martedì 8 settembre 2015

La scomparsa del ghiaccio marino artico spesso

Da “Arctic News”. Traduzione di MR

Di Sam Carana


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Il ghiaccio marino artico è in uno stato pietoso. Il 16 agosto 2015, l'estensione del ghiaccio marino artico era di 5.786 milioni di kmq, l'estensione minore ma registrata in questo periodo dell'anno eccetto per il 2007, 2011 e 2012, come illustrato nell'immagine a destra.

La situazione di oggi è anche peggiore di quanto si possa concludere quando si guarda alla sola estensione del ghiaccio marino. Il ghiaccio spesso è virtualmente assente in confronto alla situazione del 2012 più o meno in questo periodo dell'anno, come illustrato dall'immagine sotto che confronta lo spessore del ghiaccio marino il 16 agosto 2012 (sinistra) e il 16 agosto 2015 (destra).




Il ghiaccio era spesso oltre 4 metri a nord della Groenlandia e dell'arcipelago canadese. Questo ghiaccio spesso pluriennale è stata una caratteristica del ghiaccio marino artico per oltre 100.000 anni. C'era per tutto l'anno, a differenza del ghiaccio più sottile che poteva fondere completamente durante la stagione di fusione.

La scomparsa di questo giaccio pluriennale spesso è uno sviluppo importante. Perché? Fino ad ora, il ghiaccio marino pluriennale spesso sopravviveva alla stagione della fusione, dando al ghiaccio marino forza per l'anno successivo, comportandosi da tampone per assorbire il calore che altrimenti avrebbe fuso il ghiaccio più sottile. Senza ghiaccio marino pluriennale, l'Artico sarà in una brutta situazione nei prossimi anni ed enormi quantità di calore che altrimenti fonderebbero il ghiaccio, riscalderanno invece l'Oceano Artico, accelerando ulteriormente il riscaldamento delle sue acque.

L'assenza di ghiaccio spesso lo rende più incline al collasso e questo solleva la domanda se il ghiaccio marino potrebbe collassare presto, persino quest'anno. Il ghiaccio marino funziona come uno specchio. Senza ghiaccio marino, la luce solare che precedentemente veniva riflessa nello spazio, verrà invece assorbita dall'Artico. I cambiamenti dell'albedo nel solo Artico potrebbero più che raddoppiare la forzante radiativa netta risultante dalle emissioni causate da tutte le persone del mondo, come è stato calcolato dal professor Peter Wadhams nel 2012.

Inoltre, c'è il pericolo che la perdita di ghiaccio marino indebolirà le correnti che attualmente raffreddano il fondo del mare, dove enormi quantità di metano potrebbero essere presenti sotto forma di gas libero o di idrati nei sedimenti. Questo pericolo è illustrato dall'immagine sotto di Reg Morrison, da un mio precedente post.


L'assenza di ghiaccio marino va anche a braccetto con l'opportunità che si sviluppino tempeste sull'Oceano Artico. Tali tempeste potrebbero spingere il rimanente ghiaccio marino fuori dall'Oceano Artico. Tali tempeste potrebbero anche portare il calore di superficie verso il fondo del mare, dove potrebbe essere contenuto metano nei sedimenti.

Come descritto in un precedente post, sono state registrate anomalie della superficie del mare di oltre 5°C nell'agosto del 2007 (Immagine del NOAA a destra). La forte attività di polynya ha causato più acqua aperta estiva nel Mare di Laptey, causando a sua volta più mescolamento verticale della colonna d'acqua durante le tempeste alla fine del 2007, come descritto in questo studio, e le temperature dell'acqua del fondo a metà piattaforma sono aumentate di più di 3°C in confronto alla media a lungo termine.

Infatti, il pericolo è che il calore scalderà i sedimenti sotto il mare, che contengono metano come idrati e gas libero, causando la fuoriuscita di grandi quantità di questo metano in modo piuttosto improvviso nell'atmosfera.

L'immagine sulla destra, da uno studio di Hovland et al., mostra che gli idrati possono essere presenti nel sedimento alla fine dei condotti, formati quando il metano è uscito dagli idrati stessi in passato.

Il calore può scendere attraverso questi condotti relativamente in fretta, riscaldando gli idrati e destabilizzandoli nel processo, cosa che può risultare in rilasci enormi ed improvvisi di metano.

Visto che le acque possono essere realmente poco profonde nell'Artico, gran parte del metano può quindi risalire attraverso queste acque senza essere ossidato. Visto che il metano causa un'ulteriore riscaldamento dell'atmosfera, questo contribuirà al pericolo di un'ulteriore fuga di metano, che accelera ulteriormente il riscaldamento locale, in un circolo vizioso che può portare a condizioni catastrofiche ben oltre l'Artico. Per ulteriori retroazioni nell'Artico, vedete la pagina delle retroazioni.

Allo stesso tempo, il calore dell'oceano è al suo record massimo e c'è El Niño sta ancora guadagnando forza. Questo calore oceanico è probabile che raggiunga l'Oceano Artico a piena potenza ad ottobre 2015, in un momento in cui il ghiaccio marino potrebbe essere ancora al proprio minimo. L'immagine sotto mostra le temperature della superficie del mare il 16 agosto 2015 (sinistra) e le anomalie (destra).


Quanto è calda l'acqua che entra nell'Oceano Artico? Guardando solo le temperature di superficie del mare potrebbe far sfuggire la portata piena della situazione difficile in cui ci troviamo. Il calore oceanico che viaggia sotto la superficie del mare può essere anche maggiore delle temperature che si manifestano in superficie. Questo è illustrato dall'immagine sotto, che indica che il 16 agosto 2015 è emersa acqua calda alla superficie del mare alle Svalbard, con temperature di 14,9°C, 9,5°C di anomalia.


Manca ancora circa un mese prima che il ghiaccio marino raggiunga il proprio minimo, circa a metà settembre 2015, mentre le correnti marine continueranno a trasportare acqua più calda nell'Oceano Artico nei mesi a venire.