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sabato 15 novembre 2014

I trivellatori accumulano più debito che petrolio cercando fortuna nello scisto

DaBloomberg”. Traduzione di MR (h/t Luìs De Souza)

Nota: questo articolo è di circa un mese fa (8 settembre) ma il recente calo dei prezzi petroliferi lo rende ancora più attuale (UB)
 




Foto: Michael Friberg/Bloomberg Markets



Halcon Resources sta trivellando nello scisto di Tuscaloosa Marine. Lo strato di roccia, due miglia sottoterra, frammista a sabbia e detriti. La formazione si allunga dal confine occidentale della Louisiana al Mississippi sudoccidentale.

Floyd Wilson tamburella con le dita sul tavolo liscio della conferenza. Gli hanno appena chiesto, per una seconda volta, come ha reagito quando la sua Halcon Resources Corp. (HK) ha cancellato 1,2 miliardi di dollari dopo i deludenti risultati in due esplorazioni chiave. Wilson una volta ha detto agli investitori che la superficie potrebbe contenere l'equivalente di 1,2 miliardi di barili di petrolio. Fissa il suo interlocutore con i suoi occhi blu e si sporge in avanti. A 67 anni solleva 250 libbre (110 chilogrammi) e lo guarda. Fuori dalle ampie finestre della sua suite da dirigente al 67mo piano, Houston è immersa nel vapore del suo smog di luglio. Risponde, serio, con un'oscenità di una sillaba: “Vaff....”.


Foto: Michael Friberg/Bloomberg MarketsL'amministratore delegato di Halcon Resources Corp. Floyd Wilson ha venduto la sua compagnia precedente, Petrohawk Energy Corp., per 15,1 miliardi di dollari nel 2011. Sta inseguendo la sua prossima grande scoperta petrolifera con Halcon.
Wilson ha ragione a maledire, la rivista Bloomberg Markets ne riferirà nel suo numero di ottobre. Sul muro dietro di lui sono appesi dei certificati incorniciati delle quatrro compagnie energetiche pubbliche che ha messo in piedi nella sua carriera di 44 anni. La Petrohawk Energy Corp., che ha scoperto lo scisto di Eagle Ford, in questo momento la seconda formazione di petrolio più prolifica del paese. Ha venduto Petrohawk tre anni fa per 15,1 miliardi. Poi è venuta la Halcon. Da quando Wilson ha rilevato come presidente e amministratore delegato nel febbraio 2012, le quote della compagnia sono scese di circa la metà, scambiate a 5,67 dollari il 5 settembre. La Halcon ha speso 3,4 dollari per ogni dollaro guadagnato dalle operazioni nei 12 mesi fino al 30 giugno. Ciò è il massimo, ma 60 compagnie elencate dal Bloomberg Intelligence North America Independent E&P Valuation Peers index. La compagnia ha perso 1,4 miliardi di dollari in quei 12 mesi. Il debito di Halcon era di circa 3m2 miliardi di dollari il 5 settembre, o 23 dollari per ogni barile di petrolio di riserve provate, più di qualsiasi altro concorrente.

‘Ah’

Wilson va avanti imperterrito. “Cosa fate se avete torto? Andate a casa a piangere?” Scuote la testa.
“Ah”. Un decennio dentro al boom dello scisto che ha reso fracking una parola famigliare e Wilson un uomo ricco, i trivellatori che sostengono il sogno dell'indipendenza energetica statunitense. Mentre la produzione di petrolio tocca il record in 28 anni, gli investitori e i politici si stanno bevendo la visione di un rinascimento energetico interno.



Le compagnie stanno pagando un prezzo pesante per i guadagni. Come la Halcon, la maggior parte stanno spendendo soldi più in fretta di quanti ne facciano, una media di 1,17 dollari per ogni dollaro guadagnato nei 12 mesi finiti il 30 giugno. Solo sette delle ditte statunitensi elencate nell'indice di Intelligence E&P di Bloomberg hanno fatto in quel periodo più soldi di quello che gli è costato continuare a trivellare. I risultati di due compagnie comprendono solo i primi sei mesi del 2014.

Carenza di contante

Foto: Michael Friberg/Bloomberg Markets 
Dei bestioni collegano il tubo che è attaccato ad 
una testa perforante a 12.000 piedi sottoterra 
in un sito della Halcon Resources 
nella Contea di Wilkinson, in Mississippi.
Queste compagnie stanno tamponando le carenze di cassa con debito spazzatura. Dovevano 190,2 miliardi di dollari alla fine di giugno, dai 140,2 miliardi di dollari della fine del 2011. (Sei delle sessanta compagnie che non hanno registrazioni disponibili per l'intero periodo, non sono state incluse). Standard & Poor valuta il debito di 41 delle compagnie, compreso quello della Halcon, inferiore all'investment grade, il che significa che i fondi pensione o le compagnie di assicurazione non possono investirci. S&P valuta le obbligazioni Halcon  CCC+, che la compagnia di rating descrive come passibili di non pagamento. Il gestore finanziario Tim Gramatovich vede un disastro incombente sull'industria. “Non ho prestato soldi a nessuno in questo lasso di tempo e non credo che lo farò. Questa cosa sta andando assolutamente alle stelle”, dice Gramatovich, responsabile degli investimenti della Peritus Asset Management LLC di Santa Barbara, in California. La ditta gestisce investimenti di circa 1 miliardo di dollari, compreso il debito e il patrimonio netto di compagnie petrolifere e di gas che non stanno trivellando lo scisto.

Riserve provate

I recenti risultati pessimi della Halcon mostrano quanto rapidamente un futuro brillante possa sfumare. Come molte delle sue simili, la Halcon usa due gruppi di numeri per descrivere la sua prospettiva. Alla Commissione per le Sicurezze e lo Scambio (CSS), la compagnia riporta ciò che è conosciuto come riserve provate. La CSS richiede un conteggio annuale e limita questi calcoli a ciò che la ditta è ragionevolmente certa di poter estrarre dai pozzi esistenti e da altre proprietà in procinto di essere trivellate entro cinque anni, sulla base di fattori come la geologia, l'ingegneristica e la produzione storica.



A investitori e prestatori, la Halcon evidenzia anche una cifra molto maggiore che chiama potenziale di risorsa. Queste stime, pur se liberamente definite da linee guida industriali, non seguono la regola della CSS o la linea temporale, come rivela la Halcon all'inizio delle sue presentazioni. Di fatto, come osserva la Halcon, la CSS proibisce alle compagnie di fare dichiarazioni di potenziale di risorsa nei rapporti ufficiali sulle riserve. L'agenzia non regolamenta ciò che le compagnie dicono alle conferenze per gli investitori, nei comunicati stampa o nei loro siti web. Nessuno lo fa.

Tradizione onorata

Le discrepanze fra le riserve provate e il potenziale di risorsa sono comuni nell'industria e gli investitori possono rimanere fregati, dice  Ed Hirs, un direttore di gestione alla Hillhouse Resources LLC di Houston , una compagnia energetica indipendente che insegna anche economia energetica all'Università di Houston. “Ci sono molti modi per fare soldi nel settore del petrolio e del gas e non tutti comportano il trivellare per il petrolio”, dice. “Basta trivellare il portafogli degli investitori. Quando gli investitori sono disposti a tirarvi i soldi, si possono fare soldi da questo affare. E' una tradizione lungamente onorata”. La presentazione agli investitori di Halcon di agosto per la Conferenza su Petrolio e Gas di Denver di EnerCom Inc. illustra quanto le cifre possano essere lontane. La compagnia ha detto agli investitori che aveva un potenziale di risorsa pari a 1,3 miliardi di barili di petrolio. Si tratta di circa 10 volte le riserve provate che ha riportato alla CSS alla fine del 2013. Quando gli è stato chiesto quanta fiducia dovrebbero riporre gli investitori sulle stime delle risorse, Wilson ha detto: “Non dovrebbero riporne alcuna. Dovrebbero solo fare entrare in testa che là ci sono dei rialzi. E se i professionisti sono bravi a fare quello che fanno o sono fortunati, quel rialzo potrebbe essere trasformato in valore”.

Successo spettacolare

Sarebbe più facile respingere le stime ottimistiche di Halcon se Wilson non avesse avuto un successo così spettacolare in passato. Nato in una base militare in Georgia, si è guadagnato una laurea in ingegneria all'Università di Houston ed ha fatto i primi passi nel mercato del petrolio nel 1970. Wilson dice di essere stato un cattivo impiegato, quindi si è messo in proprio. Ha venduto la prima compagnia che ha reso pubblica, la Hugoton Energy Corp., alla Chesapeake Energy Corp. (CHK) per 326 milioni di dollari nel 1998, mostrano le registrazione della CSS sotto. La sua seconda, 3TEC Energy Corp., è stata comprata da Plains Exploration & Production Co. 417.6 milioni di dollari nel 2003. riporta la CSS sotto. Wilson si è trasferito alla Petrohawk nel 2004, sicuro che avrebbe venduto la compagnia in tre anni. Non essendoci riuscito, ha portato la Petrohawk in nuove e non sperimentate attività nello scisto. La scommessa ha pagato.

Premiare gli azionisti

Nel 2008, sotto la pressione degli azionisti per tagliare le spese e ridurre il debito, Wilson e la sua squadra hanno fatto la scoperta della vita – la formazione di Eagle Ford, che ora pompa 1,5 milioni di barili di greggio e 6,5 miliardi di piedi cubici (184 milioni di metri cubi) di gas naturale ogni giorno. La sua vendita di Petrohawk nel 2011 alla BHP Billiton Ltd. è stata la seconda transazione più grande nell'industria del petrolio e del gas in Nord America in più di 5 anni, che segue solo l'acquisto della XTO Energy Inc. da parte della Exxon Mobil Corp. Per 35 miliardi di dollari nel 2010, secondo i dati compilati da Bloomberg. “Ho fatto davvero bene per tutti gli azionisti in ogni momento”, dice Wilson. “Quei numeri sono pubblici, non li devo dimostrare”. Incoraggiato dal trionfo di Petrohawk, Wilson e i suoi partner hanno messo insiem 55 milioni di dollari ed hanno rilevato la RAM Energy Resources con base a Tulsa, in Oklahoma, nel febbraio del 2012. Ulteriori 550 milioni di dollari sono venuti da EnCap Investments LP, una ditta patrimoniale privata che precedentemente aveva sostenuto Wilson. In onore dei suoi recenti successi, Wilson e i suoi partner hanno rinominato la compagnia Halcon, falco in spagnolo.

Le più grandi prospettive

Sei settimane dopo, nell'aprile del 2012, Wilson ha detto agli investitori presenti alla conferenza dell'Associazione Indipendente Americana del Petrolio all'Hotel Sheraton vicino a Time Square, New York, che il potenziale complessivo di risorsa della Halcon era di 1,4 miliardi di barili. Il numero è stato sosprendente perché era 66 volte maggiore delle riserve provate della Halcon riportate alla CSS nel marzo del 2012. La presentazione della Halcon ha evidenziato le due prospettive maggiori: 875 milioni di barili nello scisto di Utica, che si estende lungo la Pennsylvania, l'Ohio e la Virginia Occidentale e ulteriori 306 milioni a Woodbine, nel Texas orientale. Le note finali dicono che Halcon ha già trivellato un unico pozzo in entrambi i siti. Gli investitori erano impazienti di sostenere la Halcon. Sono stati raccolti 2,1 miliardi di dollari in obbligazioni nei 12 mesi che hanno seguito la presentazione di aprile. Il Canada Pension Plan Investment Board, un fondo di 227 miliardi di dollari che gestisce i beni pensionistici di 18 milioni di canadesi, ha pagato 300 milioni di dollari per una quota di partecipazione del 11.4% nell'ottobre 2012. Mei Mavin, una portavoce del fondo pensionistico, ha rifiutato di commentare.

Molto entusiasta

Col passare dei mesi, la Halcon ha avuto problemi nel trasformare il potenziale di riserva in riserve provate. Wilson sembrava ottimista. Durante un appello a una conferenza dell'agosto 2013, ha detto: “Siamo molto entusiasti dell'attività a Utica/Point Pleasant”. Wilson dice che un pozzo della Halcon era uno dei più importanti del bacino e, anche se parte della sua superficie era “pascolo per le capre”, la compagnia si stava preparando per lo sviluppo su piena scala di Utica. Tre mesi dopo, la compagnia ha riportato una perdita di 1,2 miliardi, ampiamente collegata ai bacini di Utica e Woodbine. La Halcon ha venduto la propria superficie di Woodbine per 450 milioni di dollari nel febbraio del 2014. Dopo quasi due anni di trivellazione, la Halcon ha riportato alla CSS, nel marzo del 2014, di avere 16,4 milioni di barili di riserve provate ad Utica e Woodbine – la stessa superficie in cui nell'aprile del 2012 Wilson aveva detto che conteneva il potenziale per 1,2 miliardi di barili. L'abbondanza stimata era semplicemente evaporata – suscitando l'oscenità di Wilson. “Il potenziale di risorsa, che significa 'Chi lo sa?'”, dice nella sua intervista di luglio. “Ma è possibile. Il potenziale di risorsa ad Eagle Ford nel sud del texas è aumentato di 10 volte nel tempo. Quindi il nostro mestiere può essere difficile. Può andare in entrambe le direzioni”.

Praterie delle terre scure

Le ultime prospettive della Halcon stanno al di sotto delle querce e sotto le praterie delle terre scure a nord di Houston, nella sua esplorazione di El Halcon, e sotto gli aridi altipiani del North Dakota occidentale, dove la compagnia sta trivellando lo scisto di Bakken. I due bacini costituiscono la maggior parte della produzione di Halcon. La più grande scommessa di Wilson è sui 315.000 acri (127.000 ettari) dello scisto non verificato di Tuscaloosa Marine, conosciuto come TMS, uno strato di roccia che si estende dal confine occidentale della Louisiana al Mississippi sud-occidentale. “Deve funzionare per loro”, dice Leo Mariani, un analista esperto della RBC Capital Markets LLC di Austin, in Texas. “Se la superficie non funzionasse e non potessero abbassare i costi, si troverebbero in un grande problema”.

Sfida ingegneristica

Strizzare petrolio dal TMS è una sfida ingegneristica. La formazione si trova 2 miglia sottoterra nella roccia frammista a sabbia e detriti. In un umida mattina di luglio, un segno sull'argilla rossa della contea di Wilkinson, nel Mississippi, annuncia il pozzo Fassmann 9H-1 della Halcon. Un impianto della Helmerich & Payne Inc. Flex3 si erge sopra la radura. Un monitor nella roulotte del supervisore con l'aria condizionata mostra che la punta perforatrice ha raggiunto una profondità di 12.000 piedi (3.660 metri). La progressione è lenta. Nella cabina dell'operatore dell'impianto, 30 piedi più in alto, un uomo manovra una punta circolare avvitata alla fine di una tubazione di 2 miglia, monitorando la progressione su un banco di monitor lampeggianti. La punta deve perforare il TMS orizzontalmente nel punto giusto. Il suo margine di errore: 5 piedi.

Luna calante

Sbaglia. La frustrazione è forte mentre la temperature sale a 91°F (33°C). Le ore passano, misurate in piedi di tubo. Mentre una luna quasi piena sorge, una squadra di soccorso vestita con tute ignifughe emerge, già sudata, dai dormitori al margine della radura. Lampi di calore sulle nuvole purpuree verso sud. Sono oltre le 9 di sera quando un supervisore riceve un messaggio. La trivella ha deviato dal suo corso. E' tempo di riprovare. A più di 13 milioni di dollari l'uno, i pozzi della Halcon nel TMS sono quelli più costosi della compagnia. La Halcon ha abbandonato i suoi primi pozzi nel bacino. Altri tre sono in arrivo. Wilson dice che la Halcon ha abbastanza contante per continuare a provare e nessun pagamento di debiti imminente. I fondi associati ad Apollo Global Management LLC (APO), una ditta di equity privata con base a New York, ha impegnato 400 milioni di dollari a giugno per aiutare la Halcon a pagare per le trivellazioni nel TMS in cambio del 12% del ritorno e di un 4% delle royalties su quanto viene prodotto. Questo è stato ridotto al 2% dopo che è stata soddisfatta una soglia di ritorno, dice la Apollo.

“Potrebbe funzionare”

“Non so quante volte ci si possa sbagliare”, dice Wilson. “Non ho mai sbagliato così tante volte. Se il tuo concetto è che il  Tuscaloosa Marine Shale possa funzionare o meno, ce ne sono molti nell'industria che lo percepiscono così. Ma ce ne sono molti che pensano che funzionerà”. Wilson non ha bisogno di guardare lontano per vedere cosa succede quando le cose vanno male. Il suo ufficio apparteneva a dirigenti del grossista di elettricità che ha fatto bancarotta Dynegy Inc. (DYN), che è emersa dal Capitolo 11 nel 2012. I pannelli in legno su misura, troppo lussuosi per i suoi gusti, sono stati tappezzati con mappe colorate delle prospettive di perforazione. Presi insieme, il milione di acri della Halcon potrebbero coprire Rhode Island. Wilson chiede a un visitatore di non guardare da vicino; non vuole far scoprire la sua prossima mossa.

Potenziale di risorsa

Wilson dice che i numeri delle riserve provate non sono importanti quanto il potenziale di risorsa della compagnia. “E' ciò che c'è in futuro che ci importa realmente”, dice. Quindi il potenziale di risorsa è tutto ciò che siamo”. Se il TMS funziona, la Halcon prevede una ricompensa enorme. Nel settembre 2012, una presentazione per la conferenza degli amministratori delegati della Energy-Power di Barclay Capital ha mostrato il potenziale di risorsa delle proprieta della Halcon nel TMS come equivalenti a 373 milioni di barili di petrolio. Wilson dice che la stima ora è molto più alta. La compagnia dice che non fornisce più stime di risorse per bacino. Con l'inclinazione degli Stati Uniti verso l'indipendenza energetica e gli investitori che inseguono le ricchezze del boom del fracking, c'è un altro numero da considerare. Le riserve provate della Halcon del TMS riportate al CSS: zero.

martedì 21 ottobre 2014

I topi cominciano ad abbandonare la nave del fracking

Da “The Daily Impact”. Traduzione di MR (h/t Maurizio Tron)

Di Tom Lewis

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Ecco cosa stanno cominciando a fare le persone al vertice dell'industria
 del petrolio riguardo la rivoluzione del petrolio: abbandonano la nave. 
Il primo segno di una nave condannata si dice sia la fuga improvvisa dei suoi topi. Il primo segno di un incendio in un teatro affollato non è il tipo che grida “al fuoco”, ma diverse persone con un buon olfatto che cominciano ad avviarsi furtivamente ma di proposito verso le uscite. Nel mondo della finta rivoluzione del fracking di petrolio e gas, le narici dei ratti e analogamente coloro che hanno l'olfatto sensibile stanno cominciando a ritirarsi. Vediamo quei nasi. Dobbiamo ancora rivedere qui la propaganda dell'industria? Come la fratturazione idraulica abbia cambiato tutto, come ora l'America abbia gas e petrolio abbondanti, come stiamo superando la Russia e l'Arabia Saudita, come siamo di nuove i numero uno al mondo, come siamo diretti verso l'indipendenza energetica? (Nessuno ha ancora avuto la faccia tosta di prevedere che stiamo per raggiungere l'indipendenza energetica, visto che è matematicamente impossibile, ma non dovrebbero tardare molto ormai, visto che stanno diventando disperati). L'ultima ripetizione della frase dell'industria ggio apparso sul New York Times intitolato “l'abbondanza del petrolio americano”, una canzone di petrolio senza fine, amen. Nel frattempo, uno dei maggiori trader di beni petroliferi del mondo – in altre parole, uno dei grandi topi che hanno giocato nel mercato del petrolio come se fosse un grande casinò, come se nessuno si facesse male con le loro macchinazioni – se ne sta andando in punta di piedi lungo i cavi di ormeggio della rivoluzione del petroli di scisto in cerca di un terreno più sicuro.

Il suo nome è Andrew John Hall e dice che la produzione di petrolio di scisto negli Stati Uniti sta per cadere in un dirupo. Non che gliene freghi granché. E' venerato dai suoi seguaci Masters of the Universe (Sì, venerato – lo chiamano il dio del mercato del petrolio greggio) a causa delle sue capacità all'interno del casinò del petrolio di ottenere 100 milioni di dollari all'anno in bonus dalla City Bank fino all'ultima estinzione di fiamma, quando la Fed li ha sospesi sulla base del fatto che sono stati osceni. Ora, Andrew sta facendo le sue puntate e quelle dei suoi clienti veneranti sul crollo della produzione del fracking negli Stati Uniti entro circa un anno (e sul mancato avvio dello stesso per diverse ragioni in altri paesi) e sul fatto che il petrolio greggio raggiunga quasi immediatamente i 150 dollari al barile.

I trader che possiedono contratti a lungo termine per la consegna di greggio ai prezzi odierni – 100 dollari o poco meno – faranno fortuna. Difficile sapere come li spenderanno, però, visto che i prezzi del petrolio al di sopra dei 100 dollari causano brutte recessioni in tutti i paesi industrializzati. Altri, personaggi del petrolio profondamente coinvolti nell'affare, sembra che si stiano avviando furtivamente verso le uscite, storcendo il naso. La Royal Dutch Shell, uno dei più grandi giocatori nel campo del fracking – ha accumulato almeno 13 miliardi di prestiti in 5 anni, a partire dal 2008 – sembra stia abbandonando l'edificio. Mentre sta rilasciando una cortina di dichiarazioni circa la “ristrutturazione... la ridefinizione... il rinnovato impegno” e cose simili, la compagnia sembra aver abbandonato l'affare dello scisto nordamericano (in cui, cosa interessante, non ha mai messo un soldo). La British Petroleum sembra stia andando similmente in punta di piedi verso la scritta USCITA. Ha arrotolato tutte le sue holding americane dello scisto in una compagnia che non porta neanche il suo nome (quanto si deve scendere in basso prima di essere troppo disonorevoli per essere riconoscibili come BP?) cosa che spesso è una mossa preliminare per un svendita. L'amministratore delegato della BP ora liquida la rivoluzione del fracking come un "affare magro, da margine basso” più adatto ad “operatori indipendenti”, altrimenti conosciuti fra i truffatori come “i più grandi pazzi”. E lui parla con entusiasmo di come farà bene la compagnia coi nuovi pozzi d'alto mare nel Golfo del Messico. Sì, deve andare proprio bene. Difficile vedere cosa potrebbe andare storto in questo.

Fatte molta attenzione ai cavi di ormeggio ed alle uscite nei prossimi mesi. Non vorrete associarvi alle prime persone in fuga (e che lasciano donne e bambini a sé stessi)  ma vorrete seguirne l'esempio. In nome delle vostre donne e bambini.



giovedì 4 settembre 2014

Lo scoppio imminente dello schema Ponzi statunitense di petrolio e gas di scisto

DaOutsider Club”. Traduzione di MR

Nei soli ultimi quattro anni, la produzione di petrolio negli Stati Uniti è cresciuta di un impressionante 46%, aggiungendo 2,4 milioni di barili al giorno – tutto per merito della produzione di petrolio di scisto. Con questo enorme miglioramento della produzione interna di petrolio, c'è un numero sempre maggiore di rapporti che dichiarano che gli Stati Uniti diventeranno energeticamente indipendenti. Secondo l'articolo “La rivoluzione energetica 'Made in America'”:


  • Citibank – L'indipendenza statunitense dalle importazioni energetiche potrebbe anche cominciare alla fine di questo decennio.
  • NIC - National Intelligence Council – Gli Stati Uniti potrebbero diventare un esportatore significativo di energia a partire dal 2020 in poi. 
  • IEA - International Energy Agency – Gli Stati Uniti potrebbero diventare un esportatore netto di gas a cominciare dal 2020 e svilupparsi praticamente diventando un fornitore di energia autosufficiente a partire dal 2035.

Quindi eccole qua... tre organizzazioni ufficiali con previsioni di indipendenza energetica degli Stati Uniti a partire dal 2020 o autosufficienza completa a partire dal 2035. Queste previsioni forniscono un panorama molto ottimistico della produzione di energia statunitense molto in là nel futuro... quindi perché dovremmo preoccuparci?

L'imminente fallimento del boom del petrolio di scisto statunitense 

Con ogni boom arriva inevitabilmente un fallimento. Ciò non è diverso per il petrolio di scisto. La maggioranza della produzione di petrolio di scisto negli Stati Uniti proviene da due giacimenti – Bakken e Eagle Ford. Mentre la produzione è aumentata significativamente in questi due giacimenti, ciò avviene ad un costo enorme. Il tipico pozzo di petrolio di Bakken declina di circa il 40% all'anno. E' giusto – i pozzi di petrolio a Bakken stanno declinando circa dieci volte più velocemente del 4-5% globale medio di cui si parlava precedentemente. Il grafico sotto mostra che Bakken sta perdendo un impressionante 63.000 barili al giorno di produzione rispetto al dicembre 2013. La tendenza rimane ininterrotta fino ad oggi.


Ciò significa che le compagnie petrolifere che trivellano a Bakken hanno dovuto aggiungere più di 63.000 b/g a dicembre se volevano aumentare la produzione... e lo hanno fatto. Secondo la statunitense EIA, Bakken ha aggiunto 89.000 barili di nuova produzione a dicembre 2013. Se guardate il grafico sotto vedrete i +89.000 b/g di nuova produzione meno i 63.000 b/g di declino che corrispondono ad un incremento netto di 26.000 b/g in dicembre.


Noterete sul lato destro di questo grafico che a novembre Bakken stava producendo un totale di 976.000 b/g. Se aggiungiamo i 26.000 b/g di nuova produzione netta di dicembre, il nuovo totale complessivo è di 1.002.000 b/g, oltre un milione di barili al giorno. Anche se Bakken ora produce più di un milione di barili di petrolio al giorno, date un'occhiata a quanto diventerà peggiore il declino di produzione di petrolio nei prossimi anni. Se ipotizziamo che l'attuale tendenza continui, possiamo vedere di quanto declinerà la produzione per la fine del 2015:

Tasso di declino della produzione di petrolio di Bakken:

  • Dic 2009 = -13.000 b/g
  • Dic 2010 = -20.000 b/g
  • Dic 2011 = -30.000 b/g
  • Dic 2012 = -47.000 b/g
  • Dic 2013 = -63.000 b/g
  • Dic 2014 = -80.000 b/g (stimati)
  • Dic 2015 = -97.000 b/g (stimati)

Bakken sta attualmente perdendo circa 17.000 b/g ogni anno di produzione. Così per il 2015 le compagnie petrolifere a Bakken dovranno trivellare sempre più pozzi per sorpassare quei 97.000 b/g stimati di tasso di declino se vogliono aumentare la produzione. Ciò è esattamente ciò che hanno fatto da quando hanno cominciato a trivellare il giacimento petrolifero di Bakken. Non voglio addentrarmi in troppi numeri qui, ma il grafico sotto mostra come siano stati aggiunti molti nuovi pozzi a Bakken dal 2007. Le cifre dei pozzi totali sotto sono della parte del Nord Dakota di Bakken, che produce più del 90% del petrolio di Bakken. Una piccola parte di Bakken si trova in Montana, ma lo stato non pubblica informazioni aggiornate mensilmente


Come potete vedere, c'erano solo 479 pozzi in produzione nel 2008. Questo numero è quasi raddoppiato nel 2009 a 891 pozzi e l'ultimo conteggio è stato di 6.447. Il numero totale di pozzi dovrà continuare ad aumentare se vogliono che Bakken continui a crescere. L'enorme crollo della produzione che sta avendo luogo a Bakken sta avvenendo anche in un altro grande giacimento di petrolio di scisto negli Stati Uniti: Eagle Ford. Il giacimento di petrolio di scisto di Eagle Ford sta sperimentando un tasso di declino persino maggiore di 83.000 b/g a dicembre. Si tratta di 20.000 b/g più di Bakken e continuerà a diminuire anche di più nei prossimi anni. Si tratta dell'elefante nel soggiorno di cui nessuno vuole parlare nell'industria petrolifera – gli enormi tassi di declino.

I giacimenti di petrolio di scisto contengono un certo numero di sweet spots ed una certa quantità di località di trivellazione. Inoltre, più la compagnia trivella lontano dallo sweet spot meno produttivo è il pozzo. Così, una volta che gli sweet spots sono sfruttati e le migliori località trivellate, la produzione raggiunge il picco e declina. David Hughes, un geoscienziato con quasi quattro decenni di esperienza nello studio delle risorse in Canada, compresi 32 anni nel Geological Survey of Canada, di recente ha scritto un rapporto intitolato “La rivoluzione dello scisto: miti e realtà”. Hughes prevede che la produzione di Bakken e Eagle Ford raggiungerà il picco più o meno nel 2016. Si tratta di pochi anni. Questo per quanto riguarda la nozione che avremo decenni di offerta interna a buon mercato e abbondante. Ora che sappiamo che la produzione dei giacimenti di gas di scisto statunitensi raggiungerà più che probabilmente il picco entro i prossimi anni, impedendo al paese di ottenere l'indipendenza energetica, cosa dire della supposta disponibilità di 100 anni di gas naturale che l'industria dello scisto ha gonfiato nei media?

L'industria del gas di scisto statunitense è stata un fallimento commerciale

Il titoletto sopra è una dichiarazione reale di un altro eccellente analista energetico di cui parlerò fra poco. Tuttavia, volevo prima elencare alcuni dei punti in quanto si riferiscono al senso comune riguardo all'industria del gas di scisto statunitense dal rapporto di David Hughes:

La produzione di gas di scisto continuerà a crescere nel prossimo futuro (perlomeno fino al 2040) e i prezzi rimarranno al di sotto dei 4,50 dollari nei prossimi 10 anni e al di sotto dei 6 dollari nei prossimi 20 anni.

Il gas di scisto può rimpiazzare quantità molto sostanziali di petrolio per il trasporto e di carbone per la generazione di elettricità. Fondamentalmente, la visione complessiva che concerne il gas di scisto statunitense da parte dell'industria è: “Ne abbiamo un sacco ad un prezzo molto conveniente”. Mentre non vedo niente di meglio per gli Stati Uniti che diventare energeticamente indipendenti con decenni di petrolio e gas a buon mercato, sembra che l'industria del gas di scisto sia molto meno in forma della sua controparte petrolifera. Questo secondo il nostro killer della prossima montatura sullo scisto ed analista energetico Art Berman. Art Berman, direttore del Labyrinth Consulting Services è un geologo petrolifero con 34 anni di esperienza su petrolio e gas, compresi 20 anni con la Amoco (ora BP) e 14 anni come consigliere geologo. Art è stato uno dei più espliciti critici della montatura dell'energia da scisto negli scorsi anni. Di recente, Art ha fatto una presentazione alla Houston Geological Society dal nome “Riflessioni su un decennio di operazioni statunitensi di gas di scisto”. Nella sua presentazione, Art discute le slide sotto, rivelando la verità sulla redditività del giacimento di gas di scisto di Haynesville. Art dice che col gas naturale a 4,00 dollari (come era allora) non ci sono aree commercialmente praticabili a Haynesville.



Art Mostra che col gas a 6 dollari, solo il 6% di Haynesville (in giallo) è commerciale. Questi dati sono significativi perché il prezzo del gas naturale è stato scambiato su una forbice bassa di 2-4,50 dollari negli ultimi 3 anni. Fondamentalmente, le compagnie che trivellano ed estraggono gas di sciato ad Haynesville hanno perso anche la camicia... vendendo il proprio prodotto per meno del suo costo di produzione. Inoltre, ciò che sta avvenendo a Haynesville sta avvenendo nella maggior parte degli altri giacimenti di gas di sciato del paese. Il giacimento di gas di scisto di Barnett è stato il primo ad essere sfruttato in modo ampio negli Stati Uniti. La Labyrinth Consulting Services ha fatto uno studio approfondito di Barnett, che Art ha incluso in una presentazione intitolata “Gas di scisto: abbondanza o miraggio”? In questo rapporto, ha dichiarato che dei 9.100 pozzi censiti (fra il 2003 e il 2009) del totale di 15.000 pozzi di Barnett, meno del 6% soddisfaceva i livelli di soglia economici minimi. Inoltre, Berman crede che il prezzo di pareggio medio per l'industria del gas di scisto sia da qualche parte fra 6 e 7 dollari. Questo prova che il cosiddetto senso comune secondo cui gli Stati Uniti produrranno gas naturale per i prossimi 10 anni al di sotto dei 4,5 dollari e per i prossimi 20 a 6 dollari è una sciocchezza bella e buona. Capite, questo è il tema comune nell'industria del gas di scisto – una realtà non compresa dall'opinione pubblica americana. I pozzi di gas di scisto soffrono degli stessi tassi declino annuale, o persino maggiori, dei pozzi di petrolio di scisto. Ciò significa che i trivellatori di gas di scisto devono continuare a trivellare più pozzi ogni anno per impedire che la produzione complessiva declini. Facendo questo, l'industria ha portato una grande quantità di disponibilità di gas naturale che ne ha ridotto il prezzo.

Ciò è conosciuto come “il tapis roulant della trivellazione”. Una volta che si comincia, non se ne può uscire, altrimenti la produzione di gas cade in un dirupo. La cosa interessante è che questo risulta essere il brontosauro nel soggiorno di cui l'industria del gas di scisto non vuole parlare. Quindi, in che modo questo disastro dell'energia da scisto non commerciale impatta sulle più grandi compagnie di gas di scisto? Parecchio, come state per scoprire.

Il grande schema Ponzi del gas di scisto

Quelli dell'industria dell'energia probabilmente non userebbero un termine come “Schema Ponzi” per etichettare quello che sta avvenendo nella produzione di gas di scisto statunitense, tuttavia, credo che sia una descrizione perfetta di quello che sta avvenendo. Siccome le compagnie del gas devono spendere una quantità di soldi sempre maggiore in spese di capitale per evitare che la produzione crolli, stanno navigando nel debito. I dati sotto provengono a loro volta dalla più recente presentazione di Berman. Qui possiamo vedere che le grandi compagnie di gas di sciato - Chesapeake, Southwestern, Devon e EOG – stanno spendendo una grande quantità di soldi in spese di capitale di quanto non ne incassino in flusso di cassa dalle operazioni.



Le spese di capitale combinate di queste quattro grandi compagnie di gas di scisto durante il periodo di 5 anni fra il 2008 e il 2012 sono state di 133 miliardi di dollari, mentre il loro flusso di cassa operativo è stato di 80 miliardi di dollari. Quindi il loro flusso di cassa è stato negativo di 53 miliardi di dollari. Il che vuol dire che queste compagnie hanno dovuto acquisire finanziamenti aggiuntivi per andare avanti col “tapis roulant della trivellazione”. Uno dei grandi problemi che affrontano le compagnie con le spese di capitale nell'industria dell'energia da scisto è che non possono rilassarsi e godere i frutti raccogliendo una grande quantità di introiti per molti anni come sono capaci di fare le aziende in altri settori. Ciò è dovuto al rapido declino dei pozzi di gas di scisto e la considerevole perdita di introito col passare del tempo. Molti di questi pozzi di gas di scisto potrebbero venir sigillati e chiusi dopo 6-10 anni di produzione. Inoltre, i giacimenti di gas di scisto hanno solo pochi sweet spots ed un numero finito di località di trivellazione. Quindi, ad un certo punto (più  presto che tardi) questi giacimenti di gas di scisto raggiungeranno il picco e declineranno. E non lo direste mai... ciò è esattamente ciò che sta accadendo proprio adesso. Bill Powers (un altro analista di prim'ordine), nella sua recente intervista “mollate la fantasia del gas di scisto e del profitto quando la bolla scoppia”, ha avuto questo da dire sul picco di diversi giacimenti di gas di scisto:

I fatti stanno cominciando a mostrare che il declino dei giacimenti di scisto più vecchi come Barnett, Haynesville, Fayetteville e Woodford sono molto gravi. Ciò si può vedere chiaramente nel grafico sotto che mostra il picco della produzione di gas del giacimento di scisto di Barnett. La produzione di gas è aumentata costantemente dal 2000, raggiungendo il picco nel novembre 2011 a 6,3 miliardi di piedi cubici al giorno (mpc/g). E' crollata del 24% a 4,8 mpc/g nel giugno 2013. Ciò fornisce altre prove che rivelano semplicemente quanto sarà terribile il futuro dilemma energetico per gli Stati Uniti.


Pochissimi americani sono consapevoli che la produzione di questi giacimenti di petrolio e gas di scisto non continueranno a crescere e non dureranno per decenni. Quando guardiamo i dati presentati qui, è chiaro che l'industria energetica dello scisto degli Stati Uniti si sta comportando più come uno schema di Ponzi piuttosto che come un sistema economico energetico a lungo termine sostenibile. Le compagnie di petrolio e gas di scisto devono spendere ogni anno più soldi per aumentare la produzione o questa cadrebbe da un dirupo. Mentre è vero che c'è una grande quantità di supposte risorse di petrolio e gas di scisto in molti paesi del mondo, diversi degli analisti citati in questo rapporto non credono che questa rivoluzione statunitense a breve termine possa essere replicata nel mondo. Ciò a causa di diversi fattori come la mancanza di infrastrutture, di acqua, di competenza tecnica e di proprietà ridotta e diritti minerali. Una volta che gli Stati  Uniti raggiungono il picco della produzione di petrolio e gas di scisto nei prossimi anni, non c'è nessun piano B. Art Berman aveva capito bene quando ha fatto questa osservazione sull'energia da scisto durante la sua presentazione “Gente, questa non è una rivoluzione energetica... è una festa di pensionamento”. Il picco e il declino della produzione statunitense e mondiale avrà un impatto devastante sulle economie mondiali e la maggioranza delle obbligazioni sulla carta. Mentre alcuni individui hanno già capito cosa sta succedendo, sfortunatamente la maggioranza degli investitori non hanno ancora collegato i puntini.

venerdì 21 marzo 2014

La bolla scientifica e tecnologica


Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR


di Antonio Turiel


Cari lettori,

qualche mese fa Tasio Urra mi ha inviato questo saggio. In questo periodo lo ha pubblicato su Attac e ripubblicato su Rebelión, oltre all'apparizione su altri media. Tasio mi ha chiesto di ripubblicarlo anche qui per migliorarne la diffusione e per la sua rilevanza in questo contesto. Di sicuro non vi lascerà indifferenti.

Saluti.
AMT

La bolla scientifica e tecnologica: mercificazione, controllo della conoscenza e opportunismo...

Di Jokin_Zabal@

Jokin_Zabal@ è l'alter ego di José Anastasio Urra Urbieta, docente ordinario di gestione aziendale all'Università di Valencia, membro di ATTAC País Valencià, delegato sindacale del CGT e autore del libro “Le bugie della crisi... Un aneddoto del cyberspazio?, di Jokin_Zabal@” (http://www.attacpv.org/public/www/web3/images/file/LasMentirasDeLaCrisis.pdf).

Colpisce il fatto di verificare la generalizzazione delle istituzioni mondiali e delle persone che intonano il mantra della crescita economica, senza tuttavia considerare le restrizioni fisiche di tale crescita in una biosfera finita e limitata, come soluzione a tutti i mali socioeconomici del nostro tempo, dagli imprenditori, ai governi, ai politici, a tutti gli elettori di tutte le tendenze politiche in tutti i territori, passando per il principali sindacati maggioritari. Né risulta meno stupefacente il numero crescente di istituzioni e persone che, di fronte ai problemi socioeconomici ed ecologici che stiamo attraversando, confida quasi ciecamente, in vere e proprie manifestazioni di fede, nella scienza, nel sapere e nella tecnologia come motori di questa crescita e pietre filosofali di fronte a tutte le avversità e le sfide.

Tuttavia, se consideriamo le grandi sfide che abbiamo di fronte, il cambiamento climatico antropogenico, il sovraccarico degli ecosistemi e la crisi energetica e, allo stesso tempo, allo stato attuale della scienza, del sapere e della tecnologia, siamo fregati. Doppiamente fregati.

Senza nemmeno entrare nella valutazione delle restrizioni che il cambiamento climatico antropogenico o il sovraccarico degli ecosistemi stanno già introducendo nel nostro pianeta, e che aumenteranno soltanto nei prossimi decenni, la IEA come è risaputo, o dovrebbe esserlo, ha esplicitamente riconosciuto per la prima volta nel suo rapporto World Energy Outlook de 2010 che il “picco” mondiale del petrolio, o il momento a partire dal quale il petrolio comincia irreversibilmente a declinare, è avvenuto nel 2006. Nel World Energy Outlook de 2013, la IEA afferma già che, in assenza di ulteriori investimenti [sic], nel 2035 dovremo “arrangiarci” con una produzione di petrolio di uno scarso 18% della disponibilità attuale, che tocca i 75 Mb/g. Considerare il cambiamento climatico che abbiamo già provocato, la pressione ecologicamente insopportabile del nostro modello di sviluppo economico sugli ecosistemi e il “picco” del petrolio, come stiamo facendo, presuppone di accettare il fatto che siamo fregati, visto che con tali restrizioni e scarse possibilità di sostituzione energetica molte cose devono cambiare un pochissimo tempo perché nel giro di pochi anni possiamo organizzarci socio-economicamente senza cadere in un collasso di civiltà, peraltro già iniziato, insormontabile.

Ma se di fronte alla realtà di tale scenario consideriamo in più lo stato attuale della scienza, del sapere e della tecnologia, siamo fregati due volte. Lo siamo già perché la scienza, il sapere e la tecnologia, che sono gli strumenti sui quali potrebbe, e dovrebbe, fare leva il formidabile cambiamento senza precedenti che abbiamo di fronte, attualmente sono controllati politicamente, mercificati e presi da un opportunismo grave, si prostituiscono al Business As Usual, o al “più della stessa cosa che ci ha portato sin qui” e che ha generato una bolla scientifica e tecnologica simile alla bolla economica e finanziaria che già conosciamo, che in un futuro non lontano molto probabilmente può solo scoppiare.

Le recenti dichiarazioni del professor Andre Geim dell'Università di Manchester – vincitore del Nobel per la Fisica nel 2010 per la sua scoperta del grafene, materiale tanto di moda – vanno in questa direzione, quando ci avverte che “Temiamo, temiamo molto, la crisi tecnologica” in cui ci siamo cacciati negli ultimi decenni. In occasione della celebrazione del Forum Economico Mondiale del 2012 di Davos, Geim descrive come la crescente mercificazione della conoscenza scientifica e la ricerca del profitto rapido a detrimento della ricerca scientifica pura, o di base, durante gli ultimi decenni ci abbiano portato ad una riduzione allarmante, e con implicazioni gravi, del tasso mondiale di scoperte scientifiche.

Sfortunatamente, sono brutte notizie ma non nuove. Nel 2005, in uno degli studi di maggior portata sull'evoluzione mondiale della tecnologia, sorprendentemente poco divulgato, pubblicato in una delle principali riviste accademiche mondiali sulla tecnologia e gli affari,  uno scienziato indipendente, Jonathan Huebner, Fisico per l'esattezza, ha dimostrato con un alto grado di certezza, come riflette la figura allegata a queste frasi, che l'innovazione tecnologica radicale, quella che ha un grande impatto socioeconomico capace di produrre pietre miliari nello sviluppo e nel progresso dell'umanità, ha raggiunto il suo “picco” nel 1873 [sic], anno dal quale il tasso mondiale di di innovazione radicale non ha mai smesso di declinare. Evidentemente, questi risultati non sono per niente piaciuti in determinati circoli vicini all'industria e i risultati di Huebner hanno subito il tentativo di messa in discussione dal momento della pubblicazione, anche se con poco successo. Se fossero veri e coerenti, come sembra, l'esperienza e l'intuizione di Andre Geim arriverebbe soltanto a ratificare una tendenza abbastanza più pesante di soli “pochi decenni”.


Se lo scenario descritto da tali ricerche e casistica non fosse sufficientemente grigio, un numero crescente di scienziati e intellettuali si avvicinano, sempre di più, a questa prospettiva della nostra realtà, andando anche più il là facendo un'ipotesi più opprimente: non si tratta solo del fatto che il tasso di scoperta scientifica sia diminuito, e che sia pertanto minore, ma che la quantità assoluta di progresso scientifico nel suo insieme può essere inferiore nella misura in cui trascendiamo nel tempo. E' l'ipotesi che fondamentalmente mantengono e argomentano il medico e professore di psichiatria evolutiva all'Università di Newcastle, Bruce Charlton o l'analista di sistemi cibernetici e programmatore di software Anthony Burgoyne, fra gli altri, oltre ad offrirci innumerevoli chiavi e tracce su come siamo arrivati a questa situazione.

Secondo Charlton, la chiave si trova, di nuovo, in una mercificazione della conoscenza scientifica che ha incentivato un “professionalizzazione” della scienza e del lavoro scientifico e generato un opportunismo collettivo che ha portato a convertire in “cartamoneta” la pubblicazione di articoli irrilevanti sulle riviste accademiche, confondendo collettivamente la vera crescita della conoscenza e progresso scientifico con una mera espansione di “chiacchiere e cose senza valore” [sic].

Questa stessa cosa è quello che alcuni di noi stanno presenziando, osservando e denunciando nel nostro contesto nazionale, sopportando da vicino, a volte, l'opportunismo e l'arroganza di molti il cui unico fine sembra farsi una posizione di carriera universitaria e/o politica e di una grande maggioranza che aspira semplicemente a conservare o migliorare il proprio status quo. Mentre si riduce il finanziamento all'università e ai centri di ricerca pubblici, come il CSIC, fiore all'occhiello della nostra ricerca, si gratificano le università private, che hanno una capacità di ricerca praticamente nulla e approfittano dei tagli per concedere un ruolo ancora più determinate in tutta l'attività universitaria alla valutazione dell'attività di ricerca del personale universitario, che in Spagna viene fatto da anni medianti i cosiddetti sessenni (complementi salariali che sono nati per retribuire la produttività della ricerca e che hanno finito per diventare in misura della sua “qualità”, requisito di promozione e sviluppo di carriera) ed i procedimenti di accreditamento che porta a termine l'ANECA (Agenzia Nazionale di Valutazione della Qualità e dell'Accreditamento)  e le agenzie di valutazione autonome.

In parole povere, sono completamente a favore che si valuti l'attività di insegnamento e quella di ricerca degli universitari e degli scienziati, funzionari o meno, ma non che detta valutazione si converta in un elemento di controllo politico oscuro e discrezionale che incentivi e legittimi il “si salvi chi può” e che castighi chiunque la cui motivazione sia prima di tutto il mero piacere della scoperta scientifica e il progresso della scienza, oltre il valore economico immediato o la “convenienza” dei risultati della ricerca.

Oltre a contribuire ad una enorme bolla dalle conseguenza prevedibili, tale controllo politico, mercificazione e perversione della scienza e del progresso scientifico produce dei paradossi significativi. Come osserva il professor Juan Torres, la ricercatrice Saskia Sassen, che ha ricevuto di recente il Premio Principe delle Asturie di Scienza Sociale, una delle scienziate più importanti della nostra epoca, non ha ottenuto nessun sessennio, nessun accreditamento, di fronte ai criteri delle nostre agenzie di valutazione, che antepongono sempre lo stesso criterio, le pubblicazioni JCR (Journal Citation Reports) negli ultimi 5 anni. La Sassen non ne ha nessuna, ma ha pubblicato libri e saggi, frutto di progetti di ricerca veri e referenze fondamentali per accademici compromessi ed ha pubblicato numerosi articoli su media di grande diffusione, ma ha resistito alla pratica di il suo curriculum con articoli standardizzati senza interesse né lettori al di là dei circoli di amici che si citano reciprocamente e cattedratici con insaziabili ansie di farsi una posizione a qualsiasi prezzo.

Ma, quando la bolla scientifica scoppierà, cosa resterà dopo l'esplosione? Come afferma il professor Charlton, magari solo la vecchia scienza, quella di un'era nella quale la maggioranza degli scienziati erano almeno onesti nel cercare di scoprire la verità sul mondo naturale. Nel migliore dei casi potremmo subire un regresso scientifico di vari decenni più che di qualche anno, ma probabilmente è molto peggio di così...