sabato 19 settembre 2015

Controintutitivo: (Un po' di) volatilità dei mercati è buona, la stabilità non tanto

Da “Resource Insight”. Traduzione di MR

Di Kurt Cobb

Con le borse del mondo che precipitano e i prezzi dei beni in picchiata, sembra appropriato tornare al tema di cui ho parlato in precedenza, cioè del fatto che una certa quantità di volatilità finanziaria è cosa buona per gli esseri umani e per i sistemi che costruiscono e che i tentativi di soffocare la naturale e salutare volatilità di un sistema può portare alla fine ad una maggiore, e persino catastrofica, volatilità. Tutto questo va contro la propaganda con la quale veniamo intrattenuti quotidianamente. Per esempio, agli investitori viene detto che minore è la volatilità dei loro portafogli, minore è il rischio. Ma nel 2008 questo si è rivelato essere falso. Più di recente, man mano che la volatilità nell'ampiamente seguito S&P 500 si è assestata ai minimi storici, quest'anno, gli investitori hanno creduto che la magia della volatilità bassa fosse un fatto permanente. Le banche centrali, attraverso i loro interventi periodici quando i mercati hanno iniziato a crollare, avevano in qualche modo approntato una situazione senza possibilità di perdere per gli investitori. Sarebbe stato vento in poppa per... be', per sempre, se si ascolta Wall Street.


La storia della volatilità nei mercati e nella vita quotidiana suggerisce che la volatilità alta si trova dietro l'angolo dopo un periodo prolungato di volatilità bassa. E' impossibile dire cosa innescherebbe il tipo di collasso che abbiamo visto nel 2008. Per adesso, il collasso della borsa cinese e le recenti notizie economiche negative in Cina e negli Stati Uniti hanno innervosito molti investitori. La borsa cinese ora è a più di metà strada verso un collasso in stile 2008. Le borse in Europa e Stati Uniti hanno finalmente iniziato a crollare sul serio dopo aver tenuto e persino migliorato nonostante i grandi declini dei mercati emergenti come Brasile, Indonesia, Malesia e Turchia. I soldi sono scappati dai mercati emergenti verso le grandi economie sviluppate cercando – avete indovinato – stabilità.

Sulla scia del collasso del 2008 le banche centrali e i governi sono stati determinati nel ravvivare la crescita economica. A loro non importava il fatto che avessimo troppa capacità produttiva, troppa edilizia, troppe banche, troppi brokeraggi e troppo anche di molte altre cose. Quell'eccesso doveva essere assorbito dai consumatori e dalle imprese con l'accesso a finanziamenti a basso costo, finanziamenti che quei gruppi avrebbero speso per ravvivare l'economia. Le imprese marginali, gli speculatori troppo indebitati nell'edilizia e le banche insolventi e i brokeraggi dovevano essere salvati di modo che potessero vivere per speculare e funzionare per un altro giorno.. Gli eccessi della bolla precedente sarebbero stati trasferiti alla successiva. In pochi sarebbero stati redarguiti per i loro errori.

Avendo applicato diversi cicli di questo stile politico, a partire dal collasso del 1987, a parti marginali dell'economia – come le grandi banche indebitate e sovraesposte – è stato permesso non solo di sopravvivere, ma in realtà di prosperare e di prodursi in comportamenti sempre più rischiosi, confidando sul fatto che le autorità le avrebbero sempre salvate se fossero divenute insolventi.

L'apparente stabilità del mercato e la bassa volatilità progettata dall'acquisto delle obbligazioni da parte della banca centrale e dalla politica dei tassi di interesse zero dopo il collasso del 2008 è un'illusione. Praticamente è come l'illusione che una faglia tellurica a riposo da a chi ci vive sopra. Lo stress sulla faglia invisibile si accumula gradualmente in un lungo periodo. Va tutto bene finché non giunge l'assestamento improvviso e la terra comincia a tremare portandosi via autostrade, ponti ed edifici. E' l'equivalente geologico di un collasso del mercato.

Ma, come hanno indicato all'inizio di quest'anno su Foreign Affairs Nassim Nicholas Taleb ed il suo coautore, Gregory Treverton, queste idee sulla volatilità valgono non solo per i mercati, ma anche per paesi interi. Il pezzo contrappone l'apparente stabilità della Siria con l'ambiente relativamente caotico del Libano di poco prima della Primavera Araba. Ma il Libano, che si è dovuto adattare alle nuove condizioni dopo 15 anni di guerra civile, si è dimostrato forte nonostante il caos diffuso in tutto il Medio Oriente. La Siria, che sembrava essere l'immagine della stabilità, ora è nel caos, vittima della sua stessa rigidità. Gli autori sottolineano cinque cause di questa fragilità fra i regimi apparentemente stabili:

1. Sistema decisionale concentrato
2. Assenza di diversità economica
3. Alto indebitamento complessivo e grande effetto leva di particolari industrie
4. Mancanza di alternanza politica
5. Nessuna memoria di sopravvivenza a degli shock

Controintuitivamente, l'Italia viene stimata come di gran lunga più robusta della Francia a causa del sistema politico fortemente decentralizzato dell'Italia, un sistema in cui 14 diversi primi ministri in 25 anni hanno causato minimi contrasti nella governance italiana.

La Francia, che è molto più centralizzata ed anche fortemente indebitata, è fragile in confronto per quanto riguarda gli shock economici ed i cambiamenti degli alti dirigenti. Le quasi costanti crisi politiche parlamentari in Italia difficilmente hanno conseguenze sul paese. L'ascesa della destra anti immigrazione in Francia sta dando i brividi all'elettorato. Il Giappone, che è stato una pietra di paragone di stabilità in Asia, in realtà è piuttosto vulnerabile per due motivi: il più alto rapporto debito/PIL del mondo e il regno ininterrotto del Partito Liberale Democratico dal 1955 al 2009. Forte debito e mancanza di alternanza politica preludono ad un innesco che porterà una volatilità inconsueta. La Turchia, un paese altamente centralizzato e fortemente dipendente dal turismo per la sua valuta straniera, sta vivendo una turbolenza intensa collegata al dissenso interno dei Curdi, alle ricadute della guerra civile della vicina Siria e alla conseguenza perdita di introiti turistici. Nel linguaggio di Taleb e Treverton, il paese è fortemente dipendente dal turismo.

Una moderata volatilità nelle economie sotto forma di recessioni periodiche estirpa le ditte deboli rendendo così l'economia generale più forte. Quando quella volatilità viene soppressa, come è stato fatto ripetutamente negli ultimi 30 anni, molte strutture deboli e avventate sopravvivono insieme a quelle forti e prudenti. Di fatto, gli avventurieri vengono premiati per il fatto di prendersi pericolosi rischi, specialmente nel settore finanziario, dove riescono a tenersi i sussidi che hanno avuto, mentre i contribuenti ripuliscono il casino.

Una moderata volatilità negli affari delle nazioni impartisce loro delle lezioni, le costringe ad adattarsi a circostanze che cambiano e in generale mantiene le persone sveglie e pronte. Le difficoltà ci insegnano molto di più dei successi, rendendoci molto più robusti di fronte alle difficoltà future.

C'è anche la troppa volatilità. Esercitarsi è cosa buona per la salute. Morire di un colpo di calore per un allenamento troppo lungo in un caldo eccessivo è troppa volatilità. Dall'altra parte, stare seduti a guardare la TV per gran parte della giornata prepara soltanto la mente e il corpo per una volatilità catastrofica sotto forma di grandi problemi di salute come attacchi di cuore ed una compromessa capacità di analizzare e risolvere i grandi problemi della vita.

Trovare il giusto livello di volatilità degli individui, delle società e delle loro istituzioni non è così difficile quanto sembra. Ciò che è difficile è accettare quel livello.