giovedì 29 gennaio 2015

La fase evolutiva di una civiltà influenza il grado di stupidità della sua classe dirigente?

di Jacopo Simonetta

Da Gianbattista Vico a Toynbee, passando per Gibbon e Spencer, molti dei principali storici occidentali si sono sforzati di capire se esistano leggi della storia che determinano l’ascesa e la decadenza delle civiltà.  Un argomento che in questo post vorrei tentare di discutere partendo da una delle opere di Carlo Cipolla.  Uno storico dell’economia che fu tra i primi a porre in evidenza il ruolo di fattori come la disponibilità di energia, la tecnologia e le infezioni epidemiche nello sviluppo e nel collasso delle civiltà.    Tuttavia è divenuto celebre soprattutto per un librettino dal titolo “The Basic Laws of Human Stupidity” (1976), inizialmente stampato in poche copie per gli amici e col tempo diventato un classico “encoutournable”.   Un testo per certi aspetti goliardico, eppure denso di un significato molto serio.

Con il tono leggero che ne distingue gli scritti, Cipolla, stila e discute quelle che secondo lui sono le 5 leggi della stupidità umana:

  1. Prima Legge Fondamentale: Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
  2. Seconda Legge Fondamentale: La probabilità che una certo individuo sia stupido è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
    Corollario: La percentuale di stupidi è identica in qualsiasi gruppo umano comunque definito.
  3. Terza (ed aurea) Legge Fondamentale: E’ stupido chi causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza trarne alcun vantaggio o  addirittura subendo una perdita.
  4. Quarta Legge Fondamentale: I non stupidi sottovalutano sempre la capacità distruttiva degli stupidi.   In particolare, i non stupidi dimenticano sempre che in qualsiasi tempo, in ogni luogo ed in qualsiasi circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra immancabilmente un costoso errore.
  5. Quinta Legge Fondamentale: La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
    Corollario: Lo stupido è più pericoloso del bandito.


Per illustrare la sua tesi, Cipolla usa un classico diagramma cartesiano i cui assi sono così definiti:

Sull’asse X sono riportati i vantaggi ottenuti dall’individuo “x” con una sua azione.   Vantaggi che possono essere positivi, nulli o negativi.

Sull’asse Y sono riportati i vantaggi ottenuti dall’individuo “y” in conseguenza dell’azione di “x”.  

Vantaggi che possono essere positivi, nulli o negativi.

ATTENZIONE!    La validità della teoria si basa sul fatto che i vantaggi relativi dei due individui (o gruppi) in questione devono assolutamente essere riportati secondo il punto di vista dell’interessato: rispettivamente x ed y. Non è assolutamente banale ed ha conseguenze importanti che vedremo.

Un altro punto importante da ricordare è che le persone normali si comportano in modo diverso a seconda delle circostanze con azioni che, di volta in volta, possono essere intelligenti, banditesche o cretine.   Ma le azioni di ogni persona o gruppo tendono a concentrarsi con una diversa frequenza nei vari  riquadri e soggetti capaci di frequenti azioni intelligenti solo eccezionalmente commetteranno azioni stupide.  I Cretini ed i banditi hanno comportamenti tendenzialmente più variegati, mentre gli stupidi sono abitualmente molto coerenti: la grande maggioranza delle loro azioni sono stupide, al massimo cretine o delinquenziali.

Analizziamo ora il diagramma così definito.   Nel riquadro I (in alto a destra) ricadono le azioni che producono vantaggi per entrambi i soggetti coinvolti; azioni definite “intelligenti”.

Nel riquadro S  ( in basso a sinistra) ricadono invece le azioni che comportano danni per tutti; sono queste la azioni veramente stupide.  

In basso a destra (riquadro B) le azioni “banditesche” che comportano vantaggi per chi le compie e danni per chi le subisce; mentre in alto a sinistra (riquadro C) le azioni “cretine” che comportano danni per chi le compie e vantaggi per chi le subisce.

E’ soprattutto analizzando quest’ultimo quadro che è necessario fare molta attenzione al citato punto di vista, pena classificare come “cretini” una pletora di santi, eroi e filantropi di ogni genere.    Dal loro punto di vista, infatti, il vantaggio portato agli altri è fonte di una soddisfazione ben maggiore del danno materiale eventualmente subito.    Oppure l’eventuale perdita materiale può essere compensata da un guadagno in reputazione che porta il soggetto “x” a considerare positivo il risultato ottenuto.   Ecco quindi che le loro azioni ricadono in realtà nel riquadro a dove si raggruppano gli “intelligenti”.   Fattori sociali e culturali influenzano dunque la classificazione; un punto importante su cui torneremo.

Tracciamo ora la diagonale dei riquadri in cui stanno i cretini ed i banditi. Lungo la linea si troveranno le azioni che comportano dei vantaggi personali esattamente identici ai danni prodotti ad altri (quadro B) e viceversa (quadro C).

Dal punto di vista collettivo queste azioni sono quindi neutre.   Spostano infatti vantaggi a favore di certi soggetti a scapito di altri, ma con una somma pari a zero dal punto di vista generale. Possiamo quindi distinguere i banditi a tendenza intelligente (BI) e quelli a tendenza stupida (BS) a seconda che la sommatoria di vantaggi a danni complessivi risulti negativa o positiva.   Analogamente, ci sono cretini tendenzialmente intelligenti (CI) e cretini tendenzialmente stupidi (CS).

Questo, in sintesi, il saggio di Cipolla che, effettivamente, appare convincente sotto molti aspetti.   Eppure, vorrei qui porre in discussione il corollario della seconda legge: “La percentuale di stupidi è identica in qualsiasi gruppo umano comunque definito.”

Cipolla osserva, ritengo a ragione, che la stupidità è del tutto indipendente da fattori quali il grado di istruzione, il censo, il rango, ecc.   Ma, singolare per uno storico, non parla della possibilità che fattori ambientali possano influenzare il comportamento delle persone, né se questo possa essere correlato con il fiorire e decadere delle civiltà.

In un precedente post,  ho esposto un modello che ho definito anabolico-catabolico di sviluppo e crisi delle economie.   Simile ad altri del genere, questo modello cerca di individuare le ragioni termodinamiche e sistemiche che determinano, o perlomeno influenzano, le fasi di crescita, stagnazione e decadenza delle economie su cui sono basate le civiltà.

La domanda che adesso mi pongo è questa: il trovarsi in fase anabolica o catabolica può influenzare il comportamento delle persone, con particolare riguardo per la classe dirigente?   E se si, come?   Il diagramma di Cipolla ci offre più di uno spunto per la discussione.

La caratteristica principale di un’economia in fase anabolica è un’effettiva crescita della ricchezza reale complessiva. In un simile contesto, è relativamente facile ideare e perseguire azioni utili a sé e ad altri in quanto i margini di vantaggio possibile sono ampi.   Anche fra i cretini ed i banditi, potrebbe essere favorito un atteggiamento tendenzialmente intelligente, per la medesima ragione. Dal momento che raccogliere vantaggi consistenti in maniera legale e magari altruistica è facile, lo stimolo per azioni decisamente nocive è modesto.   Inoltre, una buona reputazione può costituire un vantaggio molto più interessante dell’accaparrarsi qualche soldo più del dovuto.

D'altronde, la classe dirigente delle civiltà in questa fase evolutiva è solitamente molto dinamica. Anche quando è strettamente legata a fattori dinastici, il tasso di ricambio degli individui è piuttosto elevato.  Se osserviamo, ad esempio, la carriera dei rampolli di alto lignaggio nei periodi di ascesa delle civiltà troviamo che la mortalità è molto elevata.  Spesso più elevata nelle classi dirigenti che nelle altre proprio perché quello che i potenti si contendono è il potere su di una classe produttiva e su risorse che, di solito, nessuno ha interesse a distruggere.  

A titolo di esempio, posso citare i giovani delle classi senatorie ed equestri nella lunga fase di espansione dell’Impero Romano, oppure la vita dei giovani cavalieri dell’Europa merovingia e carolingia.   Ma lo stesso vale, ad esempio, anche per i colonizzatori europei che hanno conquistato ed asservito il mondo.   Possiamo sicuramente trovare un congruo numero di banditi tra le loro fila, ma pochissimi cretini ed ancor meno stupidi per la semplice ragione che difficilmente questi vivevano a lungo in un ambiente denso di grandi opportunità, ma anche altamente selettivo.

Perfino il miracolo economico post-bellico è stato gestito da una classe politica ed imprenditoriale sopravvissuta alla più terribile carneficina della storia umana. Non a caso una classe dirigente densa di intelligenti e farabutti, ma con pochissimi cretini e stupidi.

Non solo. Società che vivono in un ambiente selettivo tendono ad avere un alto grado di coesione interna e ad essere particolarmente dure nel reprimere comportamenti dannosi per gli altri membri del gruppo. Naturalmente ciò va letto nel contesto di ogni singola tradizione. Un comportamento giudicato corretto da un equipaggio di pirati vichinghi non lo sarebbe stato da parte di coloni russi in Siberia od irlandesi in Texas.  Ma in ogni caso, comportamenti dannosi e pericolosi per il gruppo sono fortemente inibiti, mentre i comportamenti altruistici vengono molto apprezzati.  

In fase anabolica dunque, vi è un grosso vantaggio ad essere tendenzialmente intelligenti; mentre i cretini che nuocono solo a se stessi vengono in qualche misura protetti da se stessi dalla forte coesione interna.   Il banditismo è di solito bene accetto, a condizione che sia rivolto all'esterno del gruppo; altrimenti viene represso ferocemente.  Infine, gli stupidi hanno poche probabilità di sopravvivere. Il saldo di tutto ciò è che la maggior parte dei comportamenti tende a ricadere in categorie che portano più vantaggi che svantaggi alla comunità. In altre parole, le società in fase catabolica tendono a favorire comportamenti socialmente utili.

Naturalmente, sempre tenendo conto del punto di vista dei soggetti direttamente interessati e non di chi, magari molti secoli dopo, studia gli eventi.

Viceversa, in una fase catabolica, i margini possibili di vantaggio si restringono progressivamente.   Quando si è raggiunto il limite della crescita antieconomica l’unico modo per ottenere dei vantaggi personali è danneggiare altri, in misura crescente man mano che la situazione economica peggiora. In altre parole, la legge dei “ritorni decrescenti” si applica anche in questo campo.
Questa situazione comporta che  un numero crescente di soggetti viene tentata dal passare nella categoria dei banditi, con tendenza progressivamente sempre più stupida man mano che per ottenere un determinato vantaggio diventa necessario danneggiare maggiormente gli altri.   D’altronde, man mano che il numero di banditi aumenta, diminuisce lo stigma sociale cui sono soggetti, mentre sempre di più gli altruisti vengo considerati cretini da parte dell’opinione pubblica.   Un fatto che scoraggia fortemente questo tipo di comportamento che, nel frattempo, diventa più costoso e pericoloso man mano che è necessario affrontare sacrifici personali maggiori per ottenere vantaggi collettivi minori.
Contemporaneamente, le classi dirigenti delle società in questa fase evolutiva sono solitamente molto ben protette dalle conseguenze nefaste delle loro azioni.   Crescendo oltremisura il divario fra classi, l’accesso a vantaggi di posizione diventa molto più importante delle capacità personali e della reputazione nel determinare le probabilità di successo degli individui e dei gruppi.   Ancora all’epoca della I guerra mondiale, un gran numero di rampolli di “buona famiglia” sono morti nella guerra che avevano entusiasticamente voluto.   Ed in misura percentualmente superiore quella dei loro soldati.

Viceversa, quando un manipolo di astuti delinquenti ha scatenato quella che probabilmente risulterà essere la più grave crisi economica della storia, sono stati accuratamente protetti e soccorsi dalle autorità.  Perfino i consulenti ed i guru che hanno coperto tali azioni con rassicuranti parole e fantasiosi modelli matematici continuano ad imperversare come se nulla fosse.  Come disse una volta Herman Daly, nel mondo attuale dell’alta finanza, nessuno viene chiamato a rendere conto delle stupidaggini che dice.  Quali che ne siano le conseguenze.
Ma qualcosa di analogo succede a cascata a tutti i livelli dirigenziali. Per citare un solo esempio, quando un’alluvione devasta un quartiere tutti si scagliano contro l’amministrazione in carica. Nessuno chiede conto alle amministrazioni che nei decenni precedenti ne hanno permesso la costruzione, magari all’interno di un alveo fluviale o su di una paleofrana.

Concludendo, ritengo che in fase anabolica un insieme di fattori sistemici e culturali favorisca comportamenti socialmente utili o, perlomeno, non dannosi per il gruppo di appartenenza.   In altre parole, individui e singoli tendono a comportarsi come simbionti o commensali della società di cui fanno parte, favorendone lo sviluppo.

Viceversa, in fase catabolica, aumentano progressivamente gli incentivi a comportamenti di tipo banditesco, progressivamente sempre più stupido.   L’aumento dei cretini con tendenza stupida procede parallelamente in quanto, di solito, un cretino è un bandito incapace.   I comportamenti altruistici sono molto spesso derisi o sotto-stimati, soprattutto all’interno della classe dirigente.    In altre parole, singoli e gruppi tendono a diventare parassiti delle loro stesse società, accelerandone il collasso.

Un’ipotesi, questa, che ritengo plausibile, anche perché coerente con le analoghe conclusioni cui era giunto Arnold Toynbee,  sulla base di ben altri studi e materiali.