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mercoledì 21 gennaio 2015

Dove sono finiti tutti i nostri sogni? La morte della letteratura occidentale

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




Il romanzo di Vladimir Dudintsev "Non di solo pane” è stato pubblicato nel 1956 (*). E' stato un grande successo nell'Unione Sovietica con la sua critica dei modi sovietici stagnati ed inefficienti. Insieme ad altri autori russi, come Vasily Grossman e Aleksandr Solzhenitsyn, Dudintsev è stato parte di un'ondata di scrittori che hanno cercato di usare la letteratura per cambiare la società. Quel tipo di approccio sembra essere sfiorito, sia nei paesi dell'ex Unione Sovietica, sia in occidente. 


Ad un certo punto, fra il secondo e il terzo secolo D.C., la letteratura Latina dell'Impero Romano è morta. Non che le persone abbiano smesso di scrivere, al contrario, il tardo Impero Romano d'Occidente ha visto una piccola rinascita della Letteratura Latina, soltanto che non sembra che avessero più niente di interessante da dire. 


Se consideriamo i tempi d'oro dell'Impero, intorno al primo secolo A.C., è probabile che molti di noi siano in grado pensare ad almeno qualche nome di letterati di quel tempo: poeti come Virgilio ed Orazio, filosofi come Seneca, storici come Tacito. Ma se ci spostiamo agli ultimi secoli dell'Impero d'Occidente, è probabile di non essere in grado di pensare a nessun nome, a meno che non si legga Gibbon e ci si ricordi che cita il poeta del IV secolo Ausonio per evidenziare il cattivo gusto del tempo. Sembra che l'Impero Romano avesse perso la sua anima molto prima di scomparire come organizzazione politica. Spesso, ho l'impressione che stiamo seguendo la stessa strada verso il collasso seguita dall'Impero Romano, ma più rapidamente.