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venerdì 10 aprile 2020

Come fu che perdemmo la coda. Relax con Elena Corna



Un racconto di Elena Corna



Dal diario dell’ antenata


20 milioni di anni fa all’incirca. Spagna


Per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare come sia potuto succedere. So solo che è scomparsa. Di certo non è che l’abbiamo persa di botto, ce ne saremmo accorti. Fatto sta che ora siamo senza coda. Ma dico io, come si fa a vivere senza coda? Ogni volta che ci si ritrova con i cugini macachi o con i lemuri, li vedo che con la coda si attaccano ai rami, tengono meglio l’equilibrio, se la avvolgono attorno. E li invidio. Loro, discretissimi, non ci hanno fatto domande, ma si vede che sono imbarazzati. Noi facciamo sempre finta di niente, ma è certo che non abbiamo più l’agilità di prima. E poi questo culo nudo fa veramente schifo.

Alcuni giovani dicono che la situazione è cambiata, i macachi sono macachi e noi siamo dei pierolapithecus. Sarà. Oltretutto, qui la foresta si sta diradando e forse ci sposteremo.


7 milioni di anni fa, giorno più giorno meno. Africa centrale


Qui non si sta male. C’è la foresta, volendo c’è anche la savana ma sugli alberi si sta meglio anche se non siamo più così bravi a passare da un albero all’altro, a causa della mancanza della coda. Caro diario, ti voglio confidare un grande disagio: mi pare che i miei denti siano più piccoli. Mi pare anche che ce ne siano meno! Forse tutta la bocca è più piccola, il che mi sentire debole. Alcuni nostri cugini hanno dentature più forti e noi li invidiamo. Loro non fanno alcun commento, quando ci si frequenta, ma hanno la tendenza a guardarci la faccia. Credono che non ce ne siamo accorti ma invece sì. Insomma, il nostro gruppo si sta indebolendo sempre di più. Alcuni giovani dicono che ciò accade perché noi siamo dei Sahelanthropus e dobbiamo essere fieri di questo, perché siamo il futuro. Sarà, ma non mi pare una gran consolazione. Oltretutto, ci pare che faccia sempre più caldo. Credo che il mio gruppo abbia deciso di spostarsi un’altra volta.


3 milioni di anni fa, Africa centrale ma più ad est


Si fanno molte conoscenze, viaggiando. Siamo stati ospiti di alcuni simpatici cugini un po’ diversi da noi e molto più bravi a muoversi fra gli alberi, pur non essendo proprio dei brachiatori come altri nostri parenti, ad esempio i gibboni. Noi invidiamo i gibboni perché hanno braccia molto più lunghe e vanno velocissimi fra gli alberi, capacità utilissima che non abbiamo più. In effetti, mi pare che le nostre braccia si siano accorciate. Non so che fine faremo, se si continua così. Non ci siamo ancora ripresi del tutto dalla perdita della coda, per non parlare di alcuni denti. Ora ci si sono scorciate pure le braccia. Comunque, i cugini si sono presentati come Australopitecus afarensis e ci hanno chiesto chi siamo noi. Ho visto un attimo di angoscia negli occhi del nostro capogruppo, che però , devo dire, è stato bravissimo. “Siamo una specie di transizione”, ha risposto senza batter ciglio. Pensavo significasse che siamo dei disgraziati ma forse mi sbagliavo, perché quelli intelligenti dei due gruppi hanno annuito con aria soddisfatta, tranne un vecchio che ha esclamato, allarmato: “Sediba?” “No, nonno, non sono sediba. Si vede a occhio nudo. Vedi che hanno il pelo e mangiano frutta esattamente come noi?” l’ha rassicurato la cugina Lucy. Insomma, pare che un gruppo di loro sia andato a vivere più a sud , non viva più sugli alberi e sia diventato piuttosto spelacchiato (ovvio, col caldo che fa). Inoltre, vanno in cerca delle carogne di animali uccisi dai predatori e se le mangiano. Che schifo! Comunque, ora si fanno chiamare Australopitecus sediba e sono molto antipatici, a detta della cugina Lucy. Dev’essere perché stanno nelle savane e praterie con pochi alberi. Nessuno è antipatico, se vive con gli alberi. Quindi abbiamo deciso di non continuare verso sud ma di andare al mare! Mi sembra un’ottima idea, col caldo che fa; non vedo l’ora che questo Pliocene finisca.


1 milione di anni fa, da qualche parte.



Da tre giorni non esco di casa. Cioè, da quando mi sono vista in uno specchio d’acqua e ho fatto una scoperta traumatica. Sono nuda come un verme! Niente più pelliccia. Voglio dire, non sono mica scema, lo sapevo che avevamo perso la pelliccia, ma insomma, vedermi tutta intera senza un pelo addosso (quasi) mi ha fatto impressione. Oltretutto, ho messo su un bel po’ di grasso sottocutaneo. Così, ora sono grassa e nuda. Tutto il mio gruppo è ridotto così. Facciamo pena da quanto siamo brutti. Questa volta però so benissimo com’è successo. Il fatto è che, dato quel caldo assurdo, ce ne siamo andati a vivere praticamente in mare. Ci passavamo quasi tutto il tempo. Per quanto? Non saprei, almeno due milioni di anni circa. Capisci bene, caro diario, che nell’acqua il pelo non serve. In compenso, serve il grasso perché nell’acqua fa freschetto, dopo un po’. E’ stato un bel periodo , però; nell’acqua i predatori non arrivavano, e nemmeno gli incendi. Inoltre avevamo cibo in abbondanza; è incredibile quanti esseri commestibili ci siano in mare e sugli scogli! L’unico svantaggio degli scogli è che sono duri parecchio. Lo so perché ci mettevamo sedute lì per allattare, e ci faceva male il posteriore. Avessimo almeno avuto una coda da mettere sotto! (Questa faccenda della coda ancora non l’ho digerita). Dice mia madre che è per questo che ci sono cresciute le natiche. In effetti, ho notato che abbiamo il culo grasso, soprattutto noi donne. In pratica, ci siamo fatte una specie di cuscino. A parte questo, si stava bene. Ecco, quello che non capisco è perché diavolo ce ne siamo venuti via. Nemmeno il capogruppo se lo ricorda. Mi ha detto “Sai com’è, abbiamo risalito un fiume, poi la corrente era faticosa e allora siamo usciti dall’acqua, anche perché era diventata freddina.” Che stupidaggine. Inoltre, a forza di stare nell’acqua ci eravamo abituati a muoverci diversamente e ora non siamo nemmeno più capaci di correre a quattro gambe, così ci spostiamo usando solo le zampe dietro. Solo che così si procede molto più lentamente. Un disastro, insomma. Alcuni hanno mal di schiena, cosa che non era mai mai successa prima, perché questo modo di camminare schiaccia le vertebre. Alcune popolazioni di cugini ridono quando ci vedono, oramai non riusciamo più a correre come loro. Ho il sospetto che ridano anche perché si sono accorti che abbiamo difficoltà nell’accoppiamento, in quanto gli organi interni si sono ruotati verso il basso e non si sa più in che posizione mettersi per far quadrare le cose. Qualcuno però ci riesce , infatti nascono dei cuccioli. Brutti. Spelati . All’inizio vanno a quattro zampe, come sarebbe normale, poi si accorgono che è scomodo (ci si sono accorciate le braccia) e si mettono su due zampe, però traballano. Tocca trasportarli. E lì ci siamo accorte di un altro problema: dove si attaccano, i marmocchi? Prima si attaccavano alla pelliccia. In mare galleggiavano e si tenevano uniti attaccandosi ai nostri capelli, ma ora se si attaccano ai capelli ci fanno male. Qualcuno dice che bisogna vedere il lato positivo, senza pelliccia non abbiamo più il problema dei parassiti, ma a me non dispiaceva passare le serate a spulciarsi. La maggior parte della tribù, come me, non vede tutti questi lati positivi: siamo inermi e nudi, non corriamo veloci e non siamo più buoni nemmeno a ripararci sugli alberi. Potremmo estinguerci, ha proposto qualcuno, e chi s’è visto s’è visto. Tanto, non riusciamo bene nemmeno più ad accoppiarci. Ci siamo dati un po’ di tempo per pensarci.


Qualche tempo dopo


Caro diario, sono successe delle cose. Mio fratello ha trovato la pelliccia di un qualcuno ucciso da un predatore, in buone condizioni. L’ha ripulita e fatta seccare, e dopo non puzzava più. Così se l’è messa addosso e si è messo a girare tutto tronfio. Tutti i maschi della tribù sono andati in cerca di pellicce, e adesso ce l’abbiamo tutti e stiamo più calducci. E’ una buona cosa ma preferiremmo avere ancora la pelliccia nostra, invece di portarne addosso una altrui. Nel frattempo mia madre ha tirato fuori delle fibre da alcune foglie lunghe e ha fabbricato una cosa intrecciandole. Siamo convinte che servirà a qualcosa. Insomma, non si parla più di estinguersi. La sera, dato che non dobbiamo più spulciarci, la tribù fa altre cose con le mani. La vita è dura e abbiamo capito che dobbiamo fabbricare delle cose per compensare tutto quello che abbiamo perso: coda, denti, pelliccia…Indubbiamente, siamo una specie molto distratta. Già, che specie siamo, poi? Il capotribù sostiene che ora siamo degli homo erectus, per il fatto che non siamo più capaci di andare a quattro zampe. “Come, homo? Che significa homo? Non siamo più dei pithecus?” gli ho chiesto. “Penso, quindi homo” mi ha risposto dopo un po’. Vedi, caro diario, quando lui non sa cosa rispondere, dice stupidaggini. Tutti quanti pensano, è ovvio. Ora, però, oltre a pensare, noi parliamo tanto. Un’altra cosa che è successa è che ci si è abbassata la laringe e non possiamo più ingozzarci come prima, ma in compenso ci escono dei suoni articolati; in confronto, quelli che facevamo prima erano dei berci. Quindi, si parla tanto riuniti intorno al fuoco, che è un’altra novità. Il fuoco è bello e utile ma è più forte di noi, quindi bisogna stare attenti a non irritarlo. Pochi di noi lo risvegliano e lo alimentano, e loro sono improvvisamente diventati importanti. Tutti i nostri cugini di altre tribù hanno paura del fuoco e nessuno si avvicina più quando è acceso. Non vorrei che diventassimo una tribù antipatica…Ci mancherebbe solo questo, di già siamo i più brutti!


500.000 anni fa, verso l’Asia


Come temevo. Gli altri esseri ci evitano… e non perché teniamo il fuoco acceso, ma perché usiamo il fuoco contro di loro! Con il fuoco in mano, i maschi della tribù spaventano gli altri animali, li spingono verso i burroni e ce li fanno cadere, poi li prendono per mangiarli. Devo dire che, cotti sul fuoco, sono anche buoni, li mangio anche io quando ho fame, ma è una cosa molto brutta. Pare che abbiamo di nuovo cambiato nome e ora siamo Homo sapiens, e questa volta sono sicura che significa “specie molto molto antipatica”.


12.000 anni fa, Gobekli Tepe, Turchia


Caro diario, succedono cose strane. I maschi della tribù stanno partecipando alla costruzione di un edificio enorme. Proprio enorme. Dicono che così faranno vedere a tutti gli altri che, anche se siamo brutti, spelati, lenti e senza denti forti, siamo comunque i più abili. Non so da chi si siano fatti convincere ma sono sicura che c’è qualcuno che li ha convinti e che li sta aiutando. E’ ovvio, da soli non potrebbero farcela a spostare massi così pesanti. Mah…Mi sembra una fatica inutile, di già la vita è dura. Il cibo ce l’abbiamo, è vero, ma coltivare il grano è molto faticoso. Ogni tanto sogno la foresta, quando stavamo sugli alberi a mangiare e a spulciarsi, in pace con tutti. Sogno il mare, quando stavamo sugli scogli al sole e non pensavamo a cose strane. Ieri sono andata all’edificio a vedere cos’ha scolpito mio fratello con altri di noi. Loro si occupano delle decorazioni. Mio fratello è sempre stato bravo a scolpire e mi ha raccontato che aveva in mente di scolpire il ritratto della nostra mamma ma il capotribù con due berci e una bacchettata l’ha fatto smettere. Gli ha detto che dobbiamo far vedere quanto siamo abili e temibili, mica quanto siamo brutti! Allora hanno deciso di rappresentare l’essere più bello che ci sia. E così hanno scolpito un felino.

venerdì 2 maggio 2014

Il Culto dello Sportello - III: Miracolo alla ASL



Terzo post della serie "il culto dello sportello" (qui il primo e qui il secondo). Vi racconto di un'avventura fra lo studio del dottore e la sede della ASL. (immagine da "haisentito.com")




La mattinata comincia subito male quando mi  presento nella sala d'aspetto del dottore all'ora di apertura e trovo che ci sono già 11 vecchietti ad aspettare, chissà da quanto tempo. Provo flebilmente a descrivere il mio caso "sapete, il dottore mi ha detto che è una cosa abbastanza urgente per mio padre che ha 92 anni, devo fare una richiesta alla ASL e qui mi bastano dieci secondi per farmi dare un foglio che mi ha preparato....."

I vecchietti sono abbastanza gentili, ma mi fanno anche notare che hanno i loro problemi e molti di loro dicono che faranno alla svelta anche loro. E comunque, il dottore non c'è. Mi metto a sedere ad aspettare: sono le 10 del mattino e devo far lezione alle 12. Mah?

Il dottore arriva alle 10:45. I vecchietti non fanno cenno alla mia richiesta di priorità e si mettono subito in fila davanti alla porta. Sembra che non ci sia  proprio modo che ce la faccia per la lezione di mezzogiorno. Fortunatamente, il dottore mi ha notato quando è arrivato e esce lui stesso dal suo ambulatorio passandomi il foglietto che devo portare alla ASL. Primo miracolo della mattina. Sono le 11:10.

Mi fiondo alla ASL col motorino (anche questo un piccolo miracolo di trazione elettrica). Arrivo all'ufficio informazioni col foglino in mano e la signora allo sportello mi dice: Oggi non si può fare - il CUP ha chiuso alle 10. Si può fare per domani? No, domani non prendiamo questo tipo di richieste. Dopodomani? No, è il primo Maggio. Venerdì? No, non prendiamo questo tipo di richieste. Ritorni la prossima settimana.

Provo a insistere gentilmente, sa, dico, il dottore si è raccomandato per questo letto ortopedico. Mio padre ha 92 anni ed è bloccato nel suo letto, che non è adatto. Così, per avere un letto ortopedico ci vuole tempo.......... Mi guarda con aria annoiata e mi dice, "non si può fare questa settimana." Sono le 11:30 e la mia lezione comincia alle 12

Provo a telefonare al dottore per sentire se c'è qualche altro modo. Mi dice che, mah..., forse...., boh....  Mentre mi aggiro con aria spettrale per i corridoi vuoti della ASL col telefonino all'orecchio , mi capita di incrociare una signora che riconosco essere l'impiegata che ho visto altre volte dietro lo sportello del CUP. Provo a raccontarle il mio problema.

E qui avviene il secondo miracolo della mattinata. La signora annuisce e mi dice, "Capisco benissimo. Venga con me che le apro il terminale" Giuro che per un attimo ho sentito i cori angelici e ho visto una specie di luminosità dorata intorno alla testa di questa signora - qualcosa tipo i santi dei mosaici di Ravenna.

In cinque minuti e qualche firma la richiesta è fatta. Ringrazio profusamente la signora che mi dice, "Sa, io faccio il possibile per essere d'aiuto quando posso. Però certe volte è veramente difficile. Tempo fa ho cercato di spiegare a un signore che la cosa che mi chiedeva non la potevo proprio fare. Lo sa cosa mi ha detto? Non solo che era colpa mia perchè sono un'incompetente ma mi ha anche augurato che mi venga un tumore al seno!"

Ringrazio ulteriormente per la resistenza all'altrui maleducazione. Sono circa le 11:45 e ce la faccio (ancora un piccolo miracolo del motorino elettrico) ad arrivare in aula per la mia lezione entro il quarto d'ora accademico.


Allora, Questa storia e quelle precedenti mi hanno insegnato un paio di cose, ovvero:

1. L'immagine dell'impiegato statale fannullone e incompetente è spesso falsa e esagerata. Nelle mie vicissitudini ai vari sportelli mi sono spesso trovato di fronte a persone gentilissime che fanno tutto il possibile per aiutarti. Anche loro, però, si trovano di fronte a una burocrazia fatta apposta per renderti le cose difficili, come pure a utenti maleducati e antipatici che se la rifanno con loro a furia di insulti e accidenti. Non c'è da stupirsi se alcuni di loro poi diventano altrettanto maleducati e antipatici. Insomma, l'antipatia è come il morbillo: è contagiosa.

2. Il danno economico che fa il culto dello sportello al "sistema italia" è qualcosa che non so quantificare ma che mi sembra comunque spaventevole. Pensate che in questa vicenda il sistema sanitario mi ha chiesto di fare da fattorino per trasportare un foglio da un ufficio a un'altro. Oltre alla mattinata quasi intera che ho perso io (e mi è andata di lusso, senza i miracoli ce ne avrei perse due o tre), c'è da mettere in conto il che hanno perso altre persone (dottore, impiegata, ecc.). A questo punto, ragionate che la stessa cosa la poteva fare il dottore spedendo direttamente la richiesta all'ufficio competente. Era questione di un microsecondo e costo zero.

Arriveremo mai a una burocrazia efficiente? Chissà, forse piano piano riusciremo a eliminare questo assurdo culto dello sportello, ma sono sicuro che si inventeranno qualche altra cosa per far perdere tempo agli utenti - magari anche peggio.