martedì 7 agosto 2012

Impotenza appresa: L'azione per contrastare il cambiamento climatico non è senza speranza



C'è una storia di un esperimento fatto dallo psicologo americano Martin Seligman negli anni 1960 che ha dato origine al concetto di "impotenza appresa" (learned helplessness). A furia di dare scosse elettriche a un cane, quello non provava nemmeno più a scappare; nonostante ne avesse la possibilità semplicemente saltando una piccola barriera. Sembrerebbe descrivere esattamente la nostra situazione. Abbiamo una via di uscita ai problemi del riscaldamento globale e dell'esaurimento delle risorse energetiche. Si chiama "energia rinnovabile". Ma non riusciamo a muoverci in quella direzione. Ci sembra impossibile anche pensare che possiamo farcela. Qui, Stuart Staniford prova a far capire che questa via di uscita c'è davvero.


L'azione per contrastare il cambiamento climatico non è senza speranza


Di Stuart Staniford

Da “Early Warning”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


E' facile sentirsi senza speranza per il cambiamento climatico. Il tempo diventa sempre più pazzo ad ogni decennio e allo stesso tempo sembra che la società difficilmente faccia qualcosa su scala remotamente rilevante. Gli americani rifiutano mantenere più di tanto e i cinesi e gli indiani bruciano carbone ad un ritmo anche più veloce.

Un modo per rappresentare la disperazione apparente della situazione è quello di tracciare il consumo totale globale di energia contro la capacità solare ed eolica (le due più importanti fonti energetiche realmente sostenibili). Ecco come si presenta:



Sembra terribile, giusto? Quelle due linee in basso sono trascurabilmente diverse da zero sulla scala del nostro consumo totale di energia – la linea blu, che continua inesorabilmente a puntare verso l'alto, dopo la brevissima interruzione dovuta alla grande recessione.

Ma questo non è il quadro completo.

Quello che nasconde è che i tassi di crescita completamente diversi. Durante gli ultimi 10 anni di dati (tutte della BP, a proposito), il tasso medio di crescita nel consumo di energia primaria è del 2,7%. Nel frattempo, l'energia eolica è cresciuta al 25% e quella solare al 44%. E questo fa tutta la differenza! Quelli sono tassi di crescita incredibilmente alti e significano che il temibile potere della crescita esponenziale è dalla nostra parte.

Per esemplificarlo in un modo vagamente fumettistico*, guardiamo cosa accade se solo estrapoliamo quegli stessi tassi di crescita al 2040:



Passeremo il prossimo decennio col grafico che si prensenta ancora molto negativo, ma poi il potere della crescita esponenziale comincerà a mostrarsi realmente, in particolare la linea del solare, e vedremo che le rinnovabili raggiungeranno la scala dell'intero uso di energia del pianeta in qualche momento intorno al 2030.

Quindi, guardare alla situazione attuale e dire che sia senza speranza è come guardare una piantina che dischiude la sua prima manciata di foglie e dichiarare che il piccolo alberello non ha speranza di diventare mai una quercia.

Un mondo ecotenico, uno nel quale guidiamo auto elettriche, riscaldiamo le nostre case con pompe di calore, voliamo con biocombustibili ed alimentiamo il tutto con il Sole ed il Vento, è fattibile (seppur su scala molto ridotta rispetto ad oggi, ndT.). Ma è un mondo che vive ancora la sua infanzia. E' la piantina, non ancora l'albero.

Ed essendo così, la cosa di gran lunga più importante è che proteggiamo quella piantina, che la annaffiamo, la ombreggiamo se il Sole diventa troppo forte e le diamo dosi costanti di concime. Sono i tassi di crescita dell'energia solare ed eolica le cose cruciali da tenere d'occhio. Finché questi saranno alti, la situazione non è senza speranza, a prescindere da quanto stia crescendo l'uso di carbone.

Ora, naturalmente, non sto dicendo che le linee rossa e verde nel grafico sopra rappresentino come andranno le cose dal punto di vista qualitativo. Non c'è alcun dubbio che ci sarà qualche rallentamento negli stadi finali. Il bisogno di integrare le rinnovabili e le tecnologie che usano elettricità in tutti gli aspetti della vita è destinato a rallentare le cose verso la fine. La stessa cosa vale per il bisogno di integrare le rinnovabili in tutto il pianeta per far fronte alla loro intermittenza.

Quindi, forse ci serviràfino a mezzo secolo per arrivare ad una società libera dal carbonio. Il punto è che non è senza speranza. Man mano che il tempo peggiora – le siccità, le tempeste, il ghiaccio che si scioglie – i negazionisti sembreranno sempre più sciocchi e la pressione per agire salirà. E mentre lo farà, le soluzioni saranno attuate sempre di più. Quindi non vi scoraggiate se le vendite di auto elettriche ora sono basse, o se la potenza solare è una frazione molto piccola dell'uso totale di energia. Questa è una partita lunga.

Vale anche la pena notare che in un paio di decenni, mentre le alternative cominciano realmente a raggiungere la giusta dimensione, sarà il tempo in cui ci si dovrà davvero concentrare nello smantellamento di tutte le miniere di carbone e di chiudere i pozzi petroliferi. Quello sarà il tempo delle forti tasse sul carbonio e regolamenti punitivi limite e scambio (cap-and-trade).

Ora, la lo sforzo dovrebbe essere nel proteggere la piantina ecotecnica.


* Nota traballante a piè di pagina – sì, lo so che sto confrontando la capacità rinnovabile all'uso di energia senza tenere conto del fattore della capacità. Ma è anche vero che l'elettricità è molto più utile dell'energia primaria dei combustibili fossili – per esempio, può essere utilizzata in un motore con efficienza maggiore di 3 volte oppure per alimentare una pompa di calore con un coefficiente COP 3 o COP 5. Quindi chiamiamolo semplicemente una semplificazione allo scopo di una rapida spiegazione dell'idea generale.