quando un lettore glie lo ha fatto notare. E pensare che l'equazione corretta del clima l'aveva sviluppata per primo Svante Arrhenius, nel 1896, che era un chimico fisico proprio come Battaglia. Adesso, Arrhenius si starà rigirando nella tomba a pensare a cosa ha combinato un suo discendente intellettuale. Non sarà mica che anche Battaglia ha mangiato un po' di biscotti alla farina di grillo? 

Per non parlare della serie incredibile di fesserie che i televirologi e i politici ci hanno raccontato durante la pandemia. Vi ricordate di quella che diceva "distanti oggi per riabbracciarci domani"? Lo diceva Giuseppe Conte. Ci avevano detto che i lockdown dovevano durare al massimo due settimane. O quella dell'anno scorso di Enrico Letta che ci diceva che "in qualche giorno le sanzioni economiche porteranno al collasso l'economia russa"?

Non sappiamo le ragioni, ma mi sembra che la quantità di gente che parla a vanvera stia aumentando in modo preoccupante -- forse addirittura esponenziale, come si diceva del Covic. Basta solo leggere i commenti all'articolo di Franco Battaglia per rendersene conto. E la tendenza era cominciata anche prima che venisse di moda la farina di grilli. Qualunque cosa stia succedendo, speriamo bene, perché qui mi sa che stia andando sempre peggio. 


____________________________________________________

(*) Per quelli che non sanno cos'è la farina di grillo, è una roba che va molto di moda adesso come additivo proteico agli alimentari, e c'è chi dice che ha effetti deleteri sulla salute mentale. 

(**) So che qualcuno di voi si domanda cosa ha sbagliato esattamente Franco Battaglia nel suo articoletto. Diciamo che è un tale guazzabuglio di cose sbagliate e strampalate che non sai dove cominciare a metterci le mani. Ma proviamoci, solo per divertimento. L'errore principale è quando lui tira fuori un'equazione che attribuisce all'IPCC e la scrive come ΔG = 5.67ΔT + 342Δa. Non si sa dove l'abbia tirata fuori (ah... il fastidio di linkare alle proprie sorgenti di informazione, che barba!), ma se guardate dove la faccenda viene descritta, troverete che l'equazione corretta è ΔG = 3.22ΔT. (Δa si può prendere come uguale a zero in prima approssimazione). Dato che un raddoppio della concentrazione di CO2 porta a una forzante di 3.7 W/m2, ne consegue un aumento di temperatura di circa 1.2 C. Questa stima però non tiene conto dell'effetto del vapore acqueo, un gas serra anche quello, per cui il coefficiente di ΔT è più piccolo (o, se preferite, la forzante climatica è più grande). Il risultato è un aumento di temperatura stimato di circa 3 gradi, che va abbastanza d'accordo con i risultati dei modelli climatici dettagliati e con i dati sperimentali. Ma siccome Battaglia non ha capito il ruolo del vapore acqueo, i conti non gli tornano e lui attribuisce la discrepanza all'effetto dell'albedo, che però è tutta un'altra cosa. Alla fine, Battaglia sostiene che "sembra che all’Ipcc abbiano seri problemi con la fisica elementare!" Ma non è l'IPCC che ha questi problemi, è proprio lui, Franco Battaglia, che ce li ha. Per non parlare di molte altre cose nell'articolo che non stanno né in cielo nè in terra, ma lasciamo perdere e godiamoci qualche biscottino di farina di grillo per rilassarci.