Visualizzazione post con etichetta Yamal. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Yamal. Mostra tutti i post

martedì 8 dicembre 2015

I crateri pingo 'possono esplodere sotto il mare così come sulla terraferma'

Da “Siberian Times”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)

Di Maja Sojtaric

Avvisaglie di esplosioni di metano nel mare di Kara adiacente ai crateri di Yamal causati da eruzioni di gas associati alla fusione del permafrost dovuta al riscaldamento globale.


L'idrato di gas è conosciuto anche come il “ghiaccio che brucia”. Lo si può letteralmente incendiare. Immagine: CAGE

Un'enorme attenzione è stata posta sui grandi e misteriosi buchi apparsi improvvisamente nell'Artico siberiano di recente ed ora ci sono prove di un processo analogo sottomarino nelle aree meridionali del Mare di Kara. Sul fondo del mare, al largo della Penisola di Yamal, sono stati identificati grandi cumuli – descritti come “pingo” - e la loro formazione viene vista come dovuta allo scioglimento del permafrost sottomarino, che causa un 'forte accumulo' di gas metano. Questi cumuli 'stanno rilasciando metano' e il loro 'potenziale esplosivo' pone un 'pericolo geologico' significativo per l'esplorazione energetica nelle acque dell'Artico, secondo una nuova ricerca di scienziati del Centre for Arctic Gas Hydrate, Environment and Climate (CAGE) in Norvegia, sostenuto dall'Agenzia di Gestione delle Risorse del Sottosuolo russa. Per esempio, in un incidente di 20 anni fa che ha avuto poca visibilità, durante la 'trivellazione geo-tecnologica' da parte della nave russa Bavenit nel Mare di Pechora, è stato aperto un deposito di gas (pingo), minacciando la sicurezza della nave con un improvviso rilascio di metano, un processo che è stato identificato come la causa del triangolo delle Bermuda nell'Oceano Atlantico.

venerdì 27 novembre 2015

Pericolo di esplosioni di metano nella Penisola di Yamal

Da “The Siberian Times”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)

Di Anna Liesowska

Ci si aspetta che si formino altri crateri a causa di tali eruzioni, man mano che il permafrost fonde – e SONO causate dal riscaldamento globale che rilascia gas metano.


Gli scienziati del rispettato Istituto di Geologia e Geofisica Petrolifera Trofimuk insistono che il processo per cui si sono formati una serie di crateri è stato causato dalla fusione di idrati di gas e dalle emissioni di metano. Immagine: Vladimir Olenchenko/Trofimuk Institute of Petroleum Geology and Geophysics

Una nuova spedizione ad uno dei misteriosi buchi giganti siberiani scoperti negli ultimi anni ha concluso che è un segno di avvertimento di una minaccia mortale per le regioni settentrionali man mano che il clima si scalda. Gli scienziati del rispettato Istituto di Geologia e Geofisica Petrolifera Trofimuk insistono che il processo per cui si sono formati una serie di crateri è stato causato dalla fusione di idrati di gas e dalle emissioni di metano. Questo si accumula in un pingo – un tumulo di ghiaccio coperto di terra – che poi erutta causando la formazione di strani buchi che sono apparsi lungo i margini dell'Artico russo. Un pingo che si crede possa esplodere 'da un momento all'altro' ora viene costantemente monitorato da un satellite spaziale russo nel tentativo di cogliere il momento in cui avviene l'eruzione. Si crede che il processo sia simile al fenomeno del Triangolo delle Bermuda che ha visto la scomparsa di navi ed aerei. Questo è stato causato da una grande eruzione di metano al di sotto dell'Oceano Atlantico. Gli scienziati avvertono anche di una terribile minaccia alle città ed ai paesi nell'estremo nord, ed agli impianti di esplorazione del gas e relativi gasdotti.

venerdì 20 febbraio 2015

Appaiono nuove voragini a Yamal

Da “BarentsObserver”. Traduzione di MR (h/t Gianni Comoretto e Maurizio Tron)


Le voragini potrebbero costituire un serio pericolo per l'industria petrolifera e del gas in espansione nella Penisola di Yamal (Foto: vniigaz.gazprom.ru)

Sono state scoperte altre otto voragini vicino al gigantesco giacimento di gas di Bovanenkovo, nella Penisola di Yamal.

Di Atle Staalesen 

Gli scienziati dicono di aver scoperto altre otto voragini nel raggio di 10 chilometri dal giacimento di Bovanenkovo. I crateri sono tutti localizzati intorno al grande buco scoperto dai petrolieri nel luglio 2014, riporta la Yamalpro.ru. Le voragini potrebbero costituire una sfida seria all'industria del gas che si sta rapidamente espandendo nell'area. Gazprom ha investito miliardi nello sviluppo del giacimento di Bovanenkovo, la più grande struttura per il gas della penisola con 4,9 trilioni di metri cubi di gas stimati di risorse. Una nuova ferrovia ora connette il giacimento con la rete ferroviaria nazionale e un gasdotto diretto ad occidente porta il gas ai compratori europei. L'infrastruttura potrebbe essere messa in pericolo se appaiono altri crateri nella zona.

Gazprom sta per sviluppare diversi altri giacimenti di gas nell'area e anche altre società sono fortemente rappresentate, fra loro la Novatek nel progetto per i Liquidi del Gas Naturale Yamal LNG e la Gazprom Neft nel progetto Novoportovsky. La prima voragine di Yamal ha occupato i titoli dei giornali in tutto il mondo. Con un cratere con un diametro di quasi 60 metri, il fenomeno è stato subito bollato come il Buco Nero di Yamal. Gli scienziati credono che il buco sia stato creato a seguito del rilascio di gas metano e del successivo collasso del permafrost. Le otto nuove voragini sono più piccole in dimensioni di quella scoperta lo scorso luglio. I ricercatori credono che sia probabile che le voragini più grandi vengano circondate da altre più piccole e ora stanno mappando la penisola per essere in grado di prevedere i siti dei nuovi buchi. Come riportato dal BarentsObserver, lo stesso rilascio di metano sta raggiungendo grandi proporzioni nel vicino Mare di Kara. Il clima più caldo è il motore del processo. Commentando sulla situazione, Alexei Portnov del Centro per gli Idrati di Gas, il Clima e l'Ambiente dell'Artico (CAGE) dice che un aumento della temperatura del mare di due gradi “accelererà lo scongelamento all'estremo e aumenterà di conseguenza le emissioni di metano.


venerdì 22 agosto 2014

Gli scienziati potrebbero aver risolto il mistero del gigantesco cratere in Siberia – e non è una buona notizia

DaPeak Energy”. Traduzione di MR

Il SMH ha dato un'occhiata alla recente apparizione di un misterioso ed enorme cratere in Siberia -


 Gli scienziati potrebbero aver risolto il mistero del gigantesco cratere in Siberia – e non è una buona notizia.

I ricercatori hanno a lungo discusso sul fatto che l'epicentro del riscaldamento globale è lontano dalla portata dell'umanità. Si trova nel panorama arido del nord ghiacciato, dove bambini dalla guance rosse indossano pellicce, dove il Sole sorge a malapena in inverno e le temperature possono scendere a 50 gradi sotto zero.

La Penisola di Yamal in Siberia è un posto del genere, si traduce come “la fine della Terra”, un desolato sputo di terra dove vive un'etnia chiamata Nenet. Ormai avrete sicuramente sentito parlare del cratere della Penisola di Yamal. E' quello apparso improvvisamente, dell diametro di quasi 60 metri e che ha fatto diversi giri nella macchina globale dei media virali. Gli aggettivi più spesso usati per descriverlo: gigante, misterioso, curioso. Gli scienziati sono stati continuamente “sconcertati”. Gli abitanti del luogo sono stati “mistificati”. Ci sono state voci secondo le quali ne erano responsabili gli alieni. I residenti dei dintorni hanno spacciato teorie di “flash luminosi” e “corpi celestiali”. Ora c'è una teoria plausibile su cosa ha creato il cratere. E la notizia non è buona.

Potrebbe essere il gas metano, rilasciato dal terreno ghiacciato che si scioglie. Secondo un recente articolo di Nature, “l'aria vicino al fondo del cratere conteneva concentrazioni insolitamente alte di metano – fino al 9,6% - nei test condotti al sito il 16 luglio, dice Andrei Plekhanov, un archeologo al Centro Scientifico di Studi Artici di Salekhard, in Russia. Plekhanov, che ha condotto una spedizione al cratere, dice che l'aria di solito contiene appena lo 0,000179% di metano”. Lo scienziato ha detto che il rilascio di metano potrebbe essere collegato alle estati insolitamente calde di Yamal nel 2012 e nel 2013, che sono state più calde di una media di 5°C. “Mentre le temperature sono salite, suggeriscono i ricercatori, il permafrost si è scongelato ed ha collassato, rilasciando metano che era rimasto intrappolato nel terreno ghiacciato”, ha dichiarato il rapporto.