giovedì 30 dicembre 2010

Un altro anno è passato......

..... e continuiamo a non fare niente contro il riscaldamento globale.



Ma lei è sicuro che ho un tumore cerebrale?
Lei è sicuro che ho bisogno di un intervento chirurgico?
E se migliorassi da solo?
E se tutto quello che lei dice di sapere a proposito del cervello fosse sbagliato?
Che succede se sento male durante l'intervento?
Ma non è mica tutto un imbroglio per portarmi via i soldi che do in tasse?
Lei non è mica un pazzo liberale che mi vuol controllare?
Come fa a sapere che cosa c'è dentro il mio cervello?
Che succede se la macchina fa errori.......

martedì 28 dicembre 2010

Tramonto blu su Marte



Un bellissimo video dalla NASA preso dal Mars Rover che ci fa vedere il tramonto nei colori marziani. Come bonus aggiuntivo, segue anche una piccola eclissi marziana: un passaggio di Phobos davanti al disco solare.


A guardare il filmato sul tramonto marziano è naturale domandarsi come mai è blu. E' curioso, però, che non ci facciamo quasi mai la domanda equivalente; "come mai sulla Terra i tramonti sono rossi?"

Questa è una delle tante domande che ci facciamo raramente; per esempio: "come mai il cielo è blu?" Oppure, "come mai fa più freddo in montagna che in pianura?" Domande apparentemente semplici, ma per rispondere bisogna sapere un minimo di fisica dell'atmosfera. Allora, vediamo di spiegare la faccenda e di imparare qualcosa.

La luce solare, come sappiamo, ha uno "spettro" di varie lunghezze d'onda: dall'ultravioletto all'infrarosso. L'atmosfera assorbe diversamente nelle varie regioni. Ecco qua un immagine (da Wikipedia) che fa vedere come stanno le cose:


Sulla destra, nella zona dell'infrarorsso, vedete le varie bande di assorbimento molecolari, come quella del CO2 (carbon dioxide) che sono la ragione dell'effetto serra. La parte visibile dello spettro per l'occhio umano va da circa 0.4 micron fino a 0.75; ovvero è sta nella zona a sinistra del grafico. Notate come non ci sono bande di assorbimento nella zona visibile. E' ovvio che sia così, altrimenti non sarebbe "visibile".

Però, notate anche che c'è una zona di assorbimento all'estrema sinistra del grafico che sta - in parte - nella zona visibile - principalmente nella parte blu. Questo è dovuto al cosiddetto "scattering di Rayleigh" o - in italiano - "diffusione di Rayleigh". Ha a che fare con qualcosa che si chiama la polarizzabilità delle molecole, ma non entriamo in questo argomento. Il punto è che quando una molecola dell'atmosfera interagisce con un fotone di luce, lo diffonde in tutte le direzioni. La diffusione è tanto più intensa quanto più piccola è la lunghezza d'onda del fotone, ovvero è più intensa nelle regioni del blu dello spettro del visibile. Per questa ragione, succedono alcune cose interessanti.

Una di queste cose è che quando guardiamo direttamente il Sole (con cautela, ovviamente!) la luce blu passa meno bene di quella rossa. Ora, il sole emette luce che a noi apparirebbe bianca se non ci fosse l'atmosfera; e infatti così lo vedono gli astronauti: bianco. Ma a causa dello scattering di Rayleigh a noi sulla superficie terrestre ci appare giallo chiaro. Ecco la risposta a una domanda che nessuno si pone!

L'altra cosa che succede è la spiegazione del perché il cielo è blu. Infatti, la luminosità del cielo è tutta dovuta alla luce diffusa, ma la probabilità di diffusione è maggiore nel blu che nel rosso, per cui noi vediamo la radiazione diffusa che è principalmente blu.

Su un pianeta come Marte, la fisica è la stessa ma l'atmosfera è molto meno densa che sulla Terra. Per cui questi effetti ci sono, ma molto più deboli. Come si vede nel filmato; il cielo su Marte appare quasi nero; anche se con un po' di buona volontà forse qualche sfumatura di blu ce la possiamo vedere. Però, al tramonto, la luce solare deve attraversare uno strato più spesso di atmosfera e allora il blu si vede bene. Sulla Terra, abbiamo lo stesso effetto al tramonto, ma più intenso, per cui vediamo il rosso. Ecco la risposta a un'altra domanda!

E, infine, perché sulle montagne fa più freddo che in pianura? Beh, questa è una delle manifestazioni principali dell'effetto serra - anche quello dovuto all'interazione della radiazione con l'atmosfera. Tutto è correlato. Questo l'ho spiegato in un certo dettaglio in questo post intitolato "l'effetto coperta".

sabato 25 dicembre 2010

Hagar l'Orribile contro la scienza del clima. I sei errori di Franco Battaglia


In un post precedente, avevo paragonato Franco Battaglia al personaggio del "Joker", il potente e pericoloso nemico di Batman. Tuttavia, dopo che Battaglia è riuscito ad accumulare sei errori in un singolo paragrafo, credo che sia piuttosto il caso di paragonarlo a un personaggio tipo Hagar l'Orribile, il vichingo pasticcione. Qui di seguito, il commento di Stefano Caserini a un recente articolo del Nostro.

Da "Climalteranti"

Il professore da Guinness dei primati
Di Stefano Caserini

....

Il nuovo articolo (di Franco Battaglia) non tradisce le attese: il professore riesce a infilare sei errori in una sola frase relativa al protocollo di Kyoto.

Con il piglio di chi la sa lunga, scrive infatti:

Dovete sapere che questo protocollo, sottoscritto nel 1997 ed entrato in vigore nel 2003, prevede la riduzione delle emissioni del 5% rispetto ai valori del 1997; senonché, oggi quelle emissioni sono invece aumentate, del 5% nella «virtuosa Europa» e del 20% a livello mondiale, rispetto a quelle del 1997“.

Ebbene:
  1. Il protocollo di Kyoto è entrato in vigore nel 2005, il 16 febbraio, e non nel 2003.
  2. L’impegno di riduzione previsto dal Protocollo di Kyoto non è del 5% rispetto al 1997, ma del 5,2 % rispetto al 1990. Il 1997 è solo l’anno in cui il Protocollo è stato approvato, a Kyoto.
  3. L’impegno di riduzione delle emissioni, riguarda solo alcuni paesi (solitamente indicati Annex I, perché elencati in un Allegato del PK) e non tutti i paesi del mondo.
  4. L’Europa non ha aumentato le sue emissioni del 5 %: le ha invece diminuite, sia rispetto al 1990 che rispetto al 1997.
  5. Le emissioni dei paesi Annex I, sono pure diminuite, sia rispetto al 1990 che rispetto al 1997.
  6. Le emissioni mondiali sono aumentate, ma l'incremento rispetto al 1997 è maggiore del 20 % 
In totale sono quindi 6 numeri sbagliati su 7. L’unico giusto è il 1997, l’anno di sottoscrizione del protocollo di Kyoto.

Leggi tutto l'articolo su Climalteranti
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Nota aggiunta posteriormente: un altro errore di Franco Battaglia!
Leonardo Libero invia questa nota alla mailing list di "Nuove Tecnologie Energetiche"
 
Sul Giornale di oggi (24 Dic 2010), Franco Battaglia annuncia che la Svizzera "si regalerà" due nuove centrali nucleari pur avendone già cinque, lascia intendere che così ne avrà sette, il titolista ci casca e stampa "7". Poi, naturalmente, Battaglia non resiste alla tentazione di informare per l'ennesima volta i lettori sul "fallimento tecnico ed economico del fotovoltaico", ma quello è ormai da considerare rumore di fondo 
 
Peccato che il quotidiano svizzero Corriere del Ticino, nel dare oggi (24 Dic) la notizia delle due nuove centrali nucleari, precisi che "i nuovi impianti dovrebbero sostituire quelli esistenti" (tutti e cinque, par di capire). Per cui le centrali nuke elvetiche dovrebbero o rimanere cinque o perfino, potrebbe darsi, ridursi a due. Ma Battaglia ammetterà la cantonata solo dopo che Fini si sarà dimesso da Presidente della Camera.
 

mercoledì 22 dicembre 2010

Come NON applicare il principio di precauzione, ovvero: come affondare il Titanic

 Il capitano del "Titanic" non ha applicato correttamente il principio di precauzione


Vi segnalo un post molto interessante di Terenzio Longobardi sul blog di ASPO-Italia. Non è strettamente correlato a questioni climatiche, ma all' "Effetto Cassandra", ovvero all'ignorare gli avvertimenti, si.

Il post è a proposito di una recente sentenza dove il giudice ha assolto gli amministratori accusati di non aver attuato misure contro l'inquinamento di polveri sottili sulla base di una "sentenza dubitativa". Dice in sostanza il giudice che

..... l’inquinamento da PM10 da intendersi in questa sede come il superamento dei limiti posti dalle norme comunitarie …, per i consulenti del PM è conseguenza delle omissioni e/o comunque della condotta degli imputati, mentre per quelli delle difese è conseguenza esclusiva, o del tutto prevalente di fattori ambientali non governabili) non potrebbe che scaturire la doverosa assoluzione degli imputati, preso atto della insanabile divergenza delle tesi e conclusioni sull’argomento, in un ambito peraltro di pari dignità scientifica.

Insomma, il giudice ritiene che nel dubbio - ovvero in presenza di opinioni contrastanti, si debbano "doverosamente assolvere" gli imputati.

Qui, il giudice va ben oltre il suo compito e le sue competenze nel giudicare di "pari dignità scientifica" le due diverse opinioni, soprattutto tenendo conto che la Commissione Europea aveva stabilito dei limiti ben precisi. Ma l'errore clamoroso a mio parere (e anche quello di Terenzio Longobardi) e che, se è vero che nel dubbio sulla colpevolezza si deve assolvere un imputato, è altrettanto vero che esiste un principio di precauzione che vuole che nel dubbio si debbano prendere dei provvedimenti per scongiurare possibili danni

Ne consegue che il capitano del Titanic ha fatto bene a proseguire a tutta forza in avanti dato che non era certo che ci fosse un icerberg, là davanti.




Ecco la parte iniziale dell'articolo di Longobardi. L'articolo completo è sul sito di ASPO-Italia




La peste o le polveri sottili

Di Terenzio Longobardi


Qualche settimana fa ho informato i lettori, sinteticamente, del pronunciamento in prima istanza del Tribunale di Firenze in merito a una denuncia del Codacons nei confronti degli amministratori regionali e dei comuni dell’area fiorentina, per non aver attuato misure efficaci contro l’inquinamento da polveri sottili e biossido di azoto, registrato dalle centraline di misurazione negli anni passati.


Si tratta di una sentenza importante e per molti versi sconcertante, che rischia di condizionare pesantemente nei prossimi anni le politiche volte a ridurre l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane e per questo ritengo opportuno entrare maggiormente nel merito delle motivazioni che hanno portato all’assoluzione con formula piena degli amministratori.


Premetto subito che sono un ingegnere e non un giurista, quindi non ho le competenze adeguate per valutare in punta di diritto le conclusioni dei magistrati. L’interpretazione delle norme, specie in Italia, è un esercizio molto complesso e raffinato che a volte contrasta e collide con il buon senso, quindi cercherò solo di evidenziare alcune incongruenze sul piano logico contenute a mio parere nella sentenza.


Il Pubblico Ministero nella sua requisitoria ha descritto gli innumerevoli studi epidemiologici nazionali ed internazionali che dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio lo stretto legame esistente tra i livelli di polveri sottili, biossido di azoto e i casi di morbosità e mortalità nei centri urbani, cioè l’aumento delle patologie, dei ricoveri e dei decessi derivanti da un esposizione prolungata agli inquinanti. Ha poi evidenziato come le stesse conclusioni siano contenute nel Piano Sanitario Nazionale.


Ebbene, il giudice ha sminuito sul piano legale questi aspetti, affermando che tali conclusioni erano divergenti “non solo sulle cause ma anche sulle soluzioni” rispetto a quelle dei consulenti scientifici della difesa. Tali considerazioni potrebbero condurre, afferma la sentenza, “se portate alle estreme conseguenze giuridiche, all’immediato esaurimento di buona parte del processo, poiché da valutazioni scientifiche divergenti, seppure astrattamente valide (nel senso che l’inquinamento da PM10 da intendersi in questa sede come il superamento dei limiti posti dalle norme comunitarie …, per i consulenti del PM è conseguenza delle omissioni e/o comunque della condotta degli imputati, mentre per quelli delle difese è conseguenza esclusiva, o del tutto prevalente di fattori ambientali non governabili) non potrebbe che scaturire la doverosa assoluzione degli imputati, preso atto della insanabile divergenza delle tesi e conclusioni sull’argomento, in un ambito peraltro di pari dignità scientifica.”


L’errore logico di questa impostazione è secondo me quello di confondere il metodo di valutazione giudiziario con quello scientifico. In caso di dubbio sulla colpevolezza, in giurisprudenza si propende per l’assoluzione, cioè per la tesi difensiva. Il metodo scientifico invece, nelle situazioni controverse, procede nel senso indicato dalla maggioranza della comunità scientifica. E’ il caso ad esempio dei cambiamenti climatici, dove una esigua minoranza di scienziati in disaccordo sull’origine antropica dei cambiamenti non ha condizionato le nazioni ad assumere le conclusioni contrarie degli scienziati dell’IPCC, o come nel caso della presunta origine abiotica del petrolio asserita da pochi scienziati, che non ha scalfito il dato consolidato sul piano scientifico dell’origine biologica.

Anche nel settore dell’inquinamento da polveri sottili, la comunità scientifica internazionale (in particolare rappresentata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) è concorde in maggioranza sulle origini, sui danni causati e sui rimedi al problema e a tali studi fanno espresso riferimento le normative comunitarie e nazionali che impongono limiti ai livelli di inquinanti presenti nell’atmosfera. La motivazione del giudice fiorentino, appare pertanto come una impropria invasione nel campo di competenza del legislatore, quando mette in discussione le basi scientifiche stesse della produzione normativa in materia.

Continua su www.aspoitalia.blogspot.com

sabato 18 dicembre 2010

Smentiti i catastrofisti!

Ma avete letto questo titolo da "Repubblica" di oggi? Non è uno scherzo; c'è scritto veramente così: "L'estinzione degli orsi polari non sarà repentina ma graduale." E questo secondo loro vuol dire "smentiti i catastrofisti"

Immagino che dopo un po' di tempo a fare il mestiere di prendere la gente per i fondelli, uno ci prenda anche gusto. Ma questo è veramente esagerare. Cos'hanno nella testa? Pinguini.........?

Da "Repubblica" del 18 Dicembre 2010

L'orso polare non è spacciato
smentiti i catastrofisti

L'estinzione dell'animale simbolo del riscaldamento globale non sarà repentina ma graduale

 

 

 

Segnalato da "Lopo" con il commento "Per la serie grazie al..."

La vendetta dei negazionisti


Il mio impianto fotovoltaico dopo la nevicata del 17 Dicembre 2010

venerdì 17 dicembre 2010

"Quando gli scienziati prevedevano il raffreddamento globale": un'altra delle tante leggende sul clima


 La pagina iniziale di un numero del 1953 di "Scienza Illustrata. "Le calotte glaciali si ritirano ogni anno. Quando saranno fuse, il livello degli oceani si eleverà di trenta metri e molte città costiere saranno sommerse" Questo articolo, da solo, è più che sufficiente per sfatare la leggenda che vuole che gli scienziati prevedessero un'era glaciale solo poche decine di anni fa.

 
Mi è capitato in mano per caso un numero di "La scienza illustrata" che era stato di mio zio ingegnere. La copertina si è persa molto tempo fa, ma dai testi deduco che risale al 1953. Faceva parte delle mie letture quando avevo - probabilmente - meno di 10 anni e me ne ricordo quasi tutte le pagine. Ci trovo ancora le mie risposte al "Quiz a Premi" dove avevo risposto correttamente "no" alla domanda se l'iguana vive nell'Africa Orientale.

In questo numero, trovo un articolo a firma di Ugo Maraldi intitolato "Caldo al Polo" dove si parla del riscaldamento globale già in atto in quegli anni. Evidentemente, gli scienziati se ne erano già accorti, nonostante che la rete di monitoraggio delle temperature non fosse così estesa come lo è oggi. Lo vedevano dal ritiro dei ghiacci, dai cambiamenti nella vegetazione e nel comportamento degli animali.


A partire da questo ritrovamento, sono andato a cercarmi - e ho ritrovato - un libro di Ugo Maraldi che mi ricordavo aver letto in gioventù. E "Il romanzo della terra" pubblicato dalla società editrice internazionale nel 1956. Di questo libro mi ricordavo abbastanza poco ma è una specie di compendio di tutto quello che si sapeva di scienze della terra a quel tempo. Anche li', si parla del riscaldamento globale in corso.

Sia qui che nell'articolo su "Scienza Illustrata" Maraldi non sa, e non può sapere, che cosa stia causando il ritiro dei ghiacci. Non si sapeva ancora che la concentrazione di CO2 nell'atmosfera stava aumentando: il lavoro di Keeling e di Revelle doveva ancora arrivare. Quindi Maraldi attribuisce il cambiamento ai cicli orbitali, quelli di Milankovich, ma non riesce comunque a spiegare come mai si sta andando verso un riscaldamento. Di certo, già negli anni '50 si sapeva dei cicli glaciali/interglaciali e Maraldi ritiene che a lungo andare torneremo a un era glaciale, ma dice che ci vorranno ancora 20.000 anni.

Maraldi era stato prima pilota dell'aeronautica militare e poi, dopo la guerra, si era dato alla divulgazione scientifica. Non era uno scienziato e questi suoi testi sono parecchio aneddotici. Però, il suo mestiere di divulgatore lo faceva e questi testi sono abbastanza rappresentativi di quello che si sapeva di geologia a quel tempo. E il racconto di Maraldi è più che sufficiente per sfatare la vecchia leggenda che vorrebbe gli scienziati talmente confusi e inetti da aver creduto a un'era glaciale imminente solo poche decine di anni fa.

Un'altra cosa che viene fuori da questi vecchi testi è quanto abbiamo progredito in quasi 50 anni. In confronto alla moderna "scienza dei sistemi terrestri" il libro di Maraldi sembra risalire all'epoca dei Sumeri. E immaginatevi quante cose ci sono ancora da imparare e da scoprire sul clima terrestre!

giovedì 16 dicembre 2010

E meno male che doveva arrivare l'era glaciale......


Immagine di John Wahr, via "Climate Change" E' il record assoluto di decrescita dei ghiacci in Groenlandia, circa due teratonnellate (duemila miliardi di tonnellate) in meno dal 2001.

mercoledì 15 dicembre 2010

Astroturfing e il partito dei 50 centesimi


Le compagnie petrolifere organizzano adunate contro i tentativi del governo di regolare le emissioni di CO2. 

- Che cosa vogliamo? Siccità, alluvioni, ondate di calore e estinzioni di massa!! Quando le vogliamo? Ora!!

- Salvate big oil!
- Uccidi il pianeta, salva un posto di lavoro!
- Giù le mani dalla mia benzina.

da: http://dearkitty.blogsome.com/2009/08/25/big-oils-astroturfing-in-the-usa-cartoon/


E' incredibile quante cose stiamo imparando in questo dibattito sul cambiamento climatico. Mi sto sempre di più convincendo di come l' "Astroturfing" sia un'arma di confusione di massa veramente micidiale. L'intervento di persone che si nascondono dietro una facciata di buona fede per manipolare le opinioni altrui riesce a lungo andare a distruggere le convinzioni più serie e fondate.

L'astroturfing è - a livello mediatico - esattamente la stessa cosa dell' "infiltrazione" nei movimenti politici con falsi manifestanti che vengono inviati per disturbare le manifestazioni o per screditarne gli organizzatori. Ne abbiamo visto un esempio recentissimo, come leggiamo sul blog "crisis". 

Di astroturfing ne ho parlato in dei post precedenti (qui, e qui), come pure ne ha parlato Carlo Fusco (qui). Adesso, ne parla George Monbiot nell'articolo che vi passo in fondo.

Se masticate bene l'inglese, l'articolo di Monbiot è veramente illuminante. Fra le tante cose, lo sapevate che in Cina c'è il "partito dei 50 cent?" Persone pagate dal governo Cinese l'equivalente di 50 centesimi di dollaro per ogni post che scrivono per disturbare il dibattito oppure sterzarlo in direzione favorevole alle politiche governative. Non è uno scherzo, c'è davvero! (vedi, per esempio, Wikipedia e i link annessi)


50 centesimi a post? Mi fa venire in mente qualcuno, che però non è cinese......

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http://www.monbiot.com/archives/2010/12/13/reclaim-the-cyber-commons/


The internet is being captured by organised trolls. It’s time we fought back. 


By George Monbiot, published in the Guardian, 14th December 2010

They are the online equivalent of enclosure riots: the rick-burning, fence-toppling protests by English peasants losing their rights to the land. When MasterCard, Visa, Paypal and Amazon tried to shut WikiLeaks out of the cyber-commons, an army of hackers responded by trying to smash their way into these great estates and pull down their fences.

In the Wikileaks punch-up the commoners appear to have the upper hand. But it’s just one battle. There’s a wider cyberwar being fought, of which you hear much less. And in most cases the landlords, with the help of a mercenary army, are winning.

I’m not talking here about threats to net neutrality and the danger of a two-tier internet developing(1,2), though these are real. I’m talking about the daily attempts to control and influence content in the interests of the state and corporations: attempts in which money talks.

The weapon used by both state and corporate players is a technique known as astroturfing. An astroturf campaign is one that mimics spontaneous grassroots mobilisations, but which has in reality been organised. Anyone writing a comment piece in Mandarin critical of the Chinese government, for example, is likely to be bombarded with abuse by people purporting to be ordinary citizens, upset by the slurs against their country.

But many of them aren’t upset: they are members of the 50 Cent Party, so-called because one Chinese government agency pays 5 mao (half a yuan) for every post its tame commenters write(3). Teams of these sock-puppets are hired by party leaders to drown out critical voices and derail intelligent debates.

I first came across online astroturfing in 2002, when the investigators Andy Rowell and Jonathan Matthews looked into a series of comments made by two people calling themselves Mary Murphy and Andura Smetacek(4,5). They had launched ferocious attacks, across several internet forums, against a scientist whose research suggested that Mexican corn had been widely contaminated by GM pollen.

Rowell and Matthews found that one of the messages Mary Murphy had sent came from a domain owned by the Bivings Group, a PR company specialising in internet lobbying. An article on the Bivings website explained that “there are some campaigns where it would be undesirable or even disastrous to let the audience know that your organization is directly involved … Message boards, chat rooms, and listservs are a great way to anonymously monitor what is being said. Once you are plugged into this world, it is possible to make postings to these outlets that present your position as an uninvolved third party.”(6)

The Bivings site also quoted a senior executive from the biotech corporation Monsanto, thanking the PR firm for its “outstanding work”(7). When a Bivings executive was challenged by Newsnight, he admitted that the “Mary Murphy” email was sent by someone “working for Bivings” or “clients using our services”(8). Rowell and Matthews then discovered that the IP address on Andura Smetacek’s messages was assigned to Monsanto’s headquarters in St. Louis, Missouri(9). There’s a nice twist to this story. AstroTurf TM - real fake grass - was developed and patented by Monsanto.

Reading comment threads on the Guardian’s sites and elsewhere on the web, two patterns jump out at me. The first is that discussions of issues in which there’s little money at stake tend to be a lot more civilised than debates about issues where companies stand to lose or gain billions: such as climate change, public health and corporate tax avoidance. These are often characterised by amazing levels of abuse and disruption.

Articles about the environment are hit harder by such tactics than any others. I love debate, and I often wade into the threads beneath my columns. But it’s a depressing experience, as instead of contesting the issues I raise, many of those who disagree bombard me with infantile abuse, or just keep repeating a fiction, however often you discredit it. This ensures that an intelligent discussion is almost impossible - which appears to be the point(10).

The second pattern is the strong association between this tactic and a certain set of views: pro-corporate, anti-tax, anti-regulation. Both traditional conservatives and traditional progressives tend be more willing to discuss an issue than these right-wing libertarians, many of whom seek instead to shut down debate.

So what’s going on? I’m not suggesting that most of the people trying to derail these discussions are paid to do so, though I would be surprised if none were. I’m suggesting that some of the efforts to prevent intelligence from blooming seem to be organised, and that neither website hosts nor other commenters know how to respond.

For his film (Astro)Turf Wars, Taki Oldham secretly recorded a training session organised by a rightwing libertarian group called American Majority. The trainer, Austin James, was instructing Tea Party members on how to “manipulate the medium”(11). This is what he told them:

“Here’s what I do. I get on Amazon; I type in “Liberal Books”. I go through and I say “one star, one star, one star”. The flipside is you go to a conservative/ libertarian whatever, go to their products and give them five stars. … This is where your kids get information: Rotten Tomatoes, Flixster. These are places where you can rate movies. So when you type in “Movies on Healthcare”, I don’t want Michael Moore’s to come up, so I always give it bad ratings. I spend about 30 minutes a day, just click, click, click, click. … If there’s a place to comment, a place to rate, a place to share information, you have to do it. That’s how you control the online dialogue and give our ideas a fighting chance.”

Over 75% of the funding for American Majority, which hosted this training session, comes from the Sam Adams Alliance(12). In 2008, the year in which American Majority was founded, 88% of the alliance’s money came from a single donation, of $3.7m(13). A group which trains rightwing libertarians to distort online democratic processes, in other words, was set up with funding from a person or company with a very large wallet.

The internet is a remarkable gift, which has granted us one of the greatest democratic opportunities since universal suffrage. We’re in danger of losing this global commons as it comes under assault from an army of trolls and flacks, many of them covertly organised or trained. The question for all of us - the Guardian, other websites, everyone who benefits from this resource - is what we intend to do about it. It’s time we fought back and reclaimed the internet for what it does best: exploring issues, testing ideas, opening the debate.
www.monbiot.com

References:

1. http://www.guardian.co.uk/technology/pda/2010/aug/10/google-verizon-net-neutrality?INTCMP=SRCH
2. http://www.bbc.co.uk/news/technology-10961776
3. http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/asia-pacific/7783640.stm
4. http://www.powerbase.info/index.php/Andura_Smetacek
5. http://www.powerbase.info/index.php/Mary_Murphy
6. Andrew Dimock, head of the Bivings Groups Online Marketing and Promotions division, 1st April 2002. “Viral Marketing: How to Infect the World”.
The original article was here:
http://www.thebivingsreport.com/search_view_full_article.php?article_id=73

But has since been taken down. Subsequently a note says that it has been “Recently edited for clarification”: which appears to mean saying the exact opposite of what the original stated, and re-posted here:
http://www.bivingsreport.com/2002/viral-marketing-how-to-infect-the-world/
You can read extracts from the original version here:
http://www.lobbywatch.org/profile1.asp?PrId=166
7. See http://www.powerbase.info/index.php/Bivings_Group
(The original has also been taken down).
8. Newsnight, 7th June 2002.
9. http://www.powerbase.info/index.php/Andura_Smetacek
10. See also the interesting comment by SteB1, here: http://www.guardian.co.uk/world/2010/dec/04/cancun-climate-talks-kyoto-latin-america?showallcomments=true#comment-8653581
11. http://astroturfwars.org/
12. Scott K Parks, 5th October 2009. American Majority holds Dallas workshop. The Dallas Morning News.
http://www.dallasnews.com/sharedcontent/dws/news/localnews/stories/DN-americanmajority_05met.ART0.State.Edition2.4ba21b6.html

13. Karoli, 26th April 2010. American Majority: Part the astroturf to see what’s underneath. http://crooksandliars.com/karoli/american-majority-part-astroturf-see-whats

martedì 14 dicembre 2010

Stai zitto e rema!


- Hai visto su internet quell'articolo a proposito dei messaggi sul riscaldamento globale? Apparentemente il cambiamento climatico è un imbroglio.

- Stai zitto e rema.

http://blog.nj.com/njv_shenemans_sketchpad/2009/12/climate_change_is_a_hoaxor_is.html

lunedì 13 dicembre 2010

Un altro pianeta: TerraA


Bill McKibben ha notato una cosa ormai ovvia: con il cambiamento climatico la Terra non è più la stessa (immagine di Pat Rawlings). E' diventata un nuovo pianeta, che lui ha chiamato "Terraa" (Eaarth). Siamo come astronauti sbarcati su un nuovo pianeta che non sembra affatto ospitale. Ma ormai ci siamo e dobbiamo adattarci


Questo libro di Bill McKibben è un buon esempio di come si stia evolvendo il dibattito sul cambiamento climatico. Fino a non molto tempo fa, il problema sembrava ancora relativamente remoto. Sembrava che si potesse rimediare con misure relativamente semplici: consumare di meno, mettere doppi vetri qua e là, andare di più in autobus, cose del genere.

E invece il problema si è fatto drammatico, immediato, forse irrisolvibile. Ci guardiamo intorno e tutto sta cambiando intorno a noi. Siamo sbarcati su un altro pianeta e non abbiamo più il carburante per tornare indietro. Su questo nuovo pianeta dobbiamo vivere - in qualche modo - anche se non sarà facile.

La prima parte del libro di McKibben è un'esplorazione di questo nuovo pianeta, Terraa. Affascinante, in un senso che ha a che fare con il fascino dell'orrido. Terraa è un pianeta ostile e non soltanto in senso climatico. Se il clima diventa caldo, arido e inadatto alle coltivazioni, Terraa manca anche delle risorse che hanno fatto la fortuna degli umani sul loro vecchio pianeta, Terra: combustibili fossili, risorse minerali e suolo fertile. E, trovandosi litigiosi come sono, gli umani su Terraa si litigano quel poco che c'è invece di accordarsi su come utilizzarlo al meglio.

La prima parte del libro è la più interessante - anche se alquanto inquietante. La seconda parte descrive la vita su Terraa come potrebbe essere. Qui, McKibben propone piccole comunità dedite all'agricoltura biologica ma linkate da Internet. Anche questa è una parte interessante, ricca di notizie e di idee (basta solo la sezione sul compostaggio a giustificare il libro intero).

Ma questa seconda parte è anche la più debole del libro. Non sappiamo come potremo adattarci a Terraa e nemmeno se ci riusciremo. Certe soluzioni a livello individuale proposte da McKibben sembrano più adatte a contrastare il picco del petrolio piuttosto che il riscaldamento globale. Per un problema a livello planetario, sembrerebbe che una soluzione più efficace dovrebbe passare attraverso qualche tipo di accordo internazionale per limitare le emissioni. Ovvero, non basta essere virtuosi a livello individuale, ma occorre in qualche modo anche scoraggiare certi comportamenti da parte di chi virtuoso non vuole proprio essere.

Ma, fra tante possibili ipotesi, chissà, forse ci troveremo veramente tutti a coltivare patate e a scambiarsi messaggi su internet.

domenica 12 dicembre 2010

Il vertice di Cancun: in una buona causa non ci sono mai sconfitte


Se il Mahatma Gandhi fosse ancora con noi, sono sicuro che sarebbe fra i primi a combattere per l'umanità contro il cambiamento climatico. Molta della sua opera, in effetti, si legge ancora oggi come un invito alla sobrietà e a rispettare sia gli esseri umani sia tutto quanto fa parte della natura. In questo caso, mi pare che le sue parole "In una buona causa non ci sono mai sconfitte" si applicano al vertice di Cancun, recentemente concluso. I risultati non sono stati eccezionali, ma comunque sono qualcosa e in una buona causa non bisogna mai arrendersi. Qui di seguito, una riflessione di Luca Mercalli sull'argomento.



Ma i grandi vertici non servono



LUCA MERCALLI

Alla fine Cancún ha portato a casa un accordo definito «equilibrato». Tutti concordi sul fatto che contro il riscaldamento globale si debba agire, che si debbano stanziare fondi per i Paesi in via di sviluppo per la diffusione di energie rinnovabili e per la salvaguardia delle foreste. Ma la domanda è: i tempi della diplomazia sono compatibili con quelli della termodinamica?

Il sistema climatico, soggetto a implacabili leggi fisiche, è del tutto indifferente alle nostre difficoltà politiche ed economiche, e i segnali che giungono dall’ambiente sono giustamente inquietanti. La banchisa polare artica si sta riducendo al di là dei modelli più pessimisti elaborati negli scorsi anni e si ritiene che il ghiaccio marino estivo sarà pressoché scomparso verso il 2030. La concentrazione di CO2 in atmosfera è oggi di 390 parti per milione.
Mentre il valore ritenuto sicuro per evitare cambiamenti climatici inediti per la specie umana è di 350 parti per milione.

In questo contesto, anche con accordi più severi, si rischia comunque un aumento termico dell’ordine di tre gradi entro fine secolo, il che non sarà una passeggiata per la civiltà. Quindi, che fare?

Cancún e Copenhagen mostrano che l’epoca delle grandi conferenze mediatizzate e onnicomprensive è al tramonto. Troppa attesa concentrata in negoziati ora febbrili, ora stancamente trascinati, spesso bloccati su questioni formali. Meglio dunque un flusso continuo di intese multilaterali che risolvano via via le varie questioni che sorgono tra singoli Paesi o blocchi economici. Ma il vero obiettivo è la diffusione di una consapevolezza globale che porti a una corale condivisione dal basso dell’urgenza di agire, della necessità di mettere al servizio di questa enorme sfida tutti i saperi, tutte le risorse e tutta la creatività in grado di spingere la politica internazionale a fare molto di più di quanto oggi si possa immaginare.

Tocca ribaltare l’attuale criterio di delega assoluta alla politica per la soluzione dei problemi mentre nel frattempo si aspetta inerti.
Almeno nel mondo industrializzato ognuno ha la possibilità di assumersi fin da subito le proprie responsabilità: consumi sobri, efficienza energetica, pannelli solari, trasporti morigerati, riduzione dei rifiuti. Sono scelte che non hanno bisogno di aspettare né Cancún né Durban. E i migliori cervelli del mondo è ora che riflettano sull’evoluzione del modello economico e demografico imperante: la crescita infinita dei consumi e della popolazione non è infatti compatibile con la finitezza delle risorse terrestri e la stabilità del clima.

Invece che di crescita, vogliamo cominciare a parlare dell’economia in «stato stazionario»?
Cercate Herman Daly su Google





sabato 11 dicembre 2010

I fratelli Koch non demordono, ma sono in difficoltà

I fratelli Koch, padroni delle Koch Industries, sono i principali finanziatori della campagna propagandistica destinata a negare il cambiamento climatico e il ruolo dell'uomo nello stesso. Come mostra questa figura, tuttavia, sono al momento sotto attacco e, come si sa bene, in una campagna di questo genere, quando sei costretto a difendersi sei già sconfitto.

Si è sparsa rapidamente in rete la notizia che le "Koch Industries" avevano annunciato che non avrebbero più finanziato la campagna propagandistica contro la scienza del clima. Sarebbe stato un evento epocale se una delle lobby principali del petrolio e dei combustibili fossili, il "kochtopus" avesse gettato la spugna.

Ma era una bufala, abbastanza ovviamente. I fratelli Koch, proprietari della "Koch Industries" non demordono e - se lo facessero - non lo annuncerebbero in pubblico.

Ma questo comunicato è abbastanza significativo. Vuol dire che i fratelli Koch sono stati identificati come una delle forze principali dietro la campagna anti-scienza in corso. Questo è molto male per loro.

Si dice che il trucco principale del demonio è di far credere che non esiste. Lo stesso vale per la propaganda: funziona finchè il pubblico non si accorge di essere imbrogliato. Al momento in cui si rendono noti i trucchi e i mandanti, la propaganda perde efficacia; si sgonfia, svanisce.

Sembrerebbe che siamo arrivati a questo stadio nello scontro sul cambiamento climatico. Dopo l'aggressiva campagna propagandistica cominciata con il "climategate" dell'anno scorso, il fronte dell'anti-scienza sembra perdere smalto, fiato e coerenza.

Dopo il climategate, non sembra che stiano riuscendo a tirar fuori qualcosa di altrettanto efficace, a parte qualche tentativo di astroturfing per screditare gli ambientalisti con un video disgustoso, ma che si è rivelato di scarso impatto. Non li aiuta di certo il fatto che il 2010 stia risultando l'anno più caldo della storia.

Insomma, potrebbe darsi che stiamo vedendo l'inizio della sconfitta delle lobby dell'anti-scienza. Attenzione, sono ancora potenti e velenosi - bisogna starci molto attenti. Ma è una battaglia che possiamo vincere.

venerdì 10 dicembre 2010

Arrivano i nostri: i militari americani per il clima terrestre

 
Da Cancun, arriva questo interessante rapporto di Antonio Ciancullo. Mentre i civili tergiversano, chiaccherano, si mettono reciprocamente i bastoni fra le ruote, i militari americani sembrano aver capito come stanno le cose sul clima terrestre e si stanno preparando ad agire. Arrivano i nostri?

 
Quando c'è un'emergenza, è noto che soltanto i militari possono prendere in mano delle situazioni che le strutture civili non sono in grado di gestire. E se non è un'emergenza quella sul clima terrestre, che cosa lo è?

C'è ovviamente da vedere quanto di concreto verrà fuori dalle dichiarazioni dei militari americani a Cancun, ma io personalmente le vedo come molto promettenti. Da quello che ne posso dire io, i militari non sono il massimo in termini di creatività ma quando c'è un problema grave da risolvere, ci si mettono sopra con grande impegno - alle volte con una mano un po' "pesante", ma con efficacia.
 
Del resto, era quello che succedeva nei film con John Wayne, arrivano i nostri!

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CONFERENZA ONU SUL CLIMA

L'esercito americano
dichiara guerra alle emissioni

Alla Conferenza sul clima i militari degli Stati Uniti scelgono un linguaggio diretto per proteggere gli interessi nazionali. E annunciano che la missione sarà combattere i cambiamenti climatici per garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini dal nostro inviato ANTONIO CIANCIULLO

 
CANCUN - Il nemico è il cambiamento climatico. Parola dell'esercito americano. Mentre la trattativa procede per piccoli e progressivi aggiustamenti (le aperture della Cina agli impegni vincolanti, i passi avanti dell'India, la lotta del Brasile contro la deforestazione) e la diplomazia procede per allusioni, i militari del Stati Uniti hanno scelto un linguaggio più diretto e aperto per proteggere gli interessi nazionali.

In un incontro con la stampa, svolto in parte attraverso un video collegamento con Washington, lo stato maggiore dell'esercito e della marina hanno annunciato una "guerra" contro le emissioni serra come misura necessaria a garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini americani. L'ammiraglio David Titley è stato molto chiaro: "Non c'è da discutere di modelli e previsioni. Per misurare l'impatto del cambiamento climatico basta osservare quello è successo nella zona artica negli ultimi 30 anni, e in particolare nell'ultimo decennio. Prima c'era una superficie ghiacciata che aveva piccole oscillazioni a seconda delle stagioni. Adesso c'è un pack che cambia radicalmente dimensioni durante l'estate. Lo stretto di Bering acquisterà l'importanza strategica dello stretto di Malacca".

L'ammiraglio non si preoccupa solo delle mappe che andranno ridisegnate per dar conto di rischi e di opportunità di navigazione e di controllo dei mari. In palio, nella grande partita per il controllo del caos climatico, c'è un altro tema fondamentale: il cibo: "Il mutamento dei monsoni e il moltiplicarsi di fenomeni come uragani, siccità e alluvioni rappresentano una minaccia concreta alla sicurezza degli Stati Uniti. Non basta. Nel mondo un miliardo di persone prende dal mare le proteine di cui ha bisogno. E l'acidificazione degli oceani rappresenta un fenomeno preoccupante: il mare assorbe il 40 per cento dell'anidride carbonica emessa e il suo PH cambia. Il rischio è che l'acidità arrivi a un livello tale da renderlo invivibile per molte specie".

Un giudizio condiviso da Amanda Dory, deputy assistant per la strategia del Segretariato alla Difesa e da Jeff Marqusee, direttore dello Strategic Environmental Research Programme. Gli Stati Uniti hanno, nel mondo, 507 strutture di difesa e 300 mila edifici: una buona parte è a rischio nella prospettiva, giudicata attendibile, di un aumento del livello dei mari di un metro entro la fine del secolo. 
 
(09 dicembre 2010)

giovedì 9 dicembre 2010

Smascherare l'imbroglione: Ben Santer demolisce Pat Michaels



Mi dispiace che questo video sia soltanto in inglese, ma se ce la fate a seguire il dialogo ne vale veramente la pena. E' stupendo. 

Comunque, se non masticate abbastanza bene l'inglese, vi riassumo qualcosa di un dibattito dove si vede la differenza fra un vero esperto e un pataccaro.

Abbiamo qui Pat Michaels (il pataccaro) che dibatte con Ben Santer (l'esperto). Veramente Michaels ci fa una figura di xxxxx incredibile. Si scava, come si suol dire, la fossa con le sue stesse mani. Evidentemente, credeva di poter imbrogliare come sempre, ma non si rende conto di quale avversario ha di fronte.

Così il povero Michaels comincia con un conticino alla buona in cui somma le forzanti positive e le forzanti negative del clima e dice che - secondo lui - il risultato è che il riscaldamento globale è stato solo di 0.3 gradi e non 0.7 come dice l'IPCC. Allora, se l'IPCC ha sbagliato su questo punto, ne consegue che il riscaldamento globale è tutto un imbroglio.

"Eh, no, bello mio," gli fa notare Ben Santer. "Se vuoi fare questo conticino, non puoi imbrogliare lasciando fuori uno dei fattori. Ti sei dimenticato dell'effetto degli aerosol - che è negativo (raffreddamento) e che se lo sommi al totale dei dati ti da il valore che l'IPCC ha scritto nel suo rapporto" (mi fa impazzire come questi immondi pataccari credano di poterti raccontare che gli scienziati non sanno fare nemmeno le somme e le sottrazioni)

Vale la pena di vedere la faccia di Pat Michaels a questo punto. Avete presente il bambino colto con il barattolo della marmellata in mano? Si intorta a cercare di dire "si, beh, mah, però c'è da tener conto dell'incertezza e allora l'effetto degli aerosol non è ben noto....."

A questo punto, Ben Santer gira il coltello nella piaga: "Che bravo che sei, Pat! Ma non hai capito niente degli aerosol. E, soprattutto, se pensi che l'incertezza sia così importante, com'è che tu fai vedere dei dati, nel tuo conto, dove non si vede nessuna barra di errore: incertezza zero?"

E continua così..... come dicevo, è bellissimo!

Ne tiriamo fuori un insegnamento: Pat Michaels passa come uno dei più ferrati fra i negazionisti (è del Cato Institute). Però, non deve far paura a nessuno: guardate la debolezza dei suoi argomenti: è stupefacente. Se ti fai bene i tuoi compiti a casa, questi pataccari da quattro soldi li puoi sempre demolire.

Vedetevelo commentato da Greenman a questo link:

http://climateprogress.org/2010/12/08/video-ben-santer-pat-michaels/

mercoledì 8 dicembre 2010

La finestra di Overton nel dibattito sul clima

Lo spettro di opinioni dei professionisti nel dibattito climatico secondo Michael Tobis nel blog "only in it for the gold". La "Finestra di Overton" è definita dal rettangolo che copre la frazione di opinioni che viene riferita sui media. (link)

La scienza della propaganda non è meno sviluppata di quanto non lo siano le cosiddette "scienze esatte". La capacità di manipolare la pubblica opinione per mezzo dei media sfrutta magistralmente le umane debolezze con una serie di tecniche sofisticate ed efficaci. Una di queste tecniche è la manipolazione della cosiddetta "finestra di Overton", di cui ho parlato in un post precedente (link).

La finestra di Overton copre tutto quello che si può esprimere pubblicamente sui media in un certo campo. Al di fuori della "finestra" ci sono opinioni estreme e impresentabili, dalla giustificazione della pedofilia alla promozione del sacrificio umano. Spostare la finestra di Overton è una tattica ben nota di manipolazione dell'opinione pubblica. Come esempio, ho citato il caso di quel politico che voleva bruciare i bambini zingari. E' un'opinione estrema che può essere vista come un'azione mirata aspostare la finestra delle opinioni sugli zingari verso una certa direzione. Il fatto che ci sia chi sostiene che bisogna bruciare gli zingari rende moderata l'opinione che è opportuno "soltanto" chiuderli nei campi di concentramento.

Nel caso del clima, la finestra definisce un altro tipo di opinioni estreme; per esempio sostenere che sta per arrivare una nuova era glaciale rende accettabile un'opinione di attendismo sul problema climatico. che è poi quello che le lobby dei combustibili fossili vogliono. Vista la situazione, ragionare sulla finestra di Overton ci apre nuove prospettive sulla gestione del dibattito.

Michael Tobis ha elaborato alcune considerazioni su questa faccenda e ci mostra l'andamento delle opinioni "professionali," sovrapposte alla finestra di Overton. Ci sono due aree separate, una è quella delle fondazioni di destra ("right wing think tanks") e l'altra quella dei climatologi. Le due aree non si sovrappongono quasi per niente e i media ("popular press") tendono a riportare con peso uguale le due opinioni in una finestra di Overton approssimativamente quadrata.

Il risultato è che il pubblico rimane perplesso: la maggior parte delle persone non riescono a percepire la differenza fra la scienza vera e la parodia della stessa come ci viene presentata dai negazionisti politicizzati.Questo è quello che vogliono le lobby che stanno cercando di evitare che si faccia qualcosa per evitare i cambiamenti climatici

Queste considerazioni sono un'introduzione al tipo di cose che dovremmo considerare nel dibattito sul clima per combattere ad armi pari con i nostri avversari.  Per esempio, dal diagramma di Tobis si evince, a mio parere, che non dobbiamo fare l'errore tipico dell'IPCC, quello di sorvolare sulle ipotesi più disastrose per paura di passare da catastrofisti. Così facendo, spostiamo la finestra di Overton verso la direzione sbagliata.

Noi non siamo specialisti di propaganda, loro si - però stiamo imparando anche noi.


Michael Tobis è un climatologo texano; se guardate la sua foto nel suo blog sembra che sia venuto fuori da un film con John Wayne. Però è uno dei climatologi che si pone più spesso la domanda sulle tecniche di diffusione dell'informazione, sul significato del dibattito e sui metodi usati contro la scienza dai negazionisti. Il titolo stesso del suo blog "Only in it for the gold" (ovvero: "ci sono dentro soltanto per l'oro") allude all'accusa fatta spesso ai climatologi di essersi inventati il cambiamento climatico come un complotto mondiale per ricevere lauti contratti di ricerca. Un blog da seguire.


Il Blog "Only in It for the Gold"
Post di Ugo Bardi sulla finestra di Overton

domenica 5 dicembre 2010

La finestra sull'era glaciale: come estremizzare il dibattito sul clima

In questo post sostengo che certe posizioni estreme come quella che vorrebbe la Terra prossima a una nuova era glaciale sono una parte importante del dibattito sul cambiamento climatico. Estremizzare il dibattito con questo tipo di affermazioni è parte del concetto detto "Finestra di Overton." che definisce quello che è lecito e quello che non è lecito sostenere pubblicamente. Spostare la finestra di Overton per i propri scopi politici è una tecnica mediatica che deve essere capita per non esserne sopraffatti.



Una delle figure retoriche più comuni è quella di contraddire l'avversario nel dibattito sostenendo enfaticamente l'opposto esatto della sua tesi. Per esempio, uno potrebbe dire, "Berlusconi è un folle criminale" e un altro rispondere, "Ma no, è un genio e un grande uomo di stato!" Questi due estremi definiscono - più o meno - la "finestra" entro la quale è lecito discutere pubblicamente a proposito di Berlusconi. Non sarebbe lecito sostenere (perlomeno per ora) che Berlusconi andrebbe appeso per i piedi in qualche pubblica piazza e neppure che gli andrebbero dedicati dei templi e dei sacrifici propiziatori.

Anche nel commercio, vediamo qualcosa di simile: una trattativa inizia con un'offerta e una contro-offerta. Queste due offerte definiscono la "finestra" delle possibilità di accordo. Vedremmo tutti malissimo un venditore o un compratore che si rimangiano l'offerta iniziale chiedendo di più o offrendo di meno.

Questo fenomeno è stato notato da Josif Overton (1960-2003), uno che lavorava in un "think tank" conservatore americano. Si parla oggi di "finestra di Overton" per definire quell'insieme di opinioni che possono essere sostenute nel dibattito pubblico sui media. Fuori dalla finestra, invece, ci sono le opinioni estreme e inaccettabili. Fin qui, è un concetto del tutto ovvio; ma l'idea innovativa di Overton è stata quella che si può sfruttare la finestra per manipolare l'opinione pubblica, spostandola in una certa direzione. In questo modo, si possono mettere al centro quelle idee che si vogliono propugnare e spostare all'estremo opposto - o fuori - le idee degli avversari.

Funziona così: un politico che vuole portare avanti delle idee che potrebbero essere giudicate troppo estreme dagli elettori può far lanciare da qualche collega delle idee ancora più estreme. In questo modo, si ottiene l'effetto di far sembrare moderate opinioni che, altrimenti, sarebbero considerate inaccettabili. E' esattamente l'idea di un commerciante che alza volutamente il prezzo di certi oggetti per fare apparire poco costosi altri oggetti.

Per esempio, pensate a quel tizio che ha dichiarato che voleva bruciare i bambini zingari. E' un'opinione estrema e inaccettabile (perlomeno per ora). Ma è efficace per gli scopi che si propone; ovvero di far sembrare un moderato chi, invece, gli zingari li vuole "soltanto" chiudere nei campi di concentramento.

Un altro esempio è la persecuzione degli Ebrei nel ventesimo secolo. Ha avuto una forte spinta nella diffusione di idee estreme e assurde come quelle che si trovano nei "Protocolli degli anziani di Sion," dove si racconta che gli ebrei fanno sacrifici umani e si dedicano al cannibalismo. E' un falso clamoroso, ma c'è chi ci crede ancora oggi.

A questo punto credo che siete arrivati a capire che senso ha parlare di "era glaciale in arrivo" nel contesto del dibattito sul riscaldamento globale. E' un'espressione estrema, assurda quanto si vuole, ma c'è chi è abbastanza confuso da crederci. Più che altro, però, serve a spostare la finestra di Overton. A furia di raccontare che sta arrivando l'era glaciale, può sembrare che quelli che si limitano ad avere dei dubbi sul fatto che la Terra si sta riscaldando siano addirittura dei moderati.

Chi usa queste tecniche non è detto che lo faccia consapevolmente. Non so cosa passa nella testa di quelli che vogliono bruciare i bambini zingari, ma è probabile che quelli che parlano della nuova era glaciale imminente ci credano veramente. Ma - consapevoli o no - giocano il loro ruolo nel processo. Lo spostamento della finestra di Overton sul clima è un processo graduale che sta avendo un certo successo e che rischia di spostare la scienza del clima verso un estremo della finestra, e forse anche al di fuori, mettendo invece al centro una posizione apparentemente moderata di attendismo. Alla fine dei conti, si ottiene lo scopo voluto da qualcuno, ovvero manipolare l'opinione pubblica per far si che non si faccia nulla per ridurre le emissioni di gas serra.

Potremmo pensare di restituire al mittente queste tattiche? Ovvero, potremmo usare lo spostamento della finestra di Overton per portare avanti la la scienza del clima? Forse, ma probabilmente è meglio di no. Dovremmo metterci a raccontare bugie e esagerazioni e non è questo che vogliamo fare, nemmeno se lo sapessimo fare (e gli scienziati sono particolarmente inadatti a farlo). Queste tecniche propagandistiche sono forme di magia nera e mettersi a fare l'apprendista stregone è sempre una cosa rischiosa.

Bsogna comunque difendersi da chi queste tattiche le usa. La prima linea di difesa, come sempre, è capire cosa abbiamo di fronte. Se uno non ci sta attento, con lo spostamento della finestra di Overton rischia di vedersi slittare il terreno sotto i piedi e trovarsi letteralmente "fuori dalla finestra;" considerato un estremista pericoloso. Passo dopo passo, si rischia di trovarsi in una situazione tale che parlare di azioni contro il cambiamento climatico antropogenico potrebbe diventare come parlare contro la deportazione degli ebrei in Germania nel 1943.

Quindi bisogna evitare di farsi trascinare piano piano verso posizioni sempre più morbide per paura di passare da "catastrofista." In altre parole, non bisogna fare l'errore che ha fatto è sta continuando a fare l'IPCC, ovvero ignorare o sottovalutare la possibilità di scenari veramente catastrofici, tipo l'esplosione degli idrati di metano.

Questo non vuol dire esagerare, vuol dire semplicemente dire le cose come stanno, che sono già abbastanza catastrofiche così. Non vuol dire nemmeno essere pessimisti, ovvero dire che ormai è troppo tardi - non lo è. La strategia vincente, come appare dagli ultimi studi in proposito, è di dire la verità sulla gravità dei problemi ma offrire anche delle soluzioni. Si può fare e lo dobbiamo fare. 


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Nota. La destra politica italiana sembra usare con molta maestria lo spostamento della finestra di Overton per spiazzare gradualmente la sinistra, tirandogli letteralmente il tappeto da sotto i piedi e muovendo il centro sempre di più verso destra. Non so se questa tattica sia usata scientemente oppure no. In ogni caso, funziona molto bene.





giovedì 2 dicembre 2010

350!



In concomitanza con la visita di James Hansen in Italia, credo che sia interessante dare qualche informazione sulla campagna che lui sta portando avanti per ridurre la concentrazione di CO2 nell'atmosfera sotto le 350 parti per milione. Giorgio Nebbia spiega molto bene come stanno le cose in questo breve articolo (da "La Gazzetta del Mezzogiorno del 17 Agosto 2010)


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“Trecentocinquanta”


Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Gli eventi di quest’estate confermano l’esistenza di mutamenti climatici dovuti al riscaldamento planetario. Devastanti alluvioni nell’Europa centrale; più a Oriente, una eccezionale siccità ha provocato incendi di boschi e di giacimenti di torba in Russia; ancora più a Oriente, alluvioni nell’Asia meridionale e in Cina. Piogge intense, alluvioni e siccità si sono già verificati nei decenni e secoli passati, ma mai su una scala così vasta e con così grande frequenza, proprio come le previsioni avevano indicato.

Il fenomeno del riscaldamento globale si può schematizzare come dovuto all’aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera; di conseguenza aumenta la frazione del calore solare che resta “intrappolata” dentro l’atmosfera, ciò che fa aumentare la temperatura media della superficie terrestre nel suo complesso. Ne derivano cambiamenti nella circolazione delle acque oceaniche e nell’intensità e localizzazione delle piogge sui continenti.

Bastano relativamente piccole variazioni per far aumentare le piogge in alcune zone della Terra o per rendere aride altre zone. Pochi numeri aiutano a comprendere tali fenomeni; per tutto l’Ottocento e per la prima parte del Novecento l’atmosfera conteneva circa 2200 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, corrispondenti ad una concentrazione di circa 280 ppm (parti in volume di anidride carbonica per milione di parti dei gas totali dell’atmosfera).

In quei decenni l’industrializzazione era già cominciata in Europa e nel Nord America con crescente combustione di carbone e di legna e con la diffusione di numerose fabbriche; queste attività immettevano nell’atmosfera anidride carbonica che però veniva assorbita, più o meno nella stessa quantità generata ogni anno dalle attività umane, da parte della vegetazione, soprattutto delle grandi foreste, e da parte degli oceani nelle cui acque l’anidride carbonica è ben solubile. Foreste e oceani, insomma, erano capaci di depurare l’atmosfera dai gas immessi dalle attività umane.

La svolta si è avuta a partire dalla metà del Novecento con due fenomeni concomitanti: è aumentata la quantità dell’anidride carbonica immessa ogni anno nell’atmosfera in seguito alla combustione di crescenti quantità di carbone, petrolio e gas naturale e alla crescente produzione di cemento, che pure libera anidride carbonica dalla scomposizione delle pietre calcari, e, nello stesso tempo, è diminuita la superficie e la massa delle foreste e del verde, tagliati e bruciati, anche con incendi intenzionali, per recuperare spazio per pascoli e coltivazioni intensive, per ricavarne legname da costruzione e da carta, per nuovi spazi da edificare.

Mentre è relativamente costante la capacità degli oceani di “togliere” anidride carbonica dall’atmosfera (circa cinque miliardi di tonnellate all’anno), è andata aumentando (da 20 a 40 miliardi di tonnellate all’anno, dal 1950 al 2010), la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera dai combustibili fossili e dalle attività “economiche” di una popolazione in aumento e da un crescente livello di consumi, ed è diminuita, da circa otto a cinque miliardi di tonnellate all’anno, la quantità dell’anidride carbonica che la biomassa vegetale è stata capace di portare via dall’atmosfera.

Questo insieme di fenomeni ha fatto aumentare, in mezzo secolo, la quantità dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera (da circa 2400 a 3000 miliardi di tonnellate) e la sua concentrazione da circa 320 a 390 ppm. Le conferenze internazionali che si succedono ogni anno (la prossima sarà in dicembre a Cancun, nel Messico) danno per scontato che tale concentrazione possa arrivare a 450 ppm nei prossimi decenni e poi aumentare ancora: un aumento di concentrazione, e di temperatura globale, insostenibile.

Uno dei movimenti ambientalisti che si sta diffondendo dagli Stati Uniti (il paese più ricco ma anche più attento alla fragilità della propria opulenza) indica in 350 ppm il livello di anidride carbonica a cui si deve tendere per attenuare le conseguenze catastrofiche dei mutamenti climatici. Per raggiungere tale obiettivo la quantità di anidride carbonica totale nell’atmosfera dovrebbe diminuire da 3000 a 2600 miliardi di tonnellate. Un obiettivo che richiederebbero almeno un secolo, durante il quale (1) dovrebbe gradualmente diminuire il consumo di combustibili fossili e di energia; (2) dovrebbe rallentare la distruzione dei boschi esistenti fermando incendi e diminuendo l’estrazione di legname commerciale e le superfici coltivate e dei pascoli e allevamenti da carne e rallentando le attività minerarie che oggi si estendono in terre finora occupate dalle foreste; (3) dovrebbe aumentare la biomassa vegetale, piantando alberi e verde in qualsiasi ritaglio utile della superficie terrestre.

Conosco bene le obiezioni; si avrebbe un rallentamento dei consumi e quindi “della civiltà”. Ma anche se continua il riscaldamento globale si va incontro a un rallentamento dell’economia e “della civiltà”, lento, quasi inavvertibile fino a quando le conseguenze non assumono carattere catastrofico come quest’estate. I danni dei mutamenti climatici, infatti, comportano, anche se non ce ne accorgiamo, distruzione di ricchezza monetaria; ne sono colpiti paesi ricchi (pensiamo alla Russia e alla Germania oggi) e paesi poveri e poverissimi come, oggi, il Pakistan e certe zone della Cina. Pensiamo invece alla ricchezza monetaria che sarebbe messa in moto dalla diffusione di processi produttivi che consumano meno energia, meno materiali, che usano meno legname, dai prodotti ottenibili dalle nuove foreste, e ai vantaggi che ne verrebbero sia ai paesi ricchi, sia, ancora di più, a quelli poveri.

Probabilmente la ricchezza complessiva aumenterebbe perché tanti paesi sarebbero alluvionati di meno e meno esposti alla siccità, e aumenterebbe la vegetazione dei continenti; forse la ricchezza sarebbe distribuita diversamente fra i vari paesi. Siamo sicuri di perderci in questa prospettiva ?