martedì 24 giugno 2014

Il declino dell'economia industriale italiana






L'economia industriale italiana sta venendo stritolata dall'alto costo delle materie prime. A questo si aggiunge il peso di una burocrazia spaventosa che è l'emblema moderno della teoria di Tainter che vede il crollo delle civiltà come dovuto all'eccessivo costo delle loro burocrazie. Il risultato è un economia italiana che si fa sempre più virtuale, sempre più eterea, sempre più orientata verso prodotti di lusso nella moda, nel turismo o nel settore alimentare. E' un'economia fragile, soggetta alla variabilità dei gusti planetari e che crea ricchezza solo per pochi.

In questo post, Miguel Martinez dal blog "Kelebek" coglie bene le tendenze del momento.


Aura d’Italia

Ogni tanto, mi viene da scrivere una riflessione sperimentale, dove semplifico molto e compio sicuramente errori, ma mi serve per mettere in ordine esperienze e idee.

Quindi non prendete troppo alla lettera ogni parola, cercate di cogliere il senso generale.

Innanzitutto, la crisi sta cambiando il volto dell’economia italiana. Tra tante altre realtà, ha messo in crisi i pilastri della sinistra realmente esistente, istituzioni come la Coop e il Monte dei Paschi di Siena, con il loro contorno politico.

Contemporaneamente, diventa centrale la commercializzazione dell‘Aura d’Italia.

Aura di di Estrosi Creativi che Coniugano Modernità e Tradizione nel Solco tracciato da Leonardo e Michelangelo… con due aspetti paralleli e inseparabili: turismo e moda.

Il grosso ricade su tre luoghi-cartolina che tutto il mondo riconosce, cioè Venezia, Firenze e Roma.

Ma Roma è troppe cose insieme, Venezia è quasi disabitata; per cui nei fatti, questa Aura si concentra soprattutto a Firenze, che non è solo luogo turistico, ma centro simbolico del sistema-moda planetario (anche se i centri economici sono ben altri, da New York a Milano).

Questo fatto ci permette di capire come abbia fatto il sindaco di Firenze a scardinare in pochi anni l’intero sistema del PD e impadronirsene, per poi passare a diventare addirittura il politico-protagonista di tutta l’Italia.

Tenendo presente, però che il vero potere non ama mai farsi vedere, e quindi non bisogna insistere troppo sull’esuberante personalità dell’ex-sindaco.

L’industria dell’Aura è l’inevitabile accompagnamento dell’immensa divaricazione della ricchezza mondiale: il settore del lusso, ci dicono, è l’unico che non conosce crisi. E questa industria ha come base, non l’accumulazione di piaceri, ma una disperata gara di prestigio tra uomini che devono dimostrare la propria potenza attraverso una serie di gesti prefigurati di spreco su scala gigantesca.

Allo stesso tempo, il mercato dell’Aura riflette il generale narcisismo, la smaterializzazione e la finta intimità dell’era della Jeune Fille.

Non è altro che la pubblicità di se stessa, e come ogni pubblicità, è quindi giovane, bella, seducente, entusiasmante.

Il mercato della moda, a differenza di quello turistico, genera ben poco di ciò che una volta si chiamava “lavoro”: gli scaricatori stagionali a Pitti Moda, il designer di gioielli, la modella eccezionale, il buttafuori sono figure numericamente irrilevanti.

Ma questo mercato muove capitali enormi, in grado di condizionare la politica, la cultura, i media… Nulla può fermare le cifre che i signori del lusso sono in grado di schierare sul campo. Cifre che ovviamente non hanno nulla a che fare con “l’Italia” o con “Firenze”, visto che scorrono dentro il mondo parallelo del denaro virtuale planetario.

Il mercato dell’Aura genera e rimodella l’Aura stessa. Decide, ad esempio, che il museo/monumento, invece di essere luogo in cui si può scoprire il proprio territorio, deve diventare sede di “eventi” mediatici, un continuo spettacolo a sostegno dell’industria dell’Aura (Pucci riveste il Battistero, Stefano Ricci decide l’illuminazione del Ponte Vecchio, Ferragamo prende in mano gli Uffizi…).

Il mercato dell’Aura deve vendere ciò che la gente già conosce, e quindi se riduce l’Italia a Firenze/Venezia/Roma, riduce a sua volta Firenze a due o tre monumenti facilmente riconoscibili in tutto il mondo. Il resto della città può fare da dormitorio, e i brandelli di centro non ancora distrutti possono diventare valvole di sfogo per la parte bassa dell’industria turistica.

Ecco che i punti chiave diventano modello di città, turismo, moda, gentrificazione, patrimonio, urbanistica, paesaggio.