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lunedì 31 agosto 2020

Recensione de "Il Mare Svuotato"

                                                       


Di Walter Mola

 

 Diciamolo subito: è un bel libro, probabilmente il  migliore scritto da Ugo Bardi, questa volta in compagnia di una ricercatrice Ilaria Perissi, ma lo stile, il modo, con cui  ti presenta un problema grave come l'esaurimento della disponibilità  ittica a livello planetario è coinvolgente e ben documentato, il suo.

Il titolo riprende un altro bel testo scritto nel 2011 sempre per Editori Riuniti, “La Terra Svuotata” in cui si parla dell'esaurimento dei minerali. Ne “Il Mare Svuotato” si affronta il tema del superamento della capacità di rigenerazione dei pesci con una pesca industriale che non tiene conto minimamente dei cicli biologici con l'idea tipicamente estrattivista con cui si va avanti fino all'ultimo. Lo dimostra molto bene facendo notare che ormai oltre la metà del pesce consumato proviene da allevamenti con tutte le problematiche connesse. Gli allevamenti intensivi  sono già fonte di guai sulla terra ferma figuriamoci in mare.

Il libro non si limita all'elenco di disastri causati dall'uomo in mare ma dimostra come di fronte ad un limite evidente (la diminuzione del pescato) invece di comprendere i cicli naturali,  la risposta  sia stata da un lato con l'incremento della capacità dei pescherecci e dall'altro dalla ricerca di nuove aree. 

Utili i riferimenti alla storia dell'esaurimento, quasi estinzione, dei più grandi abitanti dei mari: le balene. Soggette ad una caccia spietata nell'800 erano quasi sparite ma secondo i balenieri non si trattava di estinzione ma di timidezza, si proprio così, dicevano che le balene erano diventate timide e non si facevano più vedere.

Mi è piaciuto molto il riferimento ad equazioni come quella di Lotka-Volterra che spiegano molto bene l'equilibrio tra predatori e prede che in realtà in mare si è rotto da tempo il super  predatore è l'uomo . 

Interessanti tutte le esperienze citate (da cui non si impara mai) in cui si supera la capacità riproduttiva e la “risorsa” sparisce. L'estinzione dello storione e la scomparsa del caviale sono emblematiche come il Merluzzo e il Salmone in certe aree del Nord Atlantico.

Non si parla solo  di pesca ma ci sono continui richiami all'inquinamento, all'esaurimento delle risorse, alle risposte sempre inadeguate e in ritardo alle evidenze di sovrasfruttamento. Si parla pure di idee strampalate come l'estrazione di minerali dall'acqua di mare.  

Mi viene in mente un vecchio Topolino in cui Pippo correva come un matto con la macchina per arrivare prima che la benzina finisse, ecco sembra che l'uomo stia facendo questo, consumare tutto, sempre ed eventualmente rallentare un poco per consumare comunque tutto più a lungo. In mare si sta facendo  questo, addirittura sottraendo il cibo direttamente ad altri legittimi pescatori: gli altri pesci, gli uccelli, balene.

Non mancano i consigli: mangiare pesce o no? Se non si è vegani o vegetariani meglio il pesce piccolo, meno inquinato e ancora disponibile, per quanto non si sa.

wm



                                                          Il Mare Svuotato

                                                 di Ugo Bardi e Ilaria Perissi

                                                           Editori Riuniti

                                                            303 pagine

                                                             18 Euro

venerdì 17 giugno 2016

Adrastia intervista Ugo Bardi

Da “Cassandra' Legacy”. Traduzione di MR

L'associazione francese “Adrastia” era sufficientemente interessata dal mio modesto lavoro da chiedermi una serie di domande. L'intervista originale era in francese, questo è il testo tradotto dalla traduzione inglese di Florence Mitchell.




Ugo Bardi è un ricercatore e professore di chimica. Ha collaborato a The Oil Drum, è un membro del comitato scientifico dell'Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio e del Gas (ASPO) ed autore di diversi libri, compreso uno sull'energia e le risorse minerali (The Limits to Growth Revisited).

I nostri sinceri ringraziamenti al signor Bardi per aver accettato di parlare con noi.

Adrastia: Lei ha costruito una teoria dal nome “il dirupo di Seneca”. Questa rivisita il picco di Hubbert e la relativa curva a campana, anche se in questo caso la sua discesa è molto più ripida della sua ascesa. Originariamente, questa curva è stata applicata alla produzione di petrolio. Potrebbe spiegarci in che modo si applica a molti altri fattori chiave della nostra civiltà?

venerdì 25 settembre 2015

Il gioco di Hubbert: un gioco da tavolo per simulare le dinamiche dell'esaurimento delle risorse

Da “www.academia.edu”. Traduzione di MR

La "curva di Hubberrt" generata dal gioco di simulazione in una sessione con gli studenti del corso di "Risorse, Economia, e ambiente" del corso di laurea SECI (Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale) dell'Università di Firenze. Quello che segue è un articolo scientifico moderatamente formale pubblicato nella forma di "preprint" su academia.edu


Il gioco di Hubbert: un gioco da tavolo per insegnare le dinamiche dell'esaurimento delle risorse

Di Ugo Bardi

Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Firenze
Polo Scientifico di Sesto Fiorentino
Via della Lastruccia 3, 50021 Sesto Fiorentino, Fi, Italy
ugo.bardi@unifi.it


Abstract

Questo articolo descrive una simulazione del processo dinamico dell'esaurimento delle risorse sotto forma di gioco operativo. E' pensato come un semplice gioco da tavolo, concepito per fornire agli studenti un'esperienza pratica che potrebbe aiutarli a capire le caratteristiche fondamentali dell'approccio dinamico all'esaurimento. Il gioco non necessita di computer o di materiali particolari. Può essere giocato da quattro squadre per un tempo di gioco di una-due ore.

1. Introduzione

I giochi hanno una lunga storia come metodo per simulare sistemi complessi. Questi sistemi sono caratterizzati da anelli di retroazione che interagiscono e che li rendono non lineari e li fanno reagire in modo esteso anche per piccoli cambiamenti di alcuni parametri. I fattori umani e gli eventi casuali a loro volta giocano spesso un ruolo importante in questi sistemi. Da qui la necessità di un metodo di studio che colga il loro comportamento in rapida mutazione e la loro imprevedibilità. Quasi ogni sistema può essere trasformato in un gioco e i giochi spesso vengono usati allo scopo di formare gli studenti con un approccio pratico in aree come le simulazioni militari (giochi di guerra) e giochi di commercio. In questa forma, vengono chiamati spesso “giochi operativi”.

lunedì 16 marzo 2015

Le Erinni: mitologia del collasso della civiltà.

di Jacopo Simonetta.

Se ci fidiamo di Georges Dumézil, una delle peculiarità delle civiltà indo-europee è organizzare i concetti  per triadi.   Secondo l’illustre studioso, fra le mitologie derivate dalla (presunta) mitologia arcaica comune, quella greca è quella più aperta agli influssi ed ai “prestiti” provenienti da altre culture e tradizioni.
   Questo la rende una fonte poco affidabile per chi studia la tradizione indio-europea arcaica, ma in cambio la rende una fonte inesauribile di ispirazione e conoscenza.

Fra le numerose “triadi” della tradizione ellenica, ve ne sono alcune decisamente rilevanti, soprattutto fra le divinità ingiustamente definite “minori” dai libri di scuola.   Ingiustamente perché molte di queste divinità detengono invece un potere più antico e profondo di quello degli stessi Dei olimpici.

Questa singolare predilezione per il numero tre potrebbe risultare semplicemente dalla tradizione, ma sono molti i casi in cui i fenomeni naturali si presentano ad un’analisi scientifica contemporaneamente unici e triplici.  

In un mio precedente post ho proposto un’analogia fra le Parche e le tre leggi della termodinamica (sensu Roddier 2012).Qui vorrei parlare di un’altra triade della mitologia greca: le Erinni.   Solitamente chiamate Eumenidi, o con altri appellativi, per evitare di pronunciarne il nome.
Come molte altre divinità, sono nel numero di tre, ma costituiscono un’unità inscindibile.   Ma a differenza delle Chere, delle Arpie o delle Gorgoni, le Erinni vengono evocate dal compimento di un delitto particolarmente efferato, in particolare l’uccisione di uno od entrambi i genitori
Chi è perseguitato da esse non ha scampo.   Tutto ciò che farà per migliorare la propria sorte gli si ritorcerà contro, tutto ciò che gli dava piacere gli darà dolore, tutto ciò che gli dava speranza si dimostrerà catastrofico.   Finché diventerà pazzo; sarà travolto da una furia autodistruttiva che lo condurrà ad una morte orribile.

Molta letteratura ha interpretato queste divinità in chiave psicologica, cioè come personificazioni del rimorso.   E’ una delle molte chiavi di lettura possibili; un’altra è cercare realtà fisiche dietro il simbolo. Può il mito delle Erinni aiutarci a capire quello che sta accadendo a tutti noi ora?   Ovviamente, è opinabile, ma propongo la seguente corrispondenza.

Aletto ("l'incessante").    Sappiamo, o dovremmo sapere, che la nostra civiltà e la nostra stessa vita dipendono dalla disponibilità di risorse.   Risorse che ci permettono di fare cose diverse a seconda della loro natura, qualità e quantità, al netto del lavoro e delle risorse che dobbiamo impiegare per estrarle dall’ecosistema e trasformarle in modo da poterle utilizzare.    E sappiamo, o dovremmo sapere, che cominciamo ad avere dei problemi seri con parecchie delle risorse principali e meno sostituibili come acqua, suolo, biodiversità, petrolio, ecc.

Tisifone ("la vendicatrice").   Tutto ciò che proviene da una qualche forma di fonte, finisce dopo l’uso in una qualche discarica.   Le discariche principali sono gli oceani e l’atmosfera, in cui si accumulano la maggior parte dei nostri rifiuti solidi, liquidi e gassosi.    Ma molte altre ce ne sono, in particolare i suoli e le acque dolci.    Da queste discariche, una parte dei materiali può essere recuperata sotto forma di risorse, generalmente previo un complicato e lungo giro attraverso quei cicli bio-geo-chimici che stiamo con successo facendo a pezzi.    Non solo, l’inquinamento danneggia le risorse ( si pensi alle acque) e dunque aggrava l’azione di Aletto.

Megera ("la maligna").   Ma la “tenaglia” che sta stritolando il nostro presente ed il nostro futuro non ha due sole ganasce, bensì tre.   Fra le fonti e le discariche, si trova l’intero nostro mondo fatto di processi produttivi, reti  di comunicazione, organizzazioni sociali, sistemi politici ecc.    Un mondo che sta cercando di mantenere il controllo della situazione mediante livelli crescenti di complessità.   Ma ad ogni incremento della complessità, aumentano i costi della medesima, non solo in termini monetari, ma anche di materiali, energia, spazio, ecc.   Chi  è minimamente pratico di ciò che sono oggi gli uffici di un normale comune, stenterebbe a credere come erano solo 30 anni addietro.   Per citare un solo, banale esempio.

Inoltre, incrementare la complessità richiede incrementare i consumi e dunque contribuisce sia ad impoverire le fonti, in particolare di energia, sia a saturare le discariche.  

Dunque esaurimento delle fonti (wells), saturazione delle discariche (sinks) ed aumento della complessità costituiscono un infernale girotondo al cui centro ci siamo noi.

Se un’analogia esiste fra le Erinni e la triplice tempesta che si sta scatenando sulle nostre teste, quale delitto può essere stato così terribile da evocarle?

Quando si parla di orrori, la nostra mente moderna corre immediatamente alle guerre ed alle infinite forme di  violenza con cui gli uomini tormentano se stessi.    Ma nella mitologia greca l’aver compiuto stragi e saccheggi non vale assolutamente ad evocare la calamità suprema impersonata dalla Erinni.   Per giungere a tanto è necessario che la violenza sia portata contro la propria stessa stirpe ed in particolare i genitori.   Possiamo considerare che, collettivamente, l’umanità si sia macchiata di un simile delitto?    Direi proprio di si, se consideriamo che la Biosfera è sicuramente la “famiglia” da cui l’umanità è nata e nel cui seno è finora vissuta.

In quest’ottica, la furia autodistruttiva che sta dilagando nel mondo appare essere esattamente il risultato della persecuzione erinnica.   Tutto ciò che facciamo ci si ritorce contro.   Tutto ciò in cui speriamo, si rivela una minaccia; Laddove cerchiamo piacere troviamo dolore.   Cerchiamo di aumentare la produttività e l’efficienza, per scoprire che così spingiamo la disoccupazione e la miseria.   Facciamo figli per perpetuare la nostra stirpe, ma questo non fa che accrescere la minaccia di catastrofe per la nostra specie.   Sviluppiamo tecnologie per ridurre gli effetti negativi della nostra economia, e li usiamo per accrescerli ulteriormente.    Speriamo che la crescita economica ci salvi dal collasso, ma è proprio questa crescita che spalanca la voragine sotto i nostri piedi.

Alla fine, molti sono travolti dalla folle idea che fare qualcosa di terribile può portarci fuori dalla trappola.   La furia autodistruttiva con cui gli integralisti islamici si accaniscono sul loro stesso patrimonio di civiltà e perseguitano la loro stessa gente mi pare appartenga a questa categoria.   Come vi appartengono la furia masochista dei rinascenti nazionalismi e la follia con cui il capitalismo agonizzante si avventa contro qualunque cosa potrebbe assicurare la vita degli uomini in un futuro oramai molto prossimo.

La potenza del mito risiede nella sua capacità di suggerire per via intuitiva concetti che sarebbero troppo difficili da analizzare.    I limiti dello sviluppo appartengono a questa categoria.   Anche i migliori gruppi di studio interdisciplinare, dotati dei più fantasmagorici strumenti di rilevazione ed analisi riescono ad analizzare solo una piccola parte di ciò che sta accadendo.

La fiducia nella mitologia dei nostri avi avrebbe potuto farci capire, molto più semplicemente, che devastare la propria casa e cercare di asservire o distruggere l’intera Biosfera erano un viatico sicuro per una bruttissima fine.   Abbiamo invece avuto fiducia in un altro mito, molto più moderno : quello del progresso che, al contrario, ci ha convinti del nostro buon diritto nel compiere le stesse azioni che le “antiche superstizioni” sconsigliavano.

Chi aveva ragione lo stiamo vedendo.   E se qualcuno non è ancora convinto, nessun problema: basterà aspettare ed osservare quel che succede.

giovedì 12 marzo 2015

Estinto – più estinto – ancora più estinto

Da “Club Orlov”. Traduzione di MR

David Herbert
Questo blog è dedicato all'idea di presentare il quadro complessivo – il più ampio possibile – di quello che sta succedendo nel mondo. Le rispettive aree di interesse che formano il quadro complessivo includono quanto segue:

1. La decomposizione terminale e il collasso finale della civiltà industriale man mano che i combustibili fossili che la alimentano diventano sempre più costosi da produrre nelle quantità che servono, di qualità delle risorse, dell'energia netta sempre più bassa e, alla fine, della disponibilità sempre minore.

La prima previsione di Hubbert secondo cui il picco della produzione di petrolio assoluto negli Stati Uniti sarebbe stato negli anni 70 era precisa, ma la previsione successiva di un picco globale, seguito da un collasso rapido, intorno al 2000 è stata piuttosto sbagliata, perché sono passati 15 anni e la produzione globale di petrolio non è mai stata più alta. I prezzi del petrolio, che sono stati alti per un periodo, si sono temporaneamente moderati. Tuttavia, zoomando appena un po' nel quadro petrolifero, vediamo che la produzione di petrolio convenzionale ha raggiunto il picco nel 2005 – solo 5 anni in ritardo – ed è in declino da allora, e che il deficit è stato compensato da petrolio più difficile e costoso da ottenere (di alto mare, fracking) e da cose che non sono esattamente petrolio (sabbie bituminose).

Gli attuali prezzi bassi non sono sufficienti per sostenere a lungo la nuova produzione di risorse costose e l'attuale abbondanza comincia a sembrare un banchetto seguito da una carestia. La causa diretta di questa carestia non sarà l'energia ma il debito, ma si può ancora ricondurre all'energia: un'economia industriale in crescita e di successo ha bisogno di energia a buon mercato; l'energia costosa causa l'arresto della sua crescita e la fa impantanare in un debito che non potrà mai essere ripagato. Una volta che la bolla del debito scoppia, non c'è abbastanza capitale da investire in un altro giro di produzione energetica costosa e si avvia la decomposizione terminale.

2. Il processo molto interessante degli USA che si trasformano nella nemesi di loro stessi: una USSR (URRS) 2.0 o, come li chiama qualcuno, gli USSA. (Union of Soviet States of America)

La miglior descrizione degli USA è quella di un cadavere di una nazione in decomposizione dove spadroneggia una cricca di oligarchi che controllano il gregge gestendo metodi Orwelliani di controllo mentale. La popolazione è arrivata ad un punto tale che la maggior parte di essa pensa che le cose siano fantastiche – c'è una ripresa economica, non lo sapete? - ma pochi si rendono conto che hanno tutti problemi personali con cose come la violenza, l'abuso di alcool e droga e l'ingordigia. Ma non chiamatela una nazione di violenti, di drogati e di ingordi, perché sarebbe insultare. In ogni caso, non potete dirgli niente, perché non ascoltano, perché sono troppo occupati a manovrare le loro unità di supporto vitale elettroniche alle quali sono diventati dipendenti. Grazie a Facebook e a cose simili, ora sono penetrati cosi in fondo alla caverna di Platone che anche le ombre che vedono non sono reali: sono simulazioni al computer di ombre di altre simulazioni al computer.

I segni di questo stato avanzato di decomposizione ora sono inconfondibili ovunque si guardi, che sia nell'educazione, nella medicina, nella cultura o nello stato generale della società americana, dove ora per la metà piena degli uomini in età lavorativa la capacità di guadagnarsi una vita decente è compromessa. Ma ora è particolarmente ovvio nell'infinito sommarsi di errori che sono l'essenza della politica estera americana. Alcuni hanno iniziato a chiamarlo “l'impero del caos”, trascurando di menzionare il fatto che un impero del caos è per definizione ingovernabile.

Un esempio particolarmente convincente è il Califfato Islamico, che ora governa ampie aree di Siria ed Iraq. Originariamente è stato organizzato con l'aiuto americano per rovesciare il governo siriano, ma ora invece minaccia la stabilità dell'Arabia Saudita. Questo problema è stato peggiorato molto alienandosi la Russia che, con il suo lungo confine centro asiatico, è la nazione più grande ad essere interessata a combattere l'estremismo islamico. Il meglio che americani sono stati capaci di fare contro il Califfato è stata una campagna di bombardamenti costosa e inefficace. Precedenti campagne di bombardamenti inefficaci e costose, come quella in Cambogia, hanno prodotto conseguenze non volute come il regime genocida di Pol Pot, ma perché disturbarsi a imparare dagli errori quando li si può aggravare senza fine?

Un altro esempio è il caos militarizzato e il collasso economico conclamato che ha ingolfato l'Ucraina sulla scia del rovesciamento violento organizzato dagli americani del suo ultimo governo costituzionale un anno fa. La distruzione dell'Ucraina è stata dal calcolo semplicistico di Zbigniew Brzezinski per cui trasformare l'Ucraina in una zona occupata della NATO e anti Russia avrebbe contrastato efficacemente  le ambizioni imperiali russe. Un grande problema di questo calcolo è che la Russia non ha ambizioni imperiali: la Russia ha tutto il territorio che può desiderare, ma per svilupparlo ha bisogno di pace e libero commercio. Un altro piccolo problema della “scacchiera” di Zbiggy è che la Russia ha la preoccupazione principale di proteggere gli interessi dei russi ovunque vivano e, per ragioni politiche interne, agirà sempre per proteggerli, anche se tali azioni sono illegali e portano il rischio di un grande conflitto militare. Così, la destabilizzazione americana dell'Ucraina non ha ottenuto niente di positivo, ma ha aumentato le possibilità di un auto annullamento nucleare. Ma se gli USA riescono a scomparire dalla mappa politica del mondo senza innescare un olocausto nucleare, abbiamo comunque un problema, che è che...

3. Il clima della Terra, la nostra casa, è, per dirlo nel modo più gentile possibile, completamente fottuto. Ora, ci sono parecchie persone che pensano che alterare radicalmente la chimica e la fisica planetaria dell'atmosfera e dell'oceano, bruciando appena la metà degli idrocarburi fossilizzati estraibili usando metodi industriali, non significhi niente e che ciò che stiamo osservando è solo variabilità climatica naturale. Queste persone sono idioti. Cancellerò ogni singolo commento che faranno a questo post, ma nonostante la mia promessa di farlo, vi assicuro che ne faranno... perché sono idioti. [Aggiornamento: sì, infatti ne hanno fatti, CVD].

Ciò che stiamo vedendo è un episodio estintivo innescato dagli esseri umani che sarà sicuramente al di là di qualsiasi altra cosa nell'esperienza umana e che potrebbe rivaleggiare con il grande evento estintivo del Permiano-Triassico di 252 milioni di anni fa. C'è persino la possibilità che la Terra venga completamente sterilizzata, con un'atmosfera surriscaldata e tossica quanto quella di Venere. Che questi cambiamenti stiano avvenendo non richiede una previsione, solo osservazione. I soli parametri che restano da determinare sono questi:

1. Fino a dove arriverà questo processo

Ci sarà ancora un habitat in cui gli esseri umani possano sopravvivere? Gli esseri umani non possono sopravvivere senza molta acqua potabile e fonti di carboidrati, proteine e grassi, tutte cose che richiedono ecosistemi funzionanti. Gli esseri umani possono sopravvivere con quasi ogni tipo di dieta – persino con cortecce di alberi e insetti – ma se tutta la vegetazione è morta, lo siamo anche noi. Inoltre, non possiamo sopravvivere in qualsiasi ambiente in cui la temperatura di bulbo umido (che tiene conto della nostra capacità di raffreddarci sudando) supera la nostra temperatura corporea: nel momento in cui questo accade, moriamo di colpo di calore Infine, abbiamo bisogno d'aria che possiamo effettivamente respirare: se l'atmosfera diventa troppo carente di ossigeno (perché la vegetazione è morta) e troppo ricca di CO2 e metano (perché la vegetazione morta è bruciata, il permafrost si è scongelato e il metano intrappolato nei clatrati oceanici è stato rilasciato), tutti noi moriamo.

Sappiamo già che l'aumento della temperatura media globale è aumentata di 1°C dai tempi preindustriali e, sulla base della chimica dell'atmosfera alterata, si prevede che alla fine aumenterà di 2°C. Sappiamo anche che l'attività industriale, grazie agli aerosol che immette nell'atmosfera, produce un effetto conosciuto come attenuazione globale. Una volta scomparso questo effetto, la temperatura media farà un salto di almeno altri 1,1°C, Questo ci porrebbe nella gamma dei 3,5°C e nessun essere umano è mai stato vivo in una Terra di 3,5°C al di sopra della temperatura di riferimento. Ma, sapete, c'è una prima volta per tutto. Forse possiamo inventare qualche congegno... Forse se ci mettiamo tutti dei cappelli ad aria condizionata o qualcosa del genere... (Ne facciamo una competizione di design?)

2. Con quale velocità si verificherà questo processo?

La massa termica del pianeta è tale che c'è un ritardo di 40 anni fra quando la chimica atmosferica viene cambiata e quando vengono percepiti i suoi effetti nella temperatura media. Finora siamo stati protetti da alcuni degli effetti da due cose: la fusione del ghiaccio di Artico e Antartide e del permafrost e la capacità dell'oceano di assorbire il calore. La vostra bevanda ghiacciata rimane piacevole finché non si sia sciolto l'ultimo cubetto di ghiaccio, ma poi diventa tiepida e sgradevole piuttosto in fretta. Alcuni scienziati dicono che, all'esterno, ci vorranno 5000 anni perché finiamo i cubetti di ghiaccio, provocando la fine della festa, ma poi le dinamiche degli enormi ghiacciai che alimentano i cubetti di ghiaccio non sono state comprese così bene e ci sono state sorprese continue in termini di quanto rapidamente possano rimuovere gli iceberg, che poi galleggiano in acque più calde e fondono rapidamente.

Ma la sorpresa maggiore degli ultimi anni è stata il tasso di rilascio di metano artico. Forse voi no, ma io ho trovato impossibile ignorare tutti gli scienziati che hanno suonato l'allarme del rilascio del metano dell'Artico. Ciò che chiamano la pistola a clatrati – che può rilasciare circa 50 gigatonnellate di metano in un paio di decenni – sembra essere stata azionata nel 2007 ed ora, pochi anni dopo, la linea di tendenza delle concentrazioni di metano nell'Artico è diventata allarmente. Ma dovremo aspettare almeno altri due anni per avere una risposta autorevole. In generale, il metano contenuto nei clatrati è sufficiente a superare il potenziale di riscaldamento globale di tutti i combustibili fossili bruciati finora di un fattore fra 4 e 40. L'estremo massimo di questa gamma sembra posizionarci a un buon punto sulla strada di un'atmosfera tipo quella di Venere e le specie che sopravvivono potrebbero essere limitate a batteri termofili esotici, sempre che ce ne siano, e sicuramente non comprenderanno le specie che ci piace mangiare, né nessuno di noi.

Vedere tali numeri ha spinto molti ricercatori a proporre la possibilità di un'estinzione umana a breve termine. Le stima variano, ma, in generale, se la pistola a clatrati ha effettivamente sparato, allora la maggior parte di noi non dovrebbe pianificare di essere ancora qua oltre a circa metà secolo. Ma la cosa divertente è (l'umorismo non è mai di cattivo gusto, a prescindere da quanto sia terribile la situazione) che la maggior parte di noi non dovrebbe pianificare di essere ancora qua in ogni caso. L'attuale popolazione umana sovradimensionata è un prodotto della combustione di combustibili fossili e una volta che sono finiti, la popolazione umana collasserà. Si chiama scomparsa ed è una cosa che accade sempre: una popolazione (diciamo, il lievito in una vaschetta di liquido zuccherino) consuma il proprio cibo e poi scompare. Pochi individui più resistenti persistono e se ci buttate un po' di zucchero tornano in vita, cominciano a riprodursi e il processo decolla ancora.

Un altro aspetto divertente dell'estinzione a breve termine dell'umanità è che non può mai essere osservabile, perché nessuno scienziato sarà presente ad osservarlo, pertanto è un concetto non scientifico. Siccome non può essere usata per fare scienza, gli scienziati che la buttano là devono puntare ad un effetto emotivo. Ciò è insolito per gli scienziati, che generalmente sono orgogliosi dei essere razionali e preferiscono avere a che fare con l'osservabile e il misurabile. Allora perché gli scienziati inseguirebbero un effetto emotivo? Chiaramente perché percepiscono che si debba fare qualcosa. E percependo che si debba fare qualcosa, devono anche percepire che si possa fare qualcosa. Ma se è così, di cosa si tratta?

Il tentativo di fare lobby nei governi per limitare le emissioni di carbonio è sempre il primo della lista. Non è stato un successo. Come una delle molte ragioni di ciò, considerate i due punti sopra: gli USA sono uno dei più grandi colpevoli quando si tratta di emissioni di carbonio, ma il cadavere in decomposizione del sistema politico americano è incapace di qualsiasi azione costruttiva. E' troppo occupato a distruggere paesi: Iraq, Libia, Siria, Ucraina...

Seconda in lista è una cosa chiamata geoingegneria. Se non sapete cos'è, non preoccupatevi; è in gran parte un sinonimo di masturbazione mentale. L'idea è che si possano sistemare cose che non si capiscono usando tecnologie che non esistono. Ma data la credenza umana irrazionale secondo cui ogni problema deve avere una soluzione tecnologica, c'è sempre qualche folle disposto a buttarci dei soldi. I tentativi precedenti su questa linea comprendevano l'idea di inseminare gli oceani col ferro per promuovere la crescita del plancton, o di mettere pezzi di stagnola in orbita per riflettere un po' di luce solare, o dipingere il Sahara di bianco. Sono tutti progetti divertenti a cui pensare. Perché non usare armi nucleari per immettere polvere nell'atmosfera per bloccare un po' di luce solare? O perché non nuclearizzare qualche vulcano, per ottenere lo stesso effetto? Se questo è politicamente difficile, perché non fare qualcosa di politicamente facile: uno scambio nucleare limitato?Ciò oscurerebbe i cieli, portando a un mini inverno nucleare e ridurrebbe anche la popolazione, che ridurrebbe l'attività industriale. Ci sono armi nucleari sufficienti a mantenere il pianeta freddo per tutto il tempo che serve a tutti noi per morire di avvelenamento da radiazioni. Questa soluzione geoingegneristica, insieme a tutte le altre, è in linea col detto popolare “Se non puoi risolvere un problema, ingrandiscilo”

E quindi mi pare che tutto il parlare di estinzione umana a breve termine sia soltanto uno sbattere le mani emotivo progettato per motivare le persone a provare cose che non funzioneranno. Tuttavia, credo che valga la pena di ponderare l'argomento per una ragione semplice: e se non vogliamo estinguerci? Abbiamo già stabilito che l'estinzione umana (a prescindere da quando si dica che si verifichi) non sarà mai osservabile, perché nessun essere umano sarà in giro ad osservarla. Sappiamo anche che le scomparse di popolazioni avvengono in continuazione, ma non risultano sempre in estinzione. Quindi, chi e più probabile che morirà e chi potrebbe farcela?

Le prime della lista sono le vittime invisibili della guerra. Ormai tante persone hanno visto foto dei mucchi di soldati ucraini morti lasciati a marcire dopo un altro attacco fallito, o i video dei residenti di Donetsk che muoiono sui marciapiedi dopo essere stati colpiti da colpi di artiglieria o di mortaio lanciati dal governo. Ma non sappiamo quanti bambini e donne stanno morendo nei reparti maternità perché il governo ha bombardato cliniche ed ospedali: tali casualità della guerra sono invisibili. Né ci verrà mostrato un video di tutti i pensionati che espirano prematuramente perché non possono più permettersi il cibo, le medicine o il riscaldamento, ma possiamo star sicuri che molti di loro non ci saranno più da qui a un anno. Quando si tratta di guerra, ci sono solo due strategie praticabili: rifiutarsi di prenderne parte e scappare. Infatti, il milione circa di ucraini che ora sono in Russia, o il milione di siriani che non sono più in Siria, sono quelli intelligenti. Sono gli ucraini che sono combattenti volontari gli idioti, quelli che stanno scappando in Russia per strsene fuori dalla guerra sono quelli intelligenti. “Tuttavia, i russi, che si offrono volontari per proteggere la loro terra e le loro famiglie da ciò che equivale ad un'invasione americana, chiaramente non sono degli idioti. Stanno anche vincendo). In questo senso, la guerra è un processo darwiniano, che porta all'estinzione degli stolti.

Il prossimo della lista degli episodi di estinzione da evitare avviene nelle grandi città durante un'ondata di calore. E' avvenuto in Europa nel 2003 ed ha portato a 70.000 casualità. Nel 2010, un'ondata di calore nella regione di Mosca (che è molto a nord) ha portato a 14.000 morti nella sola Mosca. L'effetto isola di calore urbano, che è causato dalla luce del sole assorbita dalla pavimentazione e dagli edifici, produce temperature locali molto più alte, portandole oltre la soglia del colpo di calore. Mentre l'economia dei combustibili fossili continua a funzionare, le città rimangono vivibili grazie alla disponibilità dell'aria condizionata. Una volta che questa chiude, gli episodi di estinzione da ondata di calore urbana diventeranno diffusi. Visto che il 50% della popolazione vive nelle città, metà della popolazione umana è a rischio di estinzione per colpo di calore. Pertanto, se non vi volete estinguere, non passate l'estate in una città.

La lista di luoghi in cui è meglio che non stiate se volete evitare l'estinzione diventa piuttosto lunga. E' meglio che non viviate in California, per esempio, o negli stati aridi del sudovest, perché è probabile che siano allagati dagli oceani che salgono (alla fine saliranno di oltre 100 metri, mettendo sott'acqua tutte le città costiere). E' meglio che non viviate nella metà est del Nord America, perché, paradossalmente, una regione artica drammaticamente più calda provoca l'andamento ondulato del jet stream, producendo inverni sempre più rigidi che, senza combustibili fossili, causeranno morte diffusa a causa dell'esposizione al freddo. Anche adesso, un po' più di neve, che è probabile che diventi la nuova normalità, ha causato la resa dell'intera infrastruttura dei trasporti del New England (dove, fortunatamente, non mi trovo). Ed è meglio che non viviate nemmeno dove la fonte d'acqua proviene dalla fusione dei ghiacciai, perché i ghiaccia presto non ci saranno più. Questo inclute gran parte del Pakistan, vaste aree dell'India, Bangladesh, Thailandia, Vietnam e così via. L'elenco di posti in cui è meglio non vivere se non ci si vuole estinguere per questa o quella ragione comincia a diventare piuttosto lungo.

Ma tutta le metà settentrionale dell'Eurasia sembra piuttosto bella per i prossimo futuro, quindi se non vi volete estinguere, è meglio che cominciate ad insegnare il Russo ai vostri figli.

martedì 27 gennaio 2015

Anguille: un altro dirupo di Seneca

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Aggiungo a questo testo che queste "sandeels" ("cicerelli" in italiano) vengono pescate non per il consumo umano, ma come cibo per l'allevamento di pesci più pregiati, salmoni e cose del genere. L'allevamento viene spesso indicato come la soluzione a tutti i problemi di esaurimento degli stock ittici, ma questi dati fanno vedere come anche qui il problema esiste, viene soltanto spostato di una tacca più in su della catena alimentare (UB)

Di Ugo Bardi





Una volta che si inizia a cercare “dirupi di Seneca” nello sfruttamento di risorse naturali, li si trova in tutta la letteratura scientifica. Ecco la mia ultima scoperta di una curva di produzione in cui il declino è molto più rapido della crescita: le catture delle anguille chiamate "cicerelli". Se non sapete cos'è un cicerello, eccone uno: 


martedì 11 novembre 2014

Brussels: far passare il messaggio dell'esaurimento delle risorse

DaResource Crisis”. Traduzione di MR




Con 24 lingue ritenute “ufficiali”, l'Unione Europea ha qualcosa in comune con la Torre di Babele (sopra, il palazzo del Parlamento a Strasburgo). La Babele di lingue è uno dei problemi associati al tentativo di far passare il messaggio ai politici, ma non quello più importante. Piuttosto, il problema principale sembra essere un meccanismo decisionale che favorisce il pensiero di gruppo. Ecco alcune note su una mia recente esperienza ad una audizione sulla sicurezza energetica al Parlamento Europeo a Brussels. 


Mentre entro all'audizione sulla sicurezza energetica in Europa, per prima cosa rimango colpito dalle dimensioni della sala. La sala “Alcide De Gasperi” del palazzo del Parlamento Europeo a Brussels è chiaramente un luogo costruito per impressionare, oltre alla sua funzione di sala per gli incontri. Una delle sue caratteristiche più notevoli è la lunga fila di finestre della sala degli interpreti. Visto che ci sono 24 lingue ufficiali nell'Unione Europea, ci devono essere almeno 50 interpreti che ci lavorano. Poi, noto anche come gli schermi per proiettare le diapositive siano piccoli e posizionati molto in alto, vicino al soffitto. Questo non è un luogo in cui puoi sostenere ciò che dici con dati e grafici. E' un luogo costruito per il dibattito politico.

Mentre la gente si raccoglie nella sala, capisco che l'atmosfera è piuttosto formale, con diversi membri del Parlamento Europeo che sono seduti fra il pubblico. La maggior parte delle persone sono vestiti con un completo e molti indossano una cravatta. Sul podio, ci sono sei relatori invitati. E si comincia. Percepisco immediatamente l'umore della conferenza: non è un incontro scientifico. Nessuno dei relatori sembra essere un esperto di combustibili fossili, intesi come mercati, produzione, risorse, riserve e cose simili. Piuttosto, sembrano più che altro preoccupati da problemi strategici e politici. La linea che emerge dalle presentazioni e dalle reazioni del pubblico è chiara: è un atteggiamento fortemente conflittuale (per dirlo eufemisticamente) verso la Russia, accusata di essere impegnata in una guerra economica contro l'Europa occidentale. Il succo di quello che sento è che l'Unione Europea si deve unire per difendersi; dobbiamo seguire l'esempio degli Stati Uniti e sbarazzarci delle nostre stupide regole e della resistenza locale contro le trivellazioni e le centrali nucleari. L'Europa può sfruttare le sue risorse di gas e petrolio di scisto (ed anche l'energia nucleare) ed ottenere l'indipendenza energetica, come hanno fatto gli Stati Uniti. E' tutto un “trivella, trivella, trivella” ovunque.

Questa linea, con varie sfumature, è la posizione di quattro relatori su sei. Il pregiudizio in favore dei combustibili fossili è visibile anche dal fatto che alla signora incaricata di difendere le rinnovabili viene affidato l'ultimo spazio dell'audizione. L'atteggiamento in favore dei fossili sembra essere condiviso dalla maggioranza del pubblico. Non che non venga contestato da qualche Membro del Parlamento Europeo (MPE) in sala. Uno di loro (lo conosco bene, è stato a lungo un sostenitore di ASPO) si alza e dice ad uno dei relatori: “non è vero che gli Stati Uniti hanno raggiunto l'indipendenza energetica. Deve smetterla di cercare i dati dai giornali!”, Ha ragione, (potete guardare i dati voi stessi). Ma è una reazione isolata e il dibattito complessivo rimane basato sull'idea che gli stati uniti siano diventati energeticamente indipendenti o, quanto meno, lo diventeranno presto.

Quando viene il mio turno di parlare, racconto una storia diversa. Cerco di spiegare che l'origine ultima dei problemi di sicurezza energetica in Europa sono dovuti all'esaurimento e che trivellare di più non è la soluzione. Mantengo il messaggio il più semplice possibile; confezionato per gente che non è specialista in petrolio e gas. Mostro le tendenze dei prezzi, dico loro qualcosa sul ritorno energetico e sostengo che l'energia rinnovabile non è soggetta ad esaurimento. Percepisco che il mio discorso viene compreso: le persone fra il pubblico ascoltano ciò che dico e guardano le mia diapositive (ma quegli schermi sono troppo alti e troppo piccoli, dannazione!). Mi fanno anche diverse domande e commenti – in gran parte favorevoli. Finita l'audizione, diverse persone mi hanno fermato per discutere ulteriormente di quanto ho detto. Come presentazione, è stata un ragionevole successo.

Ma, nel complesso, penso di aver avuto un impatto molto modesto, se ne ho avuto. Come ho notato molte volte, è estremamente difficile far passare ai decisori messaggi che sono percepiti come fuori dall'ordinario, come lo è il messaggio sull'esaurimento delle risorse. Il problema ha molte sfaccettature ed ha a che fare, principalmente, col modo in cui pensano i politici. Secondo la mia esperienza i politici – specialmente quelli di alto livello – sono persone molto intelligenti. Il problema è che sono inondati di informazioni, proprio come la maggior parte di noi - forse di più. Quindi, nella grande massa di dati che arrivano, come decidere quale sia la verità? Se si è scienziati – o formati scientificamente – si hanno i modi per valutare i dati e filtrare quelli sbagliati. Ma i politici non sono scienziati, non sono si sono formati scientificamente, per cui usano un metodo diverso. Conservano una salutare dose di scetticismo su tutto ciò che ascoltano. Non prestano troppa attenzione ai dati e tendono a parteggiare per l'interpretazione che percepiscono come la più compatibile con l'opinione generale del gruppo a cui appartengono.

Ci sono delle ragioni per questo “pensiero di gruppo” che, probabilmente, condiziona i politici più che la maggior parte di noi. E' perché lo strumento principale della lotta politica, oggi, è la demonizzazione degli avversari. Quindi, un politico fa molta attenzione ad evitare di essere escluso dalla massa di colleghi ed di venire sottoposto al trattamento di demonizzazione standard. Per un politico, nelle masse c'è sicurezza. Una strategia tradizionale ben conosciuta anche da pecore e pesci. In pratica, potreste vedere un politico come se avesse un rivelatore di opinione incorporato nella propria testa. Lei/lui percepirà la posizione della maggioranza e cercherà di non allontanarsi troppo da essa. In generale, il modo di un politico di ottenere potere è quello di occupare il centro, essere visto come moderato. Che sia questa la via del successo si sa da molto tempo, è stato persino rigorosamente modellato (in economia, è conosciuta come “Modello di Hotelling”). Gli scienziati a volte sono dei bastian contrari, i politici non lo sono quasi mai.

Così, penso di poter immaginare la reazione di gran parte dei MPE all'audizione sulla sicurezza energetica a Brussels. E' stata una cosa tipo, “Be', quel signore italiano che ha parlato di esaurimento delle risorse potrebbe aver ragione su quale sia il vero problema. Non sono riuscito a vedere bene le sue diapositive, così in alto vicino al soffitto, ma sembrava che avesse dei buoni dati. Ma, d'altra parte, gli altri relatori vedevano il problema in modo diverso. Se la maggior parte delle persone nel parlamento pensano che la Russia stia intraprendendo una guerra economica contro di noi e che trivellare di più sia una buona idea, allora ci deve essere qualcosa di vero in questo. Di sicuro, non devo prendermi il rischio di parteggiare per un'opzione minoritaria”.