giovedì 24 giugno 2010

Clima: cambia il vento.

Di Ugo Bardi


I ghiacci artici sono al collasso (immagine da "the cost of energy"). Nonostante qualche patetico tentativo di nascondere la verità, la situazione sta diventando sempre più evidente; con il 2010 che si avvia a essere l'anno più caldo della storia. Questo è uno dei fattori che stanno portando alla sconfitta dell'azione propagandistica contro la scienza del clima che era cominciata l'anno scorso con il "Climategate"


L'offensiva del negazionismo climatico sta perdendo colpi. Era cominciata con grande fanfara con il furto dei dati dell'università di East Anglia, a Novembre del 2009 (il "climategate"). Con tanti soldi a disposizione, gentilmente forniti dalle Koch industries e da altre lobby dei combustibili fossili, l'onda mediatica del climategate sembrava in grado di travolgere completamente la scienza del clima. Gli scienziati erano resi oggetto di pubblico ludibrio con tecniche che ricordavano il tempo di Stalin; alcuni di loro portati vicino al suicidio. L'IPCC, criticata per ogni piccola imprecisione nei suoi rapporti, sembrava vicina a essere classificata, insieme ad Al Qaeda e il partito comunista, fra le organizzazioni da estirpare per il bene dell'umanità.

E invece, tutto sta cambiando. Il negazionismo climatico ha perso forza: a corto di argomenti, in discesa nei sondaggi, in generale difficoltà a mantenere l'offensiva. Vediamo cosa è successo ultimamente:

1. I sondaggi di opinione negli Stati Uniti indicano una chiara inversione di tendenza. Ci sono oggi molte più persone che ritengono che il riscaldamento globale esista e sia causato dall'attività umana di quante non ce ne fossero sei mesi fa, al momento di picco dell'offensiva del climategate. Si sa che i sondaggi vanno su e giù, ma questa è una forte indicazione che la strategia del climategate sta perdendo forza

2. I blog dei negazionisti climatici principali (climateaudit, wattsupwiththat, e altri) stanno perdendo lettori. Anche qui, si sa che i rating dei blog vanno su e giù; ma dopo il "picco" di attenzione del climategate abbiamo una chiara evidenza che i negazionisti si sono cacciati in un vicolo cieco.

3. A maggio, è uscito un editoriale sulla prestigiosa rivista "Science"a supporto della scienza del clima, firmato da 250 scienziati di prestigio, incluso 11 premi Nobel. Qualcuno, evidentemente, ha cominciato a capire che bisogna muoversi per contrastare la propaganda anti-scienza.

4. Un recente studio, pubblicato su PNAS, ha dimostrato come gli scienziati che sono convinti dell'interpretazione antropogenica del cambiamento climatico sono nettamente più attivi, pubblicano di più e su riviste migliori di quelli che invece negano quella interpretazione (vedi anche questo commento di J. Roff). Questo risultato è un duro colpo contro quelli che continuano a sostenere che la posizione negazionista sia scientificamente alla pari con quella standard.

5. Il Sunday Times si è visto costretto a ritrattare ufficialmente e pubblicamente un vergognoso attacco contro l'IPCC - accusata di aver esagerato il pericolo che il riscaldamento globale causa alla foresta pluviale amazzonica. Anche qui, dopo che l'IPCC era diventata un pò il bersaglio di tutto e di tutti, è un evidente segnale di un cambiamento di tendenza.

6. Christopher "Lord" Monckton - negazionista climatico a tempo pieno -  è stato demolito da John Abraham, professore dell'università del Minnesota.  Non solo demolito, ne è uscito letteralmente devastato: praticamente ogni cosa che Monckton dice è una bugia. E' uno psicopatico; un mentitore patologico. Monckton è rimasto così privo di argomenti che non ha potuto rispondere in altro modo che  prendersela personalmente contro Abrahms. Gli imbrogli di Monckton sono stati anche messi in luce in un recente articolo sul "Guardian". Monckton è un pagliaccio, certamente, ma non va sottovalutato perché c'è chi gli da retta. Questa sua disfatta è sintomatica della situazione.

7. Naomi Oreskes e Richard Conway sono usciti in pubblico con una fortissima accusa contro i "mercanti del dubbio" mostrando come i moderni negazionisti climatici stanno utilizzando le stesse tecniche usate nel passato dalla lobby del tabacco per negare il legame fra fumo e cancro. Anche questo è un sintomo della reazione in corso.


Ci sono altri esempi che dimostrano come il vento sta cambiando, anche se i nostri tronfi intellettuali sembrano un po' lenti ad accorgersene. Questo cambiamento si può attribuire a vari fattori. In parte è dovuto al fatto che il 2010 si sta rivelando un anno caldissimo, forse l'anno più caldo della storia. Questo lo si vede anche dalla situazione tragica dei ghiacci artici. C'era stato, ad Aprile, qualche patetico tentativo di far credere che  "I ghiacci ritornano!", salvo poi stare zitti quando si è visto come stanno veramente le cose.

Ma non è soltanto il caldo del 2010 che sta rovesciando la situazione mediatica. C'è anche una reazione da parte degli scienziati e da parte di tutti quelli che capiscono come stanno le cose. Gli scienziati rimangono - in generale - degli ingenui in campo comunicativo, ma alcuni hanno tirato fuori le unghie e hanno detto le cose come stanno, soprattutto negli Stati Uniti. C'è anche - evidentemente - la debolezza intrinseca delle argomentazioni dei negazionisti climatici che si sono ridotti a basarsi su sottili chiose di qualche messaggio scritto 10 anni fa.

Insomma, la battaglia non è ancora vinta, ma io credo che questa inversione di tendenza sia un momento storico. Continuiamo a tenere duro, ma possiamo aspettarci che la scienza del clima ritornerà ad essere il paradigma accettato - come è giusto che sia. A questo punto, potremo smettere di perdere tempo con inutili polemiche e tornare cercare soluzioni contro il disastro del riscaldamento globale. Su questo, dobbiamo ancora cominciare: il bello deve venire.