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giovedì 2 ottobre 2014

Caos

DaThe Oil Crash”. Traduzione di MR



Di Antonio Turiel

Cari lettori,

ho un certo piacere a leggere i post che settimanalmente pubblica John Michael Greer nel suo blog “The Archdruid Report”. Ogni post è una piccola gioia letteraria piena di un'enorme capacità di approfondimento in aspetti fra i più diversi, conditi sempre con una certa dose di ironia (necessaria quando si tratta di temi tanto pesanti come il relazionare e rendere comprensibile la fine della società industriale, cosa cui si dedica l'Arcidruido nel suo blog, fra le altre cose). Uno dei suoi ultimi post contiene una piccola perla che mi piacerebbe raccontare. Mi è piaciuta particolarmente perché tocca in pieno i temi di ricerca sui quali ho lavorato durante la mia vita.

John Michael Greer descrive un esperimento facilmente ripetibile nella propria vasca da bagno a casa. Per prima cosa si riempie la vasca da bagno d'acqua. Poi si immerge la mano un po' e si comincia a muoverla avanti e indietro. Si osserverà un movimento lento ed abbastanza organizzato dell'acqua, praticamente senza onde. Progressivamente si deve accelerare il movimento della mano finché si comincia ad osservare un cambiamento importante del movimento dell'acqua: la formazione di gruppi di onde che si propagano velocemente oltre la mano e rimbalzano su tutte le pareti della vasca da bagno, interferendo costruttivamente in alcuni punti (e provocando una maggior elevazione del livello dell'acqua in quel punto) e in modo distruttivo in altri (causando una momentanea calma in quei punti). Ma la storia non finisce qui: si deve continuare ad accelerare il movimento della mano e il movimento dell'acqua, oscillatorio e complesso ma ancora con un certo ordine, cambierà una seconda volta: si romperanno i fronti delle onde e si genereranno mulinelli sulla scia della mano che ora avanza velocemente da un lato all'altro, mulinelli che si andranno unendo per generare strutture caotiche di dimensione maggiore finché tutta la vasca da bagno non si muoverà in modo anarchico e destrutturato, con aumenti improvvisi e diminuzioni del livello che determinano forme capricciose che cambiano rapidamente senza che si possa prevedere come verrà condizionato un punto particolare in un particolare momento.

Quanto descritto dall'Arcidruido è la transizione del movimento di un fluido da un movimento laminare (ordinato) ad uno turbolento, nella misura in cui la potenza con la quale si forza il sistema va aumentando. Naturalmente ciò ha in seguito attirato la mia attenzione, visto che la mia carriera accademica e più della metà della mia produzione scientifica riguarda l'analisi della turbolenza, in particolare nei fluidi oceanici. Tuttavia, John Michael Greer va oltre e dice che nei sistemi dinamici composti di molte parti normalmente si osserva lo stesso comportamento: che nella misura in cui si aumenta la forzatura, il sistema smette di comportarsi in modo ordinato e comincia ad oscillare, e questa oscillazione annuncia che il sistema sta giungendo al suo limite: se si continua la forzatura il sistema torna a cambiare ed entra in una fase caotica.

Davvero non posso fare altro che togliermi il cappello (che non ho) di fronte all'erudizione dell'Arcidruido, visto che ciò che spiega è proprio quello che succede normalmente quando si produce ciò che i fisici chiamano “transizioni di fase”. Effettivamente la causa dei fenomeni osservati sono i cosiddetti comportamenti emergenti che si manifestano quando un sistema ha una moltitudine di componenti. Il ramo della fisica che si occupa di studiare tali sistemi è la Fisica Statistica, che è proprio il campo da dove provengo. Quindi il suo post si è davvero sintonizzato con le mie conoscenze ed i miei interessi. Ma al di là di questa sintonia, John Michael Greer evoca certe idee interessanti, sull'evoluzione dei sistemi complessi sottoposti a queste transizioni, che mi piacerebbe sviluppare in questo post e con la prospettiva delle varie crisi che abbiamo proprio adesso sul tappeto.

In Fisica, un sistema è un congiunto di parti elementari, la struttura delle quali è considerata irrilevante per il problema studiato. Queste parti del sistema sono sottoposte ad alcune interazioni concrete e ben definite fra loro, generalmente molto semplici. Per esempio, il pianeta Terra è un sistema (o fa parte di un sistema, se consideriamo il Sistema Solare) e le interazioni fra le sue parti elementari (per gli scopi di questa discussione, gli atomi) non possono essere più semplici: sono le quattro interazioni fondamentali della Natura (nucleare forte, nucleare debole, elettromagnetica e gravitazionale), anche se per descrivere la maggioranza dei processi che hanno luogo sulla Terra ne bastano due, quella elettromagnetica e quella gravitazionale. In entrambi i casi si tratta di forze centrali (ogni particella è il centro della propria interazione che essa causa nelle altre) che decadono al quadrato della distanza dalla particella (pertanto, la forza esercitata dalla nostra particella su una particella che si trova al doppio di distanza di un'altra data è quattro volte inferiore). L'interazione elettromagnetica può essere tanto attrattiva quanto repulsiva, mentre quella gravitazionale è solo attrattiva. E nonostante la terribile semplicità con cui descriviamo queste interazioni (le poche frasi precedenti), la Terra è un sistema complessissimo, con comportamenti tremendamente elaborati che descriviamo con equazioni astruse. Come è possibile che un sistema formato da tanti elementi fondamentali, gli atomi, che interagiscono in modo così semplice, possa dare luogo a comportamenti tanto diversi e tanto complessi, dalle cascate del Niagara alle venature di una foglia di un albero?

Succede che quando un sistema è formato da una grandissima quantità di elementi comincia a mostrare “comportamenti emergenti”. La somma di molte individualità semplici finisce per manifestarsi come una collettività complessa. Non solo questa collettività interagisce in molti modi elaborati e diversi, ma in più il suo modo di funzionare si può alterare completamente. Viene chiamato “stato del sistema” o semplicemente “stato” una situazione dello stesso che si caratterizza con certe variabili che definiscono il comportamento collettivo: la temperatura – che in realtà è una misura dell'energia cinetica media delle particelle, la pressione, il volume, la durezza, la densità, la viscosità, ecc...

Quando un sistema si trova in un determinato stato le variabili che lo caratterizzano si muovono all'interno di una determinata gamma di valori. Per esempio, il volume di un solido varia pochissimo, in funzione della temperatura, mentre un liquido ha una viscosità relativamente bassa – per un solido è infinita, per definizione. In questo caso diciamo che il sistema si trova in una certa fase. Ma in certe condizioni, se forziamo il sistema dall'esterno (per esempio, prendiamo un solido e ne aumentiamo la temperatura) possiamo finire per indurre ciò che viene chiamato “un cambiamento di fase”, cioè, un cambiamento radicale delle variabili che definiscono lo stato (nell'esempio del solido detto precedentemente, la viscosità passerebbe dall'essere indefinita ad aver un valore  relativamente basso). Una volta che ha cambiato di fase, il sistema passa ad un comportamento del tutto diverso da quello precedente (per esempio, un solido rimane stabile su un tavolo, mentre un liquido si sparge in tutte le direzioni e un gas si diffonde nell'aria e si mescola agli altri gas).

La cosa realmente interessante è ciò che accade quando ci avviciniamo a questo punto critico (si chiama così) nel quale un sistema cambia di fase, prima che passi da un comportamento all'altro (prima che l'acqua bolle, prima che l'aggiunta di un nuovo granello di sabbia provochi una valanga, prima che la depressione tropicale si trasformi in uragano...). Vicino al punto critico alcuni dei parametri del sistema scatta e diventa instabile. Piccole perturbazioni nel sistema inducono variazioni grandi o oscillatorie nei parametri colpiti. Il sistema fluttua e diventa caotico. Esattamente come dice John Michael Greer, l'apparizione di tali fluttuazioni annuncia l'arrivo del punto critico e nella misura in cui ci avviciniamo al punto in cui il nostro sistema smetterà di essere com'è e cambierà radicalmente, l'ampiezza di queste fluttuazioni si va facendo terribilmente più grande.

Analogamente a molti sistemi naturali strutturati, come per esempio gli ecosistemi, la nostra società è a sua volta un sistema complesso, integrato da una moltitudine di piccole parti con una moltitudine di interazioni ed anche in essa si osservano comportamenti emergenti del sistema che vanno molto al di là dei comportamenti della somma delle sue parti. Pertanto è un terreno propizio per applicare i principi della Fisica Statistica e di fatto è da molti anni che delle branche della stessa studiano parti del sistema sociale umano (per esempio, la econofisica o la teoria delle reti).

La nostra società è in crisi da alcuni anni. Nonostante i canti della sirena del governo spagnolo non si sta verificando una ripresa in questo paese e se si guardano gli indicatori mondiali si conclude che nemmeno nel mondo c'è. Al contrario, l'ampiezza della crisi sembra stia crescendo: lavoro più precario, risparmi che diminuiscono, crisi finanziaria che non finisce, crisi istituzionale che sta arrivando a estremi insopportabili... Stiamo entrando in una situazione di oscillazioni sempre più grandi che anticipano una transizione di fase, un cambiamento repentino del nostro mondo e della nostra società? Guardiamo il nostro ambiente un po' nel dettaglio.

Gli ecosistemi del pianeta sono gravemente minacciati. Nei circoli accademici si parla di Sesta Estinzione, in questo caso non innescata da alcun meteorite o dall'irruzione delle alghe, ma dall'azione dell'uomo. Abbiamo già commentato riguardo agli indicatori molteplici di questi cambiamenti radicali. Se non si opera un cambiamento di rotta, le specie animali e vegetali che domineranno questo pianeta durante i prossimi millenni saranno altre, molto diverse da quelle attuali. Che gli ecosistemi siano gravemente alterati lo evidenziano le continue ondate di anomalie: un anno le acque si riempiono di meduse come non  si era mai visto, un altro si producono proliferazioni di alghe un tempo sporadiche, si trovano insetti molto più al nord del loro habitat naturale, ecc, ecc. Insomma, fluttuazioni che ci annunciano un prossimo cambiamento di fase, dell'arrivo di nuovi ecosistemi.

Un altro esempio di sistema che sta subendo grandi oscillazioni (che è quello a cui alludeva John Michael Greer nel suo post) è il sistema climatico della Terra. Quelli fra noi che vivono nel terzo settentrionale della Spagna stanno vivendo un'estate strana, con cambiamenti bruschi di temperatura e precipitazioni, proprio come dicevo nel post “Un anno senza estate”, ma le anomalie coprono tutto il pianeta: la siccità nell'ovest degli Stati Uniti sta giungendo a dimensioni di catastrofe nazionale, gli incendi flagellano periodicamente la steppa russa, le temperature registrate in molti punti del Circolo polare Artico battono i record e il pianeta, preso nel suo insieme, registra i mesi più caldi da quando ci sono i rilevamenti. Non è solo l'estate. Tenendo conto di come sono stati gli ultimi autunni (più caldi e secchi del normale, dove vivo io) e gli inverni (la parola “ciclogenesi esplosiva” porta sicuramente brutti ricordi agli abitanti della parte atlantica del continente europeo) non è irragionevole pensare che forse i cambiamenti osservati sono quelle oscillazioni la cui crescente ampiezza anticipa un cambiamento di fase del clima relativamente vicino. Quale sarà il nuovo clima nessuno lo sa, anche se l'impatto del nuovo regime dei venti e delle piogge avrà implicazioni determinanti sulla vita delle persone  in un momento in cui dovranno dipendere di più dai frutti della terra per sostenersi, al decrescere della disponibilità di energia in generale.

Che dire del petrolio e delle altre risorse non rinnovabili? Si può considerare che si stiano producendo fluttuazioni crescenti nella sua disponibilità, presagio del cambiamento secolare? Una semplice occhiata alle notizie degli ultimi mesi ci mostra che, dopo anni – non molti – di relativa calma (con ancora molti conflitti, ma con poca presenza mediatica) si sta producendo una certa esplosione di guerre e conflitti in paesi che erano tranquilli da decenni. Il denominatore comune di questi conflitti? Non si può dire in modo netto che ce ne sia solo uno, ma alla base di tutte queste guerre e rivolte (Egitto, Siria, Iraq, Ucraina, Nigeria, Libia, Sudan) c'è una forte componente di controllo delle risorse di gas e/o petrolio (e, pertanto, la diminuzione degli introiti della loro esportazione o l'aumento delle spese della loro esportazione), stanno tirando la corda e provocando sempre più conflitti interni che un giorno sì e uno no arrivano sulla stampa. E' il caso dell'Argentina e del suo recente default parziale,


del Brasile e dei suoi movimenti di protesta contro i tagli,







e di tanti altri paesi nei quali la manna del petrolio ha smesso di scorrere come in precedenza. Se la maggioranza dei paesi produttori di petrolio ha problemi seri, cosa sta succedendo nei paesi che non producevano petrolio e dovevano importarlo? Ovviamente che stanno soffrendo Soffrono tutti. Soffrono perché manca il petrolio per alimentarli. Le esportazioni di petrolio greggio nel mondo sono stagnanti, presagendo il declino: 



Persino gli Stati Uniti soffrono per mancanza di petrolio, con grande sorpresa dei molti disinformati. Anche se il consumo totale di petrolio (greggio più condensato) negli Stati Uniti è aumentato negli ultimi anni, il consumo di petrolio pro capite scende dal 2005, l'anno in cui siamo giunti al picco del petrolio greggio convenzionale, come spiega in un articolo recente e fortemente raccomandato Gail Tverberg:



E come spiega Gail Tverberg, non solo diminuisce il consumo di petrolio negli Stati uniti, diminuisce anche il consumo pro capite di energia (totale, non solo di petrolio), cosa che nella storia degli Stati uniti non era mai successa. Il fatto è che la bolla del fracking è solo questo: una bolla. La realtà è che la produzione di tutti i liquidi del petrolio (il petrolio greggio più tutti i succedanei, servano o meno, che vengono aggiunti alla contabilità per dissimulare il fatto che la produzione di greggio sta già diminuendo) da qualche anno è insufficiente a coprire la domanda (notate nel grafico il piccolo salto che c'è fra la linea nera che rappresenta il consumo e la curva ombreggiata verde che rappresenta la produzione) Come viene riconosciuto nell'annuario della BP da dove sono stati presi tutti questi dati, si sta mettendo mano alla riserve dell'industria per coprire la domanda con un'offerta che è già insufficiente. 


Possono essere peggiorate queste cattive notizie? Ebbene sì. Se escludiamo gli Stati Uniti, la produzione di tutti i liquidi assimilati al petrolio del mondo sta già diminuendo.



E tenendo conto che è in vista il picco del petrolio da fracking degli Stati Uniti, risulta evidente che in un anno o due il declino della produzione di tutti i liquidi (non solo del petrolio greggio) non si potrà più dissimulare. 



Ci troviamo quindi in una situazione in cui la disponibilità di petrolio diminuisce già per tutti, ma i più potenti soffrono meno perché possono accaparrarsi una parte maggiore della torta e alcuni paesi, come la Cina, stanno ancora riuscendo ad aumentare il proprio consumo, logicamente a spese di altri. Fino a qualche anno fa questi “altri” paesi ci sembravano molto lontani. Ma adesso che la torta sta iniziando a diminuire con una certa rapidità, all'improvviso assistiamo allo spettacolo di vedere paesi occidentali, ovviamente i meno potenti, che si vedono costretti a diminuire il proprio consumo in modo precipitoso e di conseguenza ad immergersi in crisi economiche sempre più profonde. Paesi dove il consumo di petrolio è diminuito di più del 20% negli ultimi anni perché le loro economie non riescono ad assorbire gli alti costi di questa materia prima, perché inoltre le loro economie sono fra le più dipendenti dal petrolio. E' il caso della Grecia, 


dell'Italia,



del Portogallo,



e, naturalmente, della Spagna.



Lo sappiamo già: soffiano venti di cambiamento e se guardate ogni giorno le notizie vi sarete resi conto che sono sempre di più gli uragani. Questa instabilità, questa crescente conflittualità, queste guerre più o meno dichiarate, questa escalation dialettica fra le grandi potenze... sono per l'ambito delle risorse, di nuovo, grandi fluttuazioni del nostro stato attuale e pertanto anticipano un brusco cambaimento di stato, che in questo caso può essere solo catastrofico (immaginatevi cosa comporterebbe, per esempio, una guerra commerciale o più convenzionale con la Russia, o il collasso dell'Arabia Saudita). 

In linea coi problemi geopolitici che andranno emergendo per la crescente scarsità del combustibile che alimenta l'economia mondiale, ma con fattori che le sono propri, viviamo gli ultimi mesi prima del prossimo crollo in borsa. Le economie di tutto il mondo subiranno una grande contrazione, simile a quella vissuta nel 2008, a un certo punto fra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo. Vari fattori degli ultimi mesi (le crescenti rivolte, i cattivi indicatori economici delle economie europee, la tensione in aumento con la Russia, il rallentamento dell'economia cinese...) sono le fluttuazioni che precedono un grande cambiamento di fase, quello che darà più di che parlare giunti a quel momento, quello che nessuno collega con tutti gli altri, quello che eclisserà tutti gli altri fino al punto in cui non si vedranno più. 

Durante i prossimi dodici mesi si produrranno molti eventi che metteranno in crisi la stabilità di molti paesi. Oltre dei referendum per l'indipendenza in Scozia e in Catalogna, il tracollo delle aspettative politiche elettorali dei grandi partiti presagiva il tracollo degli Stati nazionali in Europa, un processo che può accelerare si invade ancora una volta l'Iraq o si fa la guerra più o meno dichiarata alla Russia. Nuove oscillazioni crescenti che presagivano un cambiamento repentino verso un nuovo scenario radicalmente diverso. 

Se nell'esperimento della vasca da bagno smettete di muovere la mano (se smettete di sottoporre il liquido alla forzatura), l'acqua tornerà a calmarsi e riuscirà a tornare di nuovo ad uno stato di equilibrio. In alcuni casi il nuovo equilibrio sarà simile a quello precedente. Ma, in generale, questo equilibrio non può essere uguale a quello precedente e può arrivare ad essere molto diverso. Questo fenomeno è conosciuto come isteresi. Un caso tipico di isteresi all'interno dei sistemi che oggi commentiamo è quello delle catene trofiche: se alteriamo brutalmente un ecosistema (per esempio, cacciando o pescando in maniera massiccia alcune specie) quando lo lasceremo in pace non tornerà ad essere com'era prima: nuove specie avranno occupato le nicchie ecologiche di quelle che c'erano in precedenza, impedendo il loro ritorno e forse impedendo anche il consolidamento di una catena trofica sostenibile e stabile. 

Il nostro sistema climatico oscilla, anche gli ecosistemi ed i prezzi delle risorse aumentano l'agitazione ed anche i paesi sono sempre più strapazzati. Queste oscillazioni ci anticipano che stiamo giungendo ai limiti. E' preferibile non forzarli ulteriormente, non solo per il caos che ne risulterà (con la sua inevitabile dose di distruzione), ma perché quando alla fine tutto si calma, eliminata la perturbazione che per la storia sarà stata un respiro, le cose non torneranno ad essere come prima. Ed è poco probabile che siano migliori. 

Saluti.
AMT