mercoledì 27 dicembre 2017

Blog: Abbiamo Sbagliato Tutto? (Una mela che costa un'iradiddio)




Qui sopra, vedete una foto che ho fatto in questi giorni di un prodotto in vendita in un negozio vicino a casa mia. Sono circa 10 fettine di mela essiccate dentro un barattolo di plastica trasparente per un peso netto di 30 g. Il prezzo lo vedete sull'etichetta, Eur 3,50.

Scusate se ho fatto uno smudge sul nome del prodotto. In ogni caso, se per caso il produttore ritenesse che il suo prodotto è comunque riconoscibile, mi affretto a dire che questo post non deve essere visto come una critica alla bontà del prodotto stesso e neppure inteso a scoraggiare i lettori dall'acquistarlo (viviamo nell'era del "disclaimer")

Ciò detto, facciamoci un ragionamento sopra. Dai dati di etichetta vediamo che queste fettine costano quasi 120 Euro/kg. Sono sicuramente mele di altissima qualità (disclaimer), ma mi sa che forse queste fettine di mela sono un po care considerando che le mele si vendono a meno di 1 Euro/kg al supermercato. Fa venire in mente la barzelletta di Adamo ed Eva, quando una mela costava un'iradiddio.

D'altra parte, è anche vero che ognuno compra quello che gli pare e se vuol comprare delle fettine di mela a 120 euro al chilo, sono scelte sue (dopotutto, per una mela, Adamo ed Eva ci hanno rimesso il loro appezzamento di terra). Quello che veramente non va in questa confezione è il barattolo di plastica. Un caso classico di "iperimballaggio", questo barattolo è un costo non solo per chi lo compra, ma per tutti quanti. Se finisce in un inceneritore diventerà uno di quei gas serra che cerchiamo disperatamente di limitare. Altrimenti, finirà dispersa da qualche parte e andrà lentamente a pezzi che poi potrebbero finire nella catena alimentare e da lì nei nostri piatti. O magari finirà ad aumentare le dimensioni della grande "isola della plastica" nel mezzo dell'oceano.

Tutte queste cose sono ben note, ciononostante nessuna legge regola la vendita di questi prodotti iperimballati. E questo è uno solo dei tantissimi casi di follia in cui si continuano a produrre cose del tutto inutili, costose, inquinanti, e che fanno danno a tutti.

E allora com'è che stiamo dicendo queste cose da anni e nessuno muove un dito in pratica? Serve a qualcosa tenere un blog come "Effetto Cassandra" dove un gruppo di brave persone (Corna,  Migliorino, Molfese, Simonetta, Rupalti, e tanti altri) fanno del loro meglio per raccontare cose che ritengono utili per vivere meglio e fare meno danni? Come sta che il dibattito sui media è su tutto, salvo che sulle cose veramente importanti (ovvero, quelle che ci fanno vivere)?

Queste sono domande per i lettori di "Effetto Cassandra". Cosa ne dite? Vale la pena continuare con questo blog? Con l'Internet che sta diventando sempre di più un triumvirato (Facebook/Google/Amazon) ha ancora senso tenere un blog, o dovremmo pensare a qualche altra forma di comunicazione? E se si, che tipo di comunicazione? E come potremmo essere più efficaci nel muovere qualcosa?

Se avete un minuto, fatevi sentire. I commenti del blog sono riaperti dopo la pausa di riflessione.




sabato 23 dicembre 2017

Piccola Storia Natalizia





Questa non è proprio una storia natalizia, ma ha qualche caratteristica di un'"operetta morale" che la rende proponibile come tale. L'autrice, Elena Corna, ha una notevole capacità di vedere il mondo da punti di vista diversi, anche non umani. Per esempio, un racconto precedente, è scritto dal punto di vista dei batteri, mentre qui sono i cani a parlare. E' una capacità di cui avremmo molto bisogno - mettersi nei panni (o magari, "nel pelo") delle creature che ci circondano. Sarebbe il modo di evitare di distruggere l'ecosistema e, nel process, noi stessi. Ma non sembra che molti di noi siano in grado di vedere il mondo con occhi diversi da quelli dell' "homo economicus" che non trova nessun valore in un animale vivo, soltanto in uno ucciso e servito in tavola. (UB)


DIALOGO FRA IL CANE COLTO E IL GIOVANE CANE
(…una aspirante operetta morale)

di Elena Corna


Il cane colto: “ Sniff… Sento odore di tristezza. Perchè queste orecchie basse? “

Il giovane cane: “ Pensavo…Pensavo a cosa successe quando il cane incontrò l’uomo…”

Il colto : “ Non per essere pignolo, ma il titolo giusto è L’uomo incontrò il cane …Grande uomo, l’autore; una sensibilità quasi canina…Comunque l’uomo, se vuoi saperlo, incontrò il cane e grazie a lui divenne un cacciatore migliore, un pastore migliore, un cercatore migliore…Avrei voluto vederlo, l’uomo, a cavarsela senza il cane!”

Il giovane: “Lo so questo, ma intendevo il contrario: il cane incontrò l’uomo e cosa divenne?”

Il colto : “Oh bella, lo sanno tutti. Divenne,come si suol dire, il miglior amico dell’uomo!”

Il giovane : “E allora perché si suol dire anche solo come un cane? Cosa rappresentiamo noi? Amicizia o solitudine?”

Il colto : “Già, si contraddicono un po’… Comunque direi amicizia, senza dubbio! Gli umani infatti dicono fedele come un cane.”

Il giovane : “ Sì, ma dicono anche “cane infedele”! L’ho sentito in un sacco di film. Perché? E perché ci associano con l’idea del freddo e del gelo? Fa un freddo cane,dicono!”

Il colto : “Beh, ma ci associano anche con l’idea del caldo. La felicità è un piccolo cane caldo, dicono sempre nei fumetti di Charlie Brown. Certo,ora che ci faccio caso, gli umani sono un po’ incoerenti…Dev’essere perché non sanno mettere d’accordo quei due emisferi del loro cervello…Non ci pensare…”

Il giovane : “Ma io sto a disagio! Mi trattengo anche dall’abbaiare alla luna, perché gli umani dicono sempre canta come un cane:..”

Il colto : “Vedi? Non sanno quel che dicono. I primi can-tanti siamo stati noi cani, si sa. Guarda le parole: “cane” e “cantare” hanno la stessa etimologia. Infatti, quando un antico romano chiedeva a un altro antico romano di cantare, che gli diceva? -Cane!- , gli diceva.* Questo è latino, piccolo, mica robetta.”

Il giovane : “Sarà…Fatto sta che se gli uccelli, o addirittura i ranocchi, strepitano tutti insieme, lo chiamano concerto. Se lo facciamo noi cani, lo chiamano cagnara. Ma la cosa che mi spaventa di più non te l’ho detta ancora…E’ così terribile che mi fa paura pensarci…Perché dicono l’ha ucciso come un cane, ti ucciderò come un cane, eccetera? Dimmi: com’è che uccidono i cani?”

Il colto : “Ah, questo te lo so spiegare. Vedi, è un modo di dire antico, di quando gli uomini erano più come noi animali, e quindi non uccidevano facilmente i propri simili. Perciò “ti ucciderò come un cane” significava “come se tu fossi tutt’altro che un mio simile. Mi segui?”

Il giovane : “Come un cane poliziotto. E quindi?”

Il colto : “E poi gli umani hanno imparato a farsi fuori fra loro nei modi più impensabili (impensabili per noi animali, intendo): si bombardano, si avvelenano, si torturano…Non esistono modi peggiori di uccidere che quelli che usano anche per sé, perciò stai tranquillo. Noi cani di città, poi, moriremo di vecchiaia…”

Il giovane : (con un sospiro di sollievo)“Meno male! Ma, vedi, non è solo la morte che mi preoccupa! E’ la vita! Perché si dice giornata da cani, o vita da cani? Perché?”

Il colto : “Perché gli umani fanno fare a molti cani una vita da cani, ecco perché! Cioè, gli fanno fare tutto quelle cose che non hanno voglia di fare loro: recuperare chi si perde in montagna, fiutare la droga, guidare i loro simili che non ci vedono..”

Il giovane: (con aria pensierosa)“Ma…se gli umani sono così tremendi, com’è che siamo diventati loro amici ?”

Il colto : “Che ti devo dire? Però, di’ la verità: vedere un umano che si abbassa per raccattare i tuoi escrementi dà una certa soddisfazione, non trovi?” Il colto sorride sotto i baffi.

Il giovane “ Ecco…C’è un’ultima cosa che mi angoscia…Non te l’avrei chiesto, è una cosa un po’…personale, ma, di già che hai parlato di escrementi…” Guaisce .

Il colto : “Spara, piccolo.”

Il giovane : “Ecco. Mi sento inibito….”

Il colto agita una zampa in segno di noncuranza.

Il giovane “No, aspetta, non per il fatto di cantare…E’ che gli umani dicono sempre, quando qualcosa fa schifo, che è fatta a cazzo di cane. Allora io non oso nemmeno tirarlo fuori, che so, per dargli una leccatina, capisci? Ma…è davvero così brutto?”

Il colto (ridendo):”Ah, questo è facile! “ Il colto abbassa la voce: “ E’ tutta invidia. Ma l’hai visto, il loro? Tutto grinzoso e penzoloni, con quella specie di pelo ispido! E’ così brutto che lo tengono sempre nascosto. Anche al mare, stanno tutti nudi ma quello lo tengono dentro a un “costume” fatto apposta. Gli piacerebbe, averlo come noi!” 

Il colto avvicina il muso a quello del giovane:” Pensa che nemmeno le femmine della loro specie lo trovano bello. Poveretti…”

Il giovane appoggia il muso alle zampe con aria sollevata.

Il colto : “Ti senti meglio ora?”

Il giovane : “Non sai quanto! Però… a proposito di femmine, com’è che quando vogliono parlar male di una donna dicono che è una cagna? Il mio umano non dice mai alla sua fidanzata cagnolina mia, però la chiama gattina, topolina…Come se poi sapesse qualcosa del comportamento sociale delle tope!”

Il colto : “Boh, questo è davvero incomprensibile. E poi, mi risulta che le tope sono più facili delle cagne. Le nostre femmine non la danno mica a tutti! Ecco, ad esempio: vedi la barboncina che sta passando? “ Sospira. “Eh, l’ho corteggiata, ma mi ringhiava sempre…”

Il giovane : “Eh, sì, è proprio carina…”

Il colto : “E allora smettila di pensare agli umani e vai! Sei un bel cane giovane, buttati!”

Il giovane : “Magari…Però non la lasciano mai sola, la fanno uscire poco…”

Il colto : “Ecco, lo vedi che gli umani non sono molto intelligenti! La vedono mogia e che fanno? La portano dallo psicanalista per cani! Quella avrebbe solo bisogno della compagnia di cani come noi, te lo dico io! ” Sorride.

Il giovane : “Ma davvero? La portano da un umano psicanalista? Mi dispiace per lei… Ma dimmi: la cura sta funzionando, almeno?”

Il colto : “ No che non funziona. Ne sono sicuro perché ieri ho sentito i suoi umani che dicevano: -Certo che quello psicanalista è proprio un cane!“




* “Cane” è l’imperativo del verbo cànere, che significava, appunto, cantare.












mercoledì 20 dicembre 2017

Il dilemma del campeggiatore



Immaginiamo di affrontare un orso in mezzo a una foresta, insieme a un amico. Siete entrambi disarmati e l'orso può correre più velocemente di voi. Qual è la strategia migliore, cooperare o tradire? Potrei chiamare questa situazione il "dilemma del campeggiatore", in analogia con il ben noto "dilemma del prigioniero"



Tu e un amico siete accampati in una foresta abitata da orsi affamati.Immaginate che per qualche motivo avete perso il contatto con il mondo civile e che dovete cavarvela da soli per tornare a casa. Siete entrambi disarmati e gli orsi possono facilmente uccidervi. Qual è la migliore strategia per sopravvivere? Ecco alcune considerazioni sul "Dilemma del Campeggiatore" in base al livello di pericolo.

1. Il pericolo è basso: collaborazione. Sai che ci sono gli orsi nella foresta, ma non hai alcuna prova che ce ne sia uno vicino. Tu e il tuo amico siete d'accordo sul fatto che dovreste cooperare per fare il meno rumore possibile, non lasciare residui di cibo, non dare prova della vostra presenza.

2. Il pericolo è elevato: inganno. Hai visto l'orso e l'orso ti ha visto, ma il tuo amico non lo ha visto. Non dici al tuo amico quello che hai visto, anzi neghi di aver visto un orso in giro. Alla prima occasione, dici al tuo amico che farai una breve passeggiata nella foresta, alla ricerca di frutti di bosco, mentre lui dovrà occuparsi del campo fino che non torni. Appena si è fuori dalla vista, cominci correre il più velocemente possibile, lasciando l'amico ad affrontare l'orso, da solo.

3. Il pericolo è immediato: emergenza. L'orso improvvisamente appare davanti a voi, attaccando. Non c'è che lottare disperatamente per sconfiggerlo.


Probabilmente conoscete una storia abbastanza diffusa sul Web con il titolo "i due campeggiatori e l'orso." Viene raccontata in uno stile fra il serio e il faceto e si conclude con uno dei due campeggiatori che dice all'altro "ma cosa ti allacci le scarpe a fare? L'orso corre più velocemente di noi." E l'altro gli risponde "Si, ma a me basta correre più velocemente di te!" Questa storia è stata una delle fonti di ispirazione per questo post. 

L'altra storia che ha ispirato questo post è il "Dilemma del Prigioniero". È un gioco operazionale in cui ognuno dei due giocatori deve scegliere se collaborare o tradire l'altro, senza sapere quale strategia l'altro sceglierà. Il tradimento porta un vantaggio a uno dei giocatori solo se l'altro giocatore coopera. Se entrambi tradiscono, entrambi soffrono pesanti penalità. 

Il dilemma del prigioniero è stata analizzata in profondità e il risultato è che non ha una strategia ottimale; Gli studi empirici hanno dimostrato che la strategia semplice chiamata "tit per tat" è quella che si comporta meglio nel lungo periodo, ma non c'è garanzia che funzionerà sempre. Quindi, il gioco del prigioniero riflette bene la complessità e l'imprevedibilità del mondo reale, anche se in forma semplificata.

Il dilemma del campeggiatore, come descritto qui, è molto simile al dilemma del prigioniero, con la differenza che il risultato non è solo una penalità: se perdi la partita, muori. Il dilemma del campeggiatore è anche "graduale" nel senso che la migliore strategia dipende dal livello di pericolo. In una situazione di pericolo basso, entrambi i giocatori possono capire facilmente che la collaborazione è la strategia migliore. Ma, come il pericolo diventa sempre più evidente e immediato, il tradimento comincia a sembrare una strategia migliore.

Non mi sembra (ma posso sbagliare) che i teorici abbiano esaminato questo tipo di gioco, per cui per ora queste considerazioni devono rimanere qualitative. Tuttavia, mi sembrano illuminanti quando applicate alla situazione mondiale attuale, in particolare se pensiamo all'orso come "cambiamento climatico", mentre i campeggiatori sono intere popolazioni o strati sociali.

Ad esempio, il trattato sul clima di Parigi può essere visto come parte di una strategia di collaborazione, ma considerando che si è sempre saputo che non è sufficiente per evitare il disastro climatico, può anche essere visto come parte di uno sforzo di inganno. Allo stesso tempo, alcuni governi hanno preso una posizione più o meno esplicitamente negativa; Per esempio gli Stati Uniti, il Canada e la Russia. Questi governi possono credere che la loro situazione geografica possa permettere loro di sconfiggere l'orso climatico o, comunque, di avere risorse sufficienti per evitare il peggio, almeno per una frazione della loro popolazione. Come ho discusso in un post precedente, è possibile che alcune delle élite planetarie siano già arrivate alla conclusione che l'orso climatico sta arrivando e che per loro la migliore strategia è il tradimento, spostandosi verso nord e lasciando i poveri al loro destino; affogare, morire di fame o, al limite, finire bolliti vivi .

Naturalmente, questa interpretazione non può essere dimostrata e potrebbe essere sbagliata. È anche vero che c'è ancora spazio per una strategia collaborativa che potrebbe risolvere il problema climatico attraverso una rapida transizione energetica. Tuttavia, il gioco del dilemma del campeggiatore offre una prospettiva della situazione attuale che non darei come impossibile, e nemmeno improbabile. .

Nota: questo post è stato ispirato da una storia raccontata da Filippo Musumeci, pubblicata in italiano sul blog "Effetto Risorse"